VACCINI E LA COMUNICAZIONE: PESO ED IMPORTANZA DEI SOCIAL
Il tema della comunicazione è stato, in questi ultimi decenni, poco considerato, se non trascurato, nella formazione degli operatori sanitari. Pur essendo la comunicazione la base per instaurare una relazione con la persona assistita e il mezzo per stabilire un rapporto di fiducia.
La preparazione dei sanitari è tuttora prevalentemente incentrata sulle tecniche e sulle metodiche diagnostiche e sulla cultura della malattia: medicina centrata sulla malattia più che sulla persona.
Il passaggio della medicina da un rapporto paternalistico alla autonomia, e autodeterminazione, della persona ha determinato, inoltre, nuovi e differenti modelli comunicativi la cui base è rappresentata dall’ascolto attivo.
Non solo, la maggiore disponibilità̀ di informazione, attraverso internet e i social, associata ad una maggior consapevolezza accentua l’autonomia del paziente, che rivendica con forza il proprio diritto di scelta, come nel campo delle vaccinazioni, all’interno della relazione di cura, che dovrebbe essere duale e simmetrica.
I professionisti della sanità, (ma non solo loro: anche il mondo della scuola) in questi anni hanno “subito” la crescita di internet, e dei social, ignorandoli e con atteggiamenti spesso di sufficienza e fastidio.
Al contrario molti cittadini, associazioni, e, ahimè, anche alcuni operatori sanitari, hanno capito da subito l’importanza di questi mezzi di comunicazione di massa utilizzandoli e diffondendo notizie spesso non corrispondenti alla realtà, se non falsi, con messaggi che hanno contribuito a creare un atteggiamento ostile e negativo dei confronti della medicina ufficiale puntando sulla diffusione di timori o paure e disseminando notizie negative (se non catastrofiche). Nel campo dei vaccini hanno creato e alimentato paure che hanno contribuito a determinare un calo delle coperture.
Una analisi critica non deve essere tale solo per cosa hanno fatto “altri” ma anche nei confronti del “nostro” operato (o non operato) come sanitari.
Negli anni 2000 la frase più frequentemente utilizzata da professionisti “punti di riferimento” nel campo dei vaccini era “non ti curar di loro ma passa e va” e così mentre si diffondevano interventi a laici (non operatori sanitari) pubblici e sul web con posizioni critiche ai vaccini la medicina ufficiale affrontava il tema dei vaccini esclusivamente tra operatori sanitari (prevalentemente tra igienisti e pediatri) in ambiti congressuali spesso sponsorizzati da case farmaceutiche produttrici di vaccini.
Nulla/scarsa attenzione è stata dedicata nei decenni scorsi alla informazione delle persone e l’atteggiamento di molti professionisti è rimasto improntato ad atteggiamenti di paternalismo e di superiorità ignorando i principi emergenti e attuali della autonomia del cittadino e del diritto alla autodeterminazione mal sopportata e trattata con atteggiamenti di critica, di superiorità e di giudizio.
Nell’ultimo decennio si sta osservando una presa di coscienza da parte dei sanitari dell’importanza della comunicazione anche virtuale ma tuttora i siti con posizioni critiche o ostili ai vaccini prevalgono, nelle ricerche sui motori di ricerca, ai siti ufficiali spesso poco indicizzati. La presa di coscienza, in questi ultimi anni, ha creato reazioni, finalmente, da parte dei professionisti con toni diversi: chi cerca di informare e chi ha atteggiamenti direttivi e giudicanti.
La recente legge sull’obbligo (DL Lorenzin) ha accentuato la situazione creando due fronti ostili e contrapposti: da una parte la medicina ufficiale e dall’altra i no o freevax. Ad alcuni può apparire una guerra tra la scienza e l’ignoranza ma alcuni possono interpretarla in una ottica, molto alla moda, “complottista”: l’establishment contro i principi di libertà, autonomia e autodeterminazione del cittadino. Establishemnt in combutta con le multinazionali del farmaco.
La scesa in campo della politica ha accentuato la conflittualità e la diffusione di notizie inesatte se non false (ad esempio 10 vaccini sono troppi) e alimentato la confusione dei cittadini.
Forse abbiamo perso di vista, discutendo sui media, su Internet e sul virtuale che la persona, sana o ammalata, che vuole consigli o richiede diagnosi e terapia cerca spesso di informarsi su Internet e sui social ma ha sempre bisogno, e oggi ancora di più di una volta di una “persona” umana, e non solo del virtuale, con cui comunicare, avere informazioni corrette (che confronterà con quanto ottenuto in rete) e stabilire una relazione che se porta all’instaurarsi del rapporto di fiducia potrà rappresentare per la persona assistita quello che la stella polare rappresentava per il navigante: il punto di riferimento.
Il bisogno di ricevere informazioni “viso a viso” dai sanitari potrebbe apparire minore, meno importante rispetto a pochi decenni fa ma l’esperienza quotidiana a contatto con le famiglie dice che le cose non stanno così. Lo si nota nella pratica clinica, lo ritroviamo nei reclami che giungono agli URP, nelle segnalazioni agli ordini professionali e anche nelle segnalazioni alla procura, lo sentiamo ancora dire dai pazienti e dai sanitari: “la comunicazione sanitario-paziente è importante!”. E’ la base per una corretta medicina a partire dalla anamnesi alla compliance diagnostica e terapeutica al fare/non fare vaccini.
Altri fattori da considerare oltre a rivalutare e valorizzare la comunicazione di persona:
- Utilizzare come singoli professionisti e associazioni scientifiche Internet per informare correttamente le persone con dati sicuri e documentati e con evidenza scientifica
- Investire in informazione e formazione dei sanitari non solo su temi “tecnico-scirntifici” ma anche nel campo della comunicazione sia di persona che “virtuale” (siti, blog, social network)
- Investire in “media education” sui ragazzi nelle scuole e sui genitori
- Presa chiara di posizione delle Istituzioni su affermazioni anti o poco scientifiche (a partire dagli Ordini ai Comuni, Regioni e Stato) diffuse da laici e soprattutto se diffuse da sanitari
- Evitare nella formazione dei sanitari e nelle informazioni ai cittadini situazioni a rischio di “conflitto di interessi” (pur se legali e non illecite) favorendo eventi “indipendenti” e sponsorizzati da Istituzioni
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