Sport, stima del bambino, agonismo: gioia e felicità non
vuol dire vincere per forza...brutte scene sui campi
Bambini campioni: ma la vera vittoria è nella famiglia unita
Ieri in Liguria brutte scene su un campo di calcio (avvengono pressoché ogni settimana ma oggi sono anche su Il Secolo XIX :-( )
Consiglio la lettura qui sotto, qualche riflessione tra noi "adulti" (almeno di età).
Praticare uno sport nel periodo dell'infanzia e
dell'adolescenza, ma anche in età adulta comporta benefici fisici,
psicologi e relazionali.
Lo sport, infatti, può svolgere un ruolo importante nella
costruzione di una positiva immagine di sé, di una disposizione ottimistica
verso il futuro, favorendo la socializzazione e facilitando le relazioni
amicali e quelle con adulti capaci di offrire dialogo, comprensione, aiuto.
Inoltre, può rendere capaci le persone di rispetto di codici
e norme, di scambi efficaci con gli altri e di reciproco aiuto.
Perché le potenzialità dello sport si realizzino è
necessario che gli allenatori, i genitori, i dirigenti sportivi e gli atleti
stessi si impegnino a fare della pratica sportiva un insieme di esperienze
positive, felici, edificanti.
I bambini ed i ragazzi hanno bisogno di persone adulte che
consentano loro di prendere consapevolezza delle proprie caratteristiche e
capacità, , di costruirsi un concetto di sé positivo e duraturo e di interagire
in modo efficace con i coetanei.
Una vittoria non deve incrementare l'aspettativa
narcisistica di essere sempre vincenti, così come una sconfitta non deve
generare un senso di fallimento personale ma bisogna riconoscere ed
apprezzare un buon risultato anche se il figlio non è salito sul podio ma ha
dato il meglio di sé.
Nella pratica sportiva agonistica la vittoria è certamente
un evento esaltante che gratifica l'atleta e la squadra, che infonde entusiasmo
e gioia, che ripaga i sacrifici e l'impegno dell'allenamento, che rinforza l'autostima
del singolo e del gruppo.
Il bisogno di vincere però non è un bisogno spontaneo del
bambino o dell'adolescente: in genere essi hanno la necessità di sentirsi
riconosciuti e valorizzati in quanto individui capaci di conseguire dei
risultati. Per loro il successo non è collegato con la vittoria in sé poiché,
anche il solo fatto di aver superato un limite personale, offre una grande
soddisfazione.
La vittoria pertanto non è un obiettivo prioritario dei
giovani atleti almeno fino a quando qualcuno non dice loro che devono vincere.
I ragazzi che hanno alle spalle genitori ed allenatori che desiderano la
vittoria a tutti i costi sono costretti a perseguirla per trovare risposta ai
loro bisogni di sicurezza, di stima e di approvazione. Se essa sfuggirà loro,
subiranno una ferita sul piano personale cominciando a temere di essere atleti,
e poi persone, di scarso valore.
DECALOGO PER GENITORI CON FIGLI CHE PRATICANO
SPORT
• Non imporre le tue aspirazioni a tuo
figlio: ricorda che ogni bambino migliora e progredisce seguendo i suoi tempi,
quindi non giudicare i progressi di tuo figlio confrontandolo con le
prestazioni di altri atleti o con le tue aspettative.
• Sii di supporto a tuo figlio: c’è solo
una domanda che devi porre a tuo figlio a fine allenamento o a fine gara: “Ti
sei divertito?”; poiché se non si diverte non sarà motivato a partecipare.
• Non cercare di sostituirti
all’allenatore: il tuo lavoro è quello di dare amore incondizionato e supporto.
Dì a tuo figlio quanto sei fiero di lui e lascia la parte tecnica
all’allenatore.
• Stima l’allenatore di tuo figlio: il
legame fra l’allenatore e l’atleta è speciale e contribuisce al successo e al
divertimento del tuo bambino, quindi non criticare l’allenatore in sua
presenza, perché lo ferirà.
• Non criticare gli accompagnatori: se non
sei interessato o non hai il tempo per aiutare lo staff come volontario, non
criticare chi sta facendo tutto il possibile per dare una mano.
• Dì solo cose positive durante le gare:
devi essere incoraggiante e non criticare mai tuo figlio o il suo allenatore,
perché entrambi sanno se e quando hanno commesso errori.
• Riconosci e rispetta le paure di tuo
figlio: la prima gara può essere una situazione molto stressante ed è normale
che il tuo bambino sia spaventato. Non sgridarlo e non sminuire i suoi
sentimenti, assicuralo che l’allenatore non lo avrebbe fatto partecipare, se
non lo ritenesse in grado. Ricordati anche che la maggior parte delle sue paure
sono quelle che tu gli trasmetti.
• Sii leale e di supporto alla squadra: non
è saggio continuare a spostare il bambino da una squadra all’altra, ogni team
ha i suoi problemi, anche quelli in cui crescono campioni.
• Tuo figlio non deve avere come unico
obiettivo quello di vincere: i campioni sono quelli che hanno saputo
concentrarsi sull’allenamento, più che sul risultato.
• Non aspettarti che tuo figlio diventi un
atleta olimpico: pensa a quanti atleti che praticano lo sport di tuo figlio ci
sono in Italia, e a quanti posti sono disponibili ogni 4 anni: le possibilità
reali che tuo figlio diventi un atleta olimpico sono lo 0,00…%. Fare sport è
molto più delle Olimpiadi, aiuta a crescere persone oneste e civili, proprio
come tu vorresti tuo figlio, quindi sii contento anche solo del fatto che
voglia cimentarsi nello sport.
Carta dei diritti dei giovani che praticano sport"
• Diritto a praticare lo sport e a sceglierlo liberamente.
• Diritto ad essere rispettati come persone e come atleti.
• Diritto a vivere una valida esperienza educativa.
• Diritto ad esprimere la propria personalità e le proprie
doti e
caratteristiche.
• Diritto ad un ambiente che tutela la salute fisica,
psicologica e sociale.
• Diritto a comprendere e a partecipare al progetto di
formazione sportiva.
• Diritto ad avere relazioni interpersonali positive.
• Diritto a divertirsi.
• Diritto a crescere e a migliorare le proprie prestazioni.
• Diritto a competere, a vincere, a perdere.
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