RECENSIONE
DEL FILM “DJANGO UNCHAINED”
A
cura di Filippo Dagnino
TRAMA
E COMMENTO:
Ecco a
voi signore e signori il nuovo e tanto atteso film di Quentin
Tarantino: “Django Unchained”.
Rifacimento
dell’omonimo film di Sergio Corrucci del 1966, “Django Unchained”
narra la storia dello schiavo nero Django ai tempi della schiavitù
nel sud degli Stati Uniti. Durante una gelida notte d’inverno,
Django e il gruppo di schiavi incontra sulla sua strada il dottor
King Schultz, un dentista che non pratica più la professione da
molto tempo e che è diventato un cacciatore di taglie. Schultz
uccide le due guardie di scorta e prende con sé Django, perché
pensa che potrebbe tornargli utile nella ricerca e riconoscimento dei
fratelli Brittle, degli illustri ricercati. I due quindi partono alla
ricerca dei banditi e, dopo averli trovati, li uccidono e intascano
la taglia.
Col
passare del tempo, Django e Schultz diventano amici e colleghi e
Schultz decide di aiutare il suo socio a liberare la moglie:
Broomhilda, catturata proprio dai fratelli Brittle e portata come
schiava nella piantagione di cotone di un ricco e crudele schiavista
dell’Alabama: Calvin Candie. Django e il dottor Schultz esplorano
in incognito la piantagione e trovano Broomhilda, ma per liberarla
devono comprarla. A complicare le cose, interviene il maggiordomo di
villa Candie: il vecchio negro Stephen, il quale inizia a sospettare
che tra i due nuovi arrivati e Broomhilda ci sia uno strano legame.
Così, quando Calvin Candie viene a sapere tutto ciò e minaccia di
uccidere Broomhilda, scoppia un putiferio e la rabbia di Django.
Il
film di Tarantino è impeccabile per la regia, in cui si riconoscono
delle peculiarità del regista, come quella di far passare la
cinepresa da un attore all’altro durante i dialoghi cosicché anche
allo spettatore sembra di prendere parte alla conversazione. Sugli
attori niente da dire: un cast (Jamie
Foxx nel ruolo di
Django, Leonardo
Di Caprio in
quello di Calvin Candie, Cristoph
Waltz nel ruolo
del dottor Schultz, Kerry
Washington in
quello di Broomhilda e Samuel
L. Jackson è
Stephen) ed un interpretazione stellare; infatti Foxx è perfetto per
il ruolo di uno schiavo nero che si ribella alla tratta degli
schiavi, Schultz è l’aiutante ideale (per lui interpretazione
fantastica premiata con l’Oscar per il miglior attor non
protagonista), così come Di Caprio è il cattivo ideale, folle,
crudele e gentiluomo al tempo stesso. Ottime le musiche composte da
Ennio Morricone; penso infatti che quest’ultime valorizzino molto
il genere western, l’ambiente e il ritmo incalzante del film. E’
importante ricordare la scenografia e i costumi, che sono riproposti
fedelmente e bene. Non si può non menzionare la sceneggiatura, che è
molto articolata e ricca di espressioni che si ricorderanno per
sempre nella storia del cinema (“Il mio nome è “Django”: “D”,
“J”, “A”, “N”, “G”, “O”. La “D” è muta”).
Ha ricevuto dall’Accademy 5 nomination all’Oscar, tra cui
“Miglior Film” e “Miglior Regia”, tuttavia ne ha vinto due:
“Miglior
attore non protagonista”
e “Miglior
sceneggiatura originale”.
L’unica pecca di tutto il film è il fatto che cada nel banale e
sanguinoso splatter nel finale e in generale un po’ in tutto il
film. Comunque posso dire che personalmente il film è piaciuto molto
e che, anche se ad alcuni avrà fatto letteralmente schifo per via
del molto sangue, è, secondo me, uno dei più riusciti di Tarantino
da ogni punto di vista.
Nessun commento:
Posta un commento