sabato 28 gennaio 2012

TERREMOTO A GENOVA E BAMBINI


Cari genitori

Genova, in pochi mesi, ha avuto due calamità naturali: alluvione e terremoto. Quest’ultimo fortunatamente, senza danni a persone ma qualche problema psicologico a noi e ai nostri bambini lo potrebbe creare. Ricevo questa mail da una mamma: 
“Gent.mo dott. Ferrando,
vorrei chiederle aiuto per aiutarmi  su  come affrontare il tema terremoto con i bambini. Quanto chiedo può essere utile a tanti genitori. Mio figlio è da giorni un pò spaventato perchè a scuola ne hanno parlato mercoledì quando è venuta la prima scossa, ieri dopo la seconda scossa ho provato a giocare con mio figlio fornendo un fischietto, un caschetto e una torcia (l'ho letto fra le indicazioni della protezione civile) abbiamo giocato facendo finta che tutto si muove, ci siamo nascosti sotto il tavolo e abbiamo fatto finta che và via la luce, poi siamo usciti fuori velocemente... si è divertito e la paura è passata.... Non abitiamo in una zona sismica ma credo che comunque vadano preparati, potrebbe accadere quando siamo in vacanza e poi comunque è un argomento del quale sentono parlare vanno preparati secondo me con calma e prima che accadano le cose per non coglierli impreparati ed evitare che si spaventino molto.....”

In occasione della alluvione avevo mandato una mail che Vi rinvio. Per il terremoto è anche una occasione di spiegare per far capire. Nei prossimi giorni approfondiremo il tema anche perché abbiamo avuto in Italia altre esperienze, purtroppo, che hanno causato morti, vittime e ingenti danni (terremoto dell’Aquila).
Dobbiamo come pediatri, genitori e scuola spiegare anche perché i dati a distanza di anni di quanto avvenuto in Abruzzo che incollo qui sotto sono preoccupanti. Dobbiamo fare ovviamente una grande distinzione in quanto (tocchiamo ferro) a Genova non abbiamo avuto i danni e le tragedie avvenute all’Aquila ma il vissuto di pericolo, di incertezza e il danno “mediatico” ci può essere. A breve Vi fornirò altri contributi.
(Dati del terremoto dell’Aquila a distanza di 2 anni, indagine del Bambin Gesù promosso dall'Ordine dei ministri degli Infermi, il sostegno della Caritas e la collaborazione dei pediatri abruzzesi): “il 38% di bambini a distanza di 2 anni presenta disturbi psicopatologici che vanno dall'ansia ai disturbi del comportamento, dell'affettività, e 1 bambino aquilano su 6 soffre del disturbo da stress post traumatico.
Lo studio ha valutato l'impatto psicologico di un disastro naturale su dei bambini e ha coinvolto circa 1800 bambini, di cui 550 tra i 3 e 5 anni e oltre 1200 tra i 6 e 14 anni. è emerso che il 37% dei bambini tra i 3 e 5 anni aveva un disturbo psicopatologico, di cui il 2-3% la sindrome da stress post traumatico, mentre tra i 6 e 14 anni il 54% degli aquilani
 ha un problema psicologico, contro il 36% dei loro coetanei abruzzesi. Tra i minori aquilani il disturbo prevalente è l'ansia (81%), seguito dal disturbo da stress post traumatico (15,4%, contro lo 0,4% nel resto dell'Abruzzo). il disturbo psicologico più frequente e rilevante è l'ansia, e che i più colpiti sono i minori tra i 6 e 14 anni dell'Aquila, che hanno vissuto più da vicino il terremoto".)

I bambini che sperimentano un disastro vivono due tipi fondamentali di esperienze:
il trauma causato dal disastro stesso e i cambiamenti e gli sconvolgimenti nel vivere quotidiano causati dal disastro
In questi giorni i nostri bambini  sono stati testimoni diretti (o indiretti tramite la TV) della alluvione
(Ma potrebbero assistere ad altri eventi paurosi come la distruzione di case, di proprietà o di averi personali; l’essere feriti personalmente o far fronte a pericoli fisici; o il trovarsi di fronte alla morte, alle ferite o al dolore degli altri come avviene per altri disastri che sono improvvisi e senza preavvertimento tipo terremoti, oltre alle alluvioni.) Questi eventi tragici spesso innescano una catena di eventi che possono causare cambiamenti nelle condizioni di vita quotidiane e portare anche a difficoltà a lungo termine.
Nella vita quotidiana i bambini avvertono le tensioni dei familiari (su cui non ci dobbiamo colpevolizzare perché non ci possiamo fare nulla, non si può non essere tesi se si ha perso un familiare o la casa o un bene ottenuto faticosamente) e poi avvertono i cambiamenti nello stile di vita, le conseguenze economiche , se avvengono, il cambio di casa, eventuali elaborazioni di lutto oltre alla elaborazione di ansie,, paure e timori vissute sia direttamente che attraverso genitori, fratelli, sorelle amici e parenti.
L’ indicatore di sofferenza principale è un cambiamento radicale nel comportamento del bambino. Alcune reazioni comuni sono rappresentate da  comportamento regressivo (si comporta come se fosse un bambino più piccolo); difficoltà di separazione (piangere, agitarsi o aggrapparsi quando i genitori si allontanano); difficoltà nel fare spostamenti; pianto facile, dipendenza o stato di bisogno, paure per eventi simili al trauma subito,  essere triste o depresso, essere insolitamente tranquilli o chiusi e non essere interessati alle cose che abitualmente divertivano o al contrario essere irritabili, avere sbalzi d’umore o atteggiamenti aggressivi. Patologia da conversione (malattie psicosomatiche) quali  di mal di testa, mal di stomaco o altri sintomi di malattia. Alcuni hanno un calo nel rendimento scolastico.
Quanto sopra avviene però anche in altre situazioni d stress quali la separazione, la nascita di un fratellino o di una sorellina, un lutto familiare.
In questi casi è importante che prima i genitori metabolizzino quanto avvenuto, un genitore tranquillo, cosa non certo facile, è il primo passo per aiutare il bambino. Per questo motivo il primo consiglio è di non fasciarsi troppo la testa almeno nelle fasi iniziali. Chiedere aiuto al proprio pediatra e al proprio medico curante e , in situazioni che interessano la collettività come è stata l’alluvione, parlarne con gli insegnanti perché il modo migliore per risolvere le cose pur nella variabilità individuale delle reazioni è quello di dare tempo al tempo e di tirare fuori quello che si ha dentro con il dialogo, il colloquio, l’ascolto di una persona attenza e , nei bambini, con l’aiuto del gioco e del disegno.
Quanto è avvenuto a Genova è una lezione che ci deve far guardare avanti, analizzando ovviamente il passato, e per darci anche gli strumenti psicologici e di aiuto per comportamenti in occasioni di disagi futuri. Disagi che tutti dovremo affrontare , se non abbiamo già affrontato, ove la caratteristica comune è la elaborazione del disagio che sia una tragedia climatica naturale, un lutto, un cambiamento familiare quale una separazione o le problematiche correlate alla gestione delle famiglie allargate o quelle derivanti da problematiche economiche.
Su tutto questo come pediatri e come società civile, tutti, dobbiamo sapere e sapere consigliare e fare di più. Poi ad altri spetterà prevenire il prevenibile ma intanto cerchiamo di non danneggiare ulteriormente con drammattizzazioni di quanto è avvenuto. Dobbiamo fare ora tanto per il presente e limitare i danni e soprattutto prevenire per il futuro sia per i danni morali e  psicologici che strutturalmente (riordino dei fiumi, delle strade, ricostruzione ecc.). Quanto avvenuto è un ulteriore stimolo per un colloquio e dialogo tra pediatri, pedagogisti, psicologi e insegnanti e tutti coloro che sono a contatto con i bambini e le famiglie.
Ho trovato su Internet questo libretto di cui consiglio la lettura non solo a insegnanti ma anche a tutti: http://www.psipopoli-trentino.org/documenti/Guida_per_gli_insegnanti.pdf

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