sabato 29 marzo 2025

Bambino salva il fratellino da soffocamento: bravo lui e brava la scuola

 Bambino salva il fratellino da soffocamento: bravo lui e brava la scuola:  

Ci sono momenti in cui un gesto può cambiare tutto. È successo a Carugo, in provincia di Como, dove un bambino di otto anni ha salvato il fratellino minore, che stava soffocando con una moneta, mettendo in pratica la manovra di Heimlich imparata a scuola. Un atto di sangue freddo e prontezza che ha sconvolto la madre, paralizzata dalla paura, e che ha trasformato Niccolò Dalla Costa in un piccolo eroe.

Ma questa non è solo la storia di un bambino coraggioso. È la dimostrazione concreta di quanto sia fondamentale insegnare il primo soccorso fin dall’infanzia. E di quanto sia assurdo che, nonostante gli sforzi di tanti, una formazione così essenziale non sia ancora parte integrante dell’educazione scolastica in tutta Italia.

Un bambino pronto, un adulto bloccato: chi è davvero impreparato?

La scena è di quelle che ogni genitore teme: Daniele, quattro anni, gioca con una moneta da un euro, la mette in bocca e all’improvviso inizia a soffocare. La madre, pur avendo frequentato un corso di primo soccorso, si blocca. L’agitazione le fa persino sbagliare il codice di sblocco del telefono mentre cerca di chiamare il 112. Un errore che sarebbe potuto costare la vita a suo figlio.

Ma Niccolò, invece, no. Lui non si blocca. Ha visto la maestra praticare quella manovra a scuola, ha imparato come si fa e adesso lo mette in pratica. Si posiziona dietro il fratellino, gli cinge la vita con le braccia e preme con decisione. Daniele tossisce, vomita, la moneta si sposta. Il pericolo è scampato.

Chi ha veramente salvato la vita al piccolo Daniele? Certo, Niccolò con la sua prontezza. Ma anche quella maestra che un giorno ha deciso di insegnare ai suoi alunni qualcosa che non troveranno mai su un libro di testo, ma che può fare la differenza tra la vita e la morte.

Perché questo insegnamento non è ancora obbligatorio?

Da anni, noi pediatri ci battiamo per portare corsi di primo soccorso nelle scuole. Non solo la manovra antisoffocamento, ma anche la gestione delle emergenze: ferite, traumi, convulsioni, rianimazione cardiopolmonare. Abbiamo collaborato con il MIUR, organizzato formazioni per i docenti, investito tempo ed energie.

Eppure, ancora oggi, tutto questo resta un’iniziativa sporadica, che dipende dalla buona volontà di qualche insegnante illuminato o di qualche dirigente scolastico sensibile. Non c’è un programma nazionale, non c’è un obbligo formativo. E ogni anno, bambini e adulti continuano a morire per soffocamento o per emergenze gestite male, quando basterebbe davvero poco per fare la differenza.

I bambini vogliono imparare, gli adulti devono agire

Niccolò ha dimostrato che i bambini sono perfettamente in grado di apprendere queste tecniche. Anzi, spesso sono più pronti e lucidi degli adulti. E allora perché non investire su di loro? Perché non far sì che ogni bambino, fin dalla scuola primaria, sappia come intervenire in caso di emergenza?

Se rendessimo la formazione al primo soccorso una parte stabile del percorso scolastico, cresceremmo una generazione di adolescenti, giovani e adulti capaci di intervenire in modo efficace, senza panico, senza esitazioni. Non solo chiamando il 112, ma sapendo anche cosa fare mentre aspettano i soccorsi.

La storia di Niccolò deve insegnarci qualcosa. Non possiamo più rimandare. Il primo soccorso deve entrare nelle scuole. Ovunque. Subito. Perché il prossimo bambino che rischia di soffocare potrebbe non avere accanto un fratello che ha avuto la fortuna di imparare come salvarlo.

Chiediamo che questo cambi. Adesso. 



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