Invio il testo di un articolo pubblicato oggi su "Il Corriere Mercantile". A questo indirizzo http://www.apel-pediatri.org/articoli-giornali.html e sul sito www.ferrandoalberto.eu in ARTICOLI SU QUOTIDIANI trovate tutti gli articoli pubblicati su quotidiani e su altre riviste. Molto interessante anche l'articolo dell'amico Giorgio Conforti sulle diete vegetariane
Buona domenica
Alberto Ferrando
Sport, bambini e genitori
Una delle domande che frequentemente viene posta al pediatra è quella di quando e quale sport far fare al figlio. Addirittura alcuni vorrebbero far iniziare una attività sportiva già a 2-3 anni!
Una delle funzioni principali per far fare sport ai bambini è quello di supplire alla mancanza di di spazi per praticare il gioco “libero” con la conseguenza che invece di poter giocare e correre liberamente i bambini, dopo ore di scuola e di regole, ne subiscono altre: quelle dello sport organizzato.
Bisogna anche fare attenzione al fatto che altri interessi, oltre a quello di far fare movimento e attività fisica, prevalgano: soprattutto quello delle ambizioni, voglie ed aspettative di allenatori e società sportive e quelle dei genitori. Fortunatamente il livello di preparazione e formazione degli allenatori dei vari sport per bambini e ragazzi è notevolmente aumentato e, rispetto ad anni fa, si dà molta importanza agli aspetti educativi e pedagogici (almeno fino ad una certa età) dello sport e non ai risultati. Un fattore di più difficile contenimento è, a volte, quello delle ambizioni e delle aspettative dei genitori. Capita in alcuni casi che lo sport che dovrebbe servire a formare e a ridurre lo stress diventi esso stesso causa di stress. Alcuni bambini per “amore” e per accontentare i genitori praticano uno sport controvoglia, con ansia e possono manifestare segnali di sofferenza per cui vengono portati dal pediatra. Si tratta nella maggior parte dei casi di patologie dette “da somatizzazione” (mal di testa, mal di pancia, disturbi del sonno, difficoltà scolastiche ed altro. Frequente la “dispnea psicogena” che si manifesta con profonde inspirazioni a riposo). Un ragazzo ha aspettato il compimento dei 18 anni per comunicare ai genitori che non avrebbe più praticato tennis che fin da piccolo si sentiva obbligato di fare dai genitori. Alcuni ci riescono prima e altri non ci riescono affatto. Tra questi si trova addirittura Andre Agassi che ha scritto un libro che esce in Italia "Open". Nel libro l'ex tennista racconta come è diventato un campione, e come è arrivato a odiare il suo sport per colpa di un genitore da lui definito “violento, brutale, ossessivo”. Scrive "Io, condannato a vincere da un padre mostro".
Una raccomandazione a tutti i genitori: non spingete vostro figlio verso uno sport. Cercate di capire se la scelta di uno sport da praticare viene fatta per le vostre aspettative o per il desiderio di vostro figlio.
Inoltre se gioca male o non fa quel goal che sembra già fatto o non fa una parata facile sappiate che Vostro figlio sarà già triste per questo. Ha bisogno della Vostra comprensione e affetto e non delle vostre critiche. E’ meglio avere un figlio felice e sorridente, anche se non è il migliore della squadra, che un “campioncino” , che difficilmente diventerà campione.
Dedicate del tempo a stare con Vostro figlio, alla lettura, alla musica e al dialogo.
bisognerebbe spiegarlo e farlo capire a tutti i genitori...mio nipote ha sei anni gicoa a calcio e grazie a Dio per adesso si diverte come quando perde si arrabbia tantissimo ma in modo normale come un bambino di 6 anni e noi tutti gli spieghiamo che è normale a volte sbagliare e non vincere sempre ma devi vedere alcuni genitori...manca poco che tirino cazzotti agli altri perchè il figlio ha fatto fallo o perchè l'arbitro secondo loro ha sbagliato...begli esempi...
RispondiEliminaio sofia vorrei provare a suo tempo a mandarla a danza...tu la conosci e sai che non ha proprio il fisico da ballerina della scala...forse più dell'ascensore ;-) ma chissà magari poi si diverte anche...cmq per adesso c'è tempo e credo che lei visto il caratterino preferirà fare rugby ... chi vivrà vedrà!!!
Eccomi, in veste dell'avvocato del diavolo.. Ebbene sì io ho fatto praticare (e sto facendo praticare a mia figlia più piccola) uno sport contro voglia..Vorrei però spiegare il mio punto di vista:
RispondiEliminaconsidero saper nuotare fondamentale, così l'ho "imposto" alle mie bimbe facendo capir loro che il corso di nuoto finisce quando l'istruttrice consegna il diplomino finale, quindi dopo alcuni anni (nella nostra piscina quando diventi squalo). Ho sempre detto loro" quando saprai nuotare bene, potrai scegliere qualsiasi altro sport! Nuotare ti potrà sempre tornare utile" Finito il corso di nuoto Alice, la più grande, dopo avere provato il nuoto a livello preagonistico, per sua scelta, ha deciso di cambiare ed ora fa nuoto-sincronizzato, indubbiamente ora che è ben felice di andare in piscina, ma capisce la mia scelta. Emma, di natura più ribelle e più pigra, prova ogni settimana a contrattare, ma io rimango della mia idea.
Non nascondo di amare il nuoto e di averlo praticato per anni, ma alla base della mia scelta c'è la convinzione che saper nuotare sia importante per la sicurezza di una persona ed imparare da adulti sia faticosissimo e non sempre toglie la "paura", che a mio giudizio è la principale causa di annegamento.
cara paola, sono d'accordo con te non tanto sulla sicurezza ma quanto sulla bellezza di poter nuotare, il contatto con l'acqua è un'esperienza così naturale, spirituale, sensoriale e di grande benessere da augurare certamente ai nostri figli. non so nuotare molto bene, pur avendo un ottimo rapporto con l'acqua. sul nuoto mi sono illuminata quando, un giorno, ho scoperto che mia figlia stava acquistando autonomia in acqua. mi tenevo molto vicina a lei, e quel magico momento che mi bagna ancora gli occhi è avvenuto dal basso all'alto. ho scoperto da sott'acqua la mia bambina che nuotava in superficie, guardando in su quel corpicino paffutello e armonico nella magnifica trasparenza dell'acqua. scoppiavo dalla gioia avvolta dalla sensazione del miracolo, proprio come quando è venuta al mondo.
RispondiEliminasull'imporre uno sport sono abbastanza d'accordo con te, seppure con qualche riserva. sono d'accordo nel valorizzare i talenti naturali nei bambini per sviluppare al meglio le loro capacità creative ed espressive, per dare loro la maggiore capacità di svago e, perchè no, di successo. l'insistenza, secondo me, si ferma su un fatto educativo, quello cioè di saper prendere seriamente un percorso, tener fede ad un impegno preso, non arrendersi alle prime difficoltà, saper perdere, saper ascoltare le indicazioni di un insegnante, sviluppare il senso del gruppo e delle regole di gruppo. tutto ciò di cui si occupa anche la scuola ma non ha la possibilità di approfondire. nonostante ciò credo fermamente, e qui sono d'accordo con il dottor ferrando, che il tempo dedicato ai figli, anche a "non fare" ma insieme, a parlare di musica ed ascoltarla, a guardare in pace un tramonto, non abbia confronto. è chiaro, una ricetta non esiste... forse tanto sano buon senso...! un abbraccio
"pirilla"
paola devo ammettere che leggendo ero dalla parte di alice perhcè anche i miei geniroti mi obbligavano ad andare in piscina ma ora da mamma devo darti ragione perchè in effetti è importante saper nuotare e anche dal punto di vista fisico cmq ti prepara a resistenza, forza ecc che ti aiuteranno in qualsiasi altro sport piu da grande...
RispondiEliminacmq non ti credere...nuotare non mi piace nemmeno adesso ;-)