Cari Genitori Tutti i bambini
presentano, prima o poi dei rigurgiti. Rigurgito significa che parte del cibo passa dallo stomaco all’esofago e da qui viene eliminato dalla bocca. Esiste
quindi un reflusso gastro-esofageo (RGE). La domanda è se e quando preoccuparci
e quando il RGE è fisiologico o rappresenta una malattia. Ogni situazione va
analizzata nel contesto generale del bambino. Non è detto che se piange tanto abbia
un RGE patologico (da trattare) o che se tossisce debba essere trattato il RGE.
Anni fa quasi ogni bambino con asma veniva indagato per RGE. Quasi non esisteva
più asma o bronchiti ma solo RGE.
Quando preoccuparci?
Quando ai vomiti ed ai rigurgiti s'associa
uno scarso accrescimento del bambino. Per quanto concerne il lattante,
inoltre, non vanno trascurati i sintomi che possono suggerire una condizione
dolorosa, determinata dalla flogosi esofagea conseguente al RGE: pianto ed
irrequietezza, specie nelle ore notturne, possono rappresentare il primo ed
unico segno di una infiammazione della mucosa esofagea.
Di fronte ad
un bambino più grande (oltre l'anno di vita) con vomiti e rigurgiti
postprandiali persistenti è necessario poter escludere anomalie anatomiche,
quali malrotazione intestinale ed ernia jatale.
La
sintomatologia atipica del reflusso gastroesofageo è rappresentata
essenzialmente dalla patologia respiratoria ed in particolare dall'asma
bronchiale e dal laringospasmo.
L’argomento è a tutt'oggi ancora
controverso. Di fronte ad un bambino non allergico, con asma bronchiale persistente
e non associata a fenomeni catarrali delle alte vie respiratorie, è opportuno
ricercare l'eventuale presenza di RGE.
Analogamente, in presenza di allergie
e di asma bronchiale particolarmente resistente ai comuni trattamenti od,
infine, di fronte ad un bambino che presenti una condizione di laringospasmo va
escluso che un RGE sia alla base delle manifestazioni cliniche.
Altri sintomi
respiratori che possono far sospettare un RGE patologico sono rappresentati da:
tosse persistente non spiegabile, raucedine, bronchiti/broncopolmoniti
ricorrenti, atlettasie ricorrenti, episodi di cianosi.
Rientrano inoltre nel
quadro clinico del RGE patologico anche sintomi neuro-comportamentali quali la
sindrome di Sandifer (occasionali oscillazioni del capo, associate a movimenti
distonici del collo) e la ruminazione ricorrente.
ESAMI DIAGNOSTICI:
Spesso si fanno criteri di terapia prima di procedere ad esami
che hanno una certa “invasività” Gli esami, che dovrà decidere il
gastroenterologo pediatra (se e quali fare) sono:
- pH-metria delle 24 ore è l'esame di scelta per la determinazione del RGE. Questo esame consente la registrazione, per un periodo di 24 ore, del numero di episodi di reflusso gastroesofageo Non prevede anestesia generale e non espone i bambini a radiazioni. In caso di manifestazione di RGE con sintomi atipici la pH-metria delle 24 ore è senza dubbio l'indagine di.
- Endoscopia esofago-gastrica e biopsia esofagea/gastrica è l'esame di prima scelta per la documentazione dell'esofagite complicanza del RGE (infiammazione della mucosa esofagea
- Esame radiologico delle prime vie digerenti è necessario nel sospetto di malformazioni mentre per la determinazione del RGE esso presenta un significativo numero di errori, oltre ad esporre il bambino ad una quantità non trascurabile di radiazioni.
- Scintigrafia valuta l'entità e la velocità dello svuotamento gastrico. Può diagnosticare la presenza di un reflusso alcalino.
- Ecografia: indagine meno affidabile perché le difficoltà nella standardizzazione del metodo e soprattutto nella interpretazione dei risultati non permettono di ottenere una soddisfacente definizione diagnostica del reflusso gastroesofageo.
- TERAPIA:
- Terapia posturale: consiste nel porre il bambino INCLINATO DI 30 GRADI in posizione supina o, in casi segnalati dal pediatra, in posizione prona con il capo rialzato di circa 30° sul piano orizzontale. Tale provvedimento, assai dibattuto in relazione agli eventuali effetti negativi che può avere sulla SIDS (Sindrome da morte improvvisa del lattante) rimane tuttora consigliato, seppur spesso difficilmente accettato dal bambino.
- Terapia ispessente e dietetica: nel lattante è indicato incrementare la consistenza dei pasti con crema di riso o di mais e tapioca o gelatine tipo Medigel o latti detti AR (Antireflusso); inoltre, si può aumentare il numero dei pasti/die, riducendone la singola quantità.
- Terapia farmacologica: farmaci favorenti lo svuotamento gastrico e/o ad azione antiacida possono essere utilmente impiegati nella terapia del RGE non complicato. Nel caso di una esofagite documentata mediante endoscopia è indicata anche la somministrazione di farmaci che agiscono bloccando o inibendo la secrezione acida da parte dello stomaco.
DALLA RIVISTA
UPPA: www.uppa.it.
Il reflusso gastroesofageo (RGE) è diventato
una malattia “di moda”, nel senso che negli ultimi anni se ne parla molto,
viene spesso diagnosticata e molto spesso anche “curata”. Eppure fino a non
molti anni fa nessuno l`aveva mai sentito nominare questo RGE, o meglio, lo
chiamavamo semplicemente “rigurgito” e davamo per scontato che fosse un evento
praticamente normale. Dava fastidio, è vero, si sporcavano tanti bavaglini, ma,
tutto sommato, si riusciva a sopportare finché non passava con la crescita e
con l`aumento di consistenza degli alimenti.
La parola “reflusso” infatti
significa semplicemente che il contenuto dello stomaco tende a tornare indietro
nell`esofago e, poiché il transito del cibo nell`apparato digerente è un
percorso a “senso unico” dalla bocca al culetto, percorre la strada in
“direzione vietata”.
Sarebbe meglio dire che il percorso del cibo
nell`apparato digerente dovrebbe essere a senso unico, se non fosse che:
-
qualche volta capita che nel nel punto in cui l`esofago si congiunge allo
stomaco la valvola che impedisce al cibo di tornare indietro (il cardias) non
si chiuda perfettamente;
- il contenuto dello stomaco di un lattante è liquido
e lo stomaco è sempre pieno (appena si svuota il bambino richiede altro
latte);
- i neonati trascorrono la maggior parte della giornata in posizione
orizzontale.
Insomma è come se il neonato fosse una bottiglia sempre piena,
con un tappo che si chiude male, tenuta in posizione orizzontale: impossibile
che dal collo non esca neppure una goccia.
Questa la spiegazione di un fenomeno
che, da quando l`ecografia viene praticata correntemente e senza rischi, può
essere anche facilmente osservato sullo schermo dell`ecografo.
Il guaio è che
questa dimostrazione ecografica di un fenomeno comune (il reflusso) si
trasforma troppo spesso in una diagnosi: Reflusso Gastro Esofageo (RGE). E
quando c`è una diagnosi, si sa, ci vuole per forza anche una terapia.
Ma soffrivano così tanto i bambini di una volta, quando
questa “diagnosi” non veniva praticamente formulata quasi mai e meno che mai
veniva fatta alcuna terapia, come oggi invece si fa spesso? No, direi
proprio di no. Il “reflusso” si affrontava con la santa pazienza, cambiando il
bavaglino e aspettando che passasse?
E i pianti, i dolori?
I bambini piangono,
a volte si disperano, muovono le gambe, si irrigidiscono e tutto questo viene
interpretato quasi sempre come un “dolore”; le stesse “coliche gassose” sono
un`esperienza che moltissimi genitori fanno. Però nessuno ha mai saputo con
certezza se questo dolore esiste davvero oppure no, anzi molti mettono in
dubbio l`esistenza stessa delle coliche del lattante (vedi box).
Ma da quando
esiste il RGE sempre più spesso la risposta a questi sintomi è una diagnosi (il
più delle volte basata impropriamente su una ecografia) e quindi una terapia
con farmaci specifici. Già, perché, guarda caso, negli ultimi anni sono stati
commercializzati alcuni farmaci, relativamente costosi, che agiscono
sull`acidità del contenuto dello stomaco e dell`esofago. A pensare male si fa
peccato, ma spesso ci si azzecca: nessuno mi toglie dalla testa che
l`esplosione di diagnosi di RGE, clamorosa soprattutto negli USA, potrebbe
essere un caso classico di “disease mongering”, o mercificazione della malattia
un`operazione di marketing finalizzata alla diffusione sul mercato di un
farmaco: si inventa una malattia per poter vendere una medicina.
DALLA RIVISTA UPPA: www.uppa.it.
Articolo: http://www.uppa.it/rubriche/nascere/neonato/latte-piu-lo-mandi-giu-piu-ritorna-su
Il reflusso
gastroesofageo (RGE) è diventato una malattia “di moda”, nel senso che negli
ultimi anni se ne parla molto, viene spesso diagnosticata e molto spesso anche
“curata”. Eppure fino a non molti anni fa nessuno l`aveva mai sentito nominare
questo RGE, o meglio, lo chiamavamo semplicemente “rigurgito” e davamo per
scontato che fosse un evento praticamente normale. Dava fastidio, è vero, si
sporcavano tanti bavaglini, ma, tutto sommato, si riusciva a sopportare finché
non passava con la crescita e con l`aumento di consistenza degli alimenti.
La
parola “reflusso” infatti significa semplicemente che il contenuto dello
stomaco tende a tornare indietro nell`esofago e, poiché il transito del cibo
nell`apparato digerente è un percorso a “senso unico” dalla bocca al culetto,
percorre la strada in “direzione vietata”.
Sarebbe meglio dire che il percorso
del cibo nell`apparato digerente dovrebbe essere a senso unico, se non fosse
che:
- qualche volta capita che nel nel punto in cui l`esofago si congiunge
allo stomaco la valvola che impedisce al cibo di tornare indietro (il cardias)
non si chiuda perfettamente;
- il contenuto dello stomaco di un lattante è
liquido e lo stomaco è sempre pieno (appena si svuota il bambino richiede altro
latte);
- i neonati trascorrono la maggior parte della giornata in posizione
orizzontale.
Insomma è come se il neonato fosse una bottiglia sempre piena,
con un tappo che si chiude male, tenuta in posizione orizzontale: impossibile
che dal collo non esca neppure una goccia.
Questa la spiegazione di un fenomeno
che, da quando l`ecografia viene praticata correntemente e senza rischi, può
essere anche facilmente osservato sullo schermo dell`ecografo.
Il guaio è che
questa dimostrazione ecografica di un fenomeno comune (il reflusso) si
trasforma troppo spesso in una diagnosi: Reflusso Gastro Esofageo (RGE). E
quando c`è una diagnosi, si sa, ci vuole per forza anche una terapia.
Ma soffrivano così tanto i bambini di
una volta, quando questa “diagnosi” non veniva praticamente formulata quasi mai
e meno che mai veniva fatta alcuna terapia, come oggi invece si fa
spesso? No, direi proprio di no. Il “reflusso” si affrontava con la santa
pazienza, cambiando il bavaglino e aspettando che passasse?
E i pianti, i
dolori?
I bambini piangono, a volte si disperano, muovono le gambe, si
irrigidiscono e tutto questo viene interpretato quasi sempre come un “dolore”;
le stesse “coliche gassose” sono un`esperienza che moltissimi genitori fanno.
Però nessuno ha mai saputo con certezza se questo dolore esiste davvero oppure
no, anzi molti mettono in dubbio l`esistenza stessa delle coliche del lattante
(vedi box).
Ma da quando esiste il RGE sempre più spesso la risposta a questi
sintomi è una diagnosi (il più delle volte basata impropriamente su una
ecografia) e quindi una terapia con farmaci specifici. Già, perché, guarda
caso, negli ultimi anni sono stati commercializzati alcuni farmaci,
relativamente costosi, che agiscono sull`acidità del contenuto dello stomaco e
dell`esofago. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: nessuno mi
toglie dalla testa che l`esplosione di diagnosi di RGE, clamorosa soprattutto
negli USA, potrebbe essere un caso classico di “disease mongering”, o
mercificazione della malattia un`operazione di marketing finalizzata alla
diffusione sul mercato di un farmaco: si inventa una malattia per poter vendere
una medicina.
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