sabato 24 marzo 2012

Il camice? lo odio


EBBENE SI: ODIO IL CAMICE
Dopo avere letto la bella lettera della mamma quando dice che la nonna diceva, di me, che non usavo il camice ho fatto alcune considerazioni e riflessioni  sui motivi che mi hanno portato a fare il medico. Mi vengono in mente motivazioni positive e nobili: fare stare meglio le persone, la possibilità di salvare delle vite, la paura delle malatie e il fascino della ricerca e delle cause delle malattie ma anche motivazioni un po’ meno altruistiche quali: la paura del medico e delle malattie.
A tutt’oggi non so dirvi quanto abbiano pesato nella decisione i vari fattori ma molto lo debbo alla paura che avevo del “dottore”.
Quando ero piccolo, tanto, tanto tempo fa il “dottore” (che allora era “u sciu megu” e non “quel..lo della mutua””) veniva chiamato con timore reverenziale e ansia quando la malattia non guariva da sola e le cose duravano da giorni. La visita a casa del medico era una occasione che si celebrava quasi come una Comunione e non lo si chiamava mai se non dopo giorni e giorni di malattia. Quando arrivava la case era pulita a lucido, la mamma era stata dal parrucchiere  e anche il malato era tutto pulito e doveva sorridere. Si tiravano fuori le tazze da caffè e i bicchieri della domenica (il servizio buono) e l’asciugamano fatto a mano. Quando poi il divino arrivava era come arrivasse non dico il Papa ma una persona moto importante. Si pendeva dalle sue labbra.
E lui? Il Sciu Medu? Il mio Megu era …”antipatico”, non sorrideva mai, mi parlava con fare serio, mi piantava una paletta o un cucchiaino in gola facendomi vomitare o quasi (motivo per cui mi sgridava). Non contento di questo mi piazzava un aggeggio gelato sulla schiena (il fonendo/stetoscopio, le mani fredde sulla pancia e palpava le zone intime senza chiedere alcun permesso.
Quando poi andavo in studio…che   soggezione: sala d‘attesa buia con mobili bui, libri scuri con scritte incomprensibili e quadri che avrebbero depresso la persona più ottimista della terra. Poi entravi nello studio accolto da odore di disinfettante e in mezzo lui con addosso il CAMICE segno di potere, di distinzione tra LUI e noi Miseri umani. Visita con soggezione, tutto nudo, nessun rispetto della privacy di un bambino..Questo dopo i 5-6 anni, prima ero più furbo e indomito, urlavo piangevo e cercavo di scappare sia quando andavo da Lui sia quando andavo dal parrucchiere che indossava il CAMICE.
Ecco, ora mentre scrivo, mi viene in mente che forse, anche in base ad esperienze che ho fatto dopo con alcuni cosìdetti “SCIU MEGHI”, ho deciso di fare il medico per difendermi dal medico (o almeno da alcuni) e soprattutto ho sempre evitato il camice. Oltre ai mie precedenti angoscianti ricordo i primi camici comprati amorevolmente dai miei genitori quando ero studente e di come avevo notato di come venisse usato da me studente e da tutti, in ogni occasione: per uscire a fare passeggiate nei viali (magari con il fonendo al collo che fa tanto dott. Kildare), al Bar..al cesso…
Ora direte è una questione di Igiene: ora forse si viene cambiato più frequentemente, si toglie quando si va in mensa ma anni fa non era così il camice non era un esempio di igiene e pulizia e poi, soprattutto creava, secondo me uno squilibrio tra il malato (in pigiama) e il medico che sembrava che facesse del camice il suo “status symbol”.
La cosa poi è peggiorata quando sono arrivato al gaslini. Quei poveri bambini legati al letto (si legati perché una volta i genitori non potevano stare con i figli in ospedale e venivano legati per evitare che si buttassero dal letto!!) vedevano solo infermiere in divisa e medici con il camice. Quando ho iniziato a fare attività di consulenza ricordando i miei precedenti (paura del camice) e la paura dei bambini mi sono tolto il camice.
La cosa in ospedale non è stata colta bene: sono stato ripreso più volte anche se spiegavo che i bambini avevano paura…anche se spiegavo che i miei vestiti erano sicuramente più igienici dei camici che allora venivano cambiati una volta alla settimana.
Unica eccezione: le camere di isolamento, la rianimazione e i reparti di bambini con immunodepressione ove CI SI DEVE VESTIRE  con materiale sterile MONO USOogni volta che si viene in contatto con loro.
Ma  in corsia?? E nell’ambulatorio??? Via il camice, magari un sorriso e una caramella e anche un sorriso da parte dei bambini e dei genitori e il camice??? Non lo posseggo da decenni. L’ho detestato fin da piccolo e tuttora lo detesto e se debbo usarlo per igiene e  per pulizia uso, nei casi particolari (visite in certi reparti) dei vestiti mono uso adatti.
SE poi uno vede il camice come uno “status symbol” o il paziente ritiene che il medico debba avere il camice…? Troverà dei Colleghi, molto bravi anche più di me, che lo usano e a cui si possono rivolgere

Nessun commento:

Posta un commento