CANNABIS, LO PSICHIATRA MELUZZI:
"HA EFFETTI SUL CERVELLO. A QUESTO PUNTO TORADOL COL CAFFELATTE
AI 15ENNI"
Si usa per i malati terminali ma gli adolescenti non sono
tali
Distinzione tra droga pesante e droga leggera?? E’ una
fesseria
“Fallimento assoluto: sia per gli effetti al cervello, sia
per il messaggio che diamo ai giovani”. E’ netta l’analisi di Alessandro
Meluzzi, psichiatra, da sempre impegnato nelle comunità di recupero per
tossicodipendenti e persone con problemi psichici collegati all’uso di
sostanze.
Favorevole o contrario alla proposta di legge bipartisan
sulla legalizzazione della cannabis?
« Assolutamente contrario per tre ordini di motivi.
Primo: la cannabis fa molto male in sé. Che sia privata, di
Stato o legale è un potente psicodislettico che nei dosaggi comunemente assunti
produce effetti psicotizzanti e allucinogeni. Può essere efficace nella cura
dei malati terminali, ma mi guarderei bene da trattare una quindicenne come un
malato terminale. E il fatto di assimilare una quindicenne a un malato
terminale, denota una civiltà che non sta bene. A questo punto gli potremmo
dare la morfina, oppure il Toradol col caffelatte per evitare che gli venga il
mal di testa. In questa proposta di legge c’è qualcosa di abnorme».
Cosa dire a chi sostiene che si tratta anche di una
questione economica?
«No perché il mercato è velocissimo. Nell’immediato si
limiterà ad affiancare la sostanza legalizzata ma poi si attiverà nella
distribuzione di derivati di sostante tuttora illegale, ad esempio il crack che
brucia il cervello già alla prima assunzione, per non parlare degli effetti
prodotti sulla concentrazione. E allora cosa facciamo, la corsa agli armamenti?
Il rischio, concreto, è che se viene legalizzata la cannabis, poi verrà
legalizzato il crack, la cocaina o l’eroina. Si tratta di una iniziativa
assurda che mostra poi una contraddizione in termini: da un lato facciamo,
giustamente, campagne durissime e severe contro l’alcol e il tabacco e
dall’altra legalizziamo una sostanza che fa molto male. Puniamo col ritiro
della patente un padre di famiglia se beve un bicchiere di birra o di vino e
poi distribuiamo la cannabis a chi la vuole. Non oso pensare le conseguenze su
chi guida uno scooter o un’auto con riflessi rallentati: in quel caso che
facciamo la ritiriamo la patente oppure visto che è legalizzata va tutto bene?
Ma c’è un’altra considerazione non meno importante…».
«Il disincentivo pedagogico. E’ un cattivo messaggio al
mondo dei giovani. Non solo ma si innesta un meccanismo perverso perché la
trasgressione si sposterà in avanti, verso altre frontiere. Se la cannabis
diventa legale, allora la trasgressione sarà farsi una pippata di cocaina. I
confini del piacere si spostano insieme alla possibilità di trasgredire e
quindi la tendenza andrà sempre oltre. Insomma, questa proposta di legge è un
fallimento assoluto».
La distizione tra droga pesante e leggera?
«E’ una totale fesseria. Negli ultimi venti anni non ho mai
visto un solo esordio di schizofrenia giovanile che non fosse associato al
consumo di cannabis. Il che non vuol dire che farsi una canna significhi
diventare schizofrenico, ma in soggetti con una predisposizione genetica
vengono amplificati. Senza contare che ci si può drogare con tutto, con la colla
o con la benzina ad esempio. Mentre bere un bicchiere di birra o di vino fa
bene – ovviamente non l’abuso – non si può dire che una modesta assunzione di
cannabis sia un nutrimento per l’organismo perché sicuramente è una sostanza
che fa male al cervello. Ho un’esperienza professione di oltre trentanni
iniziata lavorando nella comunità Incontro di don Gelmini e poi proseguita
nella mia comunità “Agape Madre dell’accoglienza” e posso dire che come non ho
mai visto uno schizofrenico che non abbia cominciato con la cannabis; così non
ho mai visto un consumatore di droghe che non venisse dall’esordio con le
cosiddette droghe leggere. Il che non significa che tutti arrivano all’eroina,
ma ho visto questo trend in decine di migliaia di ragazzi che ho conosciuto e
seguito».
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