Consigli

Giovedì 18 agosto 2011"La conquista del vasino" di Daniela Stocchi

"Educare un bambino al vasino è spesso la prima grande battaglia che i genitori affrontano con i figli e si tratta di una battaglia persa in partenza se i genitori iniziano quando il piccolo non è ancora pronto. I bimbi che vengono spinti troppo presto al controllo degli sfinteri avvertono rabbia, risentimento e vergogna. I genitoriche forzano la cosa vanno spesso incontro alle stesse emozioni. La vostra mamma vi ripeterà in continuazione che a 18 mesieravate già perfettamente in grado di utilizzare il vasino, mentre vostro figlio a due o tre anni sporca ancora IL PANNOLINO. Sicuramente ciò è vero, ma questo non significa che le nostre mamme fossero "mamme perfette"o noi dei "bambini prodigio", me semplicemente che negli anni 60/70 si utilizzava un metodo diverso, quello del condizionamento operante: devono essere educati a svuotarsi quando vengono posti a sedere sopra il walter, poiché non sono ancora abbastanza grandi per salirvi sopra. Questo metodo funziona ma richiede tempo ed è possibile che fallisca più volte prima della buona riuscita.
Oggi l'educazione al vasino avviene tra i due e i tre anni, quando il piccolo è mentalmente, fisicamente ed emotivamente pronto. Il risultato è una veloce acquisizione del controllo degli sfinteri in maniera stabile e senza regressioni. L'arrivo della buona stagione e l'avvicinarsi delle ferie estive sono un buon momento per provarci.
Naturalmete dovremo prestare attenzione ai segnali she il nostro bimbo ci manda e che ci fanno capire se davvero è pronto per il grande passo. Se un bimbo non sembra infastidito dal pannolino sporco, vuol dire che non è ancora pronto ad usare il vasino. Se invece comincia ad essere infastidito dagli odori del proprio corpo e vuole comportarsi "da grande", osservando ed imitando il comportamento degli adulti o ,semplicemente, di un fratello maggiore, è incuriosito dall'andare in bagno, si può cominciare con calma e pazienza la grande avventura..
anche le tensioni emotive giocano un ruolo importante, situazioni di stress, quali la nascita di un fratellino possono innescare, incinsaoevolmente, nel bambino la voglia di attirare l'attenzione e possono manifestarsi anche nel rifiuto ad evacuare. In questa sfera rientrano altri aspetti di ordine psicologico: il bambino vive la perdita delle feci come perdesse parte di se, oppure viene sforzato a controllarsi prematuramente, da qui il rifiuto di usare il vasino o il water.
Per concludere, non cercate di togliere il pannolino al vostro bambino intorno al periodo della nascita del fratellino, a meno che non sia lui a dimostrarne chiaramente l'intenzione. imparare ad usare il bagno è impegno gravoso per un bambino piccolo e volerglielo insegnare entro la nascita del fratello potrebbe portarlo ad una regressione, poiché si chiederà perché il nuovo nato usa il pannolino e mamma e papà ne sono contenti. Ricordate, quindi, di avere pazienza, lodarlo e gratificarlo ogni volta che raggiunge l'obbiettivo: approfittate di questi mesi estivi se il vostro bimbo sembra "maturo" poiché in ferie si è tutti meno stressati e più accomodanti.
Danila Stocchi"
8/08/2011


mercoledì 1 giugno 2011

Le zecche, che fare?

Cari amici,
l'estate sta arrivando...sole, mare, gite fuori porta e....qualche guastafeste!! Iniziamo con le zecche, parleremo più avanti delle zanzare, processionarie.. Per qualsiasi dubbio contattatemi al mio indirizzo email aferrand@fastwebnet.it e visite il blog di repubblica www.medico-bambini-genova.blogautore.repubblica.it dove ho risposto ad una mamma.
Chi sono le zecche? e come dobbiamo comportarci?



Le zecche sono acari appartenenti alla famiglia delle Ixodiae, comunemente definite zecche dure in quanto provviste di scudi dorsali chitinizzati che nei maschi sono estesi a tutta la superficie dorsale
dell’idiosoma mentre nelle femmine, nelle larve e nelle ninfe sono limitati alla sola regione anteriore.


Le zecche necessitano di tre pasti ematici che, a seconda delle specie, possono essere completati tutti o in parte sullo stesso ospite, oppure necessitano di tre pasti diversi ed anche l’uomo rientra nel ciclo biologico delle zecche. Il loro morso può essere veicolo di malattie con una percentuale di sviluppo della malattia stessa basso se la zecca viene staccata entro 36-48 ore. Le zone a maggior rischio sono prati con vegetazione erbacea e arbustiva ed in boschi a prevalenza di latifoglie. Determinante è la presenza di animali selvatici che rappresentano i serbatoi naturali di alcuni agenti patogeni a trasmissione vettoriale, tra cui Borrelia, Rickettisia delle febbri eruttive, dell’encefalite da zecca eCoxiella burneti. Nei contesti urbani i rischi si hanno nelle aree con vegetazione erbacea e negli ambienti accessibili a cani e
gatti. La massima attività delle zecche è nei periodi primaverili ed estivi.


La zecca deve essere rimossa immediatamente dalla cute, afferrandola saldamente con una pinzetta, tirandola e nello stesso tempo effettuando una piccola rotazione per evitarne la rottura. Se il rostro dovesse rimanere all’interno, deve essere estratto con l’aiuto di un ago sterile. Prima dell’estrazione
non applicare mai calore o sostanze tossiche per la zecca, come alcol, vaselina poiché inducono nella zecca un rigurgito, con un forte aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni.


Solamente dopo l’estrazione disinfettare la parte lesionata avendo l’accortezza di non usare prodotti che tingano la pelle, potrebbero nascondere segni dell’infezione. Occorre poi spremere la lesione onde favorire il sanguinamento e la fuoriuscita del contenuto della tasca trofica ed avvisare il pediatra o il medico curante nel caso di un adulto, che suggerirà di seguire un periodo di osservazione di circa 30-40 giorni per individuare tempestivamente l’eventuale comparsa di segni e sintomi d’infezione.

La reazione infiammatoria è causata dai secreti salivari composti da diverse sostanze con attività anestetica, rubefacente, anticoagulante e dalla reazione stessa del soggetto punto. La potenziale pericolosità della zecca deriva dalla sua capacità di veicolare all’uomo agenti infettivi e di
funzionare come serbatoio naturale del patogeno garantendone la replicazione all’interno dell’organismo. Fra i patogeni trasmessi ricordiamo:


·
Borrelia burgdorferi s.l, responsabile della
malattia di Lyme, che appare con un iniziale eritema circolare attorno alla
puntura dopo un paio di settimane, per passare poi, negli stadi successivi, a
dolori muscolari e ossei, con possibili disturbi cardiaci ed infine, se non
curata, allo sviluppo di un artrite cronica. Raramente può influire sul sistema
nervoso.

·
Rickettsia conorii israeli , agente della febbre
eruttiva, la cui trasmissione avviene oltreché dalla saliva inoculata con il
morso, anche dalle feci e dalle goccioline di fluido emesso dalle
articolazioni. Evitate, quindi, di manipolare le zecche a mani nude e prestate
la massima attenzione a non romperle.

·
Rickettsia slovaca, responsabile della sindrome
TIBOLA, che porta spossatezza, artralgia e senso di affaticamento.

·
Arbovirus, agente dell’encefalite da zecche,
presente in foci endemiche nel Nord-Est dell’Italia e in tutta l’Europa
settentrionale e dell’Est.

La prevenzione si fonda su norme comportamentali, quali:

·
Non frequentare i passaggi della fauna selvatica.

·
Preferire sentieri con vegetazione bassa.

·
Evitare di sedersi a terra su foglie o erbe secche.


·
Indossare abiti chiari che rendono più agevole l’individuazione delle zecche.


·
Indossare scarpe alte e pantaloni lunghi.

·
Evitare di creare con gli abiti strascichi (es. maglie legate in vita)





Ispezionare sempre il corpo del bambino, oltre che il proprio, dopo un’attività all’aria aperta.
L’utilizzo di insetto-repellenti è importante se si va in aree infestate di zecche oppure dove sussiste un elevato numero di casi di malattia da zecca, mentre è fondamentale, per la nostra prevenzione, usarli abitualmente sui nostri animali domestici, almeno, per tutto il periodo estivo.

I principi attivi sono essenzialmente tre:




  • DEET: molecola
    particolarmente attiva, il cui impiego deve essere diversificato a seconda dell’età: mai usato sotto i 6 mesi, in concentrazioni inferiori al 10% fra i 6 mesi e i 2 anni con una sola
    applicazione giornaliera, mentre le stesse concentrazioni possono essere utilizzate tre volte al giorno in bimbi fra i 2 ed i 12 anni. Oltre i 12 anni la concentrazione può aumentare, senza superare il 30%, sempre 3 o 4 volte al giorno. I prodotti a base di DEET possono essere impiegati sulla cute o anche sugli abiti.

·
PICARIDINA: più sicura sotto il profilo tossicologico, tuttavia è temporalmente meno attiva.


·
PERMETRINA: garantisce una protezione al 100%. I prodotti a base di p. devono essere utilizzati solo sugli abiti e mai direttamente sulla cute.

Alberto Ferrando
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
21/05/2011

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

18/04/11  "LA CIOCCOLATA"         

In questi giorni che precedono la Santa Pasqua vi ripropongo alcuni passi di un articolo scritto qualche tempo fa sul Corriere Mercantile:

La cioccolata: fa male? Quanta se ne può mangiare? Può far parte della dieta dei bambini? Da che età e con quali limiti? Senza alcun dubbio esistono un mucchio di luoghi comuni da sfatare: non è vero che:
  1.  faccia venire i brufoli o che sia molto allergizzante. L'acne nell'adolescenza è provacata da fattori ormonale e non dal consumo del cioccolato. Se prendiamo in considerazione una serie di alimenti in grado di scatenare reazioni allergiche vediamo che, in ordine di frequenza, il cioccolato si situa alla fine, dopo il pesce, le uova, i crostacei, il latte vaccino, il sedano, le fragole e molti altri cibi. E' stato calcolato che meno del 2% dei soggetti allergici possono essere suscettibili a reazioni allergiche dopo assunzione di cioccolato.
  2. faccia male ai denti, anzi è stato dimostrato che la polvere di cacao possiede un potere anticariogeno dovuto alla presenza di tre tipi di sostanze: i tannini (che inibiscono lo sviluppo di batteri), il fluoro (presente nella concentrazione di 0,05mg/100g) e i fosfati (che agiscono contro gli acidi formatidal metabolismo degli zuccheri). Con questo, però, non vi consigliamo di dare la cioccolata ai bambini  per prevenire la carie, anzi, è sempre buona abitudine far lavare i denti dopo avere mangiato qualsiasi alimento soprattutto se zuccherato. 
E' vero, invece, che ha un'azione stimolante ed antidepressiva perché contiene delle sostanze, le endorfine, che contrastano il dolore e predispongono al piacere e la teobromina in grado di migliorare la concentrazione e la prontezza dei riflessi. Ha, inoltre, il potere di stimolare la produzione di serotonina, una sostanza che agisce a livello cerebrale e che ha la capacità di infondere calma e tranquillità e di migliorare l'umore. Attenzione, però, che alcune sostanze possono determinare degli effetti collaterali con disturbi nervosi, anche gravi, nei bambini (e soprattutto negli animali domestici). Attenzione, infine, al fatto che il cioccolato è un alimento particolarmente ricco di calorie e, pocihè spesso viene mangiato, al di fuori dei pasti, rischia di indurre un eccessivo apporto energetico. Ecco i valori calorici ogni 100 grammi :
  • cioccolato fondente: 530 kilocalorie
  • cioccolato al latte: 540 kilocalorie
  • cioccolato al latte con nocciole: 535 kilocalorie


*****************************

LE 7 REGOLE DI GIOVANNI BOLLEA "LE MADRI NON SBAGLIANO MAI

1. Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia.

2. Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.

3. I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.

4. Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.

5. Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.

6. Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.

7. Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.

(e qui si inserisce la proposta di dare alle mamme che hanno avuto un bambino il "part time" che in genere viene negato anche in strutture che tutelerebbero i diritti dell'infanzia, o se concesso si viene trattati male e altre facilitazioni: stiamo valutando le persone in base alle ore e non ai risultati. Penso che molti lavori si potrebbero svolgere tramite il telelavoro ecc.)