"SVEGLIATEVI BAMBINE" tratta, con molta ironia e con gli occhi di due bambine, il tragico tema e ahimè sempre più attuale: l’abuso sui minori legato all’ambiente familiare. Le protagoniste, Livia e Martina, si ritrovano, inconsapevolmente, ad essere spettatrici del dramma di due loro amichetti, Deborah e Michael, considerati, in un primo momento anche un po’ tonti "perché la Deborah è anoressica e afasica (…) e suo fratello si fa ancora la pipì addosso", molestati ripetutamente dal papà con il tacito consenso della madre, tolti quindi alla famiglia per essere reinseriti in un'altra diversa solo per l’apparente armonia. Conosceranno Lolita, la figlia primogenita che, a trentadue anni, veste ancora come una bambina per compiacere il papà e capiranno che il "mostro" ha solo cambiato gli abiti. Decideranno di creare un’associazione "Svegliatevi bambine" per aiutare i bambini e le bambine di tutto il mondo a ribellarsi agli abusi. La piccola Deborah infine, aiutata proprio da Martina e Livia, troverà la forza per salvare se stessa ed il fratellino. Figura non meno importante l’agente Rita che guida Martina e Livia nella comprensione della tragedia capitata ai due amichetti e insegna loro a trarre da piccoli particolari elementi fondamentali per l’individuazione dei problemi " i loro problemi erano soltanto sintomi di una profonda sofferenza"spiegò Rita. Questo è il punto fondamentale che dobbiamo far nostro per capire eventuali disagi di un bimbo; citando ancora il libro "Come avete fatto? Ve l’hanno detto loro?" "In un certo senso" rispose Rita "Non a parole, ma con i disegni. Nonostante le loro resistenze, abbiamo capito che volevano comunicare qualcosa. E’ stato difficile guadagnarsi la loro fiducia, e ancora più difficile farci prendere sul serio dalla preside, anche perché la maggior parte delle maestre pensava che fossero semplicemente ritardati"
Un bambino abusato non avrà mai la forza di raccontare la sua storia e in alcuni a chi raccontarlo poi? Quando spesso sono proprio i familiari a tacere consapevolmente di denunciare una violenza per ignoranza, per paura, perché vittime a loro volta. Tocca, allora, alla scuola, allo sport a far emergere l’abuso perché proprio nei gesti, nel disagio, nell’espressione grafica e ludica che un bambino URLA il suo dolore, chiede disperatamente AIUTO. In troppe situazioni però questa richiesta cade nel vuoto, o viene colta tardi perché, citando sempre il libro "non c’è niente come una vittima indifesa per scatenare i cattivi sentimenti". E’ meglio pensare che un bimbo sia una peste o peggio un bugiardo che un disagiato. Non si può nemmeno pensare, guardando le nostre famiglie, che noi saremo immuni: il mostro si può nascondere dietro lo sguardo amorevole di chiunque. Forse la generazione dei nostri genitori può essere giustificata se in qualche situazione non ha capito, si è trovata spiazzata perché all’epoca era un argomento di cui non era dato parlarne; gli adulti, poi, avevano sempre ragione e questa era la vera forza dei mostri ed i bambini non avevano armi per difendersi perché sapevano che nessuno avrebbe creduto loro. Oggi no! Nessuno può considerarsi giustificato e nascondersi dietro il solito commento "era così una brava persona.."
"Svegliatevi bambine" può essere letto sia dai genitori che dai figli, anzi può costituire un momento di confronto comune. Il tema è trattato con una delicatezza ed una semplicità tale da non suscitare alcuno shock nei piccoli lettori, senza essere in alcun modo banale. Le domande di Martina e Livia sono le domande di due bambine di otto anni dinnanzi ad un mistero, e le risposte sono semplici ingenue ma percorse dalla voglia di ricostruire una nuova infanzia " si potrebbe sostituire la loro memoria con un’altra vergine", aggiunse, pensando al suo computer, "o magari perfino ricostruire tutta un’infanzia virtuale nei loro circuiti cerebrali" "così non si ricorderebbero più niente? (…) Ma se già fanno fatica a ricordarsi l’alfabeto! Ma ci pensi, trovarsi in gelateria e non ricordarsi più quali sono i tuoi gusti preferiti di gelato? E’ terribile!". Al contrario, tanta semplicità dovrebbe essere per noi adulti violenta come un pugno nello stomaco far sbucare la testa da sotto la sabbia qualora l’avessimo nascosta.
MANIFESTO
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