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sabato 7 luglio 2018

Asilo o baby-sitter o nonni? ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI

 Asilo o baby-sitter o nonni? ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI in rosso
SU TUTTO RICORDO DI VERIFICARE SE IL PERSONALE (E LE TATE E I NONNI, OLTRE AI GENITORI), HA FATTO UN CORSO DI PRIMO SOCCORSO PEDIATRICO O, ALMENO, HA FATTO UN CORSO PER IMPARARE LA MANOVRA ANTISOFFOCAMENTO DA CORPO ESTRANEO
E’ una domanda  che viene fatta frequentemente al pediatra. Non è possibile dare una unica risposta in quanto dobbiamo considerare diversi fattori: organizzazione della famiglia, caratteristiche dei componenti della famiglia, caratteristiche e carattere del bambino, disponibilità di tempo, ed economica, della famiglia, disponibilità di asili nido.
Sicuramente si alla scuola materna dai 3 anni in su per la prevalenza dei vantaggi di tipo psicologico e sociale sugli aspetti organici in quanto dai 3 anni in poi i bambini si ammalano di meno di quanto non si ammalino nei primi tre anni. Ma il Nido , se offre servizi di qualità, è utile nei bambini anche negli anni precedenti.
Ho trattato il tema in vari articoli sul mio blog (compresa la scelta dell’asilo e le malattie in comunità) che trovate nel mio libro “Come crescere mio figlio “ ed. LSWR e cliccando qui e cercando l’articolo di vostro interesse https://ferrandoalberto.blogspot.com/search?q=asilo. Sintetizzo un articolo pubblicato a giugno su una nota Rivista Pediatrica (Tempo materno, tempo di nido e sviluppo del bambino: le evidenze” di Anduena Alushaj, Giorgio Tamburlini - Centro per la Salute del Bambino onlus, Trieste. Medico e Bambino Giugno 2018, pagina 361 https://www.medicoebambino.com/?id=1806_361.pdf).
I bambini, tutti, hanno bisogno che gli sia dedicato tempo attivo e di qualitàsia in famiglia che al nido o alla scuola materna. Asilo e tempo in famiglia non sono in contraddizione ma in sinergia se si rispetta questo punto
In questi ultimi anni, non solo in Italia ma a livello globale, si è posto l’accento sulla necessità di intervenire precocemente a supporto delle famiglie per garantire a tutti i bambini e le bambine opportunità di sviluppo a partire dai primissimi anni di vita (“).
Per contrastare la povertà educativa( * vedi in fondo all’articolo) e le diseguaglianze è necessario aiutare ed intervenire sulle famiglie offrendo servizi educativi di qualita’ per tutti i bambini a partire dal primo anno di vita.

MAMMA E LAVORO
Molte mamme che riprendono il lavoro si sentono in colpa per dover abbandonare il loro picco ma vari studi hanno dimostrato che le madri lavoratrici compensano il minor tempo passato con il bambino creando  un ambiente molto stimolante per i bambini, compensando così la minor quantità di tempo trascorsa insieme con un’interazione più intensa e favorevole per lo sviluppo del bambino (da Alushaj- Tamburlini) . 
Non è tanto la quantità del tempo che la mamma sta con il bambino  a migliorare lo sviluppo attraverso processi di insegnamento apprendimento ma la qualità del tempo.
Si può affermare quindi che.
-      non è tanto la quantità di tempo (generico) con la madre o altre figure famigliari o di altro tipo (babysitter, educatori) che favorisce lo sviluppo del bambino quanto il tempo dedicato alle attività di qualità, (grande interazione tra adulto e bambino);
-      le madri più istruite sono più capaci di fornire al bambino input di qualità favorevoli al suo sviluppo; 
-      la maggiore disponibilità di tempo delle madri che non lavorano o lavorano part-time non si traduce necessariamente in maggiore disponibilità di tempo di qualità passato con il bambino.

I NONNI
In Italia ad esempio circa il 30% dei nonni si prendono cura giornalmente dei nipoti. Altri Paesi Europei hanno valori più bassi (Germania 15%, Svezia e Danimarca 2%). Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini che sono stati accuditi dai nonni sono maggiormente stimolati. Il miglioramento è correlato comunque da altre variabili: caratteristiche dei nonni, rapporto tra genitori e nonni e fattori  di tipo socio- economico.

IL NIDO
Vari studi hanno dimostrato che: 
-      i bambini con esperienza di “comunità” di qualità nei primi 3 anni di vita hanno uno sviluppo cognitivo e linguistico migliore durante i primi 3 anni di vita e si dimostrano più cooperativi e un po’ meno aggressivi e disobbedienti di quelli con un’esperienza di childcare di qualità più bassa. 
-      I bambini con più ore dipermanenza presso “Nidi” mostrano più spesso problemi comportamentali. 
-      le caratteristiche della famiglia risultano comunque maggiormente predittive dello sviluppo del bambino di quanto siano le caratteristiche della frequenza al nido: i bambini mostrano maggiori competenze generali (cognitive, linguistiche, sociali) e relazioni più armoniose con i genitori in presenza di  livelli di istruzione più alti, e tranquillità economica e soprattutto un ambiente familiare emotivamente stabile e stimolante. 
-      I bambini che hanno frequentato nidi di bassa qualità staqnno peggio di tutti gli altri.

IN SINTESI:
Mai generalizzare in quanto le variabili sono tante legate alle caratteristiche di ogni singolo individuo, alla stabilità e al rapporto dei genitori e dei nonni, al livello di istruzione dei genitori, e dei nonni,  alla componente economica e alle caratteristiche della comunità in cui vivono i bambini e le famiglie. 
Ruolo importante lo hanno anche i servizi di qualità o meno del Nido, il tempo trascorso nello stesso e la precocità dell’inserimento (dopo i 9-12 mesi).
Ambiente familiare e qualità del nido interagiscono potenziandosi se entrambi di qualità o ovviando a certe negatività: la frequenza del nido si è dimostrata utile per i bambini di famiglie con situazione socio-economica meno favorevole. Se la famiglia esiste un buon ambiente emotivo anche frequentare nidi di bassa qualità non ha effetti negativi.

QUALITA’ DEGLI ASILI NIDO:
Si individuano 5 macroaree di qualità (vedi sotto)
Dobbiamo poi considerare altri fattori:
-      il rapporto numerico adulto/bambino:uno studio israeliano ha riportato che un elevato rapporto numerico tra bambini ed educatori contribuisce a causare un attaccamento insicuro con la madre (da notare che i Servizi educativi israeliani sono in media caratterizzati da un rapporto educatore/ bambino di 1:8). 
-      le procedure di inserimentosono rilevanti: più lungo è il periodo di inserimento, e migliori sono i risultati
-      L’attitudine con la quale il genitore affida il bambino al personale del Nidoinfluisce sul tipo di esperienza del bambino: se il genitore è convinto di affidare il bambino alle cure del Servizio educativo, e quindi a figure sensibili e preparate e attente ai suoi bisogni, allora il processo di distacco sarà più facile. Al contrario, se il genitore avverte questa scelta come obbligata subentrerà un sentimento di colpa che renderà più difficile il momento del distacco. 
-      i Servizi educativi per la prima infanzia in Italia godono di riconosciuta eccellenza: hanno da tempo introdotto pratiche innovative e dimostratamente efficaci come l’inserimento, e pongono enfasi sulle relazioni.
I REQUISITI DELLA QUALITÀ DI UN NIDO E DI UN ASILO
1. Sistema delle relazioni (nido-famiglia)
Relazione tra il personale dei Servizi educativi e la famiglia: partecipazione delle famiglie – tramite momenti di incontro individuali o collettivi, il coinvolgimento nelle attività di progettazione educativa, il passaggio di informazioni all’ingresso e all’uscita ecc. – alla costruzione del percorso formativo del bambino.
2. Contesto educativo (infrastruttura)
Ambiente, spazio, arredi, materiali (pensati per essere funzionali al bambino).
3. Organizzazione del Servizio
Formazione e aggiornamento del personale, modalità di lavoro dell’équipe, coordina- mento pedagogico, rapporto numerico adulto/bambino.
4. Lavoro dell’équipe educativa
Modalità di ambientamento dei bambini, progettazione educativa, programmazione educativo-didattica, strutturazione dei tempi di vita quotidiana, processo di osservazione e documentazione e di valutazione del Servizio.
5. Continuità
- orizzontale: tra Servizio, scuola, contesto familiare e territoriale;
- verticale: tra le diverse istituzioni educative e scolastiche (ad es. la continuità con la
scuola dell’infanzia, prevista e attuata ormai in diverse situazioni in Italia).

*Povertà educativa
E’ definita come l’impossibilità di “apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Non coincide con la povertà economica (fattore predominate nel secolo scorso), in quanto può essere presente anche in situazioni di reddito buone o agiate.  
La povertà educativa ha conseguenze sia immediate che a lungo
termine e parte dalla famiglia, ha origine nelle generazioni precedenti, risente molto di quello che la famiglia e la comunità di appartenenza può offrire. Parte dal periodo della gravidanza e si struttura nei primi anni di vita: “i primi 1000 giorni di vita”.






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