giovedì 2 giugno 2016

Sport, stima del bambino, agonismo: gioia e felicità non vuol dire vincere per forza

Sport, stima del bambino, agonismo: gioia e felicità non vuol dire vincere per forza
Bambini campioni: ma la vera vittoria è nella famiglia unita

Praticare uno sport nel periodo dell'infanzia e dell'adolescenza, ma anche in età adulta comporta benefici  fisici, psicologi e  relazionali.
Lo sport, infatti, può svolgere un ruolo importante nella costruzione di una positiva immagine di sé, di una disposizione ottimistica verso il futuro, favorendo la socializzazione e facilitando le relazioni amicali e quelle con adulti capaci di offrire dialogo, comprensione, aiuto.
Inoltre, può rendere capaci le persone di rispetto di codici e norme, di scambi efficaci con gli altri e di reciproco aiuto.
Perché le potenzialità dello sport si realizzino è necessario che gli allenatori, i genitori, i dirigenti sportivi e gli atleti stessi si impegnino a fare della pratica sportiva un insieme di esperienze positive, felici, edificanti.
I bambini ed i ragazzi hanno bisogno di persone adulte che consentano loro di prendere consapevolezza delle proprie caratteristiche e capacità, , di costruirsi un concetto di sé positivo e duraturo e di interagire in modo efficace con i coetanei. 
Una vittoria non deve incrementare l'aspettativa narcisistica di essere sempre vincenti, così come una sconfitta non deve generare un senso di fallimento personale ma bisogna  riconoscere ed apprezzare un buon risultato anche se il figlio non è salito sul podio ma ha dato il meglio di sé.
Nella pratica sportiva agonistica la vittoria è certamente un evento esaltante che gratifica l'atleta e la squadra, che infonde entusiasmo e gioia, che ripaga i sacrifici e l'impegno dell'allenamento, che rinforza l'autostima del singolo e del gruppo.
Il bisogno di vincere però non è un bisogno spontaneo del bambino o dell'adolescente: in genere essi hanno la necessità di sentirsi riconosciuti e valorizzati in quanto individui capaci di conseguire dei risultati. Per loro il successo non è collegato con la vittoria in sé poiché, anche il solo fatto di aver superato un limite personale, offre una grande soddisfazione.
La vittoria pertanto non è un obiettivo prioritario dei giovani atleti almeno fino a quando qualcuno non dice loro che devono vincere. I ragazzi che hanno alle spalle genitori ed allenatori che desiderano la vittoria a tutti i costi sono costretti a perseguirla per trovare risposta ai loro bisogni di sicurezza, di stima e di approvazione. Se essa sfuggirà loro, subiranno una ferita sul piano personale cominciando a temere di essere atleti, e poi persone, di scarso valore.

DECALOGO PER  GENITORI CON FIGLI CHE PRATICANO SPORT

   Non imporre le tue aspirazioni a tuo figlio: ricorda che ogni bambino migliora e progredisce seguendo i suoi tempi, quindi non giudicare i progressi di tuo figlio confrontandolo con le prestazioni di altri atleti o con le tue aspettative.

   Sii di supporto a tuo figlio: c’è solo una domanda che devi porre a tuo figlio a fine allenamento o a fine gara: “Ti sei divertito?”; poiché se non si diverte non sarà motivato a partecipare.

   Non cercare di sostituirti all’allenatore: il tuo lavoro è quello di dare amore incondizionato e supporto. Dì a tuo figlio quanto sei fiero di lui e lascia la parte tecnica all’allenatore.

   Stima l’allenatore di tuo figlio: il legame fra l’allenatore e l’atleta è speciale e contribuisce al successo e al divertimento del tuo bambino, quindi non criticare l’allenatore in sua presenza, perché lo ferirà.

   Non criticare gli accompagnatori: se non sei interessato o non hai il tempo per aiutare lo staff come volontario, non criticare chi sta facendo tutto il possibile per dare una mano.

   Dì solo cose positive durante le gare: devi essere incoraggiante e non criticare mai tuo figlio o il suo allenatore, perché entrambi sanno se e quando hanno commesso errori.

   Riconosci e rispetta le paure di tuo figlio: la prima gara può essere una situazione molto stressante ed è normale che il tuo bambino sia spaventato. Non sgridarlo e non sminuire i suoi sentimenti, assicuralo che l’allenatore non lo avrebbe fatto partecipare, se non lo ritenesse in grado. Ricordati anche che la maggior parte delle sue paure sono quelle che tu gli trasmetti.

   Sii leale e di supporto alla squadra: non è saggio continuare a spostare il bambino da una squadra all’altra, ogni team ha i suoi problemi, anche quelli in cui crescono campioni.

   Tuo figlio non deve avere come unico obiettivo quello di vincere: i campioni sono quelli che hanno saputo concentrarsi sull’allenamento, più che sul risultato.

   Non aspettarti che tuo figlio diventi un atleta olimpico: pensa a quanti atleti che praticano lo sport di tuo figlio ci sono in Italia, e a quanti posti sono disponibili ogni 4 anni: le possibilità reali che tuo figlio diventi un atleta olimpico sono lo 0,00…%. Fare sport è molto più delle Olimpiadi, aiuta a crescere persone oneste e civili, proprio come tu vorresti tuo figlio, quindi sii contento anche solo del fatto che voglia cimentarsi nello sport.

Carta dei diritti dei giovani che praticano sport"

• Diritto a praticare lo sport e a sceglierlo liberamente.

• Diritto ad essere rispettati come persone e come atleti.

• Diritto a vivere una valida esperienza educativa.

• Diritto ad esprimere la propria personalità e le proprie doti e

caratteristiche.

• Diritto ad un ambiente che tutela la salute fisica, psicologica e sociale.

• Diritto a comprendere e a partecipare al progetto di formazione sportiva.

• Diritto ad avere relazioni interpersonali positive.

• Diritto a divertirsi.

• Diritto a crescere e a migliorare le proprie prestazioni.


• Diritto a competere, a vincere, a perdere.

6 commenti:

  1. Sono d'accordissimo ma allo stesso tempo costretta a denunciare quanta incompetenza, impreparazione e scarsa serietà sia presente nel mondo dello sport... mio figlio, che ama il basket, ha sempre e solo voluto praticare lo sport come occasione di crescita e di sfogo da una vita scolastica molto impegnativa.
    Abbiamo, al contrario, sempre incontrato allenatori unicamente interessati a vincere i campionati (di livello amatoriale) a scapito della serenità e della crescita dei ragazzi.

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  2. grazie; quanto bisogno c'è di spunti come questo, per genitori, allenatori e dirigenti, coinvolti in attività sportive con i giovani

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  3. Leggete,leggete... parole e frasi sante!

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  4. Condivido al 100/100 eccezionale. Insegnante, madre, nonna,accompagnatrice.

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  5. Un bell'articolo che rispecchia in pieno la filosofia della nostra associazione sportiva:Racco '86 a Racconigi (CN). Io sono una mamma che ha reagito con molte perplessità e qualche scetticismo quando,l'anno scorso, il mio piccolo Leo 7 anni ha espresso il desiderio di giocare a calcio. Oggi sono la mamma felice di un bimbo che gioca a calcio in un ambiente sano, festoso, affettuoso. Da noi i bambini giocano tutti: il più bravo e quello meno bravo. Da noi la squadra vince o perde, ed ogni bambino è parte della squadra. Da noi i bambini diventano Persone e poi, forse, calciatori. Ben i rispecchiamo - come bambini, allenatori e genitori - negli spunti e nelle riflessioni di questo articolo. Questo è il calcio adatto ai bambini. Mi permetto di condividere sulla nostra pagina facebook questo articolo e vi invitiamo a passare a trovarci: Racco '86 - Primi Calci. A presto e grazie!!!

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  6. Esistono genitori e allenatori o istruttori che non devono mettere piede in palestra!!!

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