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lunedì 6 giugno 2016

Nascerà il mio figlio. Dove? Ospedale o a casa?

Nascerà il mio figlio. Dove? Ospedale o a casa?

Il parto a casa è un tema che solleva vivaci dibattiti e discussioni. Il miglioramento della sopravvivenza di queste ultime decadi è stato notevole grazie alla miglio assistenza alle mamme e ai bambini ma grazie anche alle migliori condizioni di igiene e di salute della nostra, pur inquinata, società.  Molti solo a sentir parlare di parto a domicilio, hanno reazioni molto negative anche perché in certe situazioni solo un intervento rapido e qualificato può risolvere imprevvisti che possono accadere.
D’altronde anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e il famoso NICE (National Institute for Clinical Excellence) hanno una posizione, con le dovute precauzioni, favorevole al parto a domicilio.
Personalmente ritengo che sia fondamentale informare le mamme dei vantaggi e svantaggi e che, in situazioni di fisiologia, il parto può avvenire in varie sedi  vanno adottate precauzioni e identificati eventuai rischi che possono orientare la scelta:
·      Ospedale o Clinica,
·      Casa del Parto gestito da ostetriche (Centro Nascita Freestanding),
·      A domicilio,
·      Fuori dall’ospedale (Centro Nascita Alongside)

Non servono contrapposizioni tra operatori o ideologie tra naturale e medicalizzazione. Anzi dobbiamo stare attenti alle generalizzazioni ed evitare che dietro al ritorno, ideologico ed estremizzato, del naturale si facciano correre dei rischi alle persone. Questo è il rischio: la “ideologizzazione” in modo estremo e radicale del naturale con rifiuto di tutto il bene che hanno fatto gli interventi medici (che in alcuni casi hanno portato ad eccessi). Ma non si butta via il bambino con l’acqua sporca. Sull’onda delle estremizzazioni del naturale alcuni sono contro a tutto in modo aprioristico, ideologico e  dannoso (anti farmaci, anti vaccini, ortoressie e simili).
Sul parto linee guida hanno dimostrato, evidenze alla mano, come la scelta del parto in sede diversa dall’ospedale, possa essere una buona scelta se fatta con senno, ragionata e valutata nella situazione clinica di mamma e bambino. E in presenza di una buona organizzazione.
Scrive l’amico Cartabellotta insieme ai suoi collaboratori in questo articolo “http://www.evidence.it/articoli/pdf/e1000113.pdf “: “L’assistenza durante il travaglio può infuenzare la donna a livello  fisico e psicologico, oltre che la salute del suo bambino a breve e lungo termine. Una comunicazione efficace, il supporto e l’empatia da parte dell’equipe, così come il rispetto delle preferenze della donna, può aiutarla ad avere il controllo di quanto accade, rendendo la nascita una esperienza positiva per lei e per chi l’accompagna in questo percorso.
La maggior parte delle donne che partoriscono sono sane, hanno una gravidanza  fisiologica, vanno incontro a travaglio spontaneo e danno alla luce un neonato dopo la 37a settimana di gestazione. Nella maggior parte di queste donne con gravidanza a basso rischio non ci sono evidenze di benefici materni e neonatali per la nascita in sala parto, oggi caratterizzata da troppi interventi ostetrico-ginecologici in fase di travaglio, divenuti routinari, ma spesso inappropriati”.

Comunque la storia si ripete: una volta tutti nascevano a casa (compreso il sottoscritto). Avevamo indici di mortalità alti..vero, ma i tempi e le situazioni sono cambiati in meglio. Poi siamo arrivati alla ospedalizzazione addirittura di 5-6 giorni, poi, a fini di risparmio, prevalentemente, si è arrivati alla dimissione precoce: dopo 48 ore, in alcuni casi ogni 24 ore. Tra qualche anno si tornerà a nascere tutti a casa?

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