mercoledì 20 agosto 2025

Hikikomori: quando l’isolamento diventa una prigione

Hikikomori: quando l’isolamento diventa una prigione

L’hikikomori non è un “capriccio”, ma un ritiro sociale progressivo che, se non riconosciuto in tempo, può portare a un isolamento totale. In Italia si stimano circa 200.000 casi, con prevalenza maschile. 

Marco Crepaldi, psicologo e presidente dell’Associazione Hikikomori Italia, descrive l’hikikomori come un fenomeno drammatico e in crescita che coinvolge decine di migliaia di adolescenti e le loro famiglie.


Le tre fasi dell’Hikikomori

Fase

Descrizione

Segnali da osservare

Rischi principali

1. Pre-Hikikomori

Difficoltà crescenti a frequentare la scuola, rifiuto saltuario, progressivo abbandono di sport e amicizie.

👉 Insofferenza scolastica, 

👉 isolamento dagli amici, 👉abbandono di sport e hobby, 

👉 ansia nelle interrogazioni, 

👉 solitudine agli intervalli.

Burnout emotivo, calo motivazionale, rischio di abbandono scolastico.

2. Abbandono scolastico

Il ragazzo smette di frequentare la scuola. Si ritira progressivamente da tutte le attività esterne.

Chiusura in casa, uso massiccio di internet e videogiochi, alterazione dei ritmi sonno-veglia.

Conflitti con i genitori, perdita di competenze sociali, rischio depressione.

3. Ritiro totale

La porta della stanza si chiude: cessano i rapporti anche con i genitori, vissuti come fonte di ansia.

Isolamento completo, inversione giorno-notte, aggressività verbale o fisica, rifiuto di ogni confronto.

Crisi familiare, cronicizzazione, compromissione del futuro personale e sociale.

👉 Nota cruciale: quando si arriva alla fase 3 il problema diventa molto complesso e gli spazi di intervento familiare si riducono drasticamente. Per questo è fondamentale prestare massima attenzione già ai primi segnali:

  • rifiuto di andare a scuola,
  • abbandono dello sport,
  • ritiro progressivo dalle amicizie.

Perché la scuola è il luogo chiave

Il primo campanello d’allarme si manifesta spesso tra i banchi:

  • insofferenza scolastica;
  • assenza di relazioni tra pari;
  • ansia da prestazione;
  • ritiro dai momenti di socializzazione (intervallo, sport).

👩‍🏫 Insegnanti e compagni sono spesso i primi a notare il cambiamento. Per questo è fondamentale non sottovalutare il rifiuto scolastico o l’abbandono delle attività extrascolastiche: sono segnali da prendere subito sul serio.


Il ruolo dei genitori

  • Non usare la paura come leva educativa: questi ragazzi di paura ne hanno già troppa.
  • Sostenere e ascoltare: servono pazienza, gradualità e la capacità di alimentare speranza.
  • Osservare i cambiamenti: se il figlio inizia a chiudersi in camera, a non voler più andare a scuola, a lasciare sport o attività che prima lo appassionavano, è il momento di chiedere aiuto.
  • Fare un percorso personale: il problema è anche familiare. I genitori devono mettersi in discussione, partecipare a gruppi di auto-aiuto e cercare sostegno psicologico.

Conclusione

L’hikikomori non è una colpa né del ragazzo né dei genitori. È un disagio che riguarda la famiglia e la società.
Il miglior modo per contrastarlo è riconoscerlo prestoquando compaiono i primi segnali di isolamento, rifiuto scolastico o abbandono dello sport.
Intervenire in tempo, senza minimizzare e senza paura, può evitare l’ingresso in una spirale molto più difficile da affrontare.


Risorse utili

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