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domenica 12 febbraio 2017
martedì 24 maggio 2016
STIPSI O STITICHEZZA
STIPSI
Si definisce stitichezza quando il bambino va di corpo ad intervalli che superano le 48 ore o anche se, per
periodi più brevi, presenta feci dure
che vengono emesse con sforzo.
|
Nei primi 6 mesi e talora fino ad 1 anno di vita la
causa è quasi sempre una
incoordinazione tra la spinta e il rilasciamento dello sfintere anale esterno
(dischezia): il bambino si sforza
ma non riesce ad evacuare perché non si rilasciano gli sfinteri, piange e diventa
tutto rosso in volto per lo sforzo. Basta una stimolazione (punta del
termometro o sondino o alro) per far rilasciare lo sfintere anale e farlo
andare di corpo ed emettere feci che sono di consistenza normale o precedute
da un piccolo ‘tappo’. La stimolazione non deve diventare un’abitudine, ma
solo un rimedio ‘d’emergenza’ se il bambino appare fortemente disturbato,
altrimenti non lo si abitua ad evacuare da solo. La dischezia è dovuta ad
un’immaturità funzionale ed è destinata a risolversi da sé nel giro di pochi
mesi. Buoni risultati si ottengono
anche con adeguati massaggi
|
Fattori che
favoriscono la stipsi
-
Cambio di
alimentazione (ad es. svezzamento)
-
Episodi
infettivi (portano ad una perdita di liquidi)
-
Passaggio dal
pannolino al vasino
-
Predisposizione
familiare
-
Fattori
psicologici
-
Infiammazioni
nella zona perianale (per esempio dermatite da pannolino)
-
Alimentazione
carente di fibre
Una stipsi può causare
-
dolori
addominali anche importanti soprattutto nel lattante e nei primi anni di vita
-
emorroidi
esanguinamento
-
riduzione
dell’appetito
-
nervosismo,
irritabilità, irrequietezza
COSA FARE
OVVIAMETE SENTIRE I PEDIATRA PER VALUTARE LA POSSIBILE CAUSA
DI STIPSI E PERSONALIZZARE I RIMEDI
-
Offrire da
bere
-
Dare
alimenti ricchi di fibre: farina integrale, frutta (soprattutto pesche, prugne,
melone) e verdura
-
Abituare il
bambino ad andare alla toilette quando avverte lo stimolo e non trattenere la
defecazione
-
In caso di
persistenza o non risoluzione con la dieta si possono somministrare rammollitori
fecali, a base di Macrogol o Politilenglicole che assorbono acqua ed aumentano il volume delle feci.
-
Se dolori
addominali ricorrere alla stimolazione locale con una perettina o una supposta
o un clistere
-
NORME IGIENICHE:
- abituare bambino
ad andare in bagno ogni giorno alla stessa ora;
- farlo
sedere con l’aiuto di un riduttore e di uno sgabello, in modo che abbia i piedi
ben appoggiati ed assuma la corretta posizione un po’ accovacciata;
- non tenerlo sul water o sul
vasino troppo tempo: se dopo qualche non si scarica, meglio ritentare dopo
qualche ora.
NON Minacciarlo o punirlo se trattiene le feci
lunedì 6 maggio 2013
SI FA LA POPO' ADDOSSO (ENCOPRESI)
ENCOPRESI
Cosa è:
L'encopresi è un disturbo
cronico caratterizzato dall'emissione involontaria ,e spesso inconsapevole,
delle feci. Solitamente si manifesta in seguito ad una stipsi cronica o quando
il bambino rifiuta consapevolmente di defecare e trattiene la popò. Se questo
rifiuto si protrae nel tempo il bambino perde lo stimolo alla defecazione per
cui può “perdere” le feci.
E' più frequente nei maschi (il
rapporto femmine/maschio è di uno a tre-cinque). Normalmente un bambino impara
a trattenere e rilasciare consapevolmente le feci entro i tre anni, se ciò non
avviene, si parla di encopresi primaria e può essere dovuta a diversi fattori,
dalla pigrizia alla necessità di un tempo più lungo per imparare a farlo.
L'encopresi secondaria invece si manifesta quando il bambino inizia a non
trattenere le feci pur essendo in grado di farlo.
Cause:
L’encopresi può avere cause anatomiche,
alimentari e/o psicologiche che si presentano in maniera diversa a seconda
dell'età (vedi sotto scala di levine). I sintomi fisici sono i più evidenti ma
non è da sottovalutare l'impatto psicologico, su tutto il nucleo familiare e
non solo sul bambino, del problema. I bambini che soffrono di encopresi possono
sviluppare ansia, senso di colpa e paura di essere scoperti e giudicati. Per
questi motivi alcuni tendono ad isolarsi
dagli altri ed a rifiutare di recarsi nei luoghi comuni come la scuola e le
attività sportive. Più raramente il bambino mostra un'apparente
indifferenza al sintomo o sviluppa comportamenti di dissimulazione o accumulo
(nasconde le mutande o conserva le feci).
In
alcuni rari casi il bambino sviluppa un approccio aggressivo mostrandosi
indifferente ai propri sintomi o mostrando gli indumenti sporchi con aria di
sfida. Il disturbo si manifesta generalmente nelle ore diurne
Le cause fisiche più
frequenti sono quelle associate al dolore alla defecazione. Le più frequenti
sono le ragadi o anomalie anali (per cui è necessaria la visita pediatrica e
spesso del chirurgo pediatra) . Tra le cause fisiche da escludere possono
esserci anche alcune anomalie dell’intestino come morbo di Hirschsprung o il Megacolon
angangliare.
Le cause alimentari derivano
da una errata alimentazione di base: poche fibre, troppi latticini e proteine,
troppi cibi raffinati e cibi spazzatura e pochi liquidi. Incide anche lo scarso
movimento fisico e cattive abitudini alimentari Le cause psicologiche più
frequenti (anche se in ogni caso si possono determinare conseguenze
psicologiche, come scritto qui sopra , più frequenti sono rappresentate dai
conflitti emotivi con i genitori, dalla paura della defecazione e da atteggiamenti troppo rigidi o di disorganizzazione
educativa, e a un bel “temperamento” del bambino).
Nella tabella di Levine (Levine: Pediatric clinic North
America 29, (2), 1982 le cause sono riunite sulla base del tempo di comparsa:
1) prima infanzia: costipazione infantile semplice,
eccessive preoccupazioni dei genitori, anomalie congenite ano-rettali o
intestinali, problemi ano-rettali acquisiti (ad es. ragadi);
2) età dai 2-3 ai 5 anni: addestramento alla
toilette eccessivamente aggressivo, o estremamente permissivo, defecazione
dolorosa persistente, paura o idiosincrasia della toilette;
3) prima età scolare: paura del bambino della
scuola, gastroenterite prolungata e grave, deficit dell’attenzione con scarsa
aderenza ai compiti (ad es. defecazione incompleta), intolleranze alimentari o
eccessiva nutrizione, stile di vita frenetico, stress psicosomatico. (tratto
da: http://www.ospedalebambinogesu.it/Portale2008/Default.aspx?IdItem=1228)
In ogni modo anche se i sintomi
fisici sono i più evidenti non va mai
sottovalutato l'impatto psicologico del problema, sia per il bambino che
per i genitori e i familiari.
Questi fattori infatti complicano la situazione soprattutto se da
parte dei genitori e o del pediatra si adottano comportamenti errati, inquisitivi,
repressori e a volte sembrano non
comprendere con chiarezza il senso di imbarazzo del bambino che tormentano con
domande o consigli inopportuni.
Diagnosi:
Una diagnosi precoce e tempestiva
del problema è fondamentale per evitare che la componente psicologica del
disturbo si radichi troppo a fondo nel bambino. Per avere una diagnosi occorre
valutare entrambi gli aspetti del disturbo. Dal lato fisico si esegue un esame
completo e se si ravvede la necessità una visita dallo specialista chirurgo
pediatra ed eventuali esami. Per valutare una encopresi dal lato psicologico
occorre osservare il bambino e prendere nota dei suoi comportamenti. Il bambino
con encopresi è un bambino solitario perché si vergogna di non riuscire ad
essere come gli altri. Una volta valutati entrambi gli aspetti del disturbo è
possibile quindi procedere con la diagnosi e la relativa terapia.
Terapia:
Sui problemi prettamente
fisici è sufficiente l'intervento del pediatra che prescriverà la terapia
farmacologica necessaria (per esempio fissurazioni o ragadi anali). Per i
disturbi legati all'alimentazione occorre mettere a punto una dieta specifica e
corretti stili di alimentazione (tra cui bere molto) associati ad attività
fisica per favorire una consistenza più morbida delle feci ed un miglioramento
del transito intestinale.
Per quanto riguarda l'aspetto psicologico del disturbo in caso di encopresi
primaria occorre intervenire anche sui genitori. Il pediatra può richiedere la
collaborazione di un pedagogista o di uno psicologo per educare tutto il nucleo
familiare alla gestione del problema ed alla sua soluzione. Nell'encopresi
secondaria invece occorre ricercare, insieme ad un esperto, le possibili cause
scatenanti del disturbo come la nascita di un fratellino, un lutto, la
separazione dei genitori o un traumatico inizio della scuola. I bambini sono in
grado di seguire un percorso di terapia mirata che porta alla soluzione del
problema in un tempo più o meno breve.
L’encopresi primaria richiede la collaborazione del
pediatra, neuropsichiatria, psicologo volta a fornire interventi correttivi
nell’ambito familiare e a volte una psicoterapia del bambino.
Nell’encopresi secondaria che ha talora una valenza
regressiva, reattiva ad un disagio correlato ad episodi che riguardano la vita
del bambino (separazione coniugale, nascita di un fratellino, ingresso al mondo
della scuola, lutti) è importante spiegare accuratamente il problema al bambino
e ai suoi genitori che dovrebbero essere informati del fatto che molti altri
coetanei hanno lo stesso problema; che non si tratta di una colpa e che seppure
con sforzo si può ristabilire completamente la normale funzione intestinale.
Prevenzione:
Benché si tratti di un
disturbo derivante da molteplici fattori è possibile tentare di prevenirlo.
Occorre nutrire correttamente i bambini attraverso una alimentazione ricca di
frutta e verdura e prevenire le ragadi con l'utilizzo di una crema emolliente
tutte le sere. Dieta varia, bere tanto e favorire il movimento (c sono anche
bambini piccoli pigri). Evitare di
introdurre l'educazione al vasino prima dei due anni e lasciare che sia
il bambino stesso a chiedere di poterla iniziare. Non forzare i bambini a
togliere il pannolino prima del tempo per non generare ansia da competizione
con gli altri. E' normale per un bambino piccolo non riuscire a trattenere le
feci ed è altrettanto facile che, pur avendo imparato a farlo, possano esserci
delle ricadute. Non bisogna mai umiliarli o punirli ma è importante aiutarli a
raggiungere l'obiettivo con alcune semplici regole come il sedersi sul vasino
tutti i giorni agli stessi orari (l'ideale è dopo i pasti).
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