mercoledì 24 agosto 2011

Morso di vipera e siero

Cari genitori


Sui telegiornali e si quotidiani è stata pubblicata la notizia, con il solito clamore negativo, che a Brindisi un bambino morso da una vipera è stato trasferito a Foggia.
Qui sotto spiegazioni dal Bollettino di informazione dei Farmaci della Agenzia AIFA.


Un Caro Saluto


Alberto Ferrando







una volta si portava dietro per precauzione quando si andava in campagna o in montagna, ma ora, a parte il problema della conservazione, che imponeva di rinnovarlo ad ogni stagione, il siero antiofidico è diventato introvabile.
Il siero proveniva dalla Jugoslavia da cavalli immunizzati col morso di vipera, ed ora dopo gli sconvolgimenti sociali e politici che hanno attraversato quella regione, a mala pena se ne possono fornire (e a caro prezzo) gli ambienti ospedalieri.
D'altra parte, studi recenti ed una attenta valutazione hanno permesso di stabilire che l'uso del siero al di fuori delle strutture ospedaliere può essere non solo inutile, ma anche in molti casi pericoloso.




COSA FARE?
Morso di vipera
Quando un paziente è morso da un rettile è di fondamentale importanza tenere conto delle seguenti variabili:
1. il rettile potrebbe non essere una vipera;
2. se il rettile è una vipera (riconosciuta), potrebbe non aver inoculato il veleno (cosiddetto "morso secco"), o averne inoculato una dose ridotta.
Questo dato ha portato alla definizione di un protocollo diagnostico - terapeutico, che partendo dal presupposto che "morso di vipera" non significa "avvelenamento da morso di vipera", orienta al trattamento del paziente (sintomi e alterazioni ematochimiche) e non del veleno.
Cosa fare in caso di morso di vipera
Innanzitutto, è fondamentale tranquillizzare il paziente e quindi:



    1. immobilizzare l'arto con stecca o altri mezzi di fortuna al fine di impedire i movimenti;


    2. trasportare il paziente al più vicino ospedale (per i pazienti che si trovano in zone impervie o lontane da un ospedale si rammenta di far riferimento al servizio 118 che provvederà con 1'eliambulanza ad un tra sporto rapido e protetto);


    3. evitare le manovre tradizionali quali laccio, taglio e suzione, che oltre a non essere efficaci possono causare danni iatrogeni della parte interessata ed aumentare la diffusione del veleno;


    4. evitare la somministrazione di siero (immunoglobuline di origine equina) al di fuori dell'ambiente ospedaliero per il rischio di shock anafilattico.


Inoltre qualsiasi paziente con morso di vipera accertato o anche solo sospetto deve essere tenuto in osservazione per almeno 8/12 ore; solo in base alla visita medica ed al risultato di esami specifici si dovrà procedere, da parte di personale specializzato, alla somministrazione del siero.
Quando somministrare il siero antiofidico
La somministrazione del siero è indicata solo se il paziente diventa sintomatico, e in particolare nei casi in cui compaiono:



  • alterazioni dei parametri emocoagulativi;


  • ipotensione grave o shock;


  • sintomi gastroenterici importanti e prolungati;


  • aritmie cardiache, dispnea;


  • edema imponente dell'arto coinvolto.

  • Il siero deve essere somministrato in infusione endovenosa lenta, diluito in 100-250 ml di fisiologica; si sottolinea che il sito di inoculazione del veleno è raggiunto in 2 ore dall' 1,4-6% del siero se somministrato per via intramuscolare o sottocutanea, dall'85% se somministrato per via endovenosa.L'adesione al suddetto protocollo ha permesso di evidenziare come (a seconda delle casistiche riportate) solo per il 10-20% dei pazienti con morso di vipera accertato o sospetto si rende necessaria la somministrazione di siero.
    Per concludere
    Tenuto conto dei rischi correlati alla somministrazione di siero eterologo, nonché della necessità di una attenta valutazione e monitoraggio dei parametri clinici e di laboratorio prima della sua somministrazione, risulta evidente che l'uso del siero antiofidico deve essere riservato all'ambiente ospedaliero: un suo uso al di fuori dell'ambiente ospedaliero, oltre che scarsamente efficace (potrebbe essere somministrato solo per via intramuscolare o sottocutanea), esporrebbe il paziente a rischio di reazioni gravi in ambiente non attrezzato per fronteggiarle.
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