sabato 3 settembre 2011


Sport, bambini e genitori (non c'è solo il calcio: leggete questo articolo del Corriere Mercantile di oggi ove risulta immeritatamente il mio nome mentre dovrebbe figurare il cogestore, con paola Santagata, del Blog Filippo Dagnino. Articolo scaricabile qui: http://www.apel-pediatri.org/attachments/351_foto%20(3).PNG)

Inizia un nuovo anno scolastico e una delle domande che frequentemente viene posta al pediatra è quella di quando e quale sport far fare al figlio. Addirittura alcuni vorrebbero far iniziare una attività sportiva già a 2-3 anni!
Una delle funzioni principali per far fare sport ai bambini è quello di supplire alla mancanza di di spazi per praticare il gioco “libero” con la conseguenza che invece di poter giocare e correre liberamente i bambini, dopo ore di scuola e di regole, ne subiscono altre: quelle dello sport organizzato.
Bisogna anche fare attenzione al fatto che altri interessi, oltre a quello di far fare movimento e attività fisica, prevalgano: soprattutto quello delle ambizioni, voglie ed aspettative di allenatori e società sportive e quelle dei genitori. Fortunatamente il livello di preparazione e formazione degli allenatori dei vari sport per bambini e ragazzi è notevolmente aumentato e, rispetto ad anni fa, si dà molta importanza agli aspetti educativi e pedagogici (almeno fino ad una certa età) dello sport e non ai risultati.  Un fattore di più difficile contenimento è, a volte, quello delle ambizioni e delle aspettative dei genitori. Capita in alcuni casi che lo sport che dovrebbe servire a formare e a ridurre lo stress diventi esso stesso causa di stress. Alcuni bambini per “amore” e per accontentare i genitori praticano uno sport controvoglia, con ansia e possono manifestare segnali di sofferenza per cui vengono portati dal pediatra. Si tratta nella maggior parte dei casi di patologie dette “da somatizzazione” (mal di testa, mal di pancia, disturbi del sonno, difficoltà scolastiche ed altro. Frequente la “dispnea psicogena” che si manifesta con profonde inspirazioni a riposo). Un ragazzo ha aspettato il compimento dei 18 anni per comunicare ai genitori che non avrebbe più praticato tennis che fin da piccolo si sentiva obbligato di fare dai genitori. Alcuni ci riescono prima e altri non ci riescono affatto. Tra questi si trova addirittura Andre Agassi che ha scritto un libro che esce in Italia "Open". Nel libro l'ex tennista racconta come è diventato un campione, e come è arrivato a odiare il suo sport per colpa di un genitore da lui definito “violento, brutale, ossessivo”.  Scrive "Io, condannato a vincere da un padre mostro".
Una raccomandazione a tutti i genitori: non spingete vostro figlio  verso uno sport. Cercate di capire  se la scelta  di uno sport da praticare viene  fatta per le vostre aspettative  o per il desiderio di vostro figlio.
Inoltre se gioca male o non fa quel goal che sembra già fatto o non fa una parata facile sappiate che Vostro figlio sarà già triste per questo. Ha bisogno della Vostra comprensione e affetto e non delle vostre critiche. E’ meglio avere un figlio felice e sorridente, anche se non è  il migliore della squadra, che un “campioncino” , che difficilmente diventerà campione.
Dedicate del tempo a stare con Vostro figlio, alla lettura, alla musica e al dialogo.



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