CARI GENITORI
Un Caro Saluto e un invito a tutti a considerare questo tema che sta diventando sempre più frequente, sempre più grave e ad età sempre più basse.
Ultima festicciola di 12enni di zona "bene" della città: 2 in ospedale: 1 per alcol e altro per droga. Ragazzine in Coma etilitilico ne ho avute varie. E STANNO AUMENTANDO. COME IL FUMO :-(
Come pediatri iniziamo a convincere i genitori e i nonni che il vino e l'alcol non fanno bene al sangue e che la birra NON fa latte :-(
A Genova stiamo facendo, come pediatri di famiglia un Corso obbligatorio regionale sul tema alcol e dipendenze. Un altro percorso formativo comune che dobbiamo fare con i Medici di famiglia. A breve nell'autunno il "nostro" corso e a breve un Corso all'Ordine con le Società di automutuoaiuto. Inoltre ne parliamo da anni. Come pediatra sono anche segretario della Società Italiana di Alcologia. Quanto scritto qui sotto corrisponde ahimè al vero ma dobbiamo trovare anche il modo di integrare la realtà sociale con la formazione universitaria carente, a tutt'oggi, in molti atenei, sulle tematiche sociali e comunicative.
TRovate varie relazioni sul sito www.apel-pediatri.org e in particolare una relazione sul tema qui:ALCOL E GIOCO D'AZZARDO: ALBERTO FERRANDO presentata al Congresso Nazionale della Soc. It. di Pediatria Preventiva. Qui il link al Convegno che si svolgerà recentemente all'Ordine dei medici con SIMG, ARCAT ecc: programma: http://www.omceoge.org/home3/dmdocuments/Programma%20Alcol.pdf
Medici base 'arma' contro stragi sabato sera
Roma, 18 apr. (Adnkronos Salute) - I medici di famiglia sono fondamentali per fermare le stragi del 'sabato sera', incidenti spesso legati all'alcol: un rischio che riguarda, in particolare, ben 2 milioni di under 20 che ammettono di aver guidato dopo aver bevuto. Ma i dottori italiani sono i meno formati d'Europa nelle tecniche di individuazione e intervento mirato sui pazienti più a rischio, basate su poche domande e una consulenza di 5 minuti: una 'terapia' in grado di ridurre del 13% la mortalità. Il 50% dei medici, però, non conosce questi strumenti sui quali ha ricevuto una 'formazione' che va da 0 a 4 ore. Eppure il 97% sarebbe disponibile a 'scendere' in campo per individuare i pazienti che hanno bisogno d'aiuto.
Ne hanno parlato oggi a Roma all'Istituto superiore di Sanità, in occasione del Alcohol Prevention Day, Emanuele Scafato, direttore Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss e Alfredo Cuffari, della società scientifica di medicina generale Snamid che, all'interno del progetto europeo AMPHORA (Alcohol Measures for Public Health research Alliance) hanno realizzato un'indagine conoscitiva nazionale sui medici di famiglia. La metà dei professionisti ha lamentato "di non aver ricevuto una formazione universitaria o post-universitaria sufficiente e specifica o un'adeguata offerta di formazione attraverso educazione medica continua''.
Solo il 31.9% (la percentuale più bassa tra i paesi europei che hanno partecipato all'indagine) dichiara di avere dimestichezza con gli strumenti di screening standardizzati e in uso in tutto il mondo per la individuazione precoce del consumo rischioso e dannoso di alcol e dell'alcoldipendenza. Per quanto riguarda invece l'intervento breve, solo il 37,5% dichiara di avere familiarità con l'uso di questa tecnica specifica, la più efficace, incentrata su 5-10 minuti di consigli e di supporto al cambiamento per ricondurre nella norma un consumo rischioso o dannoso di alcol.
"Nel 2012, in Italia 7 milioni e 464 mila individui in totale presentavano caratteristiche di rischio che richiederebbero l'intercettazione precoce e l'intervento" spiega Emanuele Scafato, che è anche coordinatore della ricerca. E sono "oltre un milione e mezzo le persone ad alto rischio che richiederebbe un intervento da parte del medico, 800 mila quelle che necessitano di cure specifiche. Ma appena il 23% di chi ne ha bisogno è in cura. Arrivando al 40% di alcodipendenti curati, grazie all'intervento del medico di famiglia che li individua e li consigllia, si potrebbe ridurre la mortalità almeno del 13%", dice Scafato sottolineando che la maggioranza di questi individui non ha consapevolezza di ritrovarsi in una classe di rischio dalla quale si può uscire.
"C'è un forte interesse da parte dei medici di famiglia sugli strumenti che possono metterli in grado di intervenire contro la dipendenza da alcol. Il 97% dei camici bianchi è convinto che serva uno screening. Purtroppo tra gli stili di vita sbagliati e da correggere per tutelare la salute dei nostri assistiti, quello dell'abuso di alcol è il più trascurato. E' una Cenerentola, dice Alfredo Cuffari dello Snamid. "Nonostante- continua- la necessità di intervento sia indicata da tutte le istituzioni, e dagli obiettivi e dai Piani sanitari".
Ciò che manca, sottolinea Cuffari, "è l'offerta formativa. Mancano i finanziamenti per la formazione, i progetti. I medici di famiglia sono in prima linea e non chiedono altro che avere le 'armi' necessarie per aiutare i propri pazienti a combattere l'alcol dipendenza". La tecnica di intervento standardizzata alla quale i medici di famiglia dovrebbero essere formati, si basa su un questionario di poche domande, per individuare le persone ad alto rischio, e un intervento di consulenza 'motivazionale' di 5-10 minuti che ha una efficacia provata. "Un intervento fondamentale e, praticamente, a bassissimo costo", conclude Scafato.
Prof. Alberto Ferrando
Pediatra di famiglia
Cellulare 3388687583
Prof. a contratto in Pediatria ambulatoriale
Prof. a contratto in Pediatria ambulatoriale
Vice Presidente Ordine dei Medici della Provincia di Genova
Pres. Fed. Reg. Ordini dei Medici della Liguria
Pres. Fed. Reg. Ordini dei Medici della Liguria
Vice Presidente Ass. pediatri LIguri (APEL)
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