GUIDA PER GENITORI. IV CAPITOLO
TRovate TUTTo il manuale di save the children (www.savethechildren.it) e sui siti www.ferranoalberto.eu e www.apel-pediatri.org
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Alcuni genitori credono che se non picchiassero o
urlassero ai propri figli perderebbero la loro autorità o comunque
diventerebbero troppo permissivi. Altri genitori vorrebbero smettere di
picchiare o gridare ai propri figli, ma non sanno come gestire diversamente i
momenti di stress e di frustrazione. A volte le difficoltà che affrontiamo,
come genitori, ci sembrano insormontabili e crediamo che qualsiasi scelta sia
sbagliata.
La maggior parte di noi diventa genitore senza conoscere
bene le fasi dello sviluppo di un bambino e ci affidiamo al nostro istinto o
all’esperienza dalla nostra infanzia. Molto spesso, però, il nostro istinto in realtà è solo una
reazione emotiva che non è stata ben ponderata; a volte la nostra infanzia
può essere stata negativa o persino violenta.
Cosa fare quindi per instaurare una relazione positiva
con i nostri figli? E come educarli senza fare ricorso a punizioni fisiche o
altre punizioni degradanti? Possiamo farlo applicando a tutte le interazioni
con loro, e non solo a quelle più difficili, i quattro principi della
genitorialità:
- individuare
i propri obiettivi educativi di lungo termine;
- far sentire il proprio affetto e fornire punti di riferimento ai nostri figli in ogni interazione con loro;
- comprendere
cosa pensano e cosa provano i nostri figli in diverse situazioni;
- assumere
un approccio che mira alla risoluzione dei problemi piuttosto che un
approccio punitivo.
Questi quattro principi sono le componenti essenziali
di un buon rapporto genitori-figli e di una disciplina positiva.
RISOLUZIONE DEI PROBLEMI
CAPIRE COSA PROVANO E COSA PENSANO I BAMBINI E GLI
ADOLESCENTI
FAR SENTIRE FORNIRE PUNTI IL PROPRIO AFFETTO DI
RIFERIMENTO
INDIVIDUARE GLI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE
Le sfide della
genitorialità
Molto spesso durante la giornata un genitore vuole che
i propri figli facciano subito alcune cose: mettiti subito le
scarpe, sali subito sul marciapiede, entra subito in casa,
smettila subito di fare rumore. Se i bambini non ubbidiscono il nostro
livello di stress aumenta rapidamente. Se poi ci sentiamo sotto pressione
perché siamo in ritardo, o ci sentiamo in imbarazzo perché siamo in pubblico
o siamo preoccupati, il livello di stress aumenta ulteriormente. Infine le
preoccupazioni per il lavoro o per altri aspetti della nostra vita non fanno
che aggiungersi a questo stress.
Quando siamo calmi il nostro “cervello razionale” ci
permette di ragionare in modo lucido. Riusciamo a riflettere sulle cose e ci
comportiamo in modo costruttivo. Quando, invece, ci sentiamo sotto pressione il
nostro corpo e il nostro cervello reagiscono di conseguenza: i muscoli si
irrigidiscono, il battito cardiaco aumenta e il cervello entra in stato di
panico. Il nostro “cervello emotivo” prende il sopravvento, non riusciamo più
a pensare in modo lucido e reagiamo in modo emotivo. Quando proviamo un senso
di panico, impotenza o disperazione possiamo facilmente reagire con esplosioni
di rabbia, colpendo degli oggetti o urlando. Tendiamo a dire cose che in
realtà non vorremmo dire e facciamo cose di cui poi ci pentiremo.
Queste sono reazioni del tutto normali, che i genitori
conoscono bene. Tuttavia ogni volta che reagiamo in questo modo indeboliamo il
rapporto con nostro figlio. E quanto più spesso reagiamo in questo modo, tanto
più questo rapporto si indebolisce.
CERVELLO RAZIONALE Reagisce in modo razionale quando
il livello di stress è basso
CERVELLO EMOTIVO Reagisce in modo impulsivo quando il
livello di stress è alto
QUANDO IL CERVELLO EMOTIVO PRENDE IL SOPRAVVENTO NON
CAPIAMO PIÙ QUALI SONO GLI EFFETTI DELLE NOSTRE AZIONI SUI NOSTRI FIGLI
Vostro figlio si gingilla per andare a scuola e siete
in ritarddo. Lo sta facendo apposta per farmi fare tardi” o forse pensate:
“Perché non mi ascolta mai? devo assolutamente FARLO ascoltare” o forse
pensate: “Come si permette, adesso gli faccio vedere io chi comanda”.
E poi che cosa fate? Molti genitori in una situazione
del genere cominciano ad urlare. Dicono cose come: “Se non sei pronto in due
minuti ti lascio qui” o “Perché fai sempre così?” o “È possibile che non
impari mai?” A volte minacciano di punire il bambino, dandogli una sculacciata
o togliendogli un gioco. A volte minacciano di portarlo a scuola anche se non
ha finito di vestirsi. Alcuni genitori afferrano il bambino, lo scuotono, lo
picchiano, lo insultano con parole come “stupido”.
Ora, cosa succede al bambino in una situazione del
genere? Di solito quando il nostro cervello emotivo prende il sopravvento non
ci rendiamo più conto di quali sono gli effetti delle nostre azioni sui nostri
figli. Se riuscissimo a zumare indietro vedremmo che anche il bambino è sempre
più agitato e spaventato dalla nostra rabbia e dalle nostre minacce. I bambini
inoltre possono sentirsi profondamente feriti e mortificati dai nostri insulti.
Quando li puniamo possono sentirsi non amati o non desiderati. Tutte queste
reazioni inibiscono il cervello razionale e quindi a questo punto il bambino
reagisce con il suo cervello emotivo: si mette a piangere, sbatte i piedi per
terra, oppure urla. Vostro figlio si sente proprio come voi, e due persone in
uno stato di panico non sono in grado di risolvere un problema in modo
costruttivo.
Una situazione del genere probabilmente si concluderà
in questo modo: voi, molto arrabbiati, accompagnate il bambino a scuola e al
momento di salutarvi non gli fate un sorriso né gli date un abbraccio. Una
volta arrivati al lavoro il vostro cervello razionale riprende il controllo e
cominciate a sentirvi in colpa per quello che avete detto e fatto. Vostro
figlio a sua volta avrà difficoltà a seguire la lezione, si sentirà non
amato, rifiutato e abbandonato. L’insegnante a quel punto potrebbe provare a
sua volta un sentimento di frustrazione nei confronti del bambino che non lo
ascolta. Il bambino, proprio pochi minuti prima di cominciare ad affrontare una
prova scritta, potrebbe ripensare al fatto che gli avete dato dello “stupido”.
Oppure proverà sentimenti di rancore e se la prenderà con i compagni più
piccoli. Anche voi a questo punto avete difficoltà a concentrarvi sul lavoro
perché vi sentite in colpa, vi vergognate del vostro comportamento e siete preoccupati
per vostro figlio. Quindi il vostro obiettivo a breve termine è probabilmente
stato raggiunto: siete arrivati al lavoro puntuali, ma sia il rapporto con
vostro figlio che la sua autostima sono stati danneggiati.
Ora immaginate questa situazione:
Vostro figlio/a è cresciuto.
State per festeggiare il suo ventesimo compleanno. Immaginate come sarà vostro
figlio/a a quella età. Che genere di persona desiderate che sia diventato?
Pensate a tutte le caratteristiche che sperate che
vostro figlio/a abbia da adulto. Molti genitori sperano che i figli diventino
sicuri di sé, onesti, educati, sappiano provare empatia per gli altri; ma
anche che si impegnino negli studi o nel lavoro, siano responsabili, giudiziosi
e non violenti. È questo il genere di qualità che sperate di ritrovare in
vostro figlio/a?
Che genere di rapporto sperate
di avere con vostro figlio/a quando avrà vent’anni?
Quali sentimenti sperate che provi per voi? Molti
genitori sperano di avere figli che vogliano loro bene, che passino volentieri
del tempo con loro, che si rivolgano a loro per consigli; ma anche che si
interessino e si fidino di loro. È questo il tipo di rapporto che sperate di
avere con vostro figlio/a?
Quando pensate a tutte queste speranze che nutrite per
il futuro state individuando i vostri obiettivi a lungo termine.
Ora pensate alla relazione che intercorre tra le
vostre reazioni a situazioni di stress a breve termine e i vostri obiettivi a
lungo termine.
URLARE SCHIAFFEGGIARE MINACCIARE INSULTARE AFFERRARE
CON FORZA
Quando urlate a vostro figlio/a gli state insegnando a
essere una persona educata? Quando lo picchiate gli state insegnando come
risolvere i problemi senza ricorrere alla violenza? Quando lo minacciate state
instaurando un rapporto di fiducia con lui/lei?
I bambini imparano a gestire lo stress
osservando i propri genitori. Se noi reagiamo urlando,
picchiando, insultando stiamo insegnando ai nostri figli l’esatto opposto di
quello che vorremmo. Ogni volta che reagiamo con il nostro cervello emotivo
perdiamo una grande opportunità: quella di indicare ai nostri figli una strada
migliore.
La chiave per avere un buon rapporto e poter davvero
insegnare quello che desideriamo ai nostri figli è imparare a considerare i
problemi che richiedono una soluzione immediata come opportunità per
raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine.
Quando sentite che i muscoli si irrigidiscono, il
battito del cuore aumenta, che il tono della voce si alza state ricevendo un
segnale: in quel momento avete l’opportunità di insegnare qualcosa di
importante a vostro figlio. Avete l’opportunità di insegnare a:
- gestire lo stress;
- comunicare con gentilezza anche in situazioni di tensione;
- gestire le situazioni conflittuali senza ricorrere alla violenza;
- tenere conto dei sentimenti degli altri;
- raggiungere il vostro obiettivo senza ferire gli altri a livello fisico o emotivo.
- comunicare con gentilezza anche in situazioni di tensione;
- gestire le situazioni conflittuali senza ricorrere alla violenza;
- tenere conto dei sentimenti degli altri;
- raggiungere il vostro obiettivo senza ferire gli altri a livello fisico o emotivo.
Le situazioni di stress e di tensione sono
un’opportunità per dare il buon esempio ai vostri figli. Ogni volta che
gestite bene queste situazioni anche loro imparano a gestire nello stesso modo
il proprio stress.
Questa è una delle più grandi sfide per noi
genitori: raggiungere i nostri obiettivi a lungo termine realizzando allo
stesso tempo anche quelli a breve termine. Come riuscirci? Possiamo riuscirci
concentrando il nostro cervello razionale sui due strumenti più efficaci a
disposizione di un genitore: l’affetto e i punti di riferimento.
FAR SENTIRE FORNIRE
IL PROPRIO AFFETTO PUNTI DI RIFERIMENTO
IL PROPRIO AFFETTO PUNTI DI RIFERIMENTO
INDIVIDUARE IVOSTRI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE
RISPETTO NON-VIOLENZA FIDUCIA SICUREZZA DI SÉ EMPATIA
Far sentire il proprio affetto
Per comprendere perché l’affetto è importante nel
rapporto genitori-figli e per l’apprendimento del bambino svolgete il seguente
esercizio.
Proprio come noi, anche i bambini, se hanno paura,
perdono la motivazione a impegnarsi. Possono provare rancore, ansia o
tristezza. E proprio come noi i bambini imparano meglio quando si sentono
rispettati, compresi, protetti e amati. Questo è l’affetto. Per affetto intendiamo protezione fisica ed emotiva. In un’atmosfera di affetto il bambino si sente al sicuro anche se commette errori. Si fida dei
rispettati, compresi, protetti e amati. Questo è l’affetto. Per affetto intendiamo protezione fisica ed emotiva. In un’atmosfera di affetto il bambino si sente al sicuro anche se commette errori. Si fida dei
suoi genitori e in questo modo diventa più sicuro di
sé ed è più motivato a impegnarsi. Impara inoltre l’importanza dell’empatia
e del rispetto per i sentimenti altrui.
Cerca di essere gentile con i
tuoi figli. Mostrati serena e cerca di capire quello che prova il bambino/a
Un genitore deve sempre sostenere
suo figlio/a, tenere conto dei suoi sentimenti. Fate in modo che vostro
figlio/a si senta protetto e felice
AFFETTO SIGNIFICA PROTEZIONE FISICA ED EMOTIVA. UNA
FAMIGLIA IN CUI C’È UN CLIMA DI AFFETTO È FONDAMENTALE PER POTER RAGGIUNGERE
GLI OBIETTIVI A LUNGO TERMINE
Una famiglia in cui c’è un clima di affetto è
fondamentale per poter raggiungere gli obiettivi a lungo termine. Cosa fanno i
genitori per far sentire affetto ai loro figli?
- dimostrano di
amarli, anche quando sbagliano;
- li confortano quando soffrono o sono spaventati; D li ascoltano;
- tengono conto anche del loro punto di vista;
- giocano con loro;
- ridono insieme a loro;
- li sostengono quando devono affrontare una prova; D li incoraggiano di fronte alle difficoltà;
- gli dimostrano che credono in loro;
- riconoscono il loro impegno e i loro successi;
- dimostrano di avere fiducia in loro;
- si divertono insieme a loro;
- li abbracciano;
- leggono per loro;
- dicono “Ti voglio bene”.
- li confortano quando soffrono o sono spaventati; D li ascoltano;
- tengono conto anche del loro punto di vista;
- giocano con loro;
- ridono insieme a loro;
- li sostengono quando devono affrontare una prova; D li incoraggiano di fronte alle difficoltà;
- gli dimostrano che credono in loro;
- riconoscono il loro impegno e i loro successi;
- dimostrano di avere fiducia in loro;
- si divertono insieme a loro;
- li abbracciano;
- leggono per loro;
- dicono “Ti voglio bene”.
L’affetto è assolutamente necessario per costruire
una relazione genitoriale positiva. L’affetto deve essere sempre presente, ma
non è sufficiente; deve essere sempre accompagnato dai punti di
riferimento.
Fornire punti di riferimento
Per comprendere perché i punti di riferimento sono
importanti nel rapporto genitori- figli e per l’apprendimento del bambino
svolgete il seguente esercizio:
Se un bambino commette un
errore, parlagli e spiegagli cosa è giusto e cosa è sbagliato
Cercate di vedere le cose dal
nostro punto di vista e di essere comprensivi
FORNIRE PUNTI DI RIFERIMENTO SIGNIFICA DARE
INFORMAZIONI
E COMUNICARE IN MODO CHIARO E RISPETTOSO. SIGNIFICA DARE AI BAMBINI GLI STRUMENTI DI CUI HANNO BISOGNO PER RAGGIUNGERE I LORO OBIETTIVI IN MODO AUTONOMO
E COMUNICARE IN MODO CHIARO E RISPETTOSO. SIGNIFICA DARE AI BAMBINI GLI STRUMENTI DI CUI HANNO BISOGNO PER RAGGIUNGERE I LORO OBIETTIVI IN MODO AUTONOMO
Indipendentemente dalla nazionalità o dalla
professione la maggior parte degli adulti sceglierà la prima risposta ad ogni
domanda. Infatti è più facile imparare se le cose ci vengono spiegate, se
qualcuno ci parla con calma dei nostri errori e ci indica come poter migliorare
in futuro. Se gli insegnanti non ci spiegano le cose e ci puniscono quando
commettiamo degli errori non riusciamo a migliorare. Se quando commettiamo
degli errori l’insegnante ci ferisce o ci mette in imbarazzo probabilmente in
futuro cominceremo a nascondere i nostri errori. Se i nostri insegnanti sono
aggressivi piuttosto che comprensivi, molto probabilmente proveremo rancore, ci
sentiremo offesi e impareremo che l’aggressività è una cosa giusta.
Se diamo ai bambini delle regole che noi per primi non
rispettiamo o ci aspettiamo che loro capiscano da soli cosa devono fare e poi
li puniamo quando commettono degli errori, si sentiranno confusi e nervosi. Se
li costringiamo a tenere un certo comportamento, loro opporranno resistenza. Se
li feriamo quando commettono degli errori, cominceranno ad avere paura di
tentare cose nuove. Proprio come noi, anche i bambini imparano meglio quando
ricevono informazioni, quando sono aiutati a
trovare dei metodi costruttivi per raggiungere i loro
obiettivi e quando comprendono i motivi che sono alla base delle regole. Questi
sono punti di riferimento. Fornire punti di riferimento significa dare
informazioni e comunicare in modo chiaro e rispettoso. Fornire punti di
riferimento non
significa costringere, tenere sotto controllo o
punire, ma piuttosto dare ai bambini gli strumenti di cui hanno bisogno per
raggiungere i loro obiettivi in modo autonomo.
Cosa fanno i genitori per fornire punti di
riferimento?
- si comportano in
modo corretto dando così il buon esempio ai propri figli;
- spiegano i motivi delle regole;
- li coinvolgono quando si devono definire delle regole;
- spiegano il loro punto di vista e tengono conto del punto di vista dei figli;
- li aiutano a trovare il modo migliore per correggere i propri errori, in modo da
- spiegano i motivi delle regole;
- li coinvolgono quando si devono definire delle regole;
- spiegano il loro punto di vista e tengono conto del punto di vista dei figli;
- li aiutano a trovare il modo migliore per correggere i propri errori, in modo da
imparare dagli errori stessi;
- spiegano che le azioni hanno delle conseguenze anche sulle altre persone;
- parlano spesso con loro;
- sono giusti e comprensivi;
- tengono sotto controllo la propria rabbia ed evitano di fare minacce;
- li preparano ad affrontare le difficoltà spiegando cosa aspettarsi e come superarle;
- spiegano che le azioni hanno delle conseguenze anche sulle altre persone;
- parlano spesso con loro;
- sono giusti e comprensivi;
- tengono sotto controllo la propria rabbia ed evitano di fare minacce;
- li preparano ad affrontare le difficoltà spiegando cosa aspettarsi e come superarle;
- danno ai propri
figli tutte le informazioni necessarie affinché possano prendere le
decisioni giuste;
- non minacciano di picchiarli o di non amarli più e non cercano di impaurirli facendo
- non minacciano di picchiarli o di non amarli più e non cercano di impaurirli facendo
riferimento a mostri o ad altre cose che
spaventano i bambini.
Per costruire un buon rapporto genitori-figli è
necessario sia
far sentire il proprio affetto che fornire punti di riferimento
in modo costante e per tutto il periodo di sviluppo del
bambino, dall’infanzia all’età adulta. Per fare ciò è necessario
un approccio che si concentri sugli obiettivi a lungo termine e
fornisca al bambino un contesto di apprendimento affettuoso e
le informazioni necessarie a raggiungere gli obiettivi durante tutto il suo percorso di crescita.
far sentire il proprio affetto che fornire punti di riferimento
in modo costante e per tutto il periodo di sviluppo del
bambino, dall’infanzia all’età adulta. Per fare ciò è necessario
un approccio che si concentri sugli obiettivi a lungo termine e
fornisca al bambino un contesto di apprendimento affettuoso e
le informazioni necessarie a raggiungere gli obiettivi durante tutto il suo percorso di crescita.
Tutti i bambini, così come gli adulti, imparano
meglio quando sono aiutati e informati. Tuttavia avranno bisogno del sostegno e
dell’informazione adatti al loro grado di comprensione. Nel prossimo capitolo
descriveremo le fasi dello sviluppo dei bambino. Queste informazioni vi
aiuteranno a riflettere sul tipo di affetto e sui punti di riferimento di cui
hanno bisogno a seconda della loro età.
Cerca di essere serio e gentile
e allo stesso tempo di dire le cose senza ferire tua figlio/a
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