Tragedia di Genova: cosa dire ai bambiniCari Genitori
In relazione al tragico evento di Genova che ho trattato nel post precedente https://ferrandoalberto.blogspot.com/2018/08/ponte-morandi-comunicato-stampa-dei.html Vi consiglio di leggere quanto ha scritto la pedagogista Elisa Tavella sul tema.
Allegato disegno una mia (dx) piccola paziente (ora è grandina) Marta
Dott.ssa Elisa Tavella:
"Cari genitori, inutile ricordare che Genova si trova davanti all' ennesima tragedia che blocca, raggela ammutolisce e che può creare traumi ai piu piccini.
Bambini che erano presenti, bambini davanti alla tv, bambini che ci hanno visto chiamare impauriti parenti, colleghi amici per sincerarsi che non fossero coinvolti.
Tuteliamoli.
In primis consiglio di evitare ai bambini le maratone televisive della morte.
Se proprio non possiamo farne a meno restiamo sempre vicini a loro e spieghiamo cosa stanno vedendo e cosa sta succedendo, mediamo quanto più possibile il messaggio televisivo a cui noi siamo ormai abituati, ma che ha un diverso impatto sui bambini.
Ieri ascoltando la tv, ho sentito più volte utilizzare con enfasi la parola " schiacciate " riferita ovviamente alle persone rimaste intrappolate sotto alle macerie.
Come possiamo raccontare “il ponte” ai bambini?
In modo semplice e naturale e mettendo da parte ogni tipo di commento: " il ponte era vecchio, si è rotto " .
Ascoltiamo le loro paure, emozioni, lasciamo che possano esprimerle liberamente senza paura di non saperle gestire.
Le gestiremo semplicemente spiegando loro, che anche noi grandi abbiamo paura e la paura è un sentimento naturale, la paura ci serve a volte a non farci male a volte bussa e ci fa tremare le gambe, ma mamma e papà sono li per abbracciarli forte forte e piano piano farla andare altrove.
Se siamo in presenza di incubi, chiederemo ai nostri bimbi di parlarcene e se non lo fanno inizieremo raccontando a loro il nostro.
Come spiegare la morte a un bambino?
Dobbiamo utilizzare un linguaggio a loro comprensibile e gestibile a livello psicologico.
La favola è sempre il modo più adatto ( i particolari crudi lasciamoli alla tv ), è inoltre importante dare sempre un posto alle persone.
Per i bambini è fondamentale in fase si elaborazione del lutto, riuscire a dare una collocazione alla persona che non vedranno più.
Se il lutto è molto vicino ( mamma, papà, fratelli ) ricordiamoci che chiedere aiuto a uno psicologo dell' infanzia o un pedagogista è importante.
I traumi in età pediatrica sono macigni che vanno sollevati per evitare che restino sul cuore per sempre.
Ricordiamoci che i bambini sentono vedono e soprattutto capiscono e che la fantasia è una presenza importante, tuteliamoli senza allontanarli dal dolore, ma piuttosto aiutiamoli a elaborarlo.
Infine ricordiamoci di guardare noi stessi con sguardo compassionevole, consapevoli che stiamo facendo del nostro meglio, ma senza biasimarci perché non siamo infallibili.
Per i nostri figli saremo comunque i loro supereroi".
In relazione al tragico evento di Genova che ho trattato nel post precedente https://ferrandoalberto.blogspot.com/2018/08/ponte-morandi-comunicato-stampa-dei.html Vi consiglio di leggere quanto ha scritto la pedagogista Elisa Tavella sul tema.
Allegato disegno una mia (dx) piccola paziente (ora è grandina) Marta
Dott.ssa Elisa Tavella:
"Cari genitori, inutile ricordare che Genova si trova davanti all' ennesima tragedia che blocca, raggela ammutolisce e che può creare traumi ai piu piccini.
Bambini che erano presenti, bambini davanti alla tv, bambini che ci hanno visto chiamare impauriti parenti, colleghi amici per sincerarsi che non fossero coinvolti.
Tuteliamoli.
In primis consiglio di evitare ai bambini le maratone televisive della morte.
Se proprio non possiamo farne a meno restiamo sempre vicini a loro e spieghiamo cosa stanno vedendo e cosa sta succedendo, mediamo quanto più possibile il messaggio televisivo a cui noi siamo ormai abituati, ma che ha un diverso impatto sui bambini.
Ieri ascoltando la tv, ho sentito più volte utilizzare con enfasi la parola " schiacciate " riferita ovviamente alle persone rimaste intrappolate sotto alle macerie.
Come possiamo raccontare “il ponte” ai bambini?
In modo semplice e naturale e mettendo da parte ogni tipo di commento: " il ponte era vecchio, si è rotto " .
Ascoltiamo le loro paure, emozioni, lasciamo che possano esprimerle liberamente senza paura di non saperle gestire.
Le gestiremo semplicemente spiegando loro, che anche noi grandi abbiamo paura e la paura è un sentimento naturale, la paura ci serve a volte a non farci male a volte bussa e ci fa tremare le gambe, ma mamma e papà sono li per abbracciarli forte forte e piano piano farla andare altrove.
Se siamo in presenza di incubi, chiederemo ai nostri bimbi di parlarcene e se non lo fanno inizieremo raccontando a loro il nostro.
Come spiegare la morte a un bambino?
Dobbiamo utilizzare un linguaggio a loro comprensibile e gestibile a livello psicologico.
La favola è sempre il modo più adatto ( i particolari crudi lasciamoli alla tv ), è inoltre importante dare sempre un posto alle persone.
Per i bambini è fondamentale in fase si elaborazione del lutto, riuscire a dare una collocazione alla persona che non vedranno più.
Se il lutto è molto vicino ( mamma, papà, fratelli ) ricordiamoci che chiedere aiuto a uno psicologo dell' infanzia o un pedagogista è importante.
I traumi in età pediatrica sono macigni che vanno sollevati per evitare che restino sul cuore per sempre.
Ricordiamoci che i bambini sentono vedono e soprattutto capiscono e che la fantasia è una presenza importante, tuteliamoli senza allontanarli dal dolore, ma piuttosto aiutiamoli a elaborarlo.
Infine ricordiamoci di guardare noi stessi con sguardo compassionevole, consapevoli che stiamo facendo del nostro meglio, ma senza biasimarci perché non siamo infallibili.
Per i nostri figli saremo comunque i loro supereroi".
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