mercoledì 26 ottobre 2011

5 chiodi per la vita


CITO QUESTA PARTE DI UNO SCRITTO DI UN AMICO, PSICHIATRA, GIORGIO SCHIAPPACASSE COME ESEMPIO DA TENERE A MENTE PER TUTTI. ALMENO IO CERCO DI FARLO
Alberto Ferrando

Ora, se paragoniamo la “vita” ad una scalata e che per fare una scalata (o una discesa) in montagna è necessario piantare in parete i chiodi di sicurezza a cui legare la corda, in modo che in caso di difficoltà od errore limitino il danno e permettano di riprendere, correggendosi, la scalata stessa, possiamo
immaginare che nella “vita” dobbiamo tenere (e controllare) sempre ben piantati in parete almeno 5 chiodi “essenziali”.

1° Chiodo
Dobbiamo sempre dedicare uno spazio di attenzione, di “cura” a “noi stessi”. E’ indispensabile
per mantenere un “buon” contatto con noi, non trascurarci o sottovalutarci, sempre dedicare uno spazio di attenzione, di “cura” a “noi stessi”
2° Chiodo
Dedicare uno “spazio” di attenzione alla coppia o alla prospettiva di questa. E’ la ...vita, così si trasmette e si rigenera.
Può anche essere un aspetto più spirituale, ma che sempre ci rimanda alla nostra “parzialità” e alla necessità di essere completati per ...“aprirsi” alla creatività, alla generatività, al servizio della natura, della specie.
3° Chiodo
Dedicare uno spazio alla “famiglia” sia quella con cui viviamo, che quella di origine e quella
allargata. Sono “parte di noi” e noi parte di loro ...dobbiamo tenerne conto.
Un pensiero, una lettera, una visita, una candela, anche se a volte è difficile è, in ogni caso, un’azione concreta: ci farà stare “meglio”, più centrati. E’ necessario rispettare sempre questo proposito e dedicare la giusta attenzione a queste relazioni.
4° Chiodo
Dedicare uno spazio di “attenzione gratuita” alla nostra comunità sociale o naturale che sia. Possono essere azioni piccole e concrete ma con questa “intenzione”. Importante è la gratuità. Riconosciamo così un senso di appartenenza e di interdipendenza. Dalla “consapevolezza” di ciò, nasce un senso di gratitudine per quanto ricevuto dalla “collettività”, dalla “natura” e un impegno a mantenerlo
e, se possibile, migliorarlo.
5° Chiodo
Dedicare uno spazio alla nostra “spiritualità” (così come ognuno di noi può intenderla)
e/o alla ricerca in questa direzione. Che senso ha, se no, la nostra scalata? Dove va? Senza questa “dimensione” rischiamo di perdere la “strada” nonostante tutto.
Questa dimensione mette in “circolo” i punti precedenti come in una spirale che gradualmente
cresce e “ti” trasforma.
Questi cinque “chiodi di consapevolezza“ possono fare da mappa, da punti di repere, da agganci di sicurezza a tutti noi nel viaggio della vita. Nelle diverse fasi rischiamo di dimenticarne qualcuno, ipertrofizzandone un’altro. E’ in parte fisiologico: ad esempio da fidanzati siamo accecati dalla coppia e tutto il resto sfuma, quando abbiamo figli siamo tutto famiglia e lavoro e noi rischiamo di sparire,
e magari anche la coppia, oppure possiamo intossicarci di “volontariato” e così via... Ebbene, è importate che una buona educazione ci renda consapevoli dell'importanza di tenere almeno un chiodo ben piantato (almeno una attenzione concreta settimanale) in ognuna delle cinque aree sopra
descritte, questo permetterà di evitare intossicazioni eccessive e di poter riprendere la rotta appena passata la tempesta... ormonale, di vita o personale che sia.
Ognuno di noi può così fare una auto-diagnosi della sua situazione attuale e vedere dove sta trascurando un’attenzione specifica o dove è, invece, sovrabbondante (i due elementi sono in qualche modo collegati). Può essere sicuramente utile confrontarsi con altri che condividono le nostre stesse difficoltà
in modo da migliorare la “visione” ed evitare quelle cecità persistenti che in alcuni casi ci accompagnano (cominciate con chi avete vicino e ascoltatelo, poi usate la vostra  testa e il vostro cuore).
Così, gradualmente, potrete rimettervi in “sicurezza” e “stare meglio”.
Buona scalata o buona navigazione a tutti!!!
Giorgio Schiappacasse

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