L'angolo di Filippo

MATRIX: UN INTERPRETAZIONE FILOSOFICA DA PLATONE A MARX
Uno dei film che, negli ultimi tempi, ha sicuramente cambiato il modo di fare del cinema è “Matrix”, scritto e diretto da Andy e Lana Wachowski. Uscita nel 1999, questa pellicola ha letteralmente rivoluzionato la cinematografia mondiale non solo per gli effetti speciali spettacolari e per le buone interpretazioni degli attori, ma anche per i contenuti proposti: infatti, si tratta di un grandioso compendio filosofico da vedere ed ammirare. L’idea stessa su cui si basa la trama è assolutamente innovativa: l’umanità crede di vivere libera in un mondo reale, ma in realtà le macchine di cui prima si serviva si sono ribellate e adesso hanno ridotto gli uomini in schiavitù. Tuttavia, per tenere gli esseri umani soggiogati e servirsi della loro energia vitale, le macchine dominatrici, grazie ad un programma chiamato “Matrix”, hanno creato un mondo virtuale da mettere davanti agli occhi degli uomini, in modo che questi ultimi credano di vivere nella realtà vera, quando poi vengono sfruttati per tenere in vita i dominatori. Il protagonista del film è Neo (Keanu Reeves), che vive nella realtà virtuale come un hacker informatico. Egli viene contattato da Morpheus (Laurence Fishburne), un famigerato “pirata virtuale”, il quale gli offre la possibilità di vedere la vera realtà delle cose. Neo accetta l’offerta e viene a conoscenza di Matrix, delle macchine dominatrici e della condizione di schiavitù in cui si trova l’umanità intera. Inizia così una dura e lunga battaglia per riscattare la libertà degli uomini.
Il film è noto per la spettacolarità degli effetti speciali, in particolare del bullet time, che consente di vedere ogni momento della scena a rallentatore mentre l'inquadratura sembra girare attorno alla scena a velocità normale. Il pubblico ricorderà soprattutto il bullet time nella famosissima scena di Neo che schiva le pallottole. Ma, nonostante tutto ciò, in “Matrix” si possono ravvisare le più disparate concezioni filosofiche (da Platone a Cartesio, da Cartesio a Marx ecc.).
“Matrix” ruota attorno al confronto fra realtà vera e realtà fittizia,  verità e menzogna: questa opposizione è rimasta centrale in tutto il pensiero occidentale fino a Nietzsche. In questo senso si può facilmente notare l’influenza di Platone e del mito della caverna. Neo, infatti, rappresenterebbe l’uomo-filosofo che, uscendo dalla caverna (Matrix), riesce a vedere la vera realtà delle cose. Egli è inizialmente abbagliato dalla luce del sole e fa fatica ad accettare la verità, ma alla fine si abitua e decide di tornare all’interno della caverna per aiutare gli altri uomini a comprendere la verità. Nel fare ciò, tuttavia, l’uomo-filosofo può essere ostacolato, se non addirittura ucciso, da coloro che non vogliono accettare la realtà delle cose, poiché potrebbe cambiare radicalmente la vita. Il traditore del film, Cypher, il quale svela i piani di Neo e di Morpheus alle intelligenze artificiali, non accetta alcune verità scomode, che segnerebbero radicalmente la sua vita, e preferisce rimanere nell’ignoranza di ciò che sta accadendo. Cypher rappresenta, quindi, quell’umanità pigra, ignorante, timorosa e legata alle proprie “fittizie” certezze.
Un’altra concezione filosofica che si trova in “Matrix” è quella del dubbio cartesiano. Cartesio mise in dubbio ogni settore della conoscenza tradizionale, fino a dubitare addirittura della propria esistenza (Neo fa lo stesso quando viene contattato da Morpheus). Tuttavia, il nostro filosofo disse “Cogito, ergo sum”; dunque il pensiero e la razionale coscienza di sé come realtà pensante diventano l’unica cosa in grado di giustificare la propria esistenza e anche Neo, allo stesso modo di Cartesio, si convince di esistere solamente attraverso la propria attività pensante. Il dubbio del protagonista rispecchia in tutto e per tutto quello del filosofo francese: si tratta di un dubbio che porta alla conoscenza della verità e Neo, grazie ad esso, prende atto della propria esistenza, della vera realtà delle cose e del compito che deve assolvere come liberatore dell’umanità dal giogo virtuale di Matrix.
Nel film, però, affiorano tracce anche del pensiero di Schopenhauer con il contrasto tra il mondo della rappresentazione e dell’illusione, il “velo di Maya”, e la verità stessa che si cela dietro la rappresentazione. La verità nascosta dall’illusione è una verità dura e crudele, come quella che vede le macchine dominare sugli umani e sfruttarli per sopravvivere.
Un pensiero che invece non può mancare in questa frizzante ed avvincente pellicola è quello di Nietzsche: Dio, infatti, non viene neanche nominato nel film. L’unico che può salvare l’umanità è Neo, una sorta di Messia che, come il superuomo nietzscheano, è imbevuto di eroismo e lotta per la libertà degli uomini. In questo senso il pensiero di Nietzsche nel film si potrebbe leggere come un riferimento dal sapore evangelico.
La concezione filosofica marxista, però, è forse quella prevalente all’interno del film: la ribellione degli uomini contro le macchine dominatrici può essere, infatti, letta come la rivolta della massa proletaria predetta da Marx nella sua opera sul comunismo.

“Matrix” è rimasto e rimane una di quelle pellicole originali e indimenticabili che, a mio avviso, hanno fatto la storia del cinema. Il motivo è semplice: è un film capace di rappresentare un futuro che è già presente nella sua mescolanza di dati, di esperienza, di cultura e di filosofia lontanissimi tra loro(si passa da Platone a Marx). Vi è un solo difetto di fondo, che è l'inevitabile e annunciato seguito di un’opera che dovrebbe invece restare un unicum.


THE JUDGE
“Quanti sbagli un padre e un figlio sono disposti a perdonarsi nell’arco di una vita?”
Questa domanda rappresenta il tema, il fulcro attorno a cui ruota il film The Judge. Hank Palmer è un grande, ma spregiudicato, avvocato di successo, difensore di criminali e gente corrotta. L’improvvisa morte della madre lo riporta nella sua piccola città d’origine nell’Indiana. Qui è costretto a scontrarsi con il suo passato e soprattutto con il padre Joseph, stimato ed onesto giudice, con cui tuttavia ha sempre avuto un rapporto conflittuale sin dall’adolescenza. Ma proprio quando Hank si trova in procinto di partire dalla cittadina, il padre viene arrestato con l’accusa di aver investito volontariamente un teppistello, che lui stesso aveva condannato 20 anni prima. Tutti ritengono colpevole l’integerrimo giudice, ma Hank rimane l’unico pronto a credere nella sua innocenza e a difenderlo in un lungo processo: un processo che si trasformerà in un’occasione per recuperare il rapporto tra padre e figlio, concedendo ad entrambi la possibilità di riparare agli errori commessi in passato.
The Judge, scelto come pellicola d’apertura al Toronto International Film Festival, è un sapiente mix di umorismo e drammaticità, è un confronto familiare tra la spregiudicatezza ed esuberanza del figlio (Robert Downey jr.) e l’onestà ed austerità del padre (Robert Duvall). Il “duello” tra i due si trasforma in quello che è uno scontro tra due generazioni e due stili di recitazione, che non potrebbero essere più distanti di così, rendendo molto realisticamente il confronto tra i due attori. Il film comincia come la più classica commedia hollywoodiana per poi andare a sfociare in un legal thriller drammatico a sfondo familiare, che riesce quasi a commuovere nel finale. Il duo Downey jr.-Duvall funziona bene, anche se la sceneggiatura di Nick Schenk sembra scritta apposta su misura per Downey jr.(infatti è piena di battute e discorsi che mettono in risalto l’esuberanza che contraddistingue il giovane attore statunitense). Tuttavia, al contrario di quanto si possa pensare, quest’ultimo ci regala un’interpretazione diversa rispetto a quella del film Iron Man o Sherlock Holmes. Robert Duvall, invece, non si smentisce nemmeno questa volta, interpretando un giudice e un padre di famiglia severo e onesto, che sino in fondo nega i suoi errori (solo io vedo in questo il pensiero puritano?), per poi riconoscerli alla fine e riallacciare i rapporti con il figlio. Inoltre il cast è impreziosito da figure di spicco del cinema mondiale, quali il vincitore del premio Oscar Billy Bob Thornton, la candidata al premio Oscar Vera Farmiga e, per concludere, Vincent D’Onofrio (l’indimenticabile “palla di lardo” di Full Metal Jacket). Il regista Dobkin, nel realizzare il film, è stato anche affiancato da un team di alto livello, tra cui si mettono in risalto il direttore della fotografia Janusz Kaminski, vincitore dell’Oscar per il film “Salvate il soldato Ryan”, e il compositore della colonna sonora Thomas Newman, che è stato ben 12 volte candidato al premio tanto ambito. Tuttavia film, per certi aspetti, tende un po’ a banalizzare. Tale forma di banalizzazione si può riscontrare ad esempio nella figura del secondo fratello di Hank, che è autistico, e quindi ritorna il tema della compassione che è stato visto e stravisto. Un altro tema che si può individuare facilmente nella pellicola è quello della seconda occasione, tipica del sogno americano, che padre e figlio finiscono per concedersi l’un l’altro. Anche la relazione problematica tra il protagonista ribelle e la sua famiglia è già stata vista in molti film ed è nota ai più.
A parte tutto ciò penso che The Judge sia un film da vedere, per scoprire da soli quali siano i suoi pregi e i suoi difetti. A voi la scelta e un eventuale commento! Voto: 3/5
FILIPPO DAGNINO 



SCHEDA LIBRO DE “L’istinto del sangue”
Di Filippo Dagnino



TITOLO: L’ISTINTO DEL SANGUE


AUTORE: Jean-Christophe Grangé


CASA EDITRICE: Garzanti


ANNO DI STAMPA: 2010


LUOGO E PERIODO DI AMBIENTAZIONE: Francia a Parigi, Nicuaragua, Guatemala, Argentina


PERSONAGGI PRINCIPALI: Jeanne Korowa, Antoine Féraud, il capo della polizia Reischenbach, François Taine


LINGUAGGIO: narrativo


BREVE TRAMA: Jeanne Korowa è giudice istruttore al TGI di Nanterre a Parigi, in Francia. Si occupa e conduce delle inchieste su dei casi di criminalità comune a Parigi.Un giorno, però, un suo amico, giudice, di nome François Taine le racconta di un caso che ha in mano da poco e su cui ha iniziato a indagare. Questo caso parla di una giovane infermiera, un po’ sovrappeso, squartata e mezza divorata in un parcheggio sotterraneo di un istituto per bambini mentalmente disabili, a Parigi. Jeanne, peraltro senza autorizzazione, comincia a occuparsi del caso, ma non c’è assolutamente tempo da perdere visto che altre ragazze vengono uccise in un modo simile a quello con cui è stata uccisa la prima. Crimini tristemente familiari a Jeanne, crimini che le ricordano il delitto di sua sorella, l’evento che l’ha portata a diventare un giudice istruttore. Il serial killer e i suoi efferatissimi omicidi sono collegati allo studio di uno psichiatra. Questa indagine pericolosa condotta senza permesso da Jeanne, la porterà nei Paesi dell’America centrale per poi farla arrivare in Argentina, nella Foresta delle Anime: la culla dell’origine del male.



COMMENTO PERSONALE: “L’istinto del sangue” è un thriller ben congegnato e studiato che ti tiene con il fiato sospeso fino alla fine. La suspence non manca. E non manca neppure quella vena horror truculenta nelle descrizioni degli omicidi. Davvero un ottimo thriller e romanzo molto coinvolgente, che ti fa venire i sudori freddi per la suspence e l’ansia fino al finale dove c’è un gran colpo di scena. Un libro che consiglio, AGLI ADULTI, insieme agli altri thriller più famosi di Grangé: Miserere, La linea nera, Il volo delle cicogne, Il giuramento,I fiumi di porpora e Il concilio di pietra.*****
IL FU MATTIA PASCAL


TRAMA: “Il fu Mattia Pascal” è uno dei grandi capolavori dello scrittore siciliano Luigi Pirandello (1867-1936). La poetica di Pirandello fu molto influenzata dalla malattia mentale, in seguito sfociata in pazzia, della moglie. La poetica pirandelliana si basa sul contrasto tra “forma” o “maschera” e “vita” o “essenza”. La “forma” è il modo con cui ci vedono gli altri dall’esterno, mentre l’ “essenza” è come siamo veramente, come ci sentiamo dentro. Delle volte può capitare che la maschera non vada ad identificarsi con l’essenza. Tutto ciò può portare ad un disagio interiore, il quale può sfociare in pazzia e addirittura nel suicidio. Il protagonista del romanzo, Mattia Pascal, è un comune bibliotecario che vive a Miragno, un paesino della Liguria. Egli è oppresso dalla maschera dell’inetto che la famiglia gli ha appiccicato addosso e che non riesce a levarsi. Così decide di andarsene, ma a Nizza, davanti a una vetrina di “attrezzi” per il gioco d’azzardo, cambia idea e ottiene una grossa vincita al gioco a Montecarlo. Sulla via del ritorno, in treno, vede, per caso, su un giornale una notizia clamorosa: nel suo paesino natale è stato rinvenuto un cadavere che è stato riconosciuto col nome di Mattia Pascal. Quindi egli capisce che l’opportunità per cambiare vita e così inizia un lungo vagabondaggio in giro per l’Italia con il nome di Adriano Meis. Giunto a Roma, dopo un po’ di tempo si accorge che in questa nuova vita egli è solo e senza uno stato anagrafico non può: né denunciare il furto dei suoi soldi, né sposare la donna che ama. Alla fine, mettendo in scena il finto suicidio di Adriano Meis, decide di tornare a Mirano, ma, arrivato là, comprende che la moglie si è fatta una famiglia. Così per il povero Mattia Pascal non c’è più amara consolazione che andare a visitare la sua tomba dicendo: “Io sono il fu Mattia Pascal”.

COMMENTO PERSONALE: “Il fu Mattia Pascal” è un romanzo che riflette perfettamente la poetica pirandelliana e la concezione esistenziale dell’autore. Infatti il protagonista, Mattia Pascal/Adriano Meis, è proprio al centro del contrasto tra “maschera” ed “essenza”. Ed è per questo che quando vede la notizia dell’errato riconoscimento del corpo del suicida, decide senza esitazione di cambiare vita: lo fa proprio per cercare di liberarsi della maschera dell’inetto che la famiglia gli ha appioppato. Il romanzo ha anche molte analogie con “La coscienza di Zeno” di Svevo e le opere di Joyce, dove sono espresse attraverso frasi brevissime e quasi incomprensibili i pensieri del protagonista. Come i personaggi di Svevo e Joyce, anche quelli di Pirandello sono degli inetti. Uno dei capolavori di Luigi Pirandello che ha influenzato gran parte della letteratura novecentesca e contemporanea.




RECENSIONE DEL FILM “DJANGO UNCHAINED”
A cura di Filippo Dagnino


TRAMA E COMMENTO:
Ecco a voi signore e signori il nuovo e tanto atteso film di Quentin Tarantino: “Django Unchained”.
Rifacimento dell’omonimo film di Sergio Corrucci del 1966, “Django Unchained” narra la storia dello schiavo nero Django ai tempi della schiavitù nel sud degli Stati Uniti. Durante una gelida notte d’inverno, Django e il gruppo di schiavi incontra sulla sua strada il dottor King Schultz, un dentista che non pratica più la professione da molto tempo e che è diventato un cacciatore di taglie. Schultz uccide le due guardie di scorta e prende con sé Django, perché pensa che potrebbe tornargli utile nella ricerca e riconoscimento dei fratelli Brittle, degli illustri ricercati. I due quindi partono alla ricerca dei banditi e, dopo averli trovati, li uccidono e intascano la taglia.
Col passare del tempo, Django e Schultz diventano amici e colleghi e Schultz decide di aiutare il suo socio a liberare la moglie: Broomhilda, catturata proprio dai fratelli Brittle e portata come schiava nella piantagione di cotone di un ricco e crudele schiavista dell’Alabama: Calvin Candie. Django e il dottor Schultz esplorano in incognito la piantagione e trovano Broomhilda, ma per liberarla devono comprarla. A complicare le cose, interviene il maggiordomo di villa Candie: il vecchio negro Stephen, il quale inizia a sospettare che tra i due nuovi arrivati e Broomhilda ci sia uno strano legame. Così, quando Calvin Candie viene a sapere tutto ciò e minaccia di uccidere Broomhilda, scoppia un putiferio e la rabbia di Django.
Il film di Tarantino è impeccabile per la regia, in cui si riconoscono delle peculiarità del regista, come quella di far passare la cinepresa da un attore all’altro durante i dialoghi cosicché anche allo spettatore sembra di prendere parte alla conversazione. Sugli attori niente da dire: un cast (Jamie Foxx nel ruolo di Django, Leonardo Di Caprio in quello di Calvin Candie, Cristoph Waltz nel ruolo del dottor Schultz, Kerry Washington in quello di Broomhilda e Samuel L. Jackson è Stephen) ed un interpretazione stellare; infatti Foxx è perfetto per il ruolo di uno schiavo nero che si ribella alla tratta degli schiavi, Schultz è l’aiutante ideale (per lui interpretazione fantastica premiata con l’Oscar per il miglior attor non protagonista), così come Di Caprio è il cattivo ideale, folle, crudele e gentiluomo al tempo stesso. Ottime le musiche composte da Ennio Morricone; penso infatti che quest’ultime valorizzino molto il genere western, l’ambiente e il ritmo incalzante del film. E’ importante ricordare la scenografia e i costumi, che sono riproposti fedelmente e bene. Non si può non menzionare la sceneggiatura, che è molto articolata e ricca di espressioni che si ricorderanno per sempre nella storia del cinema (“Il mio nome è “Django”: “D”, “J”, “A”, “N”, “G”, “O”. La “D” è muta”). Ha ricevuto dall’Accademy 5 nomination all’Oscar, tra cui “Miglior Film” e “Miglior Regia”, tuttavia ne ha vinto due: “Miglior attore non protagonista” e “Miglior sceneggiatura originale”. L’unica pecca di tutto il film è il fatto che cada nel banale e sanguinoso splatter nel finale e in generale un po’ in tutto il film. Comunque posso dire che personalmente il film è piaciuto molto e che, anche se ad alcuni avrà fatto letteralmente schifo per via del molto sangue, è, secondo me, uno dei più riusciti di Tarantino da ogni punto di vista.






SCHEDA LIBRO DE “IL GIOCATORE” DI FILIPPO DAGNINO



TITOLO: Il giocatore


AUTORE: Fedor Dostoevskij


ANNO DI STAMPA: 2010


CASA EDITRICE: BUR Rizzoli


GENERE: drammatico


LUOGO E AMBIENTE: Roulettemburg, in Germania


PERSONAGGI PRINCIPALI: Aleksej Ivanovic, il generale russo, un francese di nome De Grieux, una giovane donna francese di nome Madamoiselle Blanche e l’inglese Mr. Astley


LINGUAGGIO: la voce narrante è quella del protagonista Aleksej Ivanovic


BREVE TRAMA: La vicenda si svolge nella cittadina tedesca di Roulettemburg, dove i casinò e il gioco d’azzardo sono una delle principali risorse. In questa piccola città vive il protagonista della storia, Aleksej Ivanovic. Egli fa del gioco d’azzardo la sua vita e vive in un albergo con la famiglia di un generale russo, essendo il suo precettore. Con lui, però, vivono anche degli “amici”: il francese De Grieux, l’inglese Mr. Astley, la giovane francese Madamoiselle Blanche di cui il generale è innamorato perso e Polina, la figliastra del generale. Il romanzo di Dostoevskij racconta della rovina economica, ma soprattutto morale e mentale del protagonista Aleksej Ivanovic; infatti egli si rovina con il gioco d’azzardo, ma essendo innamorato di Polina, in seguito a dei “ricatti d’amore”, si caccia in grossi guai con il gioco. Poi quando Polina sembra volere amarlo in modo sincero, Aleksej la lascia e si butta a capofitto nella rovina e la miseria causata dal vizio della roulette.


COMMENTO PERSONALE: Il romanzo breve o racconto lungo di Dostoevskij è sicuramente piacevole da leggere poiché l’autore descrive molto bene il mondo del gioco d’azzardo e le varie personalità che si incontrano, descritte minuziosamente dal punto di vista caratteriale. Inoltre Dostoevskij utilizza una vena d’umorimo per descrivere l’impoverimento economico e morale del protagonista.
Da non dimenticare che la storia del protagonista Aleksej Ivanovic altro non è che la biografia dell’autore anche lui vittima del vizio del gioco dal quale riuscì a guarire in età molto avanzata.






SCHEDA LIBRO DE “IL NOME DELLA ROSA”
DI FILIPPO DAGNINO



TITOLO: Il nome della rosa


AUTORE: Umberto Eco


CASA EDITRICE: Gruppo Editoriale Fabbri


ANNO DI STAMPA: 1984


GENERE: storico/thriller


LUOGO E AMBIENTE: un’abbazia in una località non precisata dell’Italia settentrionale


PERSONAGGI PRINCIPALI: Guglielmo da Baskerville, Adso da Melk, Jorge, Malachia, l’Abate Abbone, Berengario, Salvatore, Remigio, Severino, Bencio e Venanzio.


LINGUAGGIO: la voce narrante è quella di Adso


TRAMA: La storia si svolge in un’abbazia di un luogo non precisato dell’Italia settentrionale durante il XIV secolo.
L’ex-inquisitore Guglielmo da Baskerville e il novizio, suo allievo, Adso da Melk vengono ospitati in questa abbazia dell’Italia settentrionale. Al loro arrivo l’Abate Abbone mette i due al corrente della morte di un monaco di nome Adelmo. Guglielmo allora, su richiesta dell’Abate, inizia ad indagare e scopre che Adelmo, non solo aveva rapporti “particolari” con l’aiuto bibliotecario, ma che era anche a conoscenza di un segreto che riguarda uno strano libro. Mentre Guglielmo e Adso sono impegnati nelle indagini, il numero di monaci morti aumenta ed inoltre, particolare che suscita grande interesse in Guglielmo, questi ultimi hanno le punte dell’indice e del medio della mano neri.
E mentre le morti aumentano di continuo, come se non bastasse tra i monaci s’insinua il terrore per la venuta dell’Anticristo. Oltre a tutto ciò Adso ha anche una strana malattia d’amore per una ragazza del villaggio vicino all’abbazia. Ma intanto il tempo passa inesorabilmente e per Guglielmo e Adso trovare il colpevole degli atroci delitti non sembra impresa da poco…..


COMMENTO PERSONALE: E’ un thriller dove la suspence è magistralmente architettata, i personaggi sono credibili e originali ed i vari elementi della storia sono sapientemente incastrati tra loro. Personalmente trovo che questo libro sia molto interessante anche perché Eco inserisce molte note riguardanti la vita quotidiana dei monaci e la storia degli eretici di quei tempi. Tutto il libro è un continuo salire e scendere di suspence ed i vari capitoli sono un susseguirsi di tensione, alternati a momenti incentrati sulla storia medievale. Comunque un gran libro, uno dei più grandi successi di Umberto Eco e della letteratura italiana.








 “LA TREGUA” DI PRIMO LEVI



TRAMA: Il romanzo “La tregua” è stato scritto da Primo Levi negli anni Sessanta. È il seguito di “Se questo è un uomo” e racconta il viaggio di ritorno verso casa e verso la libertà compiuto dall’autore, dopo la liberazione da parte dell’Armata Rossa del campo di sterminio di Auschwitz il 27 gennaio 1945.
Dopo l’arrivo dei russi ad Auschwitz, e più precisamente nel campo di Buna-Monowitz, i tedeschi scapparono portandosi dietro solo i prigionieri non ammalati, che poi vennero massacrati in quanto non dovevano essere lasciate delle prove di ciò era stato fatto. Primo Levi, però, si salvò perché si ammalò scarlattina e quindi non venne portato via dai nazisti. In seguito i russi,con degli altri prigionieri, lo trasferirono nel Campo Grande di Auschwitz. Qui Primo Levi, mentre lottò contro la fame, il freddo e la febbre, conobbe alcune figure, come quella di Henek o Hurbinek, che, come le molte altre che incontrò sulla strada del ritorno, rappresentavano l’umanità provata e trasformata dalla guerra. Ripresosi dalla malattia, Primo Levi lasciò quel luogo, simbolo della disperazione e della sofferenza, e iniziò un lunghissimo viaggio, durato dieci mesi, che lo portò in vari Paesi dell’Europa (tra cui Russia, Polonia, Romania, Austria, Ungheria, Austria, Slovacchia e Germania) e infine, tra mille difficoltà, mille pericoli e insidie, a Torino, a casa.


COMMENTO: “La tregua” è il resoconto di un viaggio compiuto per arrivare non solo a casa, ma per arrivare alla libertà, per arrivare alla vita, per arrivare alla dignità di essere un uomo, dopo che tutte queste cose erano state annullate completamente, durante la guerra, nei campi di sterminio. E’ un romanzo toccante soprattutto per le descrizioni molto realistiche delle condizioni dei prigionieri nel campo di sterminio oppure del paesaggio martoriato dalla guerra. Insomma, Levi, attraverso le sue due opere, ci dà la possibilità ed il potere di ricordare, di avere memoria, perché tutta questa tragedia non accada mai più. 


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NON SOLO CALCIO!


Eccoci dopo le meritatissime vacanze! Per almeno tre mesi siamo stati lontani da libri, verifiche e dalle nostre molteplici attività sportive e non….
Alcune mamme, durante l’estate, avranno pensato , magari chiacchierando con l’amica sotto l’ombrellone, quale sport far praticare al proprio figlio questo autunno.

Ed indovinate quale è il più gettonato? Il calcio….

Oggi infatti il calcio è considerato dalla maggior parte delle persone lo sport per eccellenza e dunque “l’unico” sport possibile per i propri figli.
Addirittura alcuni, non sono nemmeno ancora genitori, e già ti dicono:”Mio figlio nascerà con le scarpe da pallone ai piedi!” Mica dicono che nascerà con la racchetta da tennis!

Mi sono quindi chiesto (essendo un ragazzino) che tipo di meccanismo ci sia dietro questo comportamento?
Sono arrivato alla conclusione che il calcio impera perché ovunque sentiamo  parlare solo di questa palla rotonda.
Se apriamo un giornale noteremo che almeno due o tre pagine sono dedicate a questo sport; accendiamo la televisione e nei programmi sportivi sentiamo parlare principalmente di partite… persino alla radio sentiamo solo nominare il pallone.
Quindi alla fine ci troviamo coinvolti (genitori e figli) in questo turbine del “solo calcio”!
E così facendo ci perdiamo per strada altri sport, meno nominati del calcio, ma altrettanto degni di nota.
Ad esempio avete mai pensato di proporre ai vostri figli un bel corso di vela?
E’ uno sport completo perché sfrutta la forza del tuo corpo unitamente alla capacità di ragionare e pensare velocemente alla tattica da usare per sfruttare al massimo il vento ed avere la meglio sul tuo avversario.
Inoltre la vela può essere praticata in estate ed in inverno… cosa c’è di più bello di una giornata in mezzo al mare accarezzato dal vento?
E se non piace il mare, potete pensare ad un altro sport alternativo come la scherma.
Nella scherma è necessaria una buona preparazione atletica, per migliorare la velocità di gambe e braccia, e tanto esercizio di concentrazione. Perdere la calma significa infatti regalare punti al tuo avversario.
E se anche la scherma non convincesse perché non provare con l’atletica, il rugby, il tennis, il nuoto sincronizzato, la ginnastica artistica o ritmica al posto delle tanto gettonate danza classica e moderna.
Insomma credo che per noi ragazzi l’importante sia poter scegliere per andare oltre i soliti schemi e per trovare uno sport che proponga divertimento (… dopo tante ore di scuola!!!) e creatività. Uno sport che non riduca, soprattutto i bambini di piccola età a caricature di campioni professionisti, e che ritrovi il suo ruolo educativo insegnando, a ragazzi e genitori, la cultura sportiva del “non vincere a tutti i costi”.



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VACANZE E SPORT: COSA VOLERE DI PIU?

Lunedì 3 Ottobre 2011

TITOLO: DEFIANCE – I GIORNI DEL CORAGGIO


AUTORE: Nechama Tec


CASA EDITRICE: Sperling & Kupfer


ANNO DI STAMPA: 2009


LUOGO E PERIODO DI AMBIENTAZIONE: foreste della Bielorussia durante la Seconda guerra mondiale


PERSONAGGI PRINCIPALI: Tuvia Bielski, Zus Bielski, Asael Bielski, Lilka Bielski ( moglie di Tuvia)


LINGUAGGIO: narrativo


BREVE TRAMA: Siamo nell’estate del 1941 e i nazisti stanno elaborando lo sterminio totale degli ebrei d’Europa. Intanto le truppe di Hitler occupano la Polonia e le SS rastrellano gli ebrei. È proprio in questo momento che i fratelli Tuvia, Zus e Asael Bielski, polacchi ma di origine ebrea, decidono di ribellarsi alla rappresaglia dei nazisti. Infatti, i tre fratelli Bielski vanno a rifugiarsi nelle foreste della Bielorussia e formano un “Otriad”, una piccola comunità che combatte, con gli altri ebrei sopravvissuti i rastrellamenti nazisti. L’Otriad Bielski resiste agli attacchi nazisti, stringe un’alleanza con i partigiani russi e, dopo mille difficoltà dovute alle malattie, al freddo, all’inverno e a personalità antipatiche all’interno dell’Otriad, si prepara alla resistenza finale…


MESSAGGIO DELL’AUTORE: Ancora una volta vengono ricordati a tutto il mondo gli orrori della Seconda guerra mondiale con particolare accento sull’olocausto: lo sterminio degli ebrei d’Europa.
I messaggi più significativi da parte dell’autore sono la SPERANZA e la SOLIDARIETA’ senza le quali i fratelli Bielski non sarebbero riusciti nella loro ardua impresa: la riconquista della libertà.


COMMENTO PERSONALE: “DEFIANCE” è un libro interessante e molto coinvolgente. Personalmente credo sia importante leggere quanto più possibile su questo periodo così terrificante per non dimenticare. E mi rivolgo soprattutto ai ragazzi come me: più leggiamo, più ci documentiamo su questi orrori e più saremo in grado di prevenire o quanto meno di arginare in futuro disastri irreparabili.*****

Da non perdere anche il film!

venerdì 12 agosto 2011



"Per Passione" Scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

TITOLO: PER PASSIONE




AUTORE: Aldo Montano, Federica Pellegrini, Giorgio Rocca, Stefano Baldini




ANNO DI STAMPA: 2005




CASA EDITRICE: Buena Vista




PERSONAGGI PRINCIPALI: Aldo Montano, Federica Pellegrini, Giorgio Rocca, Stefano Baldini




BREVE TRAMA: Innanzitutto è opportuno premettere che questo libro ”Per passione” è stato scritto da quattro olimpionici, quali Montano (campione olimpico di scherma-sciabola), la Pellegrini (campione olimpica di nuoto), Rocca (campione olimpico di sci) e Baldini (campione olimpico di corsa).


Questi quattro sportivi hanno raccontato la loro vita: un’esistenza dedicata allo sport (sin da quando erano bambini), ai sacrifici ed alle rinunce per una passione che dà emozioni forti ,accende e libera l’anima.




COMMENTO PERSONALE: “Per passione” è un libro davvero speciale e coinvolgente che risveglia nella persona che lo legge la passione per sport. Personalmente l’ho letto tutto, ma devo dire che la parte più interessante è stata, a mio parere, quella di Aldo Montano (campione olimpico di sciabola). Infatti, poichè pratico scherma a livello agonistico, mi sono ritrovato molto nel ruolo di questo campione, ovviamente non per le vittorie (lui è un olimpionico!!!) quanto per le emozioni che si provano quando si è sulla pedana e si ha pochissimo tempo per studiare la psicologia dell’ avversario.


In conclusione quando si ha una vera passione bisogna sempre coltivarla cercando di raggiungere i propri obiettivi con intelligenza, rispetto per gli altri e non dimenticando mai il divertimento.
 


Salve amici del blog, è il vostro amico Filippo (“quello dell’angolo”) che vi scrive!
Ieri stavo tornando con la mente ai due camp estivi che ho fatto a luglio e così mi sono detto: “Perché non raccontare le attività di questi due bellissimi centri estivi ai miei amici del blog?”

Innanzitutto tengo a precisare che il primo di questi due camp si svolge ad Artesina, nel basso Piemonte, ed è un centro di tennis. L’altro si svolge a Marilleva, in Trentino, ed è uno stage di scherma.
Ad Artesina, oltre a praticare tennis, si fa anche molta animazione e di sera poi c’è la parte migliore: si balla!
E’ un camp dedicato a tutti: appassionati e non del tennis, principianti oppure grandi giocatori.

Il centro di Marilleva, invece, è sport allo stato puro.
Non c’è tempo per un po’ di divertimento: qui si pratica scherma quattro ore alla mattina e quattro al pomeriggio, intervallate da due ore di meritato riposo.

Ma cominciamo con Artesina.  Beh devo dire che ci sono sicuramente posti di montagna migliori. In effetti il paesaggio sembra “lunare”, piuttosto che montano…. Però questo offrono e questo si prende!

Il camp è organizzato da uno staff molto in gamba (c’è Pino il capo che è una vera bomba… sveglia anche quelli in letargo perenne!!!) formato da quattro maestri di tennis ed alcune ragazze che si dedicano totalmente all’animazione.
Al mattino ci si alza molto presto e dopo una colazione da “campioni” si va subito in campo per giocare almeno due ore abbondanti.
A seguire tutti a pranzo e nel pomeriggio ancora un po’ tennis insieme ad altre attività come pallavolo, calcio, ecc (dipende dal programma).

E al calar del sole, dopo aver saziato le nostre pance, tutti a preparare con lo staff dell’animazione lo spettacolo finale. Vi assicuro una forza incredibile, degno dei migliori palcoscenici di Broadway!

Il centro di Marilleva è un po’ diverso, anche l’ubicazione è diversa…Trentino una “signora” montagna.
L’istruttore, nonché organizzatore, Agostino ha un altro obiettivo: vuole prepararci per poter affrontare le competizioni del prossimo anno. Quindi i suoi “must” principali sono: Ordine, Disciplina e Passione… ed io aggiungo anche Cuore perché così deve essere per reggere certi ritmi.

Quest’anno è stata introdotta una bella novità: una lezione di psicologia per aiutarci a vincere i momenti duri quando l’avversario ti sta facendo a pezzettini.

Alle 22.30 si spengono le luci ed il silenzio cala sulle nostre stanze…  siamo così stanchi che l’unica cosa che riusciamo ancora a fare è trascinarci nel letto!

Non c’è spettacolo finale a Marilleva perché lo spettacolo lo si vedrà il prossimo anno in pedana!

In conclusione, cari amici, sono state due esperienze molto diverse, ma estremamente significative ed interessanti.
Il rapporto con gli altri, il vivere lontano da casa, il sapersi adattare alle situazioni che si presentano, imparare ad accettare tutti (simpatici ed antipatici) sono piccoli tesori che ti insegnano a maturare con saggezza.

… per non sbagliare ho già detto ai miei genitori che il prossimo anno farò due settimane di tennis e ripeterò la settimana di scherma. Così non potranno dire che non li avevo avvertiti in tempo!!!

Buone vacanze a tutti!!!!
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"Il piccolo principe"

 AUTORE: Antoine De Saint-Exupéry

CASA EDITRICE: Bompiani

ANNO DI STAMPA: 2007

GENERE: fantastico

LUOGO E AMBIENTE: il deserto del Sahara, l’asteroide B 612 e gli asteroidi da 325 a 330

PERSONAGGI PRINCIPALI: il Piccolo Principe e l’autore Antoine De Saint-Exupéry

LINGUAGGIO: narrativo

BREVE TRAMA: Un aviatore cade con il suo aereo nel deserto del Sahara e risvegliandosi vede un piccolo bambino che gli chiede di disegnare una pecora. Dopo innumerevoli tentativi per disegnare l’animale, l’aviatore fa una casa e dice al bimbo che all’interno vi é una pecora e il bimbo che é un piccolo principe lo accetta e comincia a raccontare la sua storia.
Il Piccolo Principe vive su un piccolo asteroide: il B 612, con tre vulcani di cui uno spento, e una rosa molto vanitosa. Un giorno parte e visita l’Universo andando negli asteroidi dal numero 325 al 330. Nel primo pianeta c’é un re triste perché nessuno é al suo servizio, sul secondo un vanitoso che quando il principe batte le mani lui fa tanti inchini, nel terzo c’é un ubriacone, nel quarto un uomo che conta le stelle convinto di possederle, nel quinto un lampionaio che accende e spegne il suo lampione e sull’ultimo un geografo che consiglia al Piccolo Principe di visitare la Terra. Il bambino vede sulla Terra molte cose nuove, tra cui: un serpente, tante rose e una volpe che addomestica. Il Piccolo Principe torna a casa quando si fa mordere dal serpente e anche l’aviatore torna a casa con il suo aereo.

MESSAGGIO DELL’AUTORE: L’autore vuole, con questo libro, descrivere il mondo degli adulti attraverso gli occhi innocenti di un bambino mettendone in evidenza i comportamenti innocenti e inutili. Inoltre vuole metterci a conoscenza delle tante cose dimenticate nella crescita. L’autore ci insegna anche che talvolta dobbiamo allontanarci da chi amiamo per capirne il valore, e a volte abbiamo bisogno di un amico che ci guidi in situazioni difficili da superare.

***GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Questo libro ti entra nell’anima e te la invade. Ti ricorda che, anche se ti senti superiore a tutto, hai un cuore ed é da questo che dipendi. Ti ricorda che le cose che hai nel cuore le avrai per sempre e che se cerchi di dimenticarle le avrai sempre lì e non se ne andranno mai.  
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"il curioso caso di Benjamin Button". Scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

AUTORE: Francis Scott Fitzgerald

CASA EDITRICE: Guanda Graphic

ANNO DI STAMPA: 2009

GENERE: fantasia

LUOGO E AMBIENTE: Stati Uniti d’America a Baltimora nell’Ottocento

PERSONAGGI PRINCIPALI: Benjamin Button e Miss. Moncrief

LINGUAGGIO: narrativo e a fumetti. Inoltre, il narratore delle volte parla in prima persona con il lettore.

BREVE TRAMA: Nell’estate del 1860, a Baltimora, la natura fece uno stranissimo scherzo alla famiglia Button. Mrs. Button muore dando alla luce un figlio di nome Benjamin la cui vita scorre al contrario rispetto ai comuni mortali: un bambino dell’apparente età di settant’anni che dorme nella culla e che, con il trascorrere della sua vita, si ritrova ad ottanta anni con il corpo di un bambino di tre anni. Il padre lo alleva da solo guardandolo, insieme alla borghesia di Baltimora con un misto di meraviglia e imbarazzo perché Benjamin anno dopo anno ringiovanisce, conoscendo il mondo dell’epoca. Benjamin si innamora, si sposa e ha anche una bambina, però, consapevole, che non potrà mai essere un vero padre, abbandona moglie e figlia. Soltando in punto di morte si riunirà a loro e morirà accoccolato tra le braccia della moglie, come un bambino appena nato fa la nanna con la sua mamma.

MESSAGGIO DELL’AUTORE: L’autore ci vuole insegnare che, talvolta, Dio commette degli errori e dona la vita anche a bambini poco fortunati. Tuttavia proprio perché a questi bambini è stata donata la vita, bisogna rispettarli nella loro diversità ed aiutarli affinchè gli altri possano accettarli senza pregiudizi. In fondo il mondo è bello perché è vario ed è grande perché deve esserci spazio per tutti.

GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Questo libro è molto bello perché in alcune situazioni è buffo e divertente. Allo stesso tempo ci trasmette un messaggio molto important

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AUTORE: Philip Caveney


CASA EDITRICE: Battello a
vapore


ANNO DI STAMPA: 2007


GENERE: fantastico e
avventura


LUOGO E AMBIENTE: La città
dei briganti


PERSONAGGI PRINCIPALI: Sebastian
Dark, Max, Kerin, Cornelius e Re Septimius


LINGUAGGIO: narrativo


BREVE TRAMA: Sebastian Dark é
un aspirante giullare che va in cerca di fortuna con il suo inseparabile
bufante di nome Max. Un giorno incontrano un formidabile guerriero in miniatura
di nome Cornelius che va nello stesso paese di Sebastian e Max perché l’avevano
cacciato via dalla sua città in quanto era troppo piccolo, e allora deve andare
a Keladon per diventare generale. Durante il suo viaggio per Keladon, Sebastian
incontra una viziatissima ma bella principessa di nome Kerin il quale zio é il
re di Keladon: Re Septimius che vuole uccidere sua nipote per tenersi il
proprio trono. Dopo alcune vicissitudini arrivano finalmente a Keladon dove gli
aspetteranno pericoli, battaglie, fiaschi e menzogne che porteranno a la
cattura della principessa che viene portata in un mercato di schiavi ma viene
salvata da i nostri eroi che, alla, fine sconfiggeranno il perfido re con il
suo esercito. Keladon é salva.


MESSAGGIO DELL’AUTORE: Il
messaggio é che non bisogna mai fidarsi dell’aspetto esteriore, ma di quello
interiore di una persona qualsiasi come ad esempio Re Septimius che sembrava
buono ma in realtà era cattivissimo.


****GIUDIZIO E COMMENTO
PERSONALE: Questo libro é molto bello perché non solo parla di fantasia ma
dentro c’é anche uno spicchio di avventura.
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"Diario di una schiappa". Scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

AUTORE: Jeff Kinney
ANNO: 2008
CASA EDITRICE: Il castoro

PERSONAGGI PRINCIPALI: Gregory Heffley, Frank Heffley, Susan Heffley, Manny Heffley, Rodrick Heffley, Rowley Jefferson,

AMBIENTE: cittadina degli Stati Uniti

LINGUAGGIO: personale

BREVE TRAMA: Gregory Heffley, chiamato più comunemente Greg, è un ragazzo di undici anni che vive in una piccola cittadina degli USA in una famiglia composta da cinque persone: il padre, Frank, la madre, Susan, il fratello maggiore, Rodrick, e quello più piccolo di nome Manny.
Greg inizia a frequentare le medie e cominciano i problemi perché il mestiere del ragazzo per lui è molto complicato.
Prima di tutto c’è la scuola: i suoi compagni sono poco socievoli, i professori molto severi (e Greg non prende dei gran voti) e poi ci sono i bulli.
Con le ragazze Greg non ha un gran successo e a completare il quadro c’è la sua famiglia.
Rodrick, suo fratello maggiore di diciotto anni, ne combina una dietro l'altra, facendo sentire Greg ancora più stupido di quello che è in realtà.
Per quanto riguarda lo sport Greg non ci sente: non pratica sport e odia l'attività fisica, mentre suo padre Frank cerca sempre di convincerlo ad andare un po' a correre.
Greg preferisce giocare ai videogiochi o vedersi con un suo amico un po' strampalato, Rowley, che, comunque, riesce sempre ad andare meglio a scuola e ad aver successo con le ragazze.
Insomma, Greg non è proprio un ragazzo modello, ma prende la vita con molta serenità e cerca anche di divertirsi il più possibile: è questo, infatti, il messaggio dell' autore “divertirsi, con intelligenza e responsabilità, finchè si può”-

COMMENTO PERSONALE: “Diario di una schiappa” sono innanzitutto una trilogia dedicata al triennio delle medie inferiori ( uno per ogni anno).
Sono molto divertenti, scorrevoli nella lettura perché accompagnati anche da bei fumetti e direi molto attuali. I libri infatti, tra una battuta ed un’avventura, toccano comunque problematiche come il bullismo, la dipendenza da videogiochi, cellulari, televisione e la necessità di continuo protagonismo da parte della nostra generazione.

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AUTORE: Lemony Snicket
CASA EDITRICE: Salani
ANNO DI STAMPA: 2000
GENERE: drammatico
LUOGO E AMBIENTE: una villa
PERSONAGGI PRINCIPALI: i fratelli Badelaire: Violet, Klaus e Sunny e il loro nemico: il conte Olaf
LINGUAGGIO: narrativo


BREVE TRAMA: Questo libro narra la storia degli sfortunati orfani Badelaire:Violet, Klaus e Sunny che, dopo tanti eventi sfortunati, si ritrovano nella villa del loro tutore cioè uno zio svampito proprietario di molti rettili.
La vicenda può apparire lieta all’inizio quando gli orfani sono in compagnia di questi animali e dello zio. Tuttavia non bisogna lasciarsi ingannare perchè, dopo poche battute, entrerà in scena il conte Olaf, sotto il falso nome di Stephano, che si farà riconoscere come l’assistente dello zio svampito.
Violet, Klaus e Sunny dovranno affrontare molte disgrazie a causa di Olaf, ma riusciranno a trionfare mandandolo in prigione anche se, dopo poco tempo, riuscirà a evadere.

MESSAGGIO DELL’AUTORE: Secondo il mio parere l’autore con questo libro vuole trasmetterci un messaggio di speranza in quanto, anche nelle situazioni più difficili e sfortunate, si può trovare sempre una via d’uscita con la buona volontà e la determinazione.

****GIUDIZIO E COMMENTO
PERSONALE: questo libro, pur essendo molto triste e drammatico, risulta di
piacevole lettura perché narra una storia emozionante e molto interessante.

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Trilogia de “Le avventure nel frattempo, Il trattamento ridarelli, Rover salva il Natale” di R.Doyle. Scheda dei libri a cura di Filippo Dagnino


AUTORE: Roddy Doyle

CASA EDITRICE: Salani

ANNO DI STAMPA: 2004-2005


GENERE: comico

LUOGO AMBIENTE: Dublino

PERSONAGGI PRINCIPALI: Signor Mack, i figli grandi Robbie e Jimmy, la figlia piccola Kayla e la sua amichetta Victoria, la moglie Billie Jean, il cane Rover, i Ridarelli

LINGUAGGIO: comico e narrativo

BREVE TRAMA: Questa divertente trilogia parla della vita di questa strana e felice famiglia. Ne “LE AVVENTURE NEL FRATTEMPO” si scatenano delle situazioni una nel frattempo dell’altra: il Signor Mack va in prigione e intanto i suoi figli Robbie e Jimmy lo vanno a cercare scavando un tunnel sotto di essa, mentre fuggono da una perfida accalappiaorfani. Sua moglie vuole fare il giro del mondo senza dirlo a nessuno ed intanto la figlia Kayla scappa insieme a Victoria, ecc.

Ne “IL TRATTAMENTO RIDARELLI” si parla del Signor Mack che sgrida i suoi bambini perché hanno rotto il vetro della finestra con il pallone da calcio. Il Signor Mack, allora, si “becca” il trattamento Ridarelli: si tratta di una punizione (pestare un escremento fresco di cane) inflitta dai Ridarelli agli adulti che trattano male ed ingiustamente i bambini. Chi sono i Ridarelli? Sono delle creaturine, piccoli topini,che mettono in atto la punizone “Ridarelli”. La “cacca” viene prodotta dal cane Rover che è molto ricco perché la vende a caro prezzo. E sarà però lo stesso cane Rover a salvare il Signor Mack dalla minaccia marrone.

In “ROVER SALVA IL NATALE”, Rudolph, la renna più veloce della slitta di Babbo Natale, è in sciopero e non vuole lavorare. C’è solo un animale che può sostituire la renna: il cane Rover. Attraverso demenziali intervalli pubblicitari, lucertole in amore e una notte molto movimentata Rover salverà il Natale per un pelo. Così la festa natalizia potrà continuare ad esistere in tutto il mondo.

MESSAGGIO DELL’AUTORE: Pur essendo una trilogia molto comica e divertente, nasconde in realtà alcune morali da non trascurare: impegnarsi a fondo per raggiungere i propri scopi, avere rispetto e cura dei bambini e credere nelle cose più belle per farle vivere sempre.

****GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Questa è una trilogia molto divertente e piena di colpi di scena. Vale la pena leggerla per rendersi conto del modo geniale di scrivere di Roddy Doyle.

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INVICTUS:
QUANDO LA POESIA DIVENTA UN FILM

Invicuts è una splendida poesia scritta dal poeta inglese William Ernest Henley.
La parola INVICTUS deriva dal latino e significa “INVITTO”  cioè “MAI SCONFITTO”.
Qualche breve  parola sul poeta. Henley sin da bambino fu affetto da una grave malattia: una forma rara di tubercolosi ossea.
Tuttavia ciò non gli impedì di proseguire gli studi e di tentare la carriera giornalistica. A 25 anni però gli amputarono una gamba, ma Henley , da vero INVICTUS, non si diede per vinto, continuò la sua carriera e visse ancora per 30 anni con una protesi artificiale. E’proprio durante questo periodo della sua vita che scrisse questa magnifica poesia.

LA POESIA

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per
l’indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà,
senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il
padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.


IL FILM “INVICTUS”
INVICTUS non è solo una poesia, è anche il titolo di un grande film diretto da Clint Eastwood ed interpretato da Morgan Freeman, nel ruolo del Presidente Sudafricano Mandela, e da Matt Demon, nel ruolo di François Pienaar capitano della squadra di rugby Springboks.
TRAMA:  Nelson Mandela è il nuovo Presidente della Repubblica Sudafricana. L’apartheid è ufficialmente abolito, ma si manifestano ancora molte forme di razzismo.
Mandela deve trovare un modo per riunire la sua popolazione ancora spaccata in due: i neri ed i bianchi ed approfitta della Coppa del Mondo di Rugby del 1995. Infatti proprio in quell’anno viene permesso agli Springboks di partecipare ad eventi internazionali prima proibiti a causa dell’apartheid.
Il Presidente vuole che la squadra vinca il mondiale. Tuttavia gli Springboks, reduci da alcune sconfitte, non hanno ancora le giuste motivazioni per arrivare alla vittoria.
Mandela non si arrende. Convoca François Pienaar, capitano della squadra, e gli chiede di guidare la squadra alla vittoria citando la poesia “Invictus” che era stata sua fonte di ispirazione durante gli anni trascorsi in prigione.
Gli Springbocks vincono e questo evento segna l’inizio di un cammino verso la pace tra bianchi e neri.

COMMENTO: Il film è ricco di riflessioni. Si parla di apartheid, di come l’odio razziale abbia disintegrato una nazione intera. Però si parla anche di sofferenza di un uomo che dopo 27 anni di prigionia trova la forza di unire un paese ormai diviso e sconfitto dall’odio. Mandela insegna al suo popolo come il perdono e la riconciliazione siano un’arma potentissima.
Il finale è poi molto commovente perché in quel momento si capisce che la gioia della vittoria diventa un inno alla vita per sperare in un futuro migliore.
Come scrive Henley e come ci insegna Mandela per quanto siano avverse le circostanze di una vita, per quanto possano determinare il destino, per quanto possano piegare una persona…non potranno mai spezzarla.
Gli eventi non possono essere di certo cambiati però il film e la poesia ci insegnano che possiamo imparare a cavalcarli con vento favorevole!

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"Il bambino con il pigiama a righe" di J Boyne

ASA EDITRICE: BUR extra rizzoli


ANNO DI STAMPA: 2007


GENERE: drammatico


LUOGO E AMBIENTE: Germania, in un piccolo paesino di nome “Auscit” (cioè Aushwitz)


PERSONAGGI PRINCIPALI: Bruno, Shmuel, il padre di Bruno e la madre di Bruno


LINGUAGGIO: narrativo


BREVE TRAMA: Siamo nella Seconda guerra mondiale, in Germania. Il dittatore tedesco Adolf Hitler sta elaborando la “soluzione finale” per eliminare gli ebrei d’Europa nei campi di sterminio. La storia parla proprio di questa distruzione vista attraverso gli occhi di Bruno, un bambino tedesco di nove anni. Suo padre è un importante ufficiale al servizio del Fùhrer e contribuisce al massacro degli ebrei.
Un giorno i genitori annunciano a Bruno e a sua sorella Gretel, ovvero il Caso Disperato, che ci sarà un trasloco e che dovranno lasciare la loro bella e grande casa berlinese a cinque piani per trasferirsi ad “Auscit”, una piccola località tedesca vicino a Berlino. Bruno è molto arrabbiato e irritato a causa del trasloco perché perde i suoi tre amiconi, i suoi nonni e la scuola che ha sempre frequentato.
La madre, però, lo rassicura dicendogli che, ad Auscit, resteranno solo per un paio di mesi. In realtà, il lavoro del padre di Bruno è il motivo per cui sono lì: egli, infatti, lavora nel campo di concentramento e di sterminio proprio accanto alla loro squallida casupola. La stanza da letto di Bruno ha una finestra che dà sul campo dal terreno sabbioso e brullo ed egli si affaccia sempre a vedere quelle curiose persone con un pigiama a righe che lavorano tutte insieme nel campo. Quando domanda alla mamma chi sia tutta quella gente, lei gli risponde che sono dei semplici contadini che lavorano la terra e che comunque lui non deve avvicinarcisi. Un giorno, però, Bruno, di nascosto, decide di fare una piccola “esplorazione”e va a vedere i “contadini che lavorano la terra”all’interno di quello strano campo circondato da un reticolato di filo spinato. Incontra Shmuel, un bambino ebreo della sua stessa età, dall’altra parte del reticolato, e incominciano a parlare. Diventano amici e decidono di incontrarsi ogni giorno, di nascosto. Bruno, per la prima volta ad Auscit, è davvero felice. Il destino, però, è in agguato: Shmuel viene internato nelle “docce” (camere a gas) del campo di sterminio insieme ad altri ebrei, e con lui va anche Bruno. I tedeschi scambiano Bruno, incosciente di quello che sta per accadere, per un ebreo e quando suo padre arriva è troppo tardi.

MESSAGGIO DELL’AUTORE: Il messaggio dell’autore è molto semplice: spinge il lettore a riflettere sul valore dell’amicizia che nasce tra Bruno e Shmuel.
Due bambini, uno tedesco e l’altro ebreo, che, sebbene siano separati da quel filo arrugginito, riescono a vivere con ingenuità ed innocenza quella tragedia orribile.
Ma il libro non è solo questo: è il ricordo della guerra e della shoha, uno sterminio di dimensioni inimmaginabili. E’ anche il rapporto difficile tra genitori e figli che non si capiscono ed è infine il cambiamento della vita che costringe un bambino ad andarsene dalla sua città per seguire il padre per un lavoro che a lui non è stato spiegato.
Una “favola” scritta per far riflettere le generazioni future su tante tematiche.


GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Una storia drammatica, intensa, che ti rapisce in un dramma sempre contemporaneo: il prezzo che pagano gli innocenti per gli sbagli e le colpe dei più “grandi”.
La commovente storia di un’amicizia finita male, ma che rappresenta, forse, la speranza e la felicità tra tanto dolore.
Tuttavia un solo quesito resta irrisolto alla fine del libro: perché, nonostante la consapevolezza degli orrori del passato, si continua a perpetuare l’odio e la violenza contro altri essere umani come noi?*****
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"No" scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

AUTORE: Paola Capriolo

CASA EDITRICE: Edizioni EL

ANNO DI STAMPA: 2010

GENERE: drammatico

LUOGO E AMBIENTE: Alabama (Stati Uniti meridionali), nella città di Montgomery

PERSONAGGI PRINCIPALI: Rosa Parks

LINGUAGGIO: biografico

BREVE TRAMA: Questo libro narra la vita e la storia dell’importanza che ha avuto, nella società del Novecento, Rosa McCauley divenuta Rosa Parks dopo aver sposato Raymond Parks.
La storia si svolge nella capitale dell’Alabama: Montgomery dove, nel 1950, dopo la guerra, c’era ancora il razzismo organizzato nel sistema del “Jim Crow”, attraverso il quale tutta la gente di colore, compresa Rosa e la sua famiglia, non poteva stare in certi locali, autobus, negozi, bagni, ecc.
Inoltre i “neri” dovevano lavorare nelle piantagioni di cotone. Ed il libro racconta come Rosa, attraverso gli insegnamenti del nonno, delle sue vecchie maestre, di alcuni avvocati e di molte altre persone, riesca a farsi rispettare e sconfiggere il razzismo grazie all’aiuto datole dal leader Martin Luther King e da una semplice parola pronunciata per non dare il suo posto a un bianco su un autobus in linea: NO.

MESSAGGIO DELL’AUTORE: Questa vicenda insegna che le persone devono essere rispettate indipendentemente dal colore della pelle o per le loro abitudini. Inoltre per riuscire nelle grandi o piccole imprese bisogna sempre crederci.

***GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Il libro è piacevole da leggere perché scritto con semplicità e ricco di insegnamenti per il lettore.




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"Il re dei ladri " Scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

AUTORE: Cornelia Funke


CASA EDITRICE: Oscar Mondatori


ANNO DI STAMPA: 2009


GENERE: azione


LUOGO E AMBIENTE: Venezia ai giorni nostri


PERSONAGGI PRINCIPALI: Prosper e suo fratello Bo, Scipio che è il Re dei Ladri, Mosca, Vespa, Riccio e il detective Victor


LINGUAGGIO: narrativo


BREVE TRAMA: Prosper e suo fratello Bo sono due bambini orfani e sono in fuga da due zii malvagi che li vogliono separare. I due fratelli si rifugiano a Venezia dove vengono “cacciati” dal detective un po’ imbranato di nome Victor e dai due zii. Nella magica città lagunare entrano in questa pittoresca famiglia che vive dei furti mirabolanti di Scipio: il Re dei Ladri. Prosper e Bo vengono coinvolti in un’avventura che cambierà per sempre la loro vita.


MESSAGGIO DELL’AUTORE: Secondo me, l’autore vuole insegnarci che un uomo, indipendentemente da quali siano state le sue sfortune,se ne ha la volontà, può sempre realizzare i suoi sogni e cambiare il corso della sua vita. A volte renderla anche migliore!!!!


GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Questo libro è molto bello perché è pieno di azione e ricco di colpi di scena. Una storia di amicizia, desiderio, fuga e libertà che ti incatena per circa 400 pagine e ti resta nel cuore per molti giorni, anche quando hai terminato di leggerlo.****


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"Assassination" Scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

AUTORE: Guido Sgardoli


CASA EDITRICE: Rizzoli romanzo


ANNO DI STAMPA: giugno 2009


GENERE: giallo


LUOGO E AMBIENTE: Inghilterra, Francia, Svizzera a fine Ottocento


PERSONAGGI PRINCIPALI: David Pip, Calum Traddels, Dr. Watson, Sherlock Holmes


LINGUAGGIO: narrativo. E’ interessante come in alcuni punti il narratore comunichi direttamente (quasi in prima persona) con il lettore


BREVE TRAMA: Inghilterra, fine Ottocento. David Pip e Calum Traddels scappano dall’orfanotrofio in cui sono cresciuti: Montagne Hall. I due sono decisi ad andare a Londra per indagare sulla scomparsa di Sherlock Holmes. Infatti David è convinto di essere suo figlio e vuole dimostrarlo. David e Calum durante il loro viaggio incontreranno persone disposte ad aiutarle, come il Dr. Watson .Ma si imbatteranno anche in persone che li ostacoleranno, come una banda di ladruncoli, il Sig. Hyde, Dracula e Frankestein. Davidi e Calum incontreranno infine anche Monsieur Poirot e il fantasma di Canterville, e persino Heidi con il suo amico Peter. Insieme a tutti questi personaggi riusciranno ad arrivare alle cascate di Reichenbach in Svizzera per ritrovare finalmente il padre di David.


MESSAGGIO DELL’AUTORE: Il messaggio più importante del libro è: se credi veramente in una cosa, fai di tutto per ottenerla. David è infatti così convinto di poter ritrovare il padre che fa qualsiasi cosa pur di arrivare a lui.


GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Questo è un libro molto coinvolgente, ricco di colpi di scena. Trovo anche che sia un libro grandioso perché permette al lettore, all’interno dello stesso racconto, di conoscere personaggi di importanti romanzi come Frankestein, il fantasma di Canterville, Mr. Hyde e persino i due protagonisti del cartone animato Heidi*****
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Il Cacciatore di aquiloni. scheda del libro a cura di Filippo Dagnino


IL CACCIATORE DI AQUILONI di Khaled Hosseini

GENERE: drammatico

LUOGO E AMBIENTE: Afghanistan a Kabul e in California

PERSONAGGI PRINCIPALI: Amir, Hassan, Baba, Rahim Khan, Sohrab, Soraya e Ali

LINGUAGGIO: narrativo

BREVE TRAMA: Siamo in Afghanistan, all’inizio degli anni Sessanta, quando nasce, a Kabul, Amir in una delle famiglie più ricche della città. Suo padre, Baba, è un ricco commerciante di tappeti. Amir, quando era piccolo, giocava sempre con Hassan, il figlio di Ali servo nella casa di Baba, e la cui madre, Sanaubar, era scappata alla sua nascita. Amir e Hassan erano stati sempre amici ed erano anche appassionati degli aquiloni e delle battaglie che si facevano con essi, fino a quando un giorno, nel gelido inverno del ’75, la vita di Amir e Hassan cambiò in quel vicolo di Kabul, per sempre. Amir aveva vinto la battaglia di aquiloni e aveva mandato Hassan a riprendere il suo trofeo: un bel aquilone azzurro. Amir non trovava Hassan, finchè non lo vide in quel vicolo di Kabul e assistette al suo stupro senza fare qualcosa. Scappò con la sua codardia e decise di cacciare da casa il suo umile amico con Ali i quali erano sempre stati considerati membri della famiglia di Amir.

Ed ora eccolo qui, Amir, sposato, residente in California, diventato uomo e autore di romanzi. Dopo la morte del padre, Baba, nell’estate del 2001, viene richiamato in Afghanistan dal vecchio amico di Baba: Rahim Khan, il quale vuole che Amir vada a Karteh-Seh per prendere il figlio di Hassan il quale, senza i genitori uccisi dai talebani, è in un orfanotrofio. Rahim Khan sa quello che è successo a Kabul nell’inverno del 1975 e convince Amir a prendere il figlio di Hassan, Sorahb, per rimediare quello che aveva fatto al suo migliore amico: il cacciatore di aquiloni.



MESSAGGIO DELL’AUTORE: L’autore vuole far capire che c’è sempre un modo per essere buoni e per rimediare agli errori che si fanno nella propria vita, come è successo con Amir.


Insegna anche che, purtroppo, alcuni errori si commettono non per la propria volontà, ma perché dettati dalle paure e dalle circostanze del momento.



GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: Il cacciatore di aquiloni è un bel libro da consigliare a chiunque perché fa riflettere sulle difficoltà della vita e su come le circostanze possano condizionare l’esistenza di un uomo. Però c’è sempre rimedio a tutto:l’importante è avere l’umiltà per riconoscere le proprie mancanze e non perdere mai la fiducia in se stessi e negli altri.

Il cacciatore di aquiloni è un libro molto commovente: tu leggi la storia e ti ritrovi a piangere tra una riga e l’altra, però, nello stesso tempo, ti senti più forte e più ricco nell’animo.****

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Frankestein. Scheda del libro a cura di Filippo Dagnino

Frankestein di Mary Shelly
GENERE: horror/drammatico
LUOGO E AMBIENTE: Svizzera – Germania
PERSONAGGI PRINCIPALI: Vittorio Frankestein e il mostro da lui creato
LINGUAGGIO: molto curato ed elegante. Utilizzo di termini complessi.
BREVE TRAMA: Vittorio Frankestein si allontana dalla sua famiglia alla maggiore età per andare a studiare all’Università di Ingolstad (Germania) filosofia naturale.
Curioso di sapere come ha inizio la vita in un corpo umano, un giorno decide di scoprirlo: si reca in cimiteri e cripte per trovare pezzi di cadavere da assemblare e dare vita a un corpo. Nasce così un mostro di troppa bontà: Frankestein.
MESSAGGIO DELL’AUTORE: La scienza e l’uomo possono manipolare la vita dell’uomo, arrivando a creare dei “mostri” che poi si rivelano avere più buon cuore degli essere umani.
GIUDIZIO E COMMENTO PERSONALE: ritengo che questo libro sia interessante per la storia originale che racconta. Ho trovato molto strano che già nel 1700 la scienza fosse interessata alla creazione della vita in modo non naturale. Oggi si parla degli esperimenti fatti con la clonazione, però ho capito che l’interesse era già vivo a quel tempo.
Personalmente non sono d’accordo con queste sperimentazioni, potrei accettarle solo se fatte a fin di bene.
Tuttavia il libro mi è piaciuto, anche se in alcune parti l’ho trovato molto articolato sia per il linguaggio usato, sia per il contenuto un po’ complesso.***