Hikikomori (dal giapponese "isolarsi", stare in
disparte"), è un fenomeno che in Giappone si è ormai diffuso a macchia
d'olio (circa 300.000 casi !!!!!!) e che rappresenta un problema sociale grave tanto quanto l'abuso di
sostanze stupefacenti e disturbi del comportamento alimentare, una compulsione
basata sul piacere.
Adolescenti che si richiudono entro le pareti della propria stanza e
abbandonare ogni tipo di rapporto col mondo esterno. Unici strumenti utilizzati
per trascorrere le giornate? Internet, fumetti e i videogiochi..
In Italia si
contano una cinquantina di casi dichiarati e presi in carico. Pochi casi per
ora presenti in Italia, di un
fenomeno molto complesso e che rischia gradualmente di diffondersi, visto il
numero eccessivo di ore che gli adolescenti italiani trascorrono davanti al
computer. Attenzione però a non confondere la dipendenza da
internet col fenomeno Hikikomori che presenta delle caratteristiche
ben precise che la distinguono dall’abuso tecnologico.
Il profilo degli hikikomori può essere definito quasi come
un peculiare “stile di vita”, una sorta di "anoressia sociale". I
giovani adolescenti, infatti, decidono deliberatamente di optare per una vita
di reclusione che rifugge da tutti quegli stimoli e da tutti quei contesti
sociali e relazionali che la vita quotidiana mette a disposizione. La realtà
virtuale diventa il sostituto a 360° del mondo reale.
L’hikikomori vive unicamente online: trascorrere una vita
sedentaria, dividendosi fra computer e fumetti, inverte il ritmo sonno-veglia,
ordina il cibo online e lo consuma in isolamento e finisce con l’escludersi
totalmente dalla vita affettiva familiare e sociale. Dopo essersi creato
un’identità virtuale ben precisa e spesso ben lontana dalla propria vera
personalità, inoltre, il giovane hikikomori, inizia a chattare e a crearsi una rete
di amicizie online, selezionando e prestando attenzione a comunicare solo con
altri hikikomori e gettando nella confusione più totale i genitori che, spesso,
non sono in grado di gestire la reclusione del proprio figlio.
Esistono, comunque, delle differenze socio-culturali tra il fenomeno
hikikomori giapponese e quello europeo, dal momento che mentre la cultura
nipponica è connotata dalla presenza di regole eccessivamente rigide ed i
giovani rifuggono proprio da queste, in Occidente è, invece l’assenza di un
sistema coerente e sistematico di regole sotto diversi punti di vista (sociale,
relazionale, lavorativo...) a creare nel ragazzo la percezione di sentirsi
incapace, inadeguato, a non saper trovare un posto equilibrato nel sempre più
confuso mondo reale e a spingerlo a rifugiarsi nel prevedibile e rassicurante
mondo virtuale.
Allego il contributo dell’amico neuropsichiatra Masnata: “Negli ultimi 10 anni mi sono confrontato sempre di più con la patologia
di ritiro casalingo di adolescenti, maschi e femmine, spesso in famiglie in cui
il padre era assente, fisicamente per morte o divorzio, o praticamente, per
comportamento. I contatti reali con amici e la frequenza della scuola erano
sospesi. L’uso di Internet ed anche dei videogiochi era presente. Talora i
ragazzi arrivano a picchiare la madre. Nel giornale in linea “Le Monde” ho
trovato il 10.6.2012 l’articolo seguente che traduco e sintetizzo:
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