lunedì 11 marzo 2013

Il Lago Ciad, di Filippo Dagnino


IL LAGO CIAD: UNA CATASTROFE SENZA PRECEDENTI
A cura di Filippo Dagnino

In questo articolo non andrò a farvi la solita ramanzina su un uso corretto e limitato dell’acqua, ma andrò a parlare di un problema concreto che potrebbe segnare il destino dell’Africa e dell’umanità intera: il lago Ciad.
Il lago Ciad è un lago africano che si trova nel centro del continente tra Ciad, Nigeria, Camerun e Niger. Il suo bacino è però sfruttato anche dalla Repubblica Centrafricana, Egitto, Algeria e Sudan. Il lago dà da bere a circa 30 milioni di persone e a tutta la fauna della zona.
Negli anni Sessanta aveva una superficie di 26 mila chilometri quadrati e ora il lago Ciad ha una superficie che non supera i 2 mila chilometri quadrati. Questa drastica riduzione della quantità d’acqua è dovuta alla diminuzione della portata (da 40 a 20 miliardi di metri cubi d’acqua annui) dell’unico immissario del lago: il fiume Chari. Due sono i fattori che hanno causato il calo della portata del immissario: il cambiamento climatico dovuto all’inquinamento e lo sfruttamento intensivo. Tutto ciò ha contribuito a diminuire la varietà di specie ittiche all’interno del bacino e, non essendoci più acqua, agricoltori e allevatori hanno lasciato la zona e i 30 milioni di individui hanno già iniziato a lottare per accaparrarsi la minima quantità d’acqua rimasta. La comunità internazionale sta anche pensando di deviare il corso del fiume Obangui, il più importante affluente del fiume Congo, nel Chari, così da aumentarne la portata e di conseguenza la quantità d’acqua nel lago. Oggi quindi la comunità internazionale si trova di fronte ad un bel grattacapo: deviare il corso dell’Obangui e recare un grave danno all’ecosistema del bacino del Congo o lasciare 30 milioni di individui al loro inesorabile destino?


Purtroppo, quando l’ex vicepresidente della Banca Mondiale Ismail Seralgedin disse nel 1995: “Le guerre del ventesimo secolo sono state combattute per il petrolio, quelle del prossimo saranno combattute per l’acqua”, aveva ragione.








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L’unico aspetto positivo del progressivo prosciugamento del lago Ciad è la formazione di un tipo di alga verde-blu: il Dihè. Quest’alga potrebbe risolvere il problema della nutrizione in quell’area. La FAO sta però cercando di capirne la qualità nutrizionale ed igienico-sanitaria.



1 commento:

  1. Mi fa piacere scoprire che ancora qualcuno è interessato a questo povero lago.
    Studiando sui banchi di scuola l'idrografia africana in generale, mi sono soffermata sul destino di questo bacino, che interessa milioni di persone.
    Da sempre l'acqua è tema di conflitto, soprattutto per gli stati dell'Africa del Sahel,e il continuo diminuire del livello d'acqua del lago è prova che è stato sfruttato troppo intensamente, non solo negli ultimi anni.
    Sono sollevata che ancora qualcuno pensi a queste cose... ormai si vive nell'indifferenza più totale.
    ciao
    Silvia

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