APPELLO PER I BAMBINI: partiamo anche dalle mense e dai centri estivi ma nutriamo anche la mente dei bambini. (Le cure che nutrono la mente o "Nurturing Care")
Le statistiche dicono che nascono sempre meno bambini. Pubblicità idiote invitano a procreare. Quando si parla di bambini viene detto che stanno bene (non è vero per tanti) e che sono pochi per cui gli investimenti bastano e le Istituzioni hanno ben altri problemi.
Non solo: alcune inefficienze portano a far pagare le mense in anticipo, le famiglie debbono affidarsi ai centri estivi per mancanza di famiglie di appoggio e di strutture per l'infanzia....chi può, economicamente (fino a 180 euro mi hanno detto in alcuni casi alla settimana :-()...chi non può li lascia a casa davanti alla TV creando danni ad uno sano sviluppo psicomotorio. Intanto il patrimonio immobiliare delle colonie è in disuso.
Traggo da un articolo di Medico e Bambino di Tamburlini:
"Un Governo che sia tale, una Amministrazione locale che sia tale, che agisca per il bene della propria società, delle comunità che rappresenta, deve oggi dedicare una specifica attenzione alle politiche per l’infanzia.
L’Italia si è data un Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza (2016) che queste cose le dice, al- cune Regioni si sono mosse e si stanno muovendo, alcuni Comuni pure (dopo una lunga fase in cui, poiché i bambini erano “pochi e quasi tutti sani”, le risorse sono state tagliate, e tagliate e ancora tagliate...). Qualcosa si è fatto negli ultimi anni: gli aiuti economici per le famiglie povere, qualcosa in più per i nidi, i progetti di contrasto alla povertà educativa.
(localmente .....??).
Ma è ancora troppo poco. E, soprattutto, non esiste un coordinamento degli interventi, che sono, tipicamente, a carico di diversi settori: Sanità, Istruzione, Servizi sociali, Economia e finanze, Lavoro, Ambiente... E quindi richiedono, per usare un linguaggio globale, un whole-government approach - cioè un impegno di tutto un governo, o di una amministrazione locale, con un preciso riferimento di responsabilità, che può far capo al Primo Ministro, o al Governatore, o al Sindaco, oppure a un suo delegato, ma con un mandato forte. Altrimenti non si crea il quadro istituzionale e di risorse sufficiente. Ma... (come sostengo anche io)non aspettiamo la politica! Molte cose possono e devono nascere da noi, come operatori e come cittadini. Anche perché, senza consapevolezza diffusa dell’importanza di investire nell’infanzia e l’impegno di tanti, la partita è perduta. L’abbiamo già scritto: molti dei problemi di oggi, da quelli economici a quelli della coesione sociale, da quelli dell’educazione a quelli ambientali, hanno la loro radice in quello che noi tutti siamo in grado di offrire ai nostri figli: opportunità, desideri, un futuro non gravato da ipoteche. A partire da quando sono concepiti, e forse anche pensati".
Le statistiche dicono che nascono sempre meno bambini. Pubblicità idiote invitano a procreare. Quando si parla di bambini viene detto che stanno bene (non è vero per tanti) e che sono pochi per cui gli investimenti bastano e le Istituzioni hanno ben altri problemi.
Non solo: alcune inefficienze portano a far pagare le mense in anticipo, le famiglie debbono affidarsi ai centri estivi per mancanza di famiglie di appoggio e di strutture per l'infanzia....chi può, economicamente (fino a 180 euro mi hanno detto in alcuni casi alla settimana :-()...chi non può li lascia a casa davanti alla TV creando danni ad uno sano sviluppo psicomotorio. Intanto il patrimonio immobiliare delle colonie è in disuso.
Traggo da un articolo di Medico e Bambino di Tamburlini:
"Un Governo che sia tale, una Amministrazione locale che sia tale, che agisca per il bene della propria società, delle comunità che rappresenta, deve oggi dedicare una specifica attenzione alle politiche per l’infanzia.
L’Italia si è data un Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza (2016) che queste cose le dice, al- cune Regioni si sono mosse e si stanno muovendo, alcuni Comuni pure (dopo una lunga fase in cui, poiché i bambini erano “pochi e quasi tutti sani”, le risorse sono state tagliate, e tagliate e ancora tagliate...). Qualcosa si è fatto negli ultimi anni: gli aiuti economici per le famiglie povere, qualcosa in più per i nidi, i progetti di contrasto alla povertà educativa.
(localmente .....??).
Ma è ancora troppo poco. E, soprattutto, non esiste un coordinamento degli interventi, che sono, tipicamente, a carico di diversi settori: Sanità, Istruzione, Servizi sociali, Economia e finanze, Lavoro, Ambiente... E quindi richiedono, per usare un linguaggio globale, un whole-government approach - cioè un impegno di tutto un governo, o di una amministrazione locale, con un preciso riferimento di responsabilità, che può far capo al Primo Ministro, o al Governatore, o al Sindaco, oppure a un suo delegato, ma con un mandato forte. Altrimenti non si crea il quadro istituzionale e di risorse sufficiente. Ma... (come sostengo anche io)non aspettiamo la politica! Molte cose possono e devono nascere da noi, come operatori e come cittadini. Anche perché, senza consapevolezza diffusa dell’importanza di investire nell’infanzia e l’impegno di tanti, la partita è perduta. L’abbiamo già scritto: molti dei problemi di oggi, da quelli economici a quelli della coesione sociale, da quelli dell’educazione a quelli ambientali, hanno la loro radice in quello che noi tutti siamo in grado di offrire ai nostri figli: opportunità, desideri, un futuro non gravato da ipoteche. A partire da quando sono concepiti, e forse anche pensati".
"Abbiamo bisogno di cure sanitarie di qualità, nutrizione sufficiente, ma anche protezione sociale e soprattutto luoghi “buoni” dove crescere, relazioni decenti, “nutrienti” (della mente) appunto.
E quindi supporto economico, e non solo, alle famiglie in difficoltà, servizi per l’infanzia di buona qualità, tempo di qualità in famiglia e fuori. ........anche se siamo uno dei Paesi più ricchi (o meno poveri, se volete). Non abbiamo forse almeno un bambino su 10 in condizioni di povertà materiale assoluta? Non abbiamo una povertà educativa che riguarda, ormai, estesi gruppi sociali, non solo materialmente svantaggiati3? Non misuriamo ogni giorno negli ambulatori, nelle scuole, nelle strade il peso di quello che come società non siamo in grado di dare ai nostri figli?"
Il documento originale e una serie di altri materiali si possono trovare in: http://www.who.int/maternal_child_adolescent/child/nurturing- care-framework/en/. Una sintesi in italiano è a disposizione sul sito del Centro per la Salute del Bambino - onlus (www.csbonlus.org).2Nell’ambito della ampia letteratura in merito, si segnala: Britto PR. Nur-turing care: promoting early childhood development. Lancet 2017; 389(10064):91-102.
E quindi supporto economico, e non solo, alle famiglie in difficoltà, servizi per l’infanzia di buona qualità, tempo di qualità in famiglia e fuori. ........anche se siamo uno dei Paesi più ricchi (o meno poveri, se volete). Non abbiamo forse almeno un bambino su 10 in condizioni di povertà materiale assoluta? Non abbiamo una povertà educativa che riguarda, ormai, estesi gruppi sociali, non solo materialmente svantaggiati3? Non misuriamo ogni giorno negli ambulatori, nelle scuole, nelle strade il peso di quello che come società non siamo in grado di dare ai nostri figli?"
Il documento originale e una serie di altri materiali si possono trovare in: http://www.who.int/maternal_child_adolescent/child/nurturing- care-framework/en/. Una sintesi in italiano è a disposizione sul sito del Centro per la Salute del Bambino - onlus (www.csbonlus.org).2Nell’ambito della ampia letteratura in merito, si segnala: Britto PR. Nur-turing care: promoting early childhood development. Lancet 2017; 389(10064):91-102.
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3Vedi in proposito il documento appena prodotto da Save the Chil- dren: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/ nuotare-contro-corrente-povert%C3%A0-educativa-e-resilienza-italia.
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