BAMBINI CHE PARLANO POCO E/O MALE: Consigli per i genitori (nonni
e tate)
Mediamente le tappe del linguaggio del bambino sono:
-
3 - 6 mesi il bambino sorride nell'udire una
voce cara e imita qualche suono;
-
6 - 7 mesi inizia la lallazione ('ma-ma- ma',
'da-da-da');
-
7 - 12 mesi
risponde ai suoni emettendone altri. Usa la voce per esprimere gioia e
dispiacere
-
12 - 16 mesi il linguaggio verbale inizia a
consolidarsi, raggiungendo in media le 50 parole,
-
17 e 24 mesi si assiste ad una 'esplosione del vocabolario' con un ritmo di
espansione fino a 40 parole a settimana;
-
2 e 3 anni,
il bambino usa frasi semplici con soggetto e verbo ('mamma bere'), ripete
parole ascoltate e denomina gli oggetti o le immagini più comuni ed ha un
vocabolario di circa 450 parole. Aumenta la omplessità della frase.
Inizialmente la frase è nucleare (SVO cioè soggettoverbo-oggetto, ad esempio
bimbo butta palla); in seguito si descrive la frase ampliata (ad esempio bimbo
prende la palla grande); lo stadio successivo è quello della frase complessa (ad
esempio il bimbo ha preso la mia palla rossa).
SE DUBBI SENTITE IL VOSTRO PEDIATRA E EVITAE ERRORI (vedi qui sotto)
Da “Picca,
Marina; Pierattelli, Monica. I bilanci di salute (Italian Edition) (posizioni
nel Kindle 3284-3289). Tecniche Nuove. Edizione del Kindle e cartacea
COSA NON FARE!
1. Non farsi prendere dall’ansia, parlate con il vostro
pediatra e rivolgetevi al bambino in modo
2. Non parlare mai davanti al bambino delle sue difficoltà,
pensando che lui non capisca.
3. Non sostituirsi al bambino nel parlare . S qualcuno gli
fa una domanda lasciare che sia lui a rispondere.
4. Non anticiparlo nelle sue richieste o nell’espressione
dei suoi bisogni e attendere , senza fargli fretta, che finisca di formulare la
frase.
5. Non interromperlo o anticiparlo quando parla (per esempio
pronunciando le parole al suo posto), ma ascoltare e rispettare i suoi tempi e
i suoi turni di parola.
6. Non mortificare il bambino, evitare di sgridarlo se fa
fatica a parlare.
7. Non correggerlo quando pronuncia male una parola o una
frase, ma rispondere riformulando la frase o pronunciando la parola
correttamente (per esempio “voio rande pitta” “Ma davvero vuoi una pizza
grande?”).
8. Non fare finta di non avere capito per fargli ripetere
qualcosa in modo più comprensibile.
9. Se ciò che dice è proprio incomprensibile, non chiedere
di ripetere, ma rispondere con espressioni di incoraggiamento a riformulare la
frase (per esempio davvero? e quindi? allora…, ecc.). Nel momento in cui si
riesce a comprendere, riformulare la frase in modo corretto e scandito, anche
più volte.
10. Non utilizzare il “bambinese”, storpiando le parole come
“cane” in “bau” o “acqua” in “bombo”.
COSA FARE!
1. Facilitare la frequentazione di altri bambini e se il
bambino ha molte difficoltà a comunicare con i pari, fare in modo che un
educatore faciliti gli scambi comunicativi.
2. Parlare molto al bambino (anche ripetendo più volte le
stesse frasi), in modo rilassato, lentamente, senza sillabare ma scandendo
molto bene le parole; verbalizzare tutto ciò che succede nell’ambiente,
descrivere e commentare ogni attività (il gioco, il bagnetto, le attività
domestiche ecc.).
3. Cercare il contatto visivo e usare posture corporee che
favoriscono la comunicazione (per esempio abbassarsi alla sua altezza).
4. Gratificare le sue produzioni verbali mostrando interesse
e piacere per ciò che ha detto, non per come l’ha detto.
5. Enfatizzare le parole con la gestualità e la mimica.
6. Guardare insieme dei libri, raccontare in modo semplice
le storie, drammatizzando molto la lettura o il racconto.
7. Fare domande al bambino su quanto letto o descritto (“
Chi è questo?” “Cosa fa la bimba?”) e rispondere alle sue con frasi brevi e
chiare.
8. Insegnargli parole nuove (ogni occasione va bene! Al
parco, mentre fa il bagnetto!) e fargli notare le differenze tra gli oggetti.
9. Stimolarlo a creare situazioni che lo portano a fare
scelte verbali come “Vuoi la mela o la pera?” oppure “Cosa vuoi mangiare?”,
piuttosto che domande chiuse.
10. Incoraggiare il bambino a esprimere i suoi bisogni e i
suoi pensieri, anche usando la mimica o un linguaggio impreciso; ricordare che
se il bambino ha paura di sbagliare parlerà sempre meno non allenandosi e non
sperimentando.
11. Ascoltare con attenzione il bambino quando parla:
dedicargli un tempo specifico (floor time). 12. Lasciare che finisca il suo
discorso, anche se richiede più tempo, e dargli la sensazione sempre di essere
molto interessati a ciò che dice.
Tratto da: Picca, Marina; Pierattelli, Monica. I bilanci
di salute (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 3389-3394). Tecniche Nuove.
Edizione del Kindle e cartaceo
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