domenica 22 novembre 2020

Capricci, Non mangia senza cartoni animati: risposte ai genitori

 Caro dott.: Mio figlio di 2 anni e mezzo, da un po' di tempo, fa dei capricci incredibili: si butta per terra, urla e tira tutto. Soprattutto a tavola: il momento del pasto è diventato un incubo. Le abbiamo provate tutte per farlo ma non c’è verso di farlo smettere. Abbiamo provato con le buone, abbiamo provato a sgridarlo ma ..niente. Cosa può consigliarci?Cara mamma 

I “cosìdetti” capricci  rappresentano  un modo per  i bambini di esprimere qualcosa che non sanno manifestare in altro modo. Come scriveva il pedagogista  J. Korczak: “Le lacrime di ostinazione e capriccio, sono lacrime di impotenza, ribellione, un disperato sforzo di protesta, una richiesta d’aiuto, la dimostrazione che i bambini vengono bloccati e forzati, un sintomo di malessere, sempre e comunque sofferenza”.

Attraverso il capriccio il bambino manifesta  varie richieste e pressioni come, ad esempio, la pretesa di  determinati alimenti o di guardare  la TV o i giochi durante il pasto oppure la frustrazione per non essere capito o per non riuscire a fare qualcosa. Spesso i capricci sono favoriti dalla stanchezza.

La tavola è un luogo perfetto in quanto il bambino cerca di manifestare la propria autonomia mettendo in discussione le regole stabilite dall'adulto, facendo leva sulla preoccupazione che un genitore  può avere per il corretto nutrimento del proprio figlio.  

Cosa fare? Bisogna cercare prima di tutto, di capire le motivazioni del capriccio, ad es. frustrazione, ricerca di autonomia: quando il bambino non riesce a raggiungere un obiettivo, o è costretto a fare qualcosa che non vuole, o gli si nega qualcosa che desidera, può reagire con un'esplosione di rabbia che è la manifestazione della sua angoscia nel riscontrare, contrariamente a ciò che desiderava, la propria incapacità a ottenere quello che desiderava.

Bisogna evitare  che si stabilisca, ad esempio a tavola, un "braccio di ferro all'ultimo boccone". Il bambino impara prestissimo a sostenere la sfida con i grandi a tavola. Non solo: se manca la sensazione del piacere durante l'alimentazione, emerge una serie di difficoltà ad autoregolarsi nelle dosi e nella qualità del cibo, con il rischio che nel corso dello sviluppo tutto ciò possa trasformarsi in un disturbo del comportamento alimentare.

I capricci a volte esplodono improvvisamente per una cosa banalissima ma dietro, spesso c’è dell'altro e sta ai genitori, magari aiutati dal pediatra e/o da un pedagogista, capirlo. 

Solo a titolo di esempio possono indicare un "bisogno di amore" perché non è sicuro di essere amato (magari in particolari circostanze come un lutto, un trasloco, l'arrivo di un fratellino). Possono anche esprimere un bisogno di autonomia, come un bisogno di regole. E’ necessario che l'adulto sappia dire di "No", con fermezza, coerenza e chiarezza al fine di far percepire attorno a sé sicurezza. 

Non è facile in molti casi per cui le consiglio, un colloquio, senza il bambino, con il pediatra.  Intanto che si cercano di capire le motivazioni ecco qualche consiglio generale su  cosa fare quando i bambini fanno i capricci:  interrompere il contatto, per un breve tempo, non mettersi al livello del bambino discutendo o litigando con lui. La relazione tra adulto e bambino non è paritaria. L'adulto ha dei compiti educativi. E’ inutile  sgridare il bambino nella fase acuta ma bisogna aiutarlo a calmarsi, rispecchiando le sue emozioni: nel momento in cui il bambino si mette a piangere, per esempio, si può dire: “Vedo che sei molto dispiaciuto perché dobbiamo andare via, ti capisco è bello giocare al parco…” dandogli un sostegno affettivo per aiutarlo a calmarsi, nella modalità che il genitore sa essere efficace per lui, possibilmente standogli vicino affinché il piccolo non si senta lasciato da solo in un momento di grande bisogno sul piano emotivo.

In certi casi è necessario aspettare che “la tempesta si plachi” e poi quando il bambino si è calmato, proporre anche una modalità alternativa accettabile di comportamento per la prossima volta. Per esempio: “Succede di arrabbiarsi è normale. Quando sei arrabbiato non puoi lanciare le macchinine. La prossima volta puoi fare….(oppure, se il bambino è un po’ più grande, gli si può dire: “cosa potresti fare la prossima volta?”). 

Bisogna inoltre ricordare che dopo la crisi di collera, durante la quale si è gettato a terra o ha lanciato oggetti o ha urlato vomitato o altro, il bambino avrà bisogno della protezione forte e rassicurante di braccia amorevoli e va consolato ( T. B. Brazelton/J.D. Sparrow).

 

Caro dottore

Nostra  figlia di 2 anni mangia solo se vede cartoni animati. Mangia poche cose e vuole che la imbocchiamo oppure mangia bene con il biberon. Anche con la TV o il tablet si distrae, scende dalla seggiola e la dobbiamo inseguire per la casa. Se non facciamo così non mangia. Cosa possiamo fare? Siamo disperati. 

 

Cara mamma

Appuntamento “urgente” (anche videtotelefonata) con il pediatra evitando che la bambina sia presente. E’ necessario “resettare” le abitudini e cercare di fornire alcune regole standard che un genitore deve  stabilire a tavola, e non solo a tavola. Regole che il bambino può mettere in discussione smettendo di mangiare o facendo i capricci.

In sintesi bisogna che la bambina, ormai di 2 anni, quindi in grado di mangiare da sola, impari a mangiare senza farsi imboccare e senza alzarsi da tavola prima che il pasto sia concluso o il genitore abbia dato il permesso di alzarsi.  Inoltre, si deve arrivare a farle  mangiare tutto ciò che ha nel piatto (facendo porzioni di cibo adeguate e non eccessive); inoltre bisogna cercare di differenziare l’alimentazione. Dai 2 anni l’uso del biberon è sconsigliato. 

Per far rispettare queste regole, fondamentali,  l'adulto deve armarsi di molta pazienza e guidare dolcemente il comportamento del bimbo guidati dal pediatra e, in alcuni casi, anche dal pedagogista o psicologo infantile.

 

 



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