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martedì 24 maggio 2016

STIPSI O STITICHEZZA

STIPSI

Si definisce stitichezza  quando il bambino va di corpo ad intervalli che superano le 48 ore o anche se, per periodi più brevi, presenta  feci dure che vengono emesse con sforzo.

Nei primi 6 mesi e talora fino ad 1 anno di vita la causa è quasi sempre  una incoordinazione tra la spinta e il rilasciamento dello sfintere anale esterno (dischezia): il bambino si sforza ma non riesce ad evacuare perché non si rilasciano gli sfinteri, piange e diventa tutto rosso in volto per lo sforzo. Basta una stimolazione (punta del termometro o sondino o alro) per far rilasciare lo sfintere anale e farlo andare di corpo ed emettere feci che sono di consistenza normale o precedute da un piccolo ‘tappo’. La stimolazione non deve diventare un’abitudine, ma solo un rimedio ‘d’emergenza’ se il bambino appare fortemente disturbato, altrimenti non lo si abitua ad evacuare da solo. La dischezia è dovuta ad un’immaturità funzionale ed è destinata a risolversi da sé nel giro di pochi mesi.  Buoni risultati si ottengono anche con adeguati massaggi

Fattori che favoriscono la stipsi
-         Cambio di alimentazione (ad es. svezzamento)
-         Episodi infettivi (portano ad una perdita di liquidi)
-         Passaggio dal pannolino al vasino
-         Predisposizione familiare
-         Fattori psicologici
-         Infiammazioni nella zona perianale (per esempio dermatite da pannolino)
-         Alimentazione carente di fibre
Una stipsi può causare
-         dolori addominali anche importanti soprattutto nel lattante e nei primi anni di vita
-         emorroidi esanguinamento
-         riduzione dell’appetito
-         nervosismo, irritabilità, irrequietezza


COSA FARE
OVVIAMETE SENTIRE I PEDIATRA PER VALUTARE LA POSSIBILE CAUSA DI STIPSI E PERSONALIZZARE I RIMEDI
-         Offrire da bere
-         Dare alimenti ricchi di fibre: farina integrale, frutta (soprattutto pesche, prugne, melone) e verdura
-         Abituare il bambino ad andare alla toilette quando avverte lo stimolo e non trattenere la defecazione
-         In caso di persistenza o non risoluzione con la dieta si possono somministrare rammollitori fecali, a base di Macrogol o Politilenglicole che assorbono  acqua ed aumentano il volume delle feci.
-         Se dolori addominali ricorrere alla stimolazione locale con una perettina o una supposta o un clistere
-         NORME IGIENICHE:
- abituare bambino ad andare in bagno ogni giorno alla stessa ora;
- farlo sedere con l’aiuto di un riduttore e di uno sgabello, in modo che abbia i piedi ben appoggiati ed assuma la corretta posizione un po’ accovacciata;
- non tenerlo sul water o sul vasino troppo tempo: se dopo qualche non si scarica, meglio ritentare dopo qualche ora.



NON Minacciarlo o punirlo se trattiene le feci

lunedì 6 maggio 2013

SI FA LA POPO' ADDOSSO (ENCOPRESI)


ENCOPRESI
Cosa è:
L'encopresi è un disturbo cronico caratterizzato dall'emissione involontaria ,e spesso inconsapevole, delle feci. Solitamente si manifesta in seguito ad una stipsi cronica o quando il bambino rifiuta consapevolmente di defecare e trattiene la popò. Se questo rifiuto si protrae nel tempo il bambino perde lo stimolo alla defecazione per cui può “perdere” le feci.
E' più frequente nei maschi (il rapporto femmine/maschio è di uno a tre-cinque). Normalmente un bambino impara a trattenere e rilasciare consapevolmente le feci entro i tre anni, se ciò non avviene, si parla di encopresi primaria e può essere dovuta a diversi fattori, dalla pigrizia alla necessità di un tempo più lungo per imparare a farlo. L'encopresi secondaria invece si manifesta quando il bambino inizia a non trattenere le feci pur essendo in grado di farlo. 
Cause:
L’encopresi può avere cause anatomiche, alimentari e/o psicologiche che si presentano in maniera diversa a seconda dell'età (vedi sotto scala di levine). I sintomi fisici sono i più evidenti ma non è da sottovalutare l'impatto psicologico, su tutto il nucleo familiare e non solo sul bambino, del problema. I bambini che soffrono di encopresi possono sviluppare ansia, senso di colpa e paura di essere scoperti e giudicati. Per questi motivi alcuni tendono  ad isolarsi dagli altri ed a rifiutare di recarsi nei luoghi comuni come la scuola e le attività sportive. Più raramente il bambino mostra un'apparente indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o accumulo (nasconde le mutande o conserva le feci).
 In alcuni rari casi il bambino sviluppa un approccio aggressivo mostrandosi indifferente ai propri sintomi o mostrando gli indumenti sporchi con aria di sfida. Il disturbo si manifesta generalmente nelle ore diurne
Le cause fisiche più frequenti sono quelle associate al dolore alla defecazione. Le più frequenti sono le ragadi o anomalie anali (per cui è necessaria la visita pediatrica e spesso del chirurgo pediatra) . Tra le cause fisiche da escludere possono esserci anche alcune anomalie dell’intestino come  morbo di Hirschsprung o il Megacolon angangliare.
Le cause alimentari derivano da una errata alimentazione di base: poche fibre, troppi latticini e proteine, troppi cibi raffinati e cibi spazzatura e pochi liquidi. Incide anche lo scarso movimento fisico e cattive abitudini alimentari Le cause psicologiche più frequenti (anche se in ogni caso si possono determinare conseguenze psicologiche, come scritto qui sopra , più frequenti sono rappresentate dai conflitti emotivi con i genitori, dalla paura della defecazione e da  atteggiamenti troppo rigidi o di disorganizzazione educativa, e a un bel “temperamento” del bambino).
Nella tabella di Levine (Levine: Pediatric clinic North America 29, (2), 1982 le cause sono riunite sulla base del tempo di comparsa:

1) prima infanzia: costipazione infantile semplice, eccessive preoccupazioni dei genitori, anomalie congenite ano-rettali o intestinali, problemi ano-rettali acquisiti (ad es. ragadi);

2) età dai 2-3 ai 5 anni: addestramento alla toilette eccessivamente aggressivo, o estremamente permissivo, defecazione dolorosa persistente, paura o idiosincrasia della toilette;

3) prima età scolare: paura del bambino della scuola, gastroenterite prolungata e grave, deficit dell’attenzione con scarsa aderenza ai compiti (ad es. defecazione incompleta), intolleranze alimentari o eccessiva nutrizione, stile di vita frenetico, stress psicosomatico.  (tratto da: http://www.ospedalebambinogesu.it/Portale2008/Default.aspx?IdItem=1228)
In ogni modo anche se i sintomi fisici sono i più evidenti non va mai  sottovalutato l'impatto psicologico del problema, sia per il bambino che per i genitori e i familiari.  
Questi fattori infatti  complicano la situazione soprattutto se da parte dei genitori e o del pediatra si adottano comportamenti errati, inquisitivi, repressori  e a volte sembrano non comprendere con chiarezza il senso di imbarazzo del bambino che tormentano con domande o consigli inopportuni.
 Diagnosi:
Una diagnosi precoce e tempestiva del problema è fondamentale per evitare che la componente psicologica del disturbo si radichi troppo a fondo nel bambino. Per avere una diagnosi occorre valutare entrambi gli aspetti del disturbo. Dal lato fisico si esegue un esame completo e se si ravvede la necessità una visita dallo specialista chirurgo pediatra ed eventuali esami. Per valutare una encopresi dal lato psicologico occorre osservare il bambino e prendere nota dei suoi comportamenti. Il bambino con encopresi è un bambino solitario perché si vergogna di non riuscire ad essere come gli altri. Una volta valutati entrambi gli aspetti del disturbo è possibile quindi procedere con la diagnosi e la relativa terapia.
Terapia:
Sui problemi prettamente fisici è sufficiente l'intervento del pediatra che prescriverà la terapia farmacologica necessaria (per esempio fissurazioni o ragadi anali). Per i disturbi legati all'alimentazione occorre mettere a punto una dieta specifica e corretti stili di alimentazione (tra cui bere molto) associati ad attività fisica per favorire una consistenza più morbida delle feci ed un miglioramento del transito intestinale.
Per quanto riguarda  l'aspetto psicologico del disturbo in caso di encopresi primaria occorre intervenire anche sui genitori. Il pediatra può richiedere la collaborazione di un pedagogista o di uno psicologo per educare tutto il nucleo familiare alla gestione del problema ed alla sua soluzione. Nell'encopresi secondaria invece occorre ricercare, insieme ad un esperto, le possibili cause scatenanti del disturbo come la nascita di un fratellino, un lutto, la separazione dei genitori o un traumatico inizio della scuola. I bambini sono in grado di seguire un percorso di terapia mirata che porta alla soluzione del problema in un tempo più o meno breve.
L’encopresi primaria richiede la collaborazione del pediatra, neuropsichiatria, psicologo volta a fornire interventi correttivi nell’ambito familiare e a volte una psicoterapia del bambino.
 Nell’encopresi secondaria che ha talora una valenza regressiva, reattiva ad un disagio correlato ad episodi che riguardano la vita del bambino (separazione coniugale, nascita di un fratellino, ingresso al mondo della scuola, lutti) è importante spiegare accuratamente il problema al bambino e ai suoi genitori che dovrebbero essere informati del fatto che molti altri coetanei hanno lo stesso problema; che non si tratta di una colpa e che seppure con sforzo si può ristabilire completamente la normale funzione intestinale.
Prevenzione:
Benché si tratti di un disturbo derivante da molteplici fattori è possibile tentare di prevenirlo. Occorre nutrire correttamente i bambini attraverso una alimentazione ricca di frutta e verdura e prevenire le ragadi con l'utilizzo di una crema emolliente tutte le sere. Dieta varia, bere tanto e favorire il movimento (c sono anche bambini piccoli pigri). Evitare di introdurre l'educazione al vasino prima dei due anni e lasciare che sia il bambino stesso a chiedere di poterla iniziare. Non forzare i bambini a togliere il pannolino prima del tempo per non generare ansia da competizione con gli altri. E' normale per un bambino piccolo non riuscire a trattenere le feci ed è altrettanto facile che, pur avendo imparato a farlo, possano esserci delle ricadute. Non bisogna mai umiliarli o punirli ma è importante aiutarli a raggiungere l'obiettivo con alcune semplici regole come il sedersi sul vasino tutti i giorni agli stessi orari (l'ideale è dopo i pasti).