giovedì 7 novembre 2013

PAPA' SALVA FIGLIO: VOI SAPET FARE LA MANOVRA SALVAVITA?? E all'asilo e a scuola?

Cari Genitori e Colleghi
Vi invio questa testimonianza appena ricevuta. Ricordo a tutti di imparare a fare la manovra di disostruzione delle vie respiratorie. Come pediatri la facciamo vedere, e fare, alle famiglie a 4-6 mesi di vita. Poi bisogna fare una manovra dopo le'tà di 1 anno....Stiamo girando, volontariamente e gratuitamente, nelle scuole insieme a vari altri soggetti dell'emergenza (118, Pronto Soccorso, CRI, ANPAS e referenti di soc scientifiche) e su chiamata delle scuole ma......non si può spiegare e insegnare a chi non vuole fare. Sul sito www.apel-pediatri.org e www.manovredisostruzionepediatrica trovate filmati. Potete iniziare a guardare?
LEGGETE QUI SOTTO (e se sfolgiate il blog ne trovate altri):

…..Diego (1 anno) nel frattempo è riuscito a trovare (per terra) il tappo della bottiglia di plastica di Mauro  (3 anni e mezzo)che aveva aperto appena rientrato a casa e… se lo mette in bocca.
Sento dei gemiti, l’ha praticamente ingoiata. Prendo Diego in Braccio, non respira! I suoi occhioni grandi mi guardano spalancati, sembra che mi dicano cosa c’è che non va?  
Provo a togliere il tappo con il dito ma non riesco, sto per andare in panico.. la mia mente è come una slot machine. Mille pensieri ruotano vorticosamente senza darmi tregua: lo giro a testa in giù? cosa farò domani senza di lui? Mi ricordo dei salvamenti in acqua che ho fatto in passato, ma… cosa dirò a sua mamma? Addirittura immagino i titoli del giornale… Faccio una tracheotomia?
 Poi il vuoto… sono un istruttore di Hwa Rang Do non posso farmi prendere dal panico! Per fortuna questo pensiero, questa ancora che tutti noi dovremo personalizzare in base alle nostre esperienze di vita,  mi fa tornare alla razionalità.
 Solo un paio di volte nella vita ho vissuto una lucidità così immersiva. Riconosco la frequenza dell’emozione, so che è quella giusta e… cavalco l’onda !!!
 Mi ricordo della manovra che ho provato nel suo studio e decido in pochi secondi di attivarla, riesco ad immaginare perfettamente le vie respiratorie che ho visto tante volte sui libri di anatomia e parto deciso con tre colpi. Al terzo esce! La soddisfazione però non dura molto. Diego non respira ancora. Mi chiedo perché? Ora che faccio? Questo non era previsto!!!! Questo non so proprio come affrontarlo… Ci sarà qualcos’altro in bocca????
 Mi allontano da Mauro per non impressionarlo, vado in bagno ripeto la manovra in modo anche più violento e Diego vomita una grossa quantità di muco (catarro) e la rimanenza della merenda che le aveva dato stefania… incomincia a piangere, mi sono ricordato quando l’ho sentito la prima volta… è stata una liberazione ma ho aspettato a cantar vittoria era un pianto molto debole…  
 Piano piano poi si è ripreso allora l’ho stretto forte a me e sono tornato da Mauro che mi ha chiesto cosa è successo? Ed io… tutto ok Mauro Diego mi ha fatto uno scherzetto.
 Nel frattempo come la fata turchina arriva nonna Ivana (mia Mamma) che non si sa come mai aveva deciso (fuori programma) di venirci a trovare…
 io vado in bagno iniziano a tremarmi braccia e gambe, inizio a respirare profondamente per cercare di non perdermi neppure un’attimo di questa tremenda reazione.
 Oggi è andata bene! Grazie Signore di avermi dato la forza, la lucidità, il coraggio.
 Ora tutti i problemi giganti di ieri mi sembrano delle inezie… quanto siamo piccoli!
Buona giornata e grazie a tutti voi per l’addestramento che mi avete fornito!


mercoledì 6 novembre 2013

PIDOCCHI!!!! Ormai animali da compagnia??

Cari genitori

Allego qui alcuni documenti della ASL 3 sui pidocchi
POSTER
LINEE GUIDA:

LA MIGLIO TERAPIA??? OLIO DI GOMITO: SI CHIAMA WET COMBING ED EVITATE TERAPIE INUTILI PER LA PREVENZIONE. Leggete qui sotto intanto due spunti:
Rimozione meccanica: Il miglior sistema di diagnosi, il wet combing, è anche un ottima terapia; ripetuta ogni 3-4 giorni per 2 settimane da mani esperte, su infestazioni modeste, può essere efficace quanto i tradizionali pediculicidi (come rilevato da recenti studi), a fronte di nessun effetto avverso. Questo sistema consente di stabilire con certezza se ci sono insetti vivi e nel contempo li rimuove, fatto spesso risolutivo nelle piccole infestazioni, che da noi sono le più frequenti. Inoltre consente anche la prevenzione: se si ha notizia di un contatto è facile fare un controllo sul capo del proprio bambino.
Non bisogna assolutamente effettuare terapia se il bambino non ha i pidocchi, in quanto tutti i farmaci, anche i più recenti, possono dare degli effetti collaterali o scatenare reazioni allergiche. La gravità aumenta quando la madre, incautamente, ripete il trattamento in modo continuativo o comunque ravvicinato.

Cari genitori
Qualche notizia su un insolito animale da compagnia: il pidocchio
Sono iniziate varie segnalazioni e anno dopo anno il problema è sempre più frequente. Tanto frequente che un famoso pediatra ha ipotizzato che se un bambino in età scolare non si "prende" i pidocchi potrebbe essere affetto da un disturbo del comportamento (disturbi del gruppo di malattie tipo autismo) in quanto i pidocchi NON saltano e si prendono se sono a contatto le teste dei bambini. Questo implica gioco a stretto contatto. Battute, o quasi a parte trovate spiegazioni sul mio sito: www.ferrandoalberto.it (o www.ferrandoalberto.eu) (indirizzo diretto: http://www.ferrandoalberto.com/Collegamenti/pidocchi.htm ) e qui sotto.
In estrema sintesi:
1) I pidocchi adorano il pulito quindi non vergognatevi se Vostro figlio/a li avesse
2) Non servono a nulla le terapie preventive (anzi possono avere effetti collaterali di allergie)
3) Serve il controllo frequente dei capelli alla ricerca di lendini
4) Le lendini (uova) sembrano forfora ma non si staccano agevolmente dai capelli da prendere in considerazione sono quelle vicine al cuoio capelluto (7 mm, meno di 1 cm). Se sono più lontane sono gusci vuoti
5) NON FATE LA TERAPIA PREVENTIVAMENTE: rischiate allergie e di determinare resistenza del pidocchio.
6) La terapia va fatta con uno dei vari preparati e soprattutto con tanta calma. Buoni risultati anche con la terapia fisica e nuovi prodotti non tossici (vedi in fondo all'articolo)
7) Per la scuola hanno trovato una soluzione all'italiana: il bambino può rientrare dopo certificato del medico che attesta che è stata fatta terapia disinfestante: siccome non siamo attrezzati a fare shampoo ecc si attesta quanto dice il genitore. IN CONCLUSIONE CONTROLLATE LA TESTA DEI VOSTRI FIGLI.


Negli ultimi anni sono aumentati i casi di pidocchi nella popolazione infantile. Sono soprattutto i bambini che vivono in comunità (nidi, asili e scuole) a essere colpiti per primi. Dal bambino il pidocchio si può diffondere nelle famiglie.
L’infestazione (si parla di infezione solo nelle malattie infettive, per i parassiti come il pidocchio, di infestazione) predilige l’età tra i 5 e gli 11 anni, ma nessuna età è risparmiata, il sesso femminile, i capelli folti, più che lunghi (quindi non serve a niente tagliare a zero i capelli come una volta veniva fatto), e puliti. Molti pensano subito al binomio pidocchio-sporcizia, invece questi “cari” animaletti adorano i capelli puliti e profumati. Dobbiamo subito dire a tutti che al giorno d’oggi, "prendere i pidocchi"non rappresenta un segnale di scarsa igiene personale e familiare, né tanto meno di sporcizia e di povertà (anche se fra gli adulti sembrano più colpiti quelli con scarsa igiene personale).

Il pidocchio colpisce tutti, ricchi e poveri, sporchi e puliti, global e no-global, maggioranza e minoranza, è un raro esempio di eguaglianza sociale.
Ancora oggi viene però identificato con scarsa igiene personale e povertà per cui molte famiglie cercano di nascondere la situazione a tutti, mentre altre fanno “crociate” contro le famiglie meno abbienti o più isolate della scuola.
È importante, quando avvengono dei casi di pediculosi, applicare norme comuni di comportamento al fine di evitare la diffusione nella comunità e nelle famiglie e di evitare le altrimenti frequenti reinfestazioni.

Qualsiasi terapia diretta al singolo bambino e famiglia è pressoché sicuramente destinata all’insuccesso se non si forniscono chiare indicazioni a tutte le famiglie.
Innanzitutto la trasmissione avviene per contatto diretto con i capelli infestati e con i pettini, con le spazzole, attraverso i cappelli o altri effetti personali (pensate a tutte le sciarpe e cappotti messi insieme in accappatoi comuni). Ricordate comunque che il pidocchio non salta e non vola!!

Vediamo di conoscere un po’ di più questo animale di (non desiderata) compagnia: Il pidocchio vive da 1 a 2 mesi e si nutre esclusivamente di sangue umano, per cui deve soggiornare vicino ai capelli anche perché “sta bene” (soffre il freddo) con una temperatura di 35-37 °C. Lontano dal corpo umano sopravvive per un tempo massimo di 10 giorni (RICORDARE), in media 2-3 giorni.

Le femmine depositano le uova (da 4 a 6 al dì per un totale di 250-300 per femmina) che vengono fissate alla radice dei capelli a pochi millimetri dalla pelle. Se si riscontrano lendini (uova) oltre i 7 mm possiamo essere certi che è un guscio vuoto o che la lendine è morta (il “pidocchino”, detto ninfa, esce dall’uovo dopo circa 10 giorni e la crescita del capello è in media di 0,4 cm al dì). Anche i famosi CDC (Center for Disease Control) di Atlanta, USA, hanno stabilito che la diagnosi può essere fatta quando la maggior parte delle uova sono a meno di 6,5 mm dal cuoio capelluto (http://www.cdc.gov/ncidod/dpd/parasites/lice/default.htm).
Addirittura per alcuni la diagnosi si può porre solo quando si riesca a trovare un pidocchio vivo, che si muove.

Il primo sintomo è rappresentato dal prurito, variabile molto da persona a persona, inizialmente alla nuca e dietro alle orecchie. Al prurito segue il trattamento con conseguenti “lesioni da trattamento” cioè ferite che possono complicarsi con infezioni che causano dolore e aumento dei linfonodi del cuoio capelluto e della nuca.

L’ispezione, con una forte sorgente luminosa, consente di visualizzare le lendini alla radice dei capelli e, solo più raramente, il pidocchio vivo. Le lendini sono piccoli elementi del diametro di 0,3 per 0,8 mm, di forma ovoidale, di colore biancastro-giallastro, attaccate a un capello. Il PT ha una forma allungata, un colorito bianco-grigiastro, è lungo da 1 a 4 mm e rimane fisso ai capelli.

Comunque la semplice ispezione dei capelli spesso non consente di porre la diagnosi, perché i ¾ dei casi possono non essere riconosciute (R.J. Roberts, Head lice, New England Journal of Medicin, del 2002). La diagnosi è più sicura se si utilizza un pettine con i denti molto vicini e fitti (la vecchiapettinessa). La pettinessa va usata dopo aver pettinato i capelli con un pettine o spazzola normale. Il risultato è migliore se i capelli sono bagnati. La pettinessa va inserita alla base del capello e fatta scorrere con decisione fino alla punta. Si esamina frequentemente il pettine per vedere se si è “catturato” il pidocchio.

Quando in una famiglia si fa diagnosi di pediculosi della testa, vanno esaminati accuratamente tutti i componenti. Temperature superiori a 53,5° C, mantenute per 5 minuti sono letali per uova e pidocchi. Spazzole e pettini possono essere lavati con un pediculocida o in acqua calda. Anche il lavaggio a secco è efficace. Per oggetti non usati da oltre qualche giorno non è necessario procedere ad alcun provvedimento: nel dubbio è sufficiente conservare oggetti, cappelli e vestiti per 10 giorni, in un sacco di plastica.

Ai bambini deve essere permesso di tornare a scuola o in comunità il mattino dopo il primo trattamento, poiché il rischio di trasmissione è rapidamente ridotto dal trattamento. È da rivedere la politica di riammettere a scuola o in comunità solo i bambini che siano completamente senza uova, che, come abbiamo visto, possono essere vuote o morte dopo il trattamento.
Trattamento
Ricordiamo che diverse sostanze, soprattutto pesticidi, quando usati frequentemente possono causare problemi. Quindi, prima di intraprendere una qualsiasi terapia, consultate il vostro pediatra e ricordate che,purtroppo, non esiste nessuna terapia che sia efficace al 100%.

Per eliminare definitivamente i pidocchi è necessario, oltre ad effettuare la terapia consigliata dal vostro pediatra, eliminare tutti i pidocchi e tutte le lendini. Facile da dire ma, molto difficile da fare, in quanto le lendini sono strettamente attaccate ai capelli. Si può ricorrere ad una miscela, in parti uguali di acqua ed aceto anche se, tale procedura, come riportato in letteratura medica, non ha condotto ad alcun beneficio clinico. Infatti, i bambini possono tornare a scuola, indipendentemente dalla presenza di lendini. Il trattamento in genere va ripetuto dopo 10-15 giorni.

Dopo il trattamento e l'uso di uno shampoo neutro, i capelli debbono essere pettinati con un pettine fitto, allo scopo di rimuovere le lendini. La completa rimozione delle lendini dipende dalla struttura del pettine, dalla durata, dalla tecnica e dalla precisione del suo uso. L'impiego di soluzioni di aceto rende più facile l'asportazione.
Tutti i vestiti, la biancheria personale, i lenzuoli e le federe debbono essere lavati in lavatrice. Altri oggetti (spazzole, pettini, cuscini, materassi) e animali da casa debbono essere trattati con insetticidi in polvere.

Non bisogna assolutamente effettuare terapia se il bambino non ha i pidocchi, in quanto tutti i farmaci, anche i più recenti, possono dare degli effetti collaterali o scatenare reazioni allergiche. La gravità aumenta quando la madre, incautamente, ripete il trattamento in modo continuativo o comunque ravvicinato.

Nessun farmaco va usato per la prevenzione. L’unica prevenzione è l’esame della testa. Tutti i farmaci hanno una, seppure minima, tossicità. Anche l’uso protratto che alcuni genitori fanno, spontaneamente o consigliati da qualche “esperto” può esporre a pericoli.

Non esistono studi su terapie alternative: erbe, oli naturali, petrolio, cherosene, ecc. Questi ultimi sicuramente possono essere causa di avvelenamenti, non danno garanzie né sull’efficacia né sulla sicurezza.

La rimozione locale con pettine fitto da parte dei genitori è un’alternativa agli insetticidi, che non sono raccomandati nei bambini in età inferiore ai 2 anni.
L’uso del pettine fitto deve essere fatto dopo aver bagnato i capelli e va fatto per almeno 15-20 minuti e ripetuto ogni 3-4 giorni per varie settimane. Il risultato di tale terapia non è entusiasmante, il successo si ottiene in circa 4 bambini su 10.
I farmaci utilizzati sono:
INSETTICIDI, SCHIUME SOFFOCANTI, FITOTERAPIA, RIMOZIONE MANUALE.
La terapia più usata è quella a base di insetticidi. I pidocchi stanno diventando sempre più resistenti a questi farmaci

la permetrina, derivato sintetico del piretro, poco assorbita dalla cute. Non va utilizzata sotto i 6 mesi di età. Ha una bassa tossicità ma può indurre reazioni di tipo allergico. La sua efficacia sui pidocchi si manifesta dopo qualche munto dalla applicazione. Si trova in commercio sotto forma di crema liquida all’1% e si applica sul cuoio capelluto, umidi per un predente lavaggio con uno shampoo normale.
Tutta la letteratura recente afferma che, "
grazie alla sicurezza e alla efficacia, la permetrina viene considerata oggi come il trattamento di scelta del pidocchio della testa". Da ricordare che è infiammabile.

Il lindano, o gamma-benzene esacloruro, pesticida, è un'altra sostanza di sicura efficacia, usata per decenni, nel passato, per la cura della pediculosi. È sotto forma di shampoo all’1% e di lozione all’1%. Lo shampoo va lasciato agire per 4 minuti mentre la lozione va lasciata agire per almeno 8 ore. È meno efficace della permetrina ed è necessario ripetere il trattamento dopo una settimana. Solo in caso di uso eccessivo e scorretto o d’ingestione accidentale si è verificata tossicità a livello del sistema nervoso centrale, comprendente crisi epilettiche, e a livello del midollo osseo. Il lindano è controindicato nei nati da parto prematuro, nelle donne in gravidanza o durante l'allattamento e nei pazienti che siano soggetti a crisi convulsive.

Le piretrine: sostanze ricavate dai fiori di crisantemo, abitualmente associate in terapia con il piperonil butossido, che conferisce loro stabilità e potenzia il loro effetto. Questi prodotti possono essere venduti direttamente al pubblico, sono innocui e sono cosmeticamente accettabili; la loro applicazione richiede solo 10 minuti. Nel passato sono stati molto usati contro i pidocchi del capo. Richiedono un trattamento da 5 a 7 giorni dopo il primo per uccidere le ninfe, provenienti dalle uova appena dischiuse. Sono stati descritti insuccessi terapeutici con questi prodotti.

Il malation è un pesticida organofosforico, molto usato in agricoltura in USA, per l'eradicazione degli insetti. È probabilmente il prodotto pediculocida ed ovicida ad azione più rapida (pidocchi e uova sono uccisi in 3 secondi) nel trattamento della pediculosi del capo. Non va usato nei bambini di età inferiore ai 18 mesi. Esso è sicuro quando viene correttamente impiegato, ma è stato ritirato dal mercato americano dallo stesso produttore per il suo odore sgradevole, per il veicolo alcoolico (che produce dolore quando giunga a contatto con la congiuntiva), per il lungo tempo di applicazione e per la sua infiammabilità. È disponile in Italia come shampoo all'1% (Aftir gel e shampoo): viene consigliato in due applicazioni, di dieci minuti ciascuna, intervallate da una settimana.

Negli ultimi anni sempre più spesso sono stati riscontrati insuccessi nel trattamento della pediculosi. Nella maggior parte dei casi è risultato che si trattava di una mancata osservazione delle indicazioni del pediatra o del foglietto illustrativo; altre volte l'insuccesso poteva essere legato a una precoce reinfestazione o a una vera e propria mancata esecuzione del trattamento prescritto. Esistono tuttavia in alcuni casi prove sicure che stia insorgendo e che stia aumentando la resistenza del pidocchio del capo ai pediculocida.

Insetticidi, le ragioni del sì.
Bloccano il sistema nervoso dei pidocchi (Permetrina, Piretrine e Malathion), vanno usati solo in presenza di insetti vivi.
Insetticidi, le ragioni del no.
Qualche rischio di effetti collaterali nell’immediato (rash e allergie cutanee), ma soprattutto il loro uso inappropriato per dosi e tempi comporta un elevato rischio di aumento delle resistenze: ad esempio gli shampoo antipidocchi contengono dosi basse di insetticida e restano a contatto col cuoio capelluto per poco tempo, selezionano così pidocchi resistenti. Inoltre le lendini non hanno un sistema nervoso e quindi non sono sensibili agli insetticidi e, potendosi schiudere anche dopo 14 giorni, possono sopravvivere anche ai due trattamenti a 8 giorni di distanza, normalmente consigliati.
Schiume soffocanti, le ragioni del sì.
Sono efficaci e sicure, in Italia ne abbiamo in commercio in associazione alle piretrine.Schiume soffocanti, le ragioni del no.
Rash e allergie cutanee; l’effetto sulle lendini non è sicuro.
Fitoterapia le ragioni del sì.
Le sostanze in uso sono numerose e popolari: il Chik-chack israeliano (ora in commercio anche in Italia), il Tea tree oil, l’Olio di Pid ed altro ancora: sono sostanze oleose e probabilmente funzionano per il blocco meccanico delle zampe del pidocchio, che può poi essere rimosso facilmente col pettine. È da poco disponibile in commercio anche un prodotto a base di Dimeticone (un silicone analogo a quello usato in precedenza per le coliche gassose), che ha dimostrato una certa efficacia.Fitoterapia le ragioni del no.
Anche con questi preparati sono possibili reazioni avverse (allergie cutanee).
Rimozione meccanica, le ragioni del sì.
Il miglior sistema di diagnosi, il wet combing, è anche un ottima terapia; ripetuta ogni 3-4 giorni per 2 settimane da mani esperte, su infestazioni modeste, può essere efficace quanto i tradizionali pediculicidi (come rilevato da recenti studi), a fronte di nessun effetto avverso. Questo sistema consente di stabilire con certezza se ci sono insetti vivi e nel contempo li rimuove, fatto spesso risolutivo nelle piccole infestazioni, che da noi sono le più frequenti. Inoltre consente anche la prevenzione: se si ha notizia di un contatto è facile fare un controllo sul capo del proprio bambino.

venerdì 1 novembre 2013

Morte improvvisa: SIDS o SOFFOCAMENTO: Come prevenire e , se soffocamento saper fare la manovra


Cari genitori
Leggo purtroppo questa brutta, triste e tragica notizia della morte di una bambina di 6 mesi all'asilo Nido.
Possibili cause Soffocamento da corpo estraneo o SIDS (Sudden Infant Death Syndrome) detta anche "Morte in culla" o "Morte bianca" di cui non si conosce la causa  e per prevenirla servono misure semplici: la PRIMA E PIU' IMPORTANTE E' QUELLA DI METTERE IL BAMBINO A DORMIRE A PANCIA IN SU. Vedete qui le misure consigliate: http://ferrandoalberto.blogspot.it/2013/10/nanna-sicura-non-dimenticate-seggiolino.html
SUL soffocamento ne abbiamo parlato e ne parleremo
Sotto all'articolo trovate il commento inviato, su mia richiesta e divulgato ai pediatri, della amica e Collega Antonella Palmieri che dirige il Centro Regionale della SIDS al Gaslini
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_ottobre_31/rigurgito-culla-bambina-6-mesi-muore-soffocata-nido-6e11eda4-4221-11e3-8636-110cb2716567.shtml

A ROBBIATE, NEL LECCHESE

Rigurgito nella culla, bambina
di 6 mesi muore soffocata al nido

Nella struttura per l’infanzia lavora anche la nonna della piccola ed è stata proprio lei a lanciare l’allarme

Una bambina di soli 6 mesi è morta nella culla giovedì mattina all’asilo nido di Robbiate, nel Lecchese. Subito dopo aver mangiato la bimba, figlia di una coppia di Verderio Superiore, sarebbe stata riposta nella culla, ma un rigurgito l’avrebbe soffocata, provocandole un arresto cardiaco. Nonostante la corsa contro il tempo verso l’ospedale di Merate, non è stato possibile salvare la piccola.
LA NONNA - C’è un dramma nel dramma: nella stessa struttura per l’infanzia lavora la nonna della bambina ed è stata proprio lei a lanciare l’allarme. Quando la donna si è avvicinata alla culla per controllare la nipotina, l’ha trovata già in condizioni disperate. Immediatamente sono scattati i soccorsi, i medici del 118 hanno provato a rianimare la piccola sul posto, poi il trasferimento al pronto soccorso. Ma non c’è stato nulla da fare. Sul caso indagano i carabinieri, mentre la Procura di Lecco ha disposto l’autopsia.

Caro Alberto
è certamente una notizia terribile come sempre ed ancora una volta
Le famiglie non devono comunque pensare ad un legame, come peraltro hai già chiarito tu, fra SIDS
e rigurgito che nella SIDS e' solo secondario
La SIDS è un evento che ha come unico sintomo la morte e che viene diagnosticata dopo riscontro autoptico, studio della scena e anamnesi accurata ed è quindi diagnosi finale mentre all'inizio della vicenda abbiamosolo  una morte improvvisa del lattante
Avviene durante il sonno ed in questi ultimi 20 anni le indicazioni fornite sulla postura nel sonno , la non condivisione del letto ed altre ne hanno ridotto drasticamente l'incidenza
Al momento in Italia non esiste un registro nazionale ma ci stiamo lavorando
Esistono pero' progetti di lavoro, peraltro già attuati nella Regione Liguria ed in Toscana
A Genova, e presto lo sarà in tutta la Liguria,secondo un protocollo coordinato fra Procura e Centro SIDS,  l'autopsia in caso di morte improvvisa di un piccolo apparentemente sano ,viene eseguita da medico legale con competenza specifica sulla SIDS, affiancato nello studio, da Anatomo Patologo anch'egli esperto nel settore
Il pediatra coordina il lavoro e si occupa della storia fisiologica , patologica prossima e familiare del piccolo
Cio' ha condotto a dare una causa alle morti improvvise in maniera sempre piu' capillare ( diventa fondamentale il rapporto con il pediatra curante)e quindi fornire ai genitori una spiegazione
( non riavranno il loro bambino, ma possono cosi' tentare di andare avanti)
In questi ultimi 3 anni abbiamo avuto esperienza positiva in questo senso
Per cio' che riguarda l'ultimo episodio lasciamo che sia la autopsia a dirci qualcosa
Antonella Palmieri
Coordinatore Centro SIDS -ALTE Regione Liguria
UOC Pronto Soccorso-Medicina d'Urgenza-Osservazione
Istituto G. Gaslini Genova

Utilità, pregi e difetti dei social network per medici e per persone

La portata di Internet e della comunicazione on line è spesso permanente. Dobbiamo essere consapevoli che la registrazioni on line possono anche avere implicazioni sul futuro della  vita lavorativa e affettiva.
Sono descritti licenziamenti da Facebook e il consiglio che viene da dare è di considerare, che se si ha un profilo pubblico tutti possono vedere quanto dite e quanto mettete (foto e video). 
I social network sono anche uno strumento una sfida per i medici in quanto fino ad oggi il medico conosceva il suo paziente più di quanto il paziente potesse conoscere il proprio medico e questa asimmetria informativa ha sempre connotato il rapporto medico-paziente. 
L’avvento dei social media può modificare drasticamente questo scenario. Infatti le caratteristiche peculiari della comunicazione di Facebook e delle altre piattaforme social sono rappresentate dalla persistenza delle informazioni, (ricordate)  dalla loro modalità di ricerca e replicabilità verso un pubblico invisibile. I form basati sulla ricerca e memorizzazione delle informazioni in web definiscono un’impronta digitale “permanente” e concorrono a creare la reputazione on line. Una volta che le informazioni sono in linea, è estremamente difficile rimuoverle e si possono rapidamente diffondere al di là del proprio controllo.
I social media permettono a tutti, medici e pazienti, di comunicare più facilmente, di raccogliere e memorizzare informazioni, anche se rimangono dubbi sul grado di affidabilità delle informazioni mediche disponibili on line. Chi fornisce le informazioni mediche sui blog, su YouTube, Twitter e Facebook? Nel 2008 ci sono stati 1.434 blog correlati alla medicina, ma solo 279 erano effettivamente scritti da medici(3). Diversi fattori e interessi influenzano l'ordine delle inserzioni nei motori di ricerca e anche per questo le raccomandazioni delle società professionali consigliano ai medici di far riferimento a fonti e ambienti on line di alta qualità per acquisire, condividere e orientare proattivamente le informazioni con gli altri professionisti sanitari e i pazienti(4).
L'American College of Physicians ha pubblicato al riguardo un "position paper" sui punti di attenzione da considerare in campo medico verso la comunicazione on line così sintetizzabili:
1. I medici devono essere consapevoli che l’uso della comunicazione on line può portare a notevoli benefici educativi sia per i pazienti che per i medici, ma può rappresentare una sfida etica. Mantenere la fiducia nella professione e nella relazione medico-paziente richiede che i medici applichino coerentemente i principi etici per preservare il rapporto, la riservatezza, la privacy e il rispetto per le persone nel setting della comunicazione on line.

2. On line i confini tra sfera professionale e sociale possono sovrapporsi . I medici devono tenere le due sfere separate e comportarsi professionalmente in entrambe.

3. E-mail e altre modalità di comunicazione elettronica devono essere utilizzate dai medici quando c’è un rapporto consolidato medico-paziente e con il suo consenso. La documentazione su comunicazioni di cura del paziente dovrebbe essere inclusa nella sua cartella clinica.

4. I medici dovrebbero periodicamente operare un self-audit per valutare l’accuratezza delle informazioni che li riguardano disponibili nei siti web di medicina e in altre fonti on line.

5. La portata di Internet e della comunicazione on line è spesso permanente. I medici, i tirocinanti, gli studenti di medicina devono essere consapevoli che la registrazioni on line possono avere implicazioni sul futuro della loro vita professionale.
I social media permettono ai pazienti di raccogliere sempre più informazioni sulla vita privata e professionale dei loro medici, ma possono anche aiutare i medici a distribuire informazioni sanitarie precise verso un sempre più ampio gruppo di individui e orientarli ad un miglioramento della conoscenza nella condivisione delle informazioni, nell'accesso e nella qualità delle cure.