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martedì 27 novembre 2018

SPASMI AFFETTIVI

SPASMI AFFETTIVI
Salve dottore, mia figlia soffre di spasmi affettivi. Ogni volta che piange si fa mancare il fiato per diversi secondi. In alcune occasioni è addirittura diventata cianotica e io e mio marito ci siamo spaventati da morire... Volevo sapere quanto dovrebbe durare questa cosa? Ora ha 21 mesi

Cara mamma 
gli gli spasmi affettivi (episodi di apnea inspiratoria nei bambini, con possibile perdita di conoscenza dopo  essere diventati, nella forma più frequente, cianotici) sono un fenomeno abbastanza frequente nei bambini  
Quando il bambino trattiene il respiro cercate di intervenire prontamente soffiandogli in faccia o ,se avete la possibilità, spruzzandogli un pò di acqua sul volto. Anche se perde coscienza comunque non ci sono conseguenze e la ripresa è rapida per il bambino (un pò meno, psicologicamente, per i genitori e i nonni in quanto ci si trova una bella “paura”).
Gli “spasmi affettivi” compaiono dopo frustrazioni, sgridate o se il bambino è contrariato o in caso di dolore in circa il 5 % dei bambini.  Soprattutto nell’età da 6 mesi ai 2 anni e terminano in alcuni addirittura a 6 anni .
Gli spasmi affettivi più frequenti sono quelli in cui il bambino trattiene il respiro e diventa  cianotico (più rari alcuni detti “pallidi” che compaiono più frequentemente in caso di stimoli dolorosi). Se contrariati alcuni bambini possono arrivare agli spasmi affettivi, altri  arrivano a vomitare o  battono la testa ripetutamente al muro o a terra. Molto spesso in queste occasioni viene naturale all’adulto assecondarli e dargliele ed è lì che loro approfittano della situazione e imparano che quella è la strada per ottenere ciò che vogliono, è un precedente. Nei bambini che arrivano ad avere gli  spasmi affettivi cianotici  bisogna, nel tempo, cercare di non concedere tutto per paura della crisi e se compare, come detto sopra, soffiare in faccia al piccolo o bagnarlo con dell’acqua, mantenendo la calma, perché se il bimbo perde conoscenza, si riprende subito.
In alcuni casi un fattore favorente è la carenza di ferro. Ovviamente quanto scritto deve essere valutato dal proprio pediatra curante sia per la conferma della diagnosi che per una eventuale terapia e soprattutto per consigli su educazione e comportamento

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