Caccia al bambino sano: CI RISIAMO OFFERTA DI CONSULENZE O VISITE GRATUITE: ATTENTI QUANDO VOGLIONO FARE
QUALCOSA GRATIS
Risuccede in questi giorni a Genova. Professionisti che si
offrono di fare visite o dare consigli gratuitamente all’asilo o a scuola. Tutti
contenti: la scuola che dà un servizio, i genitori che hanno consulenze
gratuite e aderiscono (meglio un esame in più, si pensa…o non costa niente, e
qui sbagliate come leggerete dopo). Prima di aderire chiedete al vostro
pediatra in quanto in alcuni casi vengono seminati dubbi sulla salute del
bambino che lasciano conseguenze sulla nostra salute mentale (e sulle nostre
tasche).
Frasi tipo va tutto bene ma…meglio approfondire…potrebbe avere….ecc.
Alcune iniziative sono ben coordinate e gestite, soprattutto se pubbliche o
fatte CON le famiglie, non si può fare di tutta un’erba un fascio…ma prima di
aderire prendetevi un po’ di tempo e informatevi.
La “caccia” al bambino sano (ovvero, in alcuni casi, creare malattie o mettere sospetti di malattia...vedi sotto) è uno sport in atto da tempo finalizzato spesso più a interessi di
vari tipo (scientifici, visibilità, economici ecc.) che alla salute dei bambini
Uno dei problemi, sempre più in aumento, è l’eccesso di
servizi sanitari e la richiesta di esami, visite o terapie, spesso indotte dal
fatto che la sanità è, anche e per alcuni soprattutto, un mercato. L’offerta
“gratuita” di visite specialistiche a bambini, nelle comunità o auto prescritta
da genitori in un paese ove esiste la pediatria di famiglia suscita forti
perplessità. Si alimenta, ed aumenta, un
fenomeno già noto molto abusato nel nostro paese: il “consumismo” sanitario
responsabile di un aumento dei costi senza benefici per i cittadini e induttore
di un aumento della spesa ma, soprattutto, dannosa, per il cittadino e non
solo per il medico, medicina difensiva.
E’ noto che l’offerta in sanità causa aumenti di richieste e
che l’esecuzione di esami, visite o terapie “inappropriati” (non utili per il
cittadino) e non filtrati dal medico curante, oltre a determinare dei costi indiretti
allo stesso ed essere una fonte di ansia e di malessere è responsabile, secondo
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, del 20-40% della spesa sanitaria.
Togliendo risorse ad altri servizi. MA SOPRATTUTTO FACENDO AMMALARE
PSICOLOGICAMENTE BAMBINI E FAMIGLIE.
Da alcuni anni si è creato in Italia un Movimento denominato
“Slow Medicine” (www.slowmedicine.it <http://www.slowmedicine.it> ) per una
Medicina “Sobria, “Rispettosa” e “Giusta”. All’interno del Movimento è stata
avviata l’iniziativa “Fare di più non significa fare meglio”, promossa
anche da FNOMCeO, IPASVI, SIQuAS-VRQ, l’Istituto Change di Torino,
PartecipaSalute, Inversa Onlus, Altroconsumo e Slow Food Italia, e che si sta
realizzando con la collaborazione con società scientifiche italiane, mediche e
infermieristiche.
Il messaggio che questa iniziativa intende lanciare
all’opinione pubblica è che in sanità a volte è meglio fare meno nello stesso
interesse del paziente.
Alberto Ferrando
Bambini e sanità: la caccia è sempre aperta (di Lucio Piermarini pubblicato su Quaderni ACP n. 1 gennaio-febbraio 1996)
Con
grande soddisfazione degli appassionati, proseguendo una tradizione ben
consolidata, anche le nuove Direzioni Generali (o, meglio di management) hanno
riconfermato l'apertura perenne della caccia al bambino senza limitazione di
specie. La truppa di cultori di questa appagante disciplina sempre più folta e
variegata nella sua composizione e, accanto alla tradizionale figura del
pediatra, anch'essa composita per il vero, hanno fatto la loro comparsa veri e
propri artisti della materia, capaci di tali innovazioni da sconcertare i
puristi.
Il
medico sportivo, tanto per fare un esempio, non stana personalmente il bambino
ma sfrutta la cieca obbedienza alle leggi delle società sportive che ignare (o
incuranti) della sua brillante mimetizzazione gli affidano i piccoli. Quindi
non mostrano alcun timore, tale è l'abilità del cacciatore, e pascolano
tranquilli vicino al loro carnefice, quando -improvvisamente- vengono catturati
con una astuta presa di tonsilla o di prepuzio fimotico. Altri si sono
specializzati e sono interessati non alla preda intera ma a una sua parte. Per
esempio gli occhi, gli orecchi, la pelle, lo scheletro e così via. E, cosa da
non credere, riescono anche qui a trarne un guadagno. I cacciatori
tradizionali, i pediatri di base, hanno spesso protestato contro questa
invasione delle loro riserve ma poi, fatto buon viso a cattivo gioco, hanno
pensato bene di utilizzare le stesse tecniche venatorie. Si sono infatti visti
gli ospedalieri e gli universitari, usi da sempre alla caccia d'appostamento
della grossa selvaggina, cominciare ad uscire dai loro capanni e organizzare
grandiose battute di caccia nel territorio con grande dispendio di mute di
specializzandi da fiuto e da riporto.
Per
tacitare i malpensanti, va sottolineato l'alto contenuto ecologico di questa
svolta; tutti ormai sanno come il bambino malato acuto sia ormai una specie in
via di estinzione, mentre ancora abbonda il bambino sano. Specie, quest'ultima,
poco apprezzata per le sue grandi capacità di sfuggire alla cattura ma, che
inserita nel più idoneo habitat delle campagne di screening per altezza, peso e
sviluppo puberale, si è rivelata preda più facile e capace di sfamare un
incredibile numero di seguaci di Artemide. L'attività meritoria della
confraternità ospedaliera di caccia si è ulteriormente arricchita con la
creazione di sezioni dedite al ripopolamento della selvaggina. I metodi
utilizzati sono altamente innovativi. Se i cuccioli, infatti, fossero liberati
nel loro territorio e qui abbandonati a se stessi, cadrebbero immaturamente
vittime di una categoria di cacciatori particolarmente aggressiva, i PDB muniti
di licenza SSN (Solo Sani Normali). Per evitare tutto ciò, con ingegnose
tecniche di richiamo quali invitanti aree protette, mangime facilmente
disponibile e induzione di condizionamenti pavloniani, i cuccioli vengono attirati
continuamente nell'allevamento in cui sono nati e seguiti nel tempo fino allo
stadio di selvaggina matura per la caccia pur rimanendo prevalentemente a
disposizione dei cacciatori che, tutto sommato, li hanno praticamente visti
nascere .
In
tutto questo gioioso “panorama” sinora,
però, un piccolo neo: l’aumento della specie “malato cronico”, da sempre avara
di soddisfazioni. Il cacciatore nella propria attività cerca il piacere del bel
gesto tecnico, l’impegno intenso ma coronato dal successo, la cattura e la
fruizione della selvaggina, spazi luminosi e ridenti come palcoscenico della
sua performance.
Il
cronico, invece, aggirandosi con petulante assiduità nelle zone di caccia e
offrendosi sfacciatamente alla cattura, si presenta come un facile obiettivo; è
in realtà preda ostica – spesso da inseguire in habitat spogli e deprimenti – e
talmente refrattaria agli interventi usuali da risultare spossante e, alla fine
priva di un concreto interesse. La maggior parte della categoria tende perciò a
disinteressarsene e a lasciarne la cura a compagnie di bracconieri, che proprio
per le caratteristiche dei soggetti, arrivano a utilizzare sistemi tutt’altro
che ortodossi ma che comunque sufficientemente riescono ad evitare una indebita
mescolanza con la selvaggina più pregiata.
In
mezzo a tanta aggressività, le associazioni di appassionati, come i pediatri di
comunità, stentano ad orientarsi. Non trovano più bambini e (dobbiamo dire, con
molto dispiacere) non riescono quasi mai a onorare il carniere, tanto che – si
mormora – intendono modificare il proprio statuto e trasformarsi in
guardiacaccia.
Il
nostro augurio è che questo frutto della nostra società non venga messo in
pericolo da inopportuni scrupoli pseudo – etici e intempestive considerazioni
costo- efficientistiche.
Buona
caccia a tutti
Nessun commento:
Posta un commento