martedì 13 aprile 2021

Suicidio in adolescenza: si può prevenire? Covid 19 fattore aggravante

Suicidio in adolescenza: si può prevenire? Covid 19 fattore aggravante

Leggo della tragedia di 2 ragazze morte a Genova nella notte. Che tragedia!!!! Povere ragazze e poveri genitori, amici e conoscenti di queste ragazze.

Il suicidio è un tema di cui si parla poco, così come la sofferenza, il dolore e il lutto ma esiste, è frequente e, in alcuni casi, forse, si può limitare.

Dobbiamo, innanzitutto, sapere  che in Italia i suicidi rappresentano il 12% delle morti delle persone tra i 15 e i 29 anni e molti suicidi sono preceduti da segnali di allerta, sia verbali che comportamentali che è importante conoscere, capire e riconoscere anche se suicidi possono avvenire senza preavviso,

 

Innanzitutto esistono dei fattori di rischio: 

- disturbi dell’umore quali  depressione o disturbo bipolare, 

- uso di sostanze stupefacenti e di alcool, 

- comportamenti autolesionistici (procurarsi tagli e ferite sul corpo), 

- suicidio di un familiare,

- tentativi precedenti di suicidio,

- disagi familiari o traumi: violenza fisica, sessuale o emotiva, maltrattamenti, violenza familiare,

- divorzio conflittuale dei genitori, 

- assistenza istituzionale o sociale, (rischio molto più elevato di suicidio), 

- bullismo, cyberbullismo o gesti di discriminazione.

- a questi fattori dobbiamo associare altri causati dalla pandemia in corso:

-       distanziamento sociale (che può aver aumentato l’isolamento e la solitudine, annullato i “contatti non intenzionali”, esacerbato problemi di salute mentale)

-       consumo di alcol (che può essere aumentato durante il lockdown nei consumatori “a rischio” e che è documentato aumentare nei periodi di crisi)

-       violenza domestica (che può essere aumentata durante il confinamento in casa e in seguito per l’insorgere/esacerbarsi dei problemi economici)

-       restrizione delle libertà personali

-       paura del contagio (paura di essere contagiati e/o di essere veicolo di contagio per gli altri)

-       stress e burnout per medici e operatori sanitari

-       ruolo della comunicazione (che può aver esacerbato paura e ansia)

-       riduzione dei servizi dedicati alla prevenzione e cura del disagio mentale e del suicidio o riduzione del personale ad essi dedicato

-       crisi economica con il conseguente aumento della disoccupazione e della precarietà e riduzione del reddito.

 

Che cosa poter fare? 

Fondamentale dare una disponibilità ad ascoltare e parlare con i ragazzi SENZA atteggiamenti giudicanti. Parlare con persona di fiducia per consigli per i genitori e che possa dialogare con i ragazzi, se disponibili.

·       Bisogna arlare con i ragazzi non appena si notano comportamenti o atteggiamenti diversi dal comportamento abituale come mutismo, depressione, frasi prive di speranza e cariche si dolore e senso di fallimento, isolamento dai coetanei, aumento delle ore passate su internet o su videogiochi a scapito della vita reale.

·        E’ importante chiedere cosa stia accadendo, con un atteggiamento aperto e non giudicante. Talora  dietro ad un cambiamento improvviso si nascono episodi di bullismo, che meritano di essere scoperti. I ragazzi, anche se si mostrano duri, hanno bisogno di sapere che ci preoccupiamo per loro.

·       Se i ragazzi accennano a pensieri suicidi o mostrano condotte di autolesionismo (tagli, ferite e bruciature sugli arti e sul corpo), è importante approfondire partendo da domande generiche. Poi, è bene chiedere più precisamente quello che pensano, l’intenzione e / o la pianificazione di comportamenti lesivi o suicidari. 

·       Il solo pensiero non è, per definizione, pericoloso. Scoprire se esistono questi pensieri è però un importante segnale di avvertimento che non va sottovalutato. Se questi pensieri sono combinati con l’intento, dovrebbe scattare l’allarme!

·       E’ fondamentale considerare tutti i fattori di stress significativi nella vita del ragazzo. Esperienze prolungate di stress emotivo in famiglia, un lutto familiare, una malattia, problemi di apprendimento cronici, possono far precipitare la depressione e pensieri suicidi. 

·       Gli insegnanti possono avere un ruolo cruciale in questo, specialmente quando la situazione familiare è compromessa.

·       Prestare attenzione alle abitudini del ragazzo. L’abuso di sostanze è accompagnato da comportamenti di evitamento rispetto agli adulti, diminuzione delle ore di sonno, calo del rendimento scolastico, peggioramento dell’aspetto fisico e del volto, frequentazione di luoghi a rischio. Sottovalutare questi elementi può essere molto rischioso. Le sostanze stupefacenti, inoltre, possono diminuire l’inibizione che normalmente previene l’autolesionismo e aumentano i comportamenti impulsivi e le condotte a rischio.

·       Se c’è una storia familiare di disturbo dell’umore, di suicidio, o disturbi da uso di sostanze è bene avere uno sguardo ancora più attento per cogliere subito i segni di disagio.

·       Non isolarsi. Una volta scoperto che un ragazzo è in difficoltà è importante chiedere aiuto a familiari o conoscenti di fiducia. Se siete preoccupati o avete dei sospetti cercate informazioni tra il gruppo dei pari o tra i genitori del gruppo dei pari. Molto spesso l’utilizzo di alcool o droghe, per esempio, può essere scoperto in questo modo.

·       Se siete veramente preoccupati non esitare a chiamare un professionista della salute mentale: il vostro pediatra, uno psicoterapeuta, uno psichiatra, o un centro di salute mentale sul territorio. Il disagio mentale e la sofferenza psicologica non sono qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere. Prima si affrontano, meglio è per il ragazzo.

Tratto da:

www.centromoses.it/psicologia-clinica/articoli/la-prevenzione-del-suicidio-uno-sguardo-sulladolescenza/

www.epicentro.iss.it/mentale/giornata-suicidi-2020-fenomeno-suicidario-italia

www.dors.it/page.php?idarticolo=3489



 

 

 

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