venerdì 4 maggio 2012

IL RITORNO DEL MORBILLO (OVVERO ATTENTI AI CIARLATANI)

Articolo, diffuso dal sito della Treccani, un brava all'autrice.
Alberto Ferrando

(ricevuto dall'amico e collega Giovanni Semprini)
RICORDO CHE IL MORBILLO E' UNA MALATTIA GRAVE E CHE FINO A POCHI DECENNI FA CAUSAVA MILIONI DI MORTI NEL MONDO E FREQUENTI COMPLCAZIONI.
Se non avete fatto il vaccino fatelo e ricordate che servono due dosi.
RIPORTO LE CONCLUSIONI DELL'AUTRICE SINTETIZZATI IN "ATTENTI AI CIARLATANI". La medicina non si fa con il televoto:" Diffondere dubbi (basati su fondamenti scientifici non veri e non dimostrati) è senz’altro pericoloso e controproducente".
Il ritorno del morbillo
Francesca Petrera

Manca poco più di un mese all’otto giugno e ormai il campionato europeo di calcio che porterà migliaia di spettatori negli stadi di Ucraina e Polonia è alle porte.

 Tutto normale fino a qui, ma in realtà quest’anno l’evento ha destato l’attenzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha predisposto un opuscolo per incoraggiare gli spettatori a vaccinarsi contro il morbillo. Come riporta il testo, che è stato tradotto e diffuso dal Ministero della sanità italiana “Sono stati segnalati oltre 31.000 casi di morbillo in Europa nel 2011, con decessi tra adolescenti e adulti, anche in Italia. Se hai un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, se non sei mai stato vaccinato, o se hai un deficit immunitario, sei a rischio di contrarre la malattia, che nei giovani e negli adulti ha un decorso più serio che nell’infanzia. Per gli Europei 2012 è fortemente raccomandata la vaccinazione contro morbillo e rosolia, fai in mododi vaccinarti in tempo utile. Se non si è vaccinati, si rischia di contrarre l’ infezione, e diffondere così la malattia”.

Un allarme fondato, se si pensa che dall’inizio del 2012 in Ucraina si sono registrati ben 7000 casi di morbillo e che secondo il rapporto Ecdc “Surveillance report european monthly measles monitoring (Emmo) issue 8:21 february 2012”, lo scorso anno sono stati segnalati 30.567 casi di morbillo in 29 Paesi europei, il 90% dei quali resta confinato in cinque sole nazioni: Francia, Italia, Romania, Spagna e Germania. Quello del 2011 è un valore simile
a quello del 2010, ma quadruplo rispetto al 2009 (7175 casi) e 2008 (7817). La rivista (americana) Science ha recentemente parlato dell'”imbarazzante problema europeo”: l'incapacità appunto di contenere la efficacemente la diffusione del morbillo.

Il morbillo è una malattia (in teoria) semplice da prevenire. Non ci sono serbatoi animali in grado di favorirne la diffusione e il passaggio tra specie, e non muta costantemente come il virus dell'influenza. Per il morbillo basta vaccinarsi per evitare il contagio, come dimostrato negli Stati Uniti dove un’estesa campagna di vaccinazioni ha, di fatto, azzerato il numero dei casi registrati negli ospedali di tutto il paese (solo 222 in tutto il 2011).

Il morbillo potrebbe sembrare una malattia innocua, ma prima dell’arrivo della vaccinazione nel 1963, ogni anno uccideva ben 2 milioni di bambini in tutto il mondo. Stiamo parlando di una malattia molto contagiosa, che colpisce soprattutto i bambini e che talvolta può portare a complicazioni anche gravi.
Come riportato sul sito del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute “il morbillo è pur sempre responsabile di un numero compreso tra le 30 e le 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello)”.

Nel 2008 i Paesi membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avevano fissato l’obiettivo di ridurre del 90% la mortalità per morbillo entro il 2010 rispetto ai livelli del 2000. Un articolo pubblicato sulla rivista Lancet a fine aprile fotografa la situazione attuale, stimando che la riduzione non è del 90% ma solo del 74%. Un parziale fallimento che registra picchi di mortalità proprio nei Paesi dove è più difficile ottenere dati precisi, come il
Sud-Est Asiatico, l’India e l’Africa.

In Italia, l’ultima epidemia di morbillo documentata nel 2002 e 2003 ha fatto registrare circa 40.000 casi nella sola Campania, con centinaia di ricoveri ospedalieri e decine di casi di polmoniti ed encefalopatie. In quello stesso periodo in Italia furono registrati 8 decessi per morbillo. Grazie al piano di vaccinazioni, dopo il 2002 la situazione è migliorata, ma la persistenza del virus nei soggetti non vaccinati fa sì che la malattia provochi ogni anno nuovi
malati, come evidenziato nella “Curva epidemica dei casi di morbillo per mese in Italia” (Fonte: Istituto Superiore di Sanità).

In queste ultime settimane il morbillo è tornato sulle pagine dei giornali anche per un’altra storia, che rischia di complicare la strada verso la prevenzione.

A marzo un giudice del Tribunale di Rimini ha condannato il Ministero della Salute a risarcire i genitori di un bimbo autistico, riconoscendo il nesso di causalità tra vaccino MPR (contro morbillo, parotite e rosolia) e autismo. Alla base della sentenza c’è quella che è stata definita una “frode deliberata”: un articolo del medico britannico Andrew Wakefield, comparso nel 1998 sulla rivista medica Lancet, che sosteneva che il vaccino in questione fosse la causa dell’insorgenza dell’autismo. Altri medici hanno cercato senza successo di
riprodurre i dati presentati da Wakefield, e in seguito una inchiesta giornalistica ha dimostrato che l’articolo conteneva dati falsificati, e che il suo autore aveva ricevuto finanziamenti da uno studio legale che preparava una class action contro i produttori di vaccini. L'articolo è stato ritirato ufficialmente 12 anni dopo (ma forse il giudice di Rimini non se ne è accorto). Il Ministero ora farà ricorso, supportato anche da tutta quella parte della
comunità scientifica che è insorta dopo la sentenza, ma il problema dell’opinione pubblica resta. In Italia la vaccinazione contro il morbillo non è obbligatoria ma è uno strumento fondamentale per limitare la diffusione del morbillo. Diffondere dubbi (basati su fondamenti scientifici non veri e non dimostrati) è senz’altro pericoloso e controproducente.

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