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domenica 21 agosto 2011

I PANNI SPORCHI SI LAVANO IN FAMIGLIA


Leggo mentre finiscono i miei giorni di ferie che nel mese di agosto, a Udine, è comparsa la notizia di ragazzi minorenni che, con la complicità di amici maggiorenni, vendevano ori di famiglia per comprare vestiti alla moda e iphone. La cosa che mi ha più colpito e fatto riflettere è che i genitori, accortisi dei furti, li hanno denunciati. La vicenda ricorda... un po’ una notizia “genovese” di qualche tempo fa di una mamma che si era rivolta alle autorità per far smettere al figlio di giocare ai videogiochi.
Una interpretazione della denuncia (anche se bisognerebbe conoscere la vicenda più approfonditamente) può essere di una resa del ruolo della famiglia, una ritirata, un tirar su la bandiera bianca, e una difficoltà educativa che nessuna istituzione, se non la famiglia stessa, può riparare. Magari con aiuto di amici o di altre figure professionali come il pediatra o l’insegnante o il medico curante o associazioni di volontariato come “Genitori Insieme” (www.genitorinsieme.it) o “Lighthouse” (www. http://www.lighthousegenova12.org/) .
Abbiamo assistito, e assistiamo, ad una generazione con una percentuale altissima di genitori più preoccupati di soddisfare le richieste, di qualsiasi tipo, dei figli per evitare proteste, pianti, urla, bizze capricci che di educare. E per educare è necessario saper dire anche di no: le negazioni e le frustrazioni hanno una funzione, anche se al momento fanno stare male, infatti siamo tutti più contenti quando ci viene concesso tutto, ma ci fanno crescere, ci fanno sviluppare la resistenza e la reazione alla frustrazione e ci preparano a reagire alle, inevitabili, avversità che la vita ci riserva. Prendo lo spunto da questa notizia di cui conosco solo quanto apparso sulla stampa solo per ricordare quale è il ruolo che la famiglia deve avere e che non dovrebbe essere demandato ad altri. In questo caso alle autorità ma spesso alla scuola o al pediatra: ogni tanto in studio qualche mamma o nonna mi dice, davanti al bambino: glielo dica lei che deve..studiare..mangiare…obbedire!!!! Si cerca una autorità “terza” che faccia fare al bambino quello che non è capace di fare colui che “per ruolo” e per autorità deve far fare: il genitore.
Quando avviene qualcosa che non va dovremmo riflettere sul vecchio proverbio “i panni sporchi si lavano in famiglia”. Proverbio che va letto nella sua accezione positiva, non nel nascondere qualcosa per ipocrisia, ma del fatto che quando qualcosa non va in famiglia se ne deve discutere all’interno della stessa cercando anche di rivedere i rispettivi ruoli e sapendo dare punizioni, gratificazioni e perdono. Certi eventi negativi possono essere l’occasione di parlare di guardarsi negli occhi e di riprendere o di rafforzare il dialogo con il figlio o figlia. Il genitore è quello che ha le parole e l’affettività giuste da dare e non la polizia. Prima di far questo è necessario che i genitori si interroghino e si confrontino sul come e perché il figlio è arrivato a fare quello che ha fatto, senza colpevolizzarsi e senza dare giudizi di merito a parenti o alle amicizie o dare la colpa a qualcuno. Una avversità va vista come una occasione di fare il punto di una situazione e può diventare un grande opportunità di miglioramento. Da altre avversità non ci si può riprendere (incidenti, droga, alcol) mentre un comportamento sbagliato è un segnale di allarme che ci avvisa che qualcosa va rivisto. E può essere una occasione positiva. Quando si arriva alla polizia o ai carabinieri si è forse andati un po’ troppo avanti ma ci si deve sforzare di riporatre il tutto all’interno della famiglia magari cercando aiuto.

Alberto Ferrando

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