martedì 9 aprile 2019

NON MI MANGIA: nutriamo la mente e non la "panza"

NON MI MANGIA:nutriamo la mente e non la "panza".
Frase sempre frequente applicata a dei poveri bambini che mangiano quello e quanto hanno bisogno e non quello e quanto vorrebbero i genitori.
Bambini normopeso o "magretti", vivacissimi e sottoposti a diete calate dall'alto (da genitori, nonni e anche da pediatri) che variano dalle iperproteiche alle ipoproteiche alle quantità rigide e, come se non bastasse, ridotti a diventare dipendenti da TV o filmati su IPAD o smartwatch per raggiungere l'obiettivo: ingozzarli.
Colpa anche nostra, di noi pediatri che anni e decenni fa focalizzavamo l'attenzione qu quanto dovevano mangiare in podo rigido: il bambini va nutrito.
Il nutrimento più importante, cari genitori,  non sono gli alimenti.
Dobbiamo nutrire anche la mente, l'intelletto, il cervello. Lasciare spazio all'inventiva e alla creatività.
Liberiamoci del concetto che il bambino "cicciotto" e che mangia è in salute e se non mangia...chissà. Liberiamoci dall'idea che il bambino non è altro che un tubo digerente da riempire a tutti i costi e basta che mangi...lo riempio di porcherie, (rumenta in genovese, garbage in inglese).
Come nutro la mente? In positivo con la lettura, la musica (le canzoncine e varie melodie), crescendo anche con la danza e sempre la lettura (vedete www.natiperleggere.it) , la danneggio con l'uso, soprattutto se eccessivo, di TV e strumenti digitali.
Tratto dal mio libro "Come nutrire mio figlio"  
COSA FARE SE  MIO FIGLIO NON “MI MANGIA”
 Dottore mio figlio “non mi mangia”. Questa è una frase usata da alcune mamme appena entrano in studio. Il pediatra guarda il bambino, un simpatico marmocchio che non sta fermo un momento e che, anche quando sta fermo per la visita muove le gambe o le braccia, insomma un concentrato di forza, di energia e di vitalità.
Il pediatra pesa e misura il bambino e, nella maggior parte dei casi, il peso e l’altezzarisultano nella norma per l’età. I genitori o la mamma e la nonna si guardano sbigottiti e dicono che non è possibile perché il bimbo non mangia niente, o quasi.
Questa è una situazione che capita abbastanza frequentemente nell’ambulatorio del pediatra. Bambini molto vivaci che a tavola “non danno soddisfazione” ai genitori. Anche il termine non “mi mangia” sta a significare non mangia “per me”, ma il bambino, cari genitori, non deve mangiare per voi, ma per se stesso. 
All’inizio dello svezzamento è piuttosto frequente che il bambino non voglia mangiare perché ha bisogno di conoscere le novità, provare a gustare i cibi.  Non bisogna preoccuparsi se il bambino è nervoso, non apre la bocca, gira la faccia dall’altra parte, rifiuta il cucchiaino. In queste situazioni che si presentano frequentemente lasciate stare, non insistete, non distraetelo con giochi. A volte può capitare che il bambino si tranquillizzi se gli viene offerto il seno o il biberon e prende la poppata consolatoria.
Ci possono essere anche dei motivi che sono alla base del rifiuto dl cibo quali, ad esempio:
·     E’ stanco, non ha voglia di mangiare, si strofina gli occhi e ha voglia  di dormire.
·     Non sta bene perché sta incubando qualche malattia.
·     Stanno arrivando i denti e ha le gengive infiammate e quindi è intollerante al caldo e al freddo.
·     L’arrivo di un fratellino o di una sorellina.
·     Un cambiamento nella routine quotidiana o la partenza per una vacanza, un trasferimento di città, ecc.
·     A volte l’ambiente non gli è confacente perché troppo rumoroso o carico di tensione.
·     In quel momento non ha fame.
·     La pappa non gli piace perché è troppo densa o troppo liquida e ha difficoltà ad ingurgitarla.
·     Hanno già assunto alimenti fuori pasto e a tavola non hanno più fame.
Ci sono bambini che mangiano in abbondanza e riescono a mantenere un peso nella norma, altri che tendono ad avere la “pancetta” già nei primi anni di vita ed altri (versione non “mi mangia”) che manifestano poco interesse per il cibo ma che, andando a vedere quanto cibo introducono, mangiano a sufficienza anche se in modo disordinato praticando diete scorrette.
Ci sono piccoli despoti i cui genitori, pur di vederli mangiare, instaurano una specie di “coprifuoco” in casa e vivono nell’ansia continua del cibo che diventa l’argomento di conversazione e di conflitto principale tra loro, tra loro e i nonni. 
I bambini, che in questo modello “non mi mangia” sono costituzionalmente di scarso appetito, ne approfittano per ridurre queste famiglie in totale schiavitù e per far mangiare il bambino adottano  diete improprie dove prevalgono cibi preconfezionati e fritti (anche 3-4 volte alla settimana patatine fritte o milanese). 
Alcuni di questi bambini si mettono a mangiare quando vanno all’asilo, altri, la maggior parte, non mangiano neanche all’asilo per cui le mamme richiedono diete “speciali” o chiedono al pediatra di inventare malattie inesistenti per fargli preparare quelle poche cose che il bambino mangia.
Queste famiglie fanno contenti i produttori di farmaci, vitamine, integratori, pappe reali, erbe ecc. che vengono somministrati in quantità. Anni fa ho visto in un albergo una mamma che somministrava religiosamente al figlio di 6-7  anni, magro e vivacissimo, a tavola, 5-6 tipi diversi di “prodotti”, il padre guardava con aria triste la moglie e il figlio e un giorno è uscito con la frase “con tutta sta roba che prende mio figlio dovrebbe essere come Schwarzenegger”.
Un equivalente al non mangiare è quello di passare ore ed ore a tavola “mangiando” (si fa per dire) davanti a un piatto di cibo. 
Un consiglio ai genitori è di parlare con il Pediatra di alimentazione ma non solo anche di altri problemi come i disturbi del sonno, la regolarità dell’intestino e i problemi comportamentali ma mai davanti al bambino.
Il pediatra vi darà dei consigli sui comportamenti da tenere e molte meno medicine (anzi spesso nessuna medicina) di quanto vogliate.
Nelle visite il Pediatra valuterà lo stato di salute del bambino e la curva dell’accrescimento. Per i problemi alimentari è opportuno non parlarne davanti al bambino mai, e  in una visita successiva stabilire, se non sono presenti problemi di salute, se il bambino mangia adeguatamente in base ad un  diario alimentare e  quale strategia adottare.

Prevenzione: corretti stili di vita si assumono fin dallo svezzamento. Rimando al capitolo per consigli utili validi anche per età successive

In passato, si somministrava ai bambini che non mangiavano dei farmaci. Decenni fa veniva usato addirittura un farmaco, l’isoniazide, utilizzato per la cura della Tubercolosi. Qualche anno fa era in auge un farmaco nato come antiallergico (ciproeptadina) i cui effetti collaterali erano sonnolenza ed aumento dell’appetito. A volte faccio fatica a convincere alcuni genitori che è innaturale dare un farmaco, tra l’altro poco sperimentato nel bambino, per sfruttare degli effetti collaterali (aumento dell’appetito e sonnolenza).

Quanto avviene era stato ben descritto da Brenneman (1932) e riportato dal pediatra inglese Illingworth nel  libro Il bambino normale (1991): 
“In numerosissime famiglie ha luogo una battaglia quotidiana. Da una parte, l’esercito avanza lusingando, scherzando, esortando, facendo moine, ingannando, raggirando, supplicando, svergognando, rimproverando, brontolando, minacciando, corrompendo, castigando, segnalando e dimostrando la bontà del cibo, piangendo o facendo finta di piangere, facendo lo stupido, cantando una canzone, raccontando una storia, mostrando un libro di disegni, accendendo la radio, suonando il tamburo ogni volta che il cibo entra nella bocca, nella speranza che continui a scendere invece di risalire, facendo anche ballare una tarantella alla nonna…….. (tutti procedimenti frequenti nella vita reale e osservati giornalmente)”. 

Due interpretazioni vengono subito alla mente:
-      Bambino vittima in quanto il bambino si difende come meglio può, prendendo tempo, serrando le labbra, raccogliendo tutto in bocca o vomitando”. 
-      Bambino tiranno che difende  la fortezza, negandosi alla resa o patteggiandola alle sue condizioni. Ricordate il bambino è sempre quello che soffre di più in questo conflitto.
Probabilmente sono due fasi successive: prima il bambino si difende e poi ottiene quello che vuole e diventa un tiranno. 

La frase “Mio figlio non mi mangia”, “Mio figlio mangia pochissimo”, “Non so come faccia a stare in piedi”: sono  spesso dette da mamme, papà e nonni. Quanta ansia viene alle mamme dei bambini di uno-tre anni che non vogliono mangiare! 
Al giorno d’oggi abbiamo due problemi emergenti che si manifestano in età pediatrica e tra questi non c’è il “problema” del bambino che non mangia:
-      Eccesso di peso e obesità
-      Disturbi del comportamenti alimentare. Tra queste l’anoressia nervosa che compare in età sempre più precoci , la bulimia nervosa e altri disturbi (vedi capitolo)

COSA NON FARE PER OBBLIGARLO A MANGIARE

1.   Non obbligare tuo figlio a mangiare. 
2.   Non fare l’aereoplanino con il cucchiaio
3.   Non usare inganni
4.   Non  fare paragoni con fratelli, sorelle o amici
5.   Non colpevolizzare (tipo “ci sono bambini nel mondo che muoiono di fame”)
6.   Non  distrarre il bambino con giochi, TV, smartphone e tablet 
7.   Non pregare (“ non fare questo alla mamma!”)
8.   Non Supplicare, promettere (“ se mangi tutto ti …….”),
9.   Non minacciare (una mamma mi aveva detto che aveva trovato il modo per far mangiare il bambino……dopo una sberla si metteva a mangiare).
10.Non dare il ciuccio dopo ogni cucchiaio o preparare dei biberon con, oltre al latte biscotti, omogeneizzati di carne o uovo. 

Cosa fare per farlo mangiare
1.   Dimostrare sempre serenità, non urlare tanto non serve a nulla.
2.   Spiegare al bambino quando è il momento di lasciare i giochi per venire a tavola.
3.   Non mettere fretta al bambino: il cibo per lui rappresenta una novità e quindi ha necessità di tempo per assaporare i gusti.
4.   Far rispettare gli orari dei pasti e, nel caso richiedesse qualcosa prima evitate di darglielo, ma cercate di distrarlo per farlo mangiare agli orari che sono stati decisi in precedenza.
5.   Dare il buon esempio a tavola. Il bambino ha come modello i suoi genitori.
6.   Cercare di prevenire eventuali crisi e dopo, quando ha finito, riproporre nuovamente il pasto.
7.   Ad alcuni bambini non piacciono  alcuni sapori. In questo caso proporre alimenti preparati in maniera diversa.
8.   Preparare piattini dove il bambino possa assaggiare con le mani il cibo.
9.   Cercare di coccolarlo anche a tavola con la vostra presenza.
10.Non imporre il cibo per forza, quando avrà fame sarà lui a chiedere.

Domande

Perché alcuni bambini rifiutano il cibo?

Il rifiuto del cibo spesso è legato a una fase della crescita del bimbo, soprattutto nella fase dell’età tra i 2 e i 3 anni. In questa fascia d'età, il bambino costruisce la sua identità e cerca di affermarsi in tutti i modi possibili, anche  attraverso l'opposizione. Bisogna comprenderlo e capire che ricerca autonomia e non forzare.

 Se non vuole provare un cibo nuovo cosa devo fare?
Non insistere ma poi riprovarci offrire vari tipi di cibo, invitando il piccolo a scoprire gusti diversi. “Se lui rifiuta e non ne vuole proprio sapere in quel momento, è bene accettarlo e non insistere”.
Ma attenzione, prima di decretare, per esempio, che non gli piace 'assolutamente' un cibo, occorre proporle almeno altre 10 e più volte nei pasti successivi”.

Cosa devono fare i genitori per il bambino?
Dare il buon esempio e sorridere. Il bimbo vi guarda e i genitori debbono dare l’esempio (non solo per l’alimentazione). 
Quindi, se il genitore sorride mentre mangia le verdure e mostra di apprezzarle, anche il figlio sarà più propenso ad assaggiarle. Insomma, non dimentichiamo che tutto è molto legato alla relazione adulto e bambino”.

Il coinvolgimento del papà è importante per la crescita del bambino?
E’ bene che il papà venga coinvolto nell’alimentazione per il ruolo di guida che ha man mano che il figlio cresce e anche perché  la mamma, per motivi di lavoro, può non essere sempre presente. 

E’ corretto destare curiosità nel bambino per invogliarlo a mangiare?
Si, bisogna destare curiosità e interesse. (a nulla serve dire che se mangia cresce o che la sorella mangia quel cibo o che i bambini poveri lo mangerebbero).

La bilancia va sempre usata regolarità?
Si consiglia di usare poco la bilancia: alcuni bambini crescono meno di altri che sembra che lievitino. Con l’allattamento al seno, in genere, l’accrescimento è meno “rigoglioso” che con il latte in polvere.

sono una mamma sufficientemente disperata, per parafrasare Winnicott. Ho un bambino di quasi 11 mesi che non mangia nulla. Come dice Piermarini, "ho fatto l'errore di ricadere nei vecchi schemi e rovinare tutto", visto che dopo mesi di "autosvezzamento" non mangiava quasi nulla. So che la responsabilità è mia e vivo di sensi di colpa, anche a causa delle mie due ultime settimane di tentativi fra il nervoso e il disperato, da mamma sola e senza una guida. Guardando indietro, forse qualche minimo passo in avanti lo stava facendo, ma non ho rispettato i suoi tempi. Adesso non ha fiducia in me e rifiuta subito il cibo. C'è modo di rimediare o avrà problemi col cibo per sempre?


Cara mamma sufficientemente disperata
Il primo problema da risolvere è liberarsi dal senso di colpa. Ci sono bambini che mangiano per sopravvivere e non è colpa di nessuno. Se mangia poco per lei ci sono due possibilità: ridurre le sue aspettative su quanto deve mangiare o insistere. Se insiste si crea un alterato rapporto con il cibo per cui la risposta giusta è la prima.
Se sua figlia sta bene, cresce, è vivace, il pediatra la trova in salute accetti la sua bimba per come è e riguardo al cibo aspetti che sia lei a richiedere e butti l'ansia e lo stress nella pattumiera di casa. Non può aver creato alcun danno ma non insista. Le tecniche che le consiglio sono "osservare senza reagire" : prepari da mangiare come consiglia Piermarini e lasci che decida lei senza forzare e anche se digiuna cerchi di ignorare e di sorridere. L'altra è la "congiura del silenzio": non si parla di cibo davanti alla bambina e neanche tra voi.
E ora buon ..digiuno e via  l'ansia e lo stress a tavola e anche fuori da tavola e usi , come vedi sa usare, un pò di ironia


DA RICORDARE:
I bambini piccoli, nel momento in cui non vengono   limitati nell’assunzione del cibo, introducono un quantità di calorie costante ogni giorno anche se con notevoli variazioni da poppata a poppata.
La responsabilità  principale dei genitori è quello di offrire una varietà di alimenti sani.  La responsabilità di scegliere tra gli alimenti offerti e la quantità degli stessi non spetta ai genitori ma al bambino.


Bibiografia e webgrafia
Fate la pappa  Mirella Cerato Edizione Mandragora 2008
Il mio bambino non mi mangia González, Carlos .: Consigli per prevenire e risolvere il problema: 12 (Educazione pre e perinatale). Bonomi Editore. Edizione del Kindle.
Come crescere mio figlio
Aiutare i genitori a crescere i figliNardone
Un Pediatra per amico. www.uppa.it
L’alimentazione complementare responsiva. Una Guida allo svezzamento per educatori e operatori sanitari dell’infanzia. Maurizio Iaia. Il Pensiero Scientifico Editore, 2016
Calvi, Silvia; Trapani, Gianfranco. La dieta dei primi 1000 giorni (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 1239-1249). MONDADORI. 
Alberto Ferrando “Come crescere mio figlio”, LSWR, 2015










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