martedì 7 aprile 2015

E SE AVESSE UNA APPENDICITE?

E SE AVESSE UNA APPENDICITE?
I bambini hanno frequentemente mal di pancia e un timore che abbiamo è quello di una appendicite.
In presenza di dolore addominale anche il genitore a casa può fare alcune prove che trovate qui sotto.
La diagnosi di appendicite acuta si basa su:
1.     evoluzione del quadro clinico
2.     Visita del paziente
3.     Esami del sangue e ecografia.
 Importantissima l'  evoluzione del quadro clinico
Il dolore addominale  si accentua con il passare del tempo e si aggrava con la comparsa di contrattura di difesa nel quadrante inferiore destro. Un elemento fondamentale nella diagnosi è rappresentato proprio da questa progressione della sintomatologia dolorosa. La semplice valutazione ripetuta nel tempo del bambino permette di porre con una certa affidabilità la diagnosi di appendicite

 MA VOI E NON SOLO IL MEDICO POSSONO FARE ALCUNE SEMPLICI PROVE CHE 
SE positive (evocano dolore o il bambino non riesce a compierle) INDIRIZZANO A contattare subito il pediatra in quanto è probabile una infiammazione dell’appendice
  1. -       Far fare dei salti
  2. -       Far tossire il bambino
  3. -       Se il bimbo e' disteso sul letto dare  dei piccoli colpi al materasso, in modo da scuotere il piccolo senza, pero', toccarlo
  4. -       La mano allontanata: appoggiare delicatamente, senza esercitare alcuna pressione, la mano sulla pancia del bambino. Se questo contatto gli e' gradevole, oppure lo calma, senz'altro non ha l'appendicite o un'altra malattia che richiede l'intervento del chirurgo; se, invece, il bimbo allontana la mano dell'adulto, va subito fatto visitare dal medico.





domenica 5 aprile 2015

AIUTO!!! MIO FIGLIO HA MALE ALLE ORECCHIE

AIUTO!!! MIO FIGLIO HA MALE ALLE ORECCHIE
In questi giorni ho ricevuto molte richieste sulla terapia del male alle orecchie. Ripropongo un vecchio post con le linee guida più recenti e con il depliant fatto dai pediatri del territorio e infermiere e pediatri del Gaslini.
PER IL DOLORE DARE PARACETAMOLO O IBUPROFENE E NESSUN ALTRO FARMACO. Le gocce a poc/nulla servono e in caso di perforazione potrebbero dare problemi. Quindi da dare solo dopo visita del pediatra

Caro dottore
Mio figlio di 3 anni ha raffreddore tossse e ora piange dal male alle orecchie. Mio marito vuole dare subito l’antibiotico che finora mio figlio non ha mai preso. Non trovo il mio pediatra. Cosa posso fare?
            
Cara Il raffreddore può causare male alle orecchie anche senza otite (si formadel catarro dietro al naso e il timpano viene tirato come quando si sale in alta montagna o si va sott’acqua)...ma anche se fosse otite acuta, in un bambino senza fattori di rischio per patologia (pregressi otiti o immunodeficienza ad esempio) o per età (sotto ai 6 mesi) le linee guida internazionali e confermate prevedono la cosiddetta "vigile attesa": vuol dire antidolorifico: paracetamolo o ibuprofene 3 volte al dì per 24-72 ore (1-3 giorni): dal 50 al 75% delle otiti si risolvono senza antibiotico (studi confermati). Quindi che fare? Paracetamolo o ibuprofene + lavaggi nasali.
SEMPRE E COMUNQUE?? NO I CRITERI SONO : 
"La vigile attesa è l’astensione dalla prescrizione dell’antibiotico per le prime 48-72 ore dalla diagnosi di otite media acuta. Essa può essere applicata a bambini di età superiore a 2 anni con otite media acuta mono o bilaterale, senza sintomatologia grave o a quelli di età compresa fra 6 mesi e 2 anni, con forma monolaterale e non grave.
La vigile attesa deve essere valutata nel singolo caso e condivisa con i genitori e può essere applicata solo nel caso in cui sia garantita la possibilità di follow-up (telefonico e/o clinico) entro 48-72 ore. In assenza di dati di evidenza, la scelta della modalità di contatto entro 48-72 ore e dell’utilizzo di una prescrizione antibiotica posticipata è lasciata al giudizio del medico, sulla base del contesto clinico.
TRADOTTO: Ogni situazione va valutata caso per caso, bambino per bambino e in base a fattori di rischio di affidabilità della assistenza (sia famiglia che reperibilità del pediatra. In caso di  urgenza un medico che non conosce la famiglia potrà fare quello che ritiene più opportuno che può essere dare subito antibiotico )









 e qui ‪



PROTOCOLLI FATTI CON IL GASLINI E SOCIETA' SCIENTIFICHE DI PEDIATRIA http://www.apel-pediatri.org/attachments/734_pieghevoli%20otodinia_v3%20(1).pdf        
LINEE GUIDA OTITE DEL BAMBINO:    http://www.sipps.it/pdf/lineeguida/otite.pdf
Ovviamente dipende da come sta il bambino, se il dolore si calma, se non lo vedete mogio ecc. Nel dubbio contattate un medico. E QUANDO AL PS?:

VARICELLA: COS'E', TERAPIA E VACCINAZIONE

La varicella è causata dal virus varicella zoster (VZV), un herpes virus che causa 2 forme morbose distinte, la varicella e l’herpes zoster. La prima è dovuta all’infezione primaria da VZV, la seconda è dovuta alla riattivazione del VZV latente in chi aveva già contratto la varicella. La varicella è una malattia infettiva estremamente contagiosa (indice di contagiosità di oltre 90%), che colpisce soprattutto  in età pediatrica. (Tutte le malattie infettive sono contagiose, alcune pochissimo come la mononucleosi altre, come la varicella, molto per cui il contatto con una persona affetta da varicella determina la malattia nella maggior parte dei contatti suscettibili: che non avevano fatto la malattia o il vaccino).
La malattia ha un’incubazione di 7-21 giorni e quando insorge è caratterizzata  da febbre (molto variabile: da assente a molto alta) e lesioni cutanee. Le lesioni cutanee iniziano con delle macchiette inizialmente piane che si trasformano in vescichette (vedi foto) tipo piccole ustioni, di dimensioni variabili da pochi mm a 5 o più mm. Le vescicole sono ripiene di liquido inizialmente chiare che diventa poi giallastro, infine si rompono e si formano delle croste. 
Il numero delle vescicole varia da individuo ad individuo, da pochi elementi  fino a da avere una estensione su tutto il corpo,  in media si aggira circa sui 300 elementi. Le lesioni si manifestano su tutto il corpo, sul cuoio capelluto, sulle mucose, sui genitali e sulle mucose. L’eruzione è usualmente più intensa negli adolescenti e negli adulti ove ha un andamento più severo e le complicanze sono molto più frequenti. Da qui la raccomandazione di vaccinare tutti i bambini che a 11 anni non hanno avuto la malattia.
Le lesioni cutanee compaiono a “pousses” ossia a “gettate” subentranti. Pohelesioni all’inizio che aumentano rapidamente nei giorni successivi.
Tra le complicanze della varicella le più comuni sono certamente le sovrapposizioni batteriche causate da Staphylococcus aureus o Streptococcus pyogenes. Altre complicazioni sono quelle respiratorie tra cui la polmonite che si verifica in circa il 20% delle infezioni dell’adulto mentre è molto meno frequente in età pediatrica. Il VZV può inoltre causare anche infezioni del sistema nervoso. In un paese come gli Stati Uniti, prima dell'introduzione della vaccinazione, la varicella causava ogni anno 4 milioni di casi a cui seguivano annualmente 10.000 ospedalizzazioni e circa 100 morti (1). Le ospedalizzazioni sono molto più frequenti nell'adolescente e nell'adulto tanto che la loro incidenza è oltre 20 volte superiore nella fascia di età tra 15 e 44 anni rispetto alla fascia di età 5-9 anni (2).
TERAPIA: solo sintomatica: antipiretico se febbre e antistaminico per bocca per il prurito (chiedere al pediatra curante). Utili anche bagnetti tiepidi e prodotti locali. Per quanto riguarda l’uso di farmaci antivirali (aciclovir)  il lro uso è da valutare in situazioni particolare (età, immunodeficienza) ricordando che il farmaco non è ben assorbito per via orale e  non indicato nel trattamento della varicella in bambini sani (dà buoni risultati per via endovenosa nei pazienti immunocompromessi per cui è necessario il ricovero per effettuare la terapia).  L’utilizzo dell’acyclovir per os nel trattamento della varicella riduce di poco la durata e l’intensità della malattia se la somministrazione del farmaco viene iniziata nelle prime 24 ore dall’inizio dell’eruzione, e ha un effetto quasi nullo se viene iniziato più tardivamente . Esistono pochi dati sull’uso dell’acyclovir nella prevenzione della varicella e soprattutto sul suo effetto nella protezione a lungo termine. 
PREVENZIONE:
Per tutte le ragioni sopra esposte la profilassi attiva (vaccino) della varicella ha un ruolo importante. Il vaccino anti-varicella, vivo attenuato, è in commercio in molti paesi del mondo e ne sono state già distribuite oltre decine di milioni di dosi.
Il vaccino si è dimostrato un buon immunogeno, inducendo sieroconversione in oltre 95% dopo la I dose in bambini di età compresa tra 12 mesi e 12 anni (7,8). In ragazzi più grandi ed adulti la percentuale di sieroconversioni dopo 1 dose è di circa il 75% per cui si consiglia, in queste categorie, di effettuare 2 dosi di vaccino, a distanza di 1 mese l’una dall’altra (7,8). Il vaccino ha una buone efficacia protettiva, difendendo dalla malattia nel 90% dei casi e dalle forme di entità media e grave quasi nel 100% dei casi. Dati recenti dimostrano infatti che durante epidemie di varicella il 74% dei casi si verificano in soggetti mai vaccinati in precedenza e, quando la malattia si verifica in soggetti che avevano già ricevuto il vaccino, nell’86% dei casi il paziente va incontro ad una forma lieve di malattia, caratterizzata da modesti segni generali e scarse lesioni cutanee.
VACCINAZIONE: Il vaccino appare estremamente sicuro; il più comune effetto collaterale è rappresentato da rossore o dolore in sede di iniezione. E’ possibile un’eruzione cutanea, ma questa si verifica in meno del 5% dei soggetti vaccinati.
Il vaccino è stato utilizzato per la prevenzione post-esposizione della varicella. La sua efficacia è stata dimostrata purché il vaccino venga somministrato nei primi 3 giorni dal contagio.
RACCOMANDATA LA VACCINAZIONE ALLE DONNE IN ETA’ FERTILE CHE NON HANNO AVUTO LA MALATTIA.
Ogni Regione adotta strategie vaccinali differenti. In Liguria il vaccino viene offerto gratuitamente ai bambini che a 11 anni non hanno fatto la malattia ma può essere eseguito prima con il sistema del co-pagamento (circa 23 euro). Per informazioni in altre Regioni contattate il Vostro Pediatra o il Servizio di Igiene Pubblica .
Alberto Ferrando

sabato 4 aprile 2015

BUONA PASQUA: LA CIOCCOLATA FA MALE???

BUONA PASQUA: LA CIOCCOLATA FA MALE???Cari tutti
Vi ripropongo quanto inviato tempo fa sulla cioccolata.
In sintesi, come diceva Paracelso:  E' LA DOSE CHE FA IL VELENO (Philippus Theophrastus Bombast von Hohenheim, detto Paracelsus)
Buona Pasqua
Alberto Ferrando


LA CIOCCOLATA

La cioccolata: fa male? Quanta se ne può mangiare? Può far parte della dieta dei bambini? Da che età e con quali limiti? Senza alcun dubbio esistono un mucchio di luoghi comuni da sfatare: non è vero che:

  1. faccia venire i brufoli o che sia molto allergizzante. L'acne nell'adolescenza è provacata da fattori ormonale e non dal consumo del cioccolato. Se prendiamo in considerazione una serie di alimenti in grado di scatenare reazioni allergiche vediamo che, in ordine di frequenza, il cioccolato si situa alla fine, dopo il pesce, le uova, i crostacei, il latte vaccino, il sedano, le fragole e molti altri cibi. E' stato calcolato che meno del 2% dei soggetti allergici possono essere suscettibili a reazioni allergiche dopo assunzione di cioccolato.
  2. faccia male ai denti, anzi è stato dimostrato che la polvere di cacao possiede un potere anticariogeno dovuto alla presenza di tre tipi di sostanze: i tannini (che inibiscono lo sviluppo di batteri), il fluoro (presente nella concentrazione di 0,05mg/100g) e i fosfati (che agiscono contro gli acidi formatidal metabolismo degli zuccheri). Con questo, però, non vi consigliamo di dare la cioccolata ai bambini per prevenire la carie, anzi, è sempre buona abitudine far lavare i denti dopo avere mangiato qualsiasi alimento soprattutto se zuccherato.

E' vero, invece, che ha un'azione stimolante ed antidepressiva perché contiene delle sostanze, le endorfine, che contrastano il dolore e predispongono al piacere e la teobromina in grado di migliorare la concentrazione e la prontezza dei riflessi. Ha, inoltre, il potere di stimolare la produzione di serotonina, una sostanza che agisce a livello cerebrale e che ha la capacità di infondere calma e tranquillità e di migliorare l'umore. Attenzione, però, che alcune sostanze possono determinare degli effetti collaterali con disturbi nervosi, anche gravi, nei bambini (e soprattutto negli animali domestici). Attenzione, infine, al fatto che il cioccolato è un alimento particolarmente ricco di calorie e, pocihè spesso viene mangiato, al di fuori dei pasti, rischia di indurre un eccessivo apporto energetico. Ecco i valori calorici ogni 100 grammi :
  • cioccolato fondente: 530 kilocalorie
  • cioccolato al latte: 540 kilocalorie
  • cioccolato al latte con nocciole: 535 kilocalorie

Alberto Ferrando

venerdì 3 aprile 2015

PAPA' SALVA BAMBINO DA SOFFOCAMENTO: IMPARATE LE MANOVRE SALVAVITA!!!!!

PAPA' SALVA BAMBINO DA SOFFOCAMENTO
L'altra sera, come ogni sera, dopo cena Tommaso ha voluto il suo biscotto preferito (una mescolanza)  ma, a differenza delle altre volte, ha preso il suo dolcino ed è scappato a gambe levate sul divano, con tutto il biscotto in bocca ed ha iniziato a rotolarsi sulla penisola.
Il tutto è accaduto in una frazione di secondo...un rantolo, è diventato cianotico e si è portato le mani al collo.
Fortunatamente, mio marito gli era corso dietro per paura che succedesse proprio questo... l'ha subito preso, messo in posizione da manuale e alla seconda pacca tra le scapole ha sputato il biscotto...Tommaso non ha neanche pianto, ha guardato il padre come nulla fosse accaduto e gli ha sorriso ( mio marito invece era bianco come un lenzuolo).
In questi brevi attimi io ero in camera del piccolo che stavo riordinando i giochi e sono stata chiamata da mio marito a fatto praticamente accaduto.
Dottore, noi, grazie a Lei e alle "sue ragazze", abbiamo seguito le dimostrazioni sulla manovra nel suo studio... ci ha sensibilizzato sull'argomento ( a me totalmente sconosciuto prima di diventare mamma ed incontrarla) a tal punto che ho voluto partecipare ai suoi corsi di primo soccorso pediatrico e di BLSD  (e mio marito si è letto entrambi i libri che lasciate ad ogni corso) non per essere la prima della classe ma perchè mi spaventava l'idea di essere impotente davanti a certi eventi  così spiacevoli e ahimè così frequenti.

Chissà perchè pensiamo sempre che a noi non possa mai accadere... ma l'altra sera ho avuto conferma del contrario.

Credo che ne io ne mio marito smetteremo mai di ringraziarVI!!!!!
Buona Pasqua a Lei, alla sua famiglia e al suo meraviglioso STAFF!

La sesta malattia (o febbre dei tre giorni)

La sesta malattia (o febbre dei tre giorni) exanthema subitum è una malattia che interessa  soprattutto bambini tra i 6 mesi e i 2 anni di età.
E’ provocata dall'Herpes virus 6 e dall’herpes virus 7 (scoperto nel 1990) per cui  si può contrarre due volte. 
È nota con questo nome perché è il sesto esantema infettivo descritto in medicina.   
Le altre malattie esantematiche sono: la scarlattina (prima malattia), il morbillo (seconda malattia), la rosolia (terza malattia), la quarta malattia o scarlattinetta (che è una forma lieve di scarlattina) e il megaloeritema infettivo o quinta malattia.
Si trasmette attraverso un contatto diretto con il muco o la saliva del paziente infetto, oppure con le goccioline respiratorie emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. Il contagio può avvenire anche attraverso un adulto portatore asintomatico del virus.Il periodo di incubazione oscilla tra i 5 e i 15 giorni (potrebbe essere, anzi spesso è un familiare).
La malattia si manifesta con una febbre che dura da 2 a 4 giorni (3 in media da qui il nome febbre dei tre giorni). La febbre può essere elevata sui 39-41 °C. Febbre che si abbassa molto poco con l’antipiretico. Il bambino a volte non appare particolarmente abbattuto o mogio. Talora è presente raffreddore, arrossamento del faringe con mal di gola, o infiammazione delle congiuntive o qualche scarica di diarrea o vomito. 
Dopo 3-5 giorni, DOPO la scomparsa della febbre, compaiono delle macchie diffuse prima al tronco ed al collo e successivamente si diffonde al viso e alle estremità scomparendo poi rapidamente nell’arco di 24-48 ore senza desquamazione. 
La diagnosi clinica e basata su età del bambino, febbre alta che recede poco con antipiretico e, tutto sommato, condizioni generali discrete o buone del bambino nonostante la febbre alta
La terapia è solo di supporto: (vedi febbre): antipiretico, non coprire troppo il bambino, offrire da bere, non forzare a mangiare. NON SERVE L’ANTIBIOTICO. 

giovedì 2 aprile 2015

Spasmi affettivi

SPASMI AFFETTIVI
Un fenomeno abbastanza frequente nei bambini sono gli gli spasmi affettivi (episodi di apnea inspiratoria nei bambini, con possibile perdita di conoscenza dopo  essere diventati, nella forma più frequente, cianotici). Quando il bambino trattiene il respiro cercate di intervenire prontamente soffiandogli in faccia o ,se avete la possibilità, spruzzandogli un pò di acqua sul volto. Anche se perde coscienza comunque non ci sono conseguenze e la ripresa è rapida per il bambino (un pò meno, psicologicamente, per i genitori e i nonni in quanto ci si trova una bella “paura”).
Gli “spasmi affettivi” compaiono dopo frustrazioni, sgridate o se il bambino è contrariato o in caso di dolore in circa il 5 % dei bambini.  Soprattutto nell’età da 6 mesi ai 2 anni e terminano in alcuni addirittura a 6 anni .
Gli spasmi affettivi più frequenti sono quelli in cui il bambino trattiene il respiro e diventa  cianotico (più rari alcuni detti “pallidi” che compaiono più frequentemente in caso di stimoli dolorosi). Se contrariati alcuni bambini possono arrivare agli spasmi affettivi, altri  arrivano a vomitare o  battono la testa ripetutamente al muro o a terra. Molto spesso in queste occasioni viene naturale all’adulto assecondarli e dargliele ed è lì che loro approfittano della situazione e imparano che quella è la strada per ottenere ciò che vogliono, è un precedente. Nei bambini che arrivano ad avere gli  spasmi affettivi cianotici  bisogna, nel tempo, cercare di non concedere tutto per paura della crisi e se compare, come detto sopra, soffiare in faccia al piccolo o bagnarlo con dell’acqua, mantenendo la calma, perché se il bimbo perde conoscenza, si riprende subito.
In alcuni casi un fattore favorente è la carenza di ferro. Ovviamente quanto scritto deve essere valutato dal proprio pediatra curante sia per la conferma della diagnosi che per una eventuale terapia e soprattutto per consigli su educazione e comportamento