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lunedì 20 aprile 2020

Risposte a genitori. Dirette FB sul pianto e TV su Covid 19

Risposte a genitori. Video in diretta FB sul pianto e TV su Covid 19
- Risposte su Il Secolo XIX a domande dei genitori: Processionaria (fino a fine maggio attenzione) e cosa fare in caso di ustioni
- Oggi alle 15,30 diretta, sulla mia pagina FB, sul tema del sonno e del pianto dei bambini (puntate precedenti sul blog e sul mio canale Youtube
- QUESTA SERA ALLE 19, per pochissimi minuti, sarò a TeleGenova sul canale 18 a parlare di bambini e coronavirus. Poco tempo ma almeno meglio che niente.

venerdì 1 marzo 2019

Perchè i bambini piangono?

Perchè i bambini piangono?
In questa poesia trovate tutte le possibilità, soprattutto nella frase finale: "sforzatevi di capire cosa ho così ci mettiamo tutti calmi" :-)
Piango fin che mi pare e piango più che posso.
Piango perché non so parlare.
Piango per solidarietà con i miei amici.
Piango come piangono i bambini in tutto il mondo.
Piango così qualcuno prima o poi verrà.
Piango perché non so cosa fare.
Piango perché sono stufo di guardare il soffitto bianco.
Piango perché ho fatto tanta cacca.
Piango perché ho caldo, perché ho freddo,
perché sto bene, ma non voglio darvi la soddisfazione.
Piango non so perché, ditemelo voi se lo sapete,
oppure chiedetelo al pediatra che lui ha studiato.
Piango perché per ora è la cosa che so fare meglio.
Piango perché così creo un gran bel putiferio.
Piango perché anche voi alla mia età piangevate.
Non ricordo più perché ho iniziato a piangere,
ma prima un motivo sono sicuro che c’era.
Ovviamente piango perché ho fame e non
arrivo ancora alla maniglia del frigo.
Dopo il pasto piango perché ho mangiato troppo
e ho l’aria nella pancia.
Piangere però non fa male, non si muore di pianto,
anzi se non piangessi morirei.
Quando piango sono sicuro che vi ricordate
di me e che state male per me.
In realtà io non piango mai per niente, quando piango è perché voglio
qualcosa e alla mia età i desideri e bisogni corrispondono sempre.
Perciò non preoccupatevi troppo e sforzatevi invece di capire
di cosa ho bisogno così ci mettiamo tutti calmi e tranquilli.
E fra poco si ricomincia…..

DA "Nascere genitori" del Pediatra Alessandro Volta

lunedì 23 ottobre 2017

Pianto del bambino: perché e cosa fare

 Cosa sapere
Il pianto del bambino crea, soprattutto nei primi periodi della vita, uno stato di agitazione perché ed è difficile da interpretare. Solo con il tempo, e l’esperienza, i genitori imparano a capire le varie tipologie di pianto e a intervenire. E’ importante tener conto che il pianto è l’unica forma di comunicazione che il bimbo, nei primi mesi di vita, ha per comunicare con il mondo esterno.
Cause di pianto
Cambiano a seconda dell’età, nel bambino grande la causa predominante è il dolore seguito da tristezza. Nel bambino piccolo le cause sono più numerose perché non potendo comunicare in altro modo, comunica con il pianto:
-           Dolore (vedi capitolo)
-           Tristezza
-           Fame
-           Sete
-           Sonno
-           Stanchezza
-           Bisogno di coccole
-           Paura degli estranei
-           Paura di essere abbandonato
Indipendentemente dalla causa del pianto ci sono alcune cose che vanno ricordate e fatte:
          Cercate di mantenere la calma e non fatevi prendere dall’agitazione. 
          Cercate di consolarlo parlandogli dolcemente, coccolatelo e rassicuratelo con la vostra presenza.
          Provate a cambiargli posizione.
          Verificate se ha caldo o freddo: se è sudato o se ha mani e piedi freddi.
          Controllate se qualcosa lo infastidisce (pannolino sporco, vestiti stretti, naso chiuso).
          Massaggiategli il pancino in senso orario per favorire l’eliminazione dell’aria.
Esiste inoltre un’ampia variabilità da bambino a bambino: i bambini sono diversi l’uno dall’altro: alcuni piangono molto frequentemente, altri, al contrario, quasi mai.
Ogni età ha il suo “codice”
Con il pianto il bambino richiama l'attenzione dei genitori per richiedere nutrimento, aiuto, protezione e conforto.
Dopo i primi 4-6 mesi il bambino impara a comunicare con altri mezzi.
Dalla nascita al 6° mese un bambino in media piange al giorno da 1 a 3 ore anche se esistono bambini che non piangono quasi mai e altri che superano ampiamente le 3 ore.
Le cause più frequenti fisiologiche sono:
Dopo i 6 mesi
Il pianto è indotto non più soltanto da motivi fisici (fame, dolore, desiderio di contenimento), ma anche da cause psicologiche che derivano dalle nuove esperienze che il bambino compie man mano che conquista l’autonomia. Dai 7 ai 18 mesi il bambino può piangere per paura (degli estranei, dell’abbandono), mentre dai 18 ai 24 mesi il pianto può esprimere crisi di collera (aggressività), ma anche timore di sbagliare.
Con il passare dei mesi, il pianto diviene meno importante come “linguaggio”, perché il bambino impara a far capire agli adulti i propri “messaggi” con altri sistemi di comunicazione. 
  Cosa fare
          Cercare di capire la causa del pianto e, se individuata, agire sulla causa. Se è il dolore applicare la terapia farmacologica e non farmacologica del dolore (vedi capitolo Dolore pag. . ..). Per il pianto del lattante utilizzare il sistema delle 5S.
          Mantenere la calma.
Soluzione per calmare il pianto dei lattanti : le "5 S” (Harvey Karp)
-           Swaddling: avvolgerlo in una coperta o fascia.
-           Side/Stomach: sul fianco. Se il bambino viene girato su un fianco o sulla pancia, è molto più facile calmarlo (ma non va fatto dormire in questa posizione per evitare rischi di soffocamento).
-           Shushing: Quando è nell’utero, il bambino non è avvolto dal silenzio ma da un rumore particolare (simile al sibilo usato per zittirlo, “sshhh!”) d’intensità pari a quello di un aspirapolvere in funzione. E ascoltare rumori simili a quelli che udiva nel ventre materno, aiutano il bebè a dormire. Il consiglio è quindi quello di utilizzare, per il primo anno di vita, il rumore bianco per calmarlo: su qualsiasi smartphone ci sono app che lo riproducono, e i file mp3 di rumore bianco si possono facilmente trovare anche su Internet.
-           Swinging: cullarlo con un’oscillazione che dev’essere di circa tre centimetri senza che diventi uno scuotimento, movimento che invece è molto pericoloso per i piccoli.
-           Sucking: succhiare. Ai neonati piace succhiare, Per farli addormentare, quindi, spesso basta allattarli, o usare un ciuccio.
 Cosa non fare
          Agitarsi, perché si crea un circolo vizioso. Se il bambino piange e chi è intorno a lui si agita, il pianto si aggrava.
          Sgridare il bambino dicendo di smetterla.
          Ignorare il bambino.
          Urlare.
          Litigare tra marito e moglie.


















mercoledì 3 agosto 2016

COLICHE GASSOSE: Cosa sono, cosa NON sono, Cosa fare e cosa non fare

COLICHE GASSOSE: Cosa sono, cosa NON sono, Cosa fare e cosa non fare Cosa sapere
Non sono causate da dolori addominali. L’idea che il pianto del lattantino dipenda dal mal di pancia è radicato ed è frequente sentirlo ipotizzare o proporre da più persone. Mai dimostrato, anzi sconfessato da decenni. (Non si può negare che in alcuni bambini possa anche dipendere da dolore addominale. Ma non è la regola)
Le coliche gassose compaiono nel neonato nelle prime settimane e proseguono e aumentano fino al 3° mese di vita circa, quando iniziano piano piano ad attenuarsi.
Che cosa sono le coliche gassose?
Vengono definite come “crisi di pianto inconsolabile”. Questa definizione dice, di per sé tutto: cioè il bambino piange e non si riesce a farlo calmare con niente: latte, acqua, camomilla, ciucciotto, ballo con la mamma (o il papà o la nonna), cambio del pannolino ecc. Le crisi di pianto vanno e vengono (da qui il termine colica).
L’ipotesi che le coliche possano dipendere da disturbi intestinali e, soprattutto, da stipsi o da aria nell’intestino è stata bocciata da "decenni" ma siccome è entrata nel pensiero comune, viene continuamente riproposta.

Per la diagnosi di colica gassosa si utilizza la cosiddetta regola del tre. Come tutte le regole è limitata, ma aiuta a ricordare le caratteristiche delle coliche, che sono:
1.         Compaiono nelle prime 3 settimane di vita.
2.         Aumentano fino al 3° mese e poi, gradualmente, si riducono.
3.         Vengono almeno 3 volte alla settimana.
4.         Le crisi di pianto possono durare fino a 3 ore.
A volte si calmano coccolando e dondolando il bambino, allattandolo o portandolo a fare un giro in macchina
Da cosa dipendono?
Esistono varie teorie e ipotesi:
          intolleranza alle proteine del latte vaccino o, più raramente, intolleranza al lattosio (lo zucchero del latte);
          immaturità gastrointestinale, aerofagia, peristalsi inefficace;
          tensione genitore-neonato.
La teoria neurologica imputa la crisi di pianto alla mancata “sincronizzazione ” delle varie fasi del sonno.
Non è certo facile rimanere tranquilli quando si ha un figlio che passa le sere piangendo; e poi i sensi di colpa, che derivano dal sentirsi inadeguati a calmarlo, non aiutano per niente. Può anche capitare che qualcuno dica alla mamma: “È colpa tua che sei nervosa”.
Un bambino con coliche è molto stressante. Ci saranno momenti in cui vi sentirete così stanchi da pensare di non riuscire ad andare avanti. Chiedete aiuto a qualcuno che vi possa dare il cambio, almeno di tanto in tanto, per darvi un po’ di riposo e la possibilità di “liberarvi” per qualche ora dalla cura del piccolo.
Dedicate un po’ di attenzione anche a voi stesse: uscite per una passeggiata, per fare shopping o qualcosa che possa distrarvi e tranquillizzarvi.
Se siete sole: assicuratevi che il bambino stia bene, mettetelo nella culla, allontanatevi e fate qualcosa per calmarvi (una tisana calda, sfogliare una rivista). Stabilite un tempo limite (5-10 minuti) quindi ritornate da lui.

 Cosa fare
          Cercare di calmare il bambino: non è facile, si può provare a consolarlo e coccolarlo, dargli il ciuccio, passeggiare, attaccarlo al seno.
          Favorire il “contenimento”: ad alcuni bambini piace essere in una specie di nido. Si può ottenere avvolgendolo in un lenzuolo, o usando delle fasce apposite o anche utilizzare il “marsupio”.
          Ricordare che, per quanto la situazione possa apparire drammatica, vostro figlio sta bene e tra poco si calmerà e mangerà normalmente. Nel tempo le coliche si attenueranno e dopo i primi 3-4 mesi passeranno del tutto. Molto utili, e non solo per le coliche, sono i massaggi al neonato/lattante.
          Si possono usare farmaci*. Per la scelta si consiglia di rivolgersi al pediatra, anche se l’effetto non è sempre garantito. Alcuni bambini si calmano con farmaci assolutamente inutili per altri bambini.
          Una delle cause di coliche potrebbe essere l’intolleranza alle proteine del latte vaccino. Si può provare, sotto la guida del pediatra, a cambiare il latte o a darne uno privo delle proteine del latte o uno in cui le stesse sono state “idrolizzate” (cioè ridotte in particelle finissime). Se la mamma allatta può provare a togliere dalla propria dieta latte e latticini.
          Perettina, sondine rettali e suppostine vanno utilizzate solo in caso di stitichezza.

*FARMACI: Vi verranno proposti tanti possibili rimedi ma non esiste un farmaco di dimostrata efficacia, anche perché le cause delle coliche sono diverse da bambino a bambino. Vale il principio del “primum non nocere” per cui il pediatra curante vi suggerirà, probiotici, simeticone, estratti di camomilla e altre erbe, in alcuni casi, anche antispatici (cimetropio bromuro) che però possono anche dare  effetti collaterali (stitichezza, agitazione o sonnolenza eccessiva) per cui l’uso deve essere limitato. Esistono poi tanti prodotti omeopatici, omotossicologici, erbe ecc.: usatele solo su indicazione del pediatra in quanto questi farmaci, anche i più naturali, possono avere effetti collaterali. Soprattutto nei bambini piccoli.
 Se oltre alle crisi di pianto il bambino vomita ripetutamente o non elimina feci e gas (flatulenza) o evacua feci con sangue contattare rapidamente il pediatra o il Pronto Soccorso.

 Cosa non fare
          Dare farmaci non consigliati dal pediatra.
          Usare routinariamente sondini rettali o perettine o suppostine.
          Somministrare sostanze dolci (se non su indicazione del pediatra).
          Colpevolizzarsi perché piange (non dipende da voi).
          Ascoltare le accuse da parte di parenti e amici.



sabato 2 luglio 2016

Come fare l'aerosol se il bambino non ne vuole sapere

COME FARE AEROSOL SE IL BAMBINO NON COLLABORA:
Soprattutto nell’età fa 8-9 mesi a 2-3 anni fare l’aerosol per alcuni bambini sembra di fare una tortura. Piangono e urlano appena vedono la macchinetta, si spaventano per il rumore. Alcuni genitori lo fanno solo mentre dorme…ma serve veramente a poco fare un aerosol mentre il bambino dorme e poi se si deve fare la terapia per un’asma o una bronchiolite è necessario farne vari al giorno.

Non esiste una soluzione universale valida per tutti i bambini Su questo tema è difficile offrire suggerimenti universalmente validi.
Importante è non cedere ai capricci rinunciando alle terapie: con il gioco, con le buone o “con le cattive” se il pediatra ha suggerito l’aerosol questo va fatto!!!

Alcuni suggerimenti che possono essere utilizzati associati
1)    Usarlo come gioco: lo fa un pochino papà, poi la mamma e poi il bambino
2)    Inventate un gioco: state pilotando una aereo o una astronave: una mascherina al bambino e una a voi e  il “ponte di comando”  (accendere o spegnere la macchinetta) lo gestite a turno voi con il bambino: decollo, rifornmento, battaglia spaziale ecc
3)    “Tecnica della distrazione” da utilizzare nei bambini che si spaventano o urlano al solo rumore della macchinetta. Troviamo un gioco che piaccia al bambino e poi lo facciamo di nuovo appena prende in mano la mascherina o accende l’aerosol. Appena piange o non fa l’aerosol il gioco he gli piace finisce
4)    Aerosol alla bambola o all’orsetto
5)    Aerosol con favoletta e/o canzoncina
6)    Aerosol davanti allo specchio
7)    Aerosol con morso alla maschera (si consente al bambino di tenere il boccaglio o la maschera in bocca)
8)    Aerosol con cartone animato/palmare/cellulare
9)    Se tutto questo e altro che avrete inventato fallisse resta la: Tecnica “ti spezzo in due”: non date alternative e tenendo il bambino in braccio fissando le sue gambe tra le vostre, e bloccandogli le braccia con una delle vostre, con l’altra mano gli fate  aerosol. (a volte è necessario il “raddoppio di marcatura”).
Si rischiano telefonate al centro per abuso e maltrattamento ma alcuni bambini dopo uno due cicli si rassegnano e si adeguano a farlo soprattutto se si mettono in atto meccanismi gratificanti: “sei stato bravo”, hai vinto…una storia, una favola Evitate giocattoli o beni materiali…ne hanno quasi tutti già troppi: Regalategli la vostra presenza.