PROMUOVIAMO I VACCINI…MA CON L’INFORMAZIONE E L’ALLEANZA E
NON CON L’OBBLIGO: la posizione dell'ACP
CONCORDO PIENAMENTE CON QUESTO ARTICOLO DE “Il Sole 24 Ore”
da parte dell’ACP (Asoociazione culturale Pediatri) http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/lavoro-e-professione/2016-05-31/divieto-scuola-i-non-vaccinati-perplessita-pediatri-ci-rimettono-solo-bambini-161308.php?uuid=ADndmIT
. Qui sotto alcune riflessioni
Come pediatra che promuove l’informazione e la diffusione
delle vaccinazioni NON SONO D’ACCORDO CHE Per frequentare la scuola i vaccini “obbligatori” debbano
diventare “obbligatori”!!! (già questo è
un paradosso…se sono obbligatori….)
Ritengo che un percorso vaccinale efficiente ed efficace è
possibile non obbligando i genitori alla
vaccinazione dei propri figli ma
attraverso una corretta informazione e comunicazione basata sul rapporto di
fiducia tra cittadini e operatori del sistema sanitario che restituisca al
sistema vaccinale il consenso necessario per uno stato di salute omogeneo a
tutti gli abitanti del nostro Paese.
A seguito del calo
vaccinale che si sta registrando nel nostro Paese, gli assessori alla Sanità delle Regioni,
avrebbero infatti proposto di inserire nel nuovo Piano nazionale di prevenzione
vaccinale una norma che impedisce l’accesso alle scuole ai bambini che non sono
in regola con le vaccinazioni obbligatorie.
Dal 1991 nessun vaccino è stato messo come obbligatorio ma,
da allora, la vaccinazione è stata vista come un DIRITTO e non un DOVERE che la
famiglia esercita CONSAPEVOLMENTE dopo una informazione completa da parte degli
operatori sanitari.
Vero è che nulla è stato fatto da Istituzioni (MINISTERO,
REGIONI, ASL E ORDINI PROFESSIONALI) per promuovere questa cultura né è stato
fatto qualcosa per arginare la diffusione di informazioni in palese contrasto
con l’evidenza scientifica e che stanno contribuendo al calo delle vaccinazioni
e ai conseguenti rischi di salute per tutti.
Ma facciamo un
attimo il punto sulla situazione.
In Italia esistono due tipi di vaccini: obbligatori e
raccomandati.
I primi sono la vaccinazione antidifterica, antipoliomielitica, antitetanica, antiepatite virale B. Nel secondo gruppo
rientrano invece tutti gli altri: pertosse, morbillo, parotite, rosolia,
varicella, infezioni da Haemophilus
Influenza b (Hib), meningococco C, meningococco B, Altri tipi di meningococco,
pneumococco, rotavirus, influenza e papillomavirus. Va detto però che i vaccini
non obbligatori, ad eccezione dei nuovi
(quelli contro la meningite da meningococco), rientrano nei Lea (i livelli
essenziali di assistenza).
Non tutte le Regioni li offrono gratuitamente perché ogni
Regione può adottare una politica diversa, con un effetto a macchia di leopardo
che comporta una Sanità diversa da Regione a Regione, in palese contrasto col
dettato della nostra Costituzione.
Infatti, non è accettabile che non possa esistere un
Servizio vaccinale unico, nazionale, affinchè ad ogni bambino, e in particolare
ai più svantaggiati dal punto di vista sociale, va garantita la possibilità di
avere lo stesso tipo di accesso alle cure e alla prevenzione primaria.
Questa disomogeneità è sicuramente anche una delle cause
della disaffezione e del trend di riduzione delle coperture vaccinali cui
stiamo forse troppo passivamente assistendo da alcuni anni.
Questo puzzle provoca disorientamento e in alcuni casi
contraddittorietà di comportamenti sia del personale sanitario sia nella
popolazione che ha sempre meno certezze sui vaccini necessari.
Non è accettabile che il calendario vaccinale oggi in uso,
per esempio, a Palermo sia diverso da quello di Milano. Abbiamo bisogno di un
sistema vaccinale realmente nazionale, basato sui principi di appropriatezza e
di priorità e che sia facilmente accessibile e in grado di effettuare e
diffondere rapidamente valutazioni dei rischi epidemiologici e dei benefici
ottenibili con le vaccinazioni.
Un sistema in grado di riferire rapidamente sulle coperture
effettive e sul peso reale delle reazioni avverse attribuibili ai vaccini, così
che gli anti-vaccinatori non possano impunemente amplificare la paura della
gente.
Negli anni la differenza tra vaccinazioni raccomandate e
obbligatorie, non prevedibile dagli allora legislatori dell’obbligo vaccinale,
ha portato problemi crescenti man mano che la lista delle vaccinazioni non
obbligatorie è andata crescendo. Donato Greco di Epicentro ne cita solo alcune:
• la percezione
della popolazione e degli operatori sanitarie che le obbligatorie fossero
quelle buone, mentre le raccomandate fossero di serie B
• la scarsa
attenzione degli operatori e delle aziende sanitarie verso le vaccinazioni: un
rituale obbligato e automatico che non richiedeva alcun impegno di
comunicazione medico-genitori, né azioni di modernizzazione del processo
(anagrafi vaccinali, registri, follow up, registri degli effetti collaterali,
verifiche di efficacia e qualità ecc). Si tratta di aspetti emersi con le
vaccinazioni raccomandate
• la depressione della
ricerca e della comunicazione sui vaccini: una nicchia protetta di mercato
fisso a basso rendimento, e quindi a scarso investimento
• la
deresponsabilizzazione della dirigenza sanitaria verso le vaccinazioni
raccomandate: siamo arrivati, in anni recenti, a numerosi casi di direttori
generali di Asl che, furiosamente impegnati nei pareggi di bilancio, hanno
lesinato i pochi denari necessari alle vaccinazioni raccomandate, limitandosi a
quelle obbligatorie. la deresponsabilizzazione del medico: perché devo
assumermi una sia pur piccola responsabilità di contenzioso per eventuali
effetti collaterali, prescrivendo un vaccino che non è obbligatorio?...
• il sostegno ai
movimenti antivaccinali che proprio sull’obbligo vaccinale fanno proseliti
• la
deresponsabilizzazione dell’individuo verso la prevenzione, vista non come un
necessario impegno personale, ma delegata all’autorità, in stile
populisticamente comodo ma non efficace.
Un altro punto a favore del calo vaccinale è forse anche da
imputare al numero dei vaccini obbligatori somministrati. Il Codacons già a suo
tempo aveva denunciato a diverse Procure della Repubblica la pratica seguita
dal SSN di iniettare ai bambini un
vaccino esavalente, nonostante la legge riconosca solo 4 vaccini obbligatori.
Nello specifico –il D.M. 7 aprile 1999 riconosce come obbligatori l’antidifterite, l’antitetanica,
l’antipoliomelite e l’antiepatite virale B. Tuttavia nelle Asl, viene fornito
ed iniettato ai piccoli un vaccino esavalente che contiene anche due vaccini
facoltativi ossia pertosse ed infezioni da Haemophilus influenzale di tipo b.
T. Questa modalità deve essere necessariamente
chiarita ai genitori che si sono
confusi dal bombardamento di notizie attraverso i social network.
In ultimo bisogna anche tenere conto che in tutto il mondo
occidentale esiste il diritto alla prevenzione vaccinale ma non l’obbligo di
legge alla vaccinazione. I risultati sono soddisfacenti con programmi di
offerta attiva da parte dei servizi sanitari che prendono in carico il bimbo
nuovo arrivato: diversamente l’obbligo vaccinale persiste nei Paesi dell’ex
Unione Sovietica, con risultati certamente inferiori ai nostri, quando non
disastrosi (vedi, per esempio, le recenti epidemie di difterite).
Oggi il concetto di
“obbligatorietà” confligge con il concetto di “promozione” della salute che è
alla base di qualsiasi efficace azione preventiva: la promozione,
evidentemente, coniuga la responsabilità dell’individuo con quella della
comunità che, con le sue istituzioni, garantisce l’esigibilità del diritto
universale alla salute, e quindi il sacrosanto diritto al bambino di non
ammalare di una malattia per la quale esiste un vaccino efficace e sicuro.
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