PUBBLICITA’ E BAMBINI: domenica al PORTO ANTICO,
SALETTA VINCENZO CERIAMI (DIETRO ALLA LIBRERIA DEL PORTO ANTICO) , alle 17,45
dibattito pubblico, insieme a Gianni Testino e alla dott.ssa Costa sulla
Pubblicità. Come Pediatra parlerò dell’influenza sui bambini visti come “piccoli
consumatori” e, non solo, : come “induttori di spesa" per la famiglia” attraverso
la loro “fidelizzazione” ad una marca possono mettere in atto pretese,
capricci, tormenti (Nag factor) per ottenere quanto pubblicizzato. Non è
detto che tutto quanto pubblicizzato sia dannoso ma almeno in alcuni casi avviene una induzione a “cibi
spazzatura” a comportamenti e mode a rischio se non praticate in modo adeguato (vedi tatuaggi o altro) all'uso e consumo di prodotti
alcolici o stimolanti o a stili di vita “imprudenti”.
PRIMO CONSIGLIO "PRATICO" EVITATE LA TV IN CUCINA E IN CAMERA DEI BAMBINI
I bambini concepiscono la pubblicità come
parte integrante dei programmi televisivi, in particolare quando ritrovano i
personaggi preferiti dei cartoni animati che si rivolgono a loro in prima
persona, o ancora quando si compiacciono nel vedere i biscotti che hanno appena
mangiato a colazione o i giochi con i quali trascorrono parte della giornata.
UNA volta la pubblicità era circoscritta all'interno di uno spazio di
programmazione determinato e limitato. Oggi la pubblicità si trova in tutti i
programmi, anche all’interno o con sritte a lato. Si trova alla TV e su
Internet (anche sui filmati e sui social Network). Quanto trovate qui sotto è ratto da una
“vecchia” intervista pubblicata a questo indirizzo: http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=1645&id_area=143
fatta alla dott.ssa Anna Oliverio Ferraris sulla pubblicità e, in
particolare sul così detto Nag Factor o “Fattore Assillo”.
La pubblicità si basa sul fatto che il pubblico è influenzabile. Di fatto tutti siamo influenzabili. Viviamo sotto un bombardamento costante di
stimoli che ci indirizzano ad acquisti e anche a mode ed opinioni prefabbricate
(anche politiche e religiose). L'obiettivo dei 'manipolatori' di professione è
quello di condizionarci facendo appello ai sentimenti, alle emozioni, facendoci
sentire inadeguati o esclusi, inculcandoci delle insicurezze o anche, più
semplicemente, creando intorno a quel prodotto un clima di simpatia, di
allegria e/o di condivisione.
Il nag factor
significa 'tormento' (richieste
insistenti, capricci) che un bambino sottoposto alla pubblicità dà ai genitori
affinchè acquistino per lui un determinato prodotto come mangiare determinati
alimenti, compresi i cosiddetti cibi spazzatura , su cui le grandi compagnie
spendono per la pubblicità alte cifre.
Una campagna pubblicitaria ben congeniata può mettere
in crisi il rapporto genitore-bambino: il piccolo a cui si dice che una serie
di prodotti sono 'per lui', considera 'cattivo' l'adulto che non soddisfa le
sue 'legittime' richieste. Se il
messaggio che proviene dai media contrasta apertamente con la volontà dei
genitori, questi dovranno fare un lavoro supplementare per convincere i figli a
seguire la loro linea educativa; in caso contrario ad avere la meglio saranno i
messaggi pubblicitari, nuovi educatori di molti bambini contemporanei.
Si inizia dai
2 anni in su ma anche ad età inferiori
con strategie volte a manipolare le
emozioni. L'obiettivo è triplice: rendere i bambini insistenti nella richiesta
di determinati prodotti indirizzati a loro (nag factor); ottenere che
con le loro richieste influenzino gli acquisti degli adulti (non solo cibi e
giocattoli ma anche prodotti per la casa, auto, telefonini ecc.); fidelizzarli,
appunto, ad una marca, una confezione, uno slogan che acquisisce, per il
piccolo consumatore, una risonanza emotiva che, nelle intenzioni dei
pubblicitari, dovrebbe accompagnarlo anche negli anni successivi, così da
renderlo dipendente da quel determinato prodotto per molti anni ancora...
Per ottenere questi risultati, collaborano psicologi,
sociologi, esperti della comunicazione.
Con i più piccini funzionano gli animali, i movimenti
lenti (che annoiano gli adulti), i colori, i ritmi musicali, le rime semplici e
orecchiabili (jingle), piccole vicende di vita quotidiana e naturalmente
le confezioni (p. es. degli alimenti) rappresentano un aspetto primario: se
l'obiettivo è condizionare (non convincere), la qualità del prodotto è
irrilevante rispetto alla confezione.
Altre tecniche -variabili con l'età - sono le
collezioni di giocattoli o figurine che vengono 'regalati' con il prodotto, i
cibi modellati (forme di animali e personaggi dei fumetti) e colorati
artificialmente, l'abbinamento con personaggi dei cartoni.
Con i più grandi funzionano le star del calcio, del
cinema e della musica pop. A questo proposito è importante ricordare che il
senso critico, anche quando è sviluppato, non sempre ha la meglio sulle
emozioni e i desideri. Ci sono anche tecniche più subdole che mirano a
'inoculare', nella mente di bambini e ragazzi, insicurezza e insoddisfazione
nel caso in cui non riescano a venire in possesso di un determinato prodotto; a
volte la frustrazione può creare una vera e propria ferita narcisistica
se altri bambini o ragazzi sono invece in possesso dello status simbol del
momento, se sono più belli, più fortunati ecc. C'è per molti lo sconfortante
confronto tra la propria vita, il proprio ambiente familiare e quello invece
gioioso e brillante in cui si muovono i protagonisti degli spot, coetanei degli
spettatori.
Infine, la pioggia di pubblicità cui sono sottoposti
i bambini ha anche l'effetto di promuovere, inconsapevolmente, giorno dopo
giorno, esposizione dopo esposizione, una mentalità materialistica: valori,
felicità, rapporti personali sono tutti legati al possesso di qualcosa e se non
si possiedono i prodotti di moda in quel momento ci si sente inquieti,
infelici, incompleti...
Ricordiamo inoltre che un bambino ha una visione ottimistica della
pubblicità. Così come ottimistico e fiducioso è il suo rapporto con gli adulti.
Prende alla lettera le informazioni. Non pensa che lo si voglia ingannare o
strumentalizzare. Anche quando distingue gli spot da altri programmi o capisce
che la pubblicità serve per vendere, pensa ai 'consigli per gli acquisti', non
a condizionamenti o a sottile tecniche di persuasione. D'altro canto, sono
molti gli adulti che pensano allo stesso modo e seguono diligentemente i
'consigli'. La pubblicità mirata a
vendere è persuasiva tende ad influenzare e sedurre affiancando alla marca e al
prodotto stimoli che non c'entrano nulla con le caratteristiche del prodotto.
Si punta alle emozioni, si creano delle suggestioni, dei climi, delle
atmosfere... Le stesse tecniche sono ampiamente usate anche nella campagne
politiche: il viso rassiucrante o ridente del candidato, oppure lo slogan
accattivante che si imprime nella memoria, vale, per l'elettore ingenuo, più
del programma elettorale.
Il Nag Factor rischia di togliere autorevolezza e
anche sicurezza ai genitori nel momento in cui - per stanchezza, sensi di
colpa, timore che il proprio figlio possa sentirsi discriminato o inferiore ai
compagni - cedono a richieste a cui non avrebbero voluto cedere.
I genitori
cosa possono fare? come difendere i propri figli? I genitori di oggi
dovrebbero riflettere di più sui principi educativi da adottare con i bambini e
i ragazzi di questa nostra epoca. Nel giro di pochi decenni ci sono state
enormi trasformazioni nello stile di vita sociale, familiare, individuale e di
coppia. La scuola è in crisi e televisione e play station occupano uno spazio
eccessivo nell'arco della giornata. La televisione è dominata, oggi, da una
logica commerciale. Bisogna comprendere quali sono i reali bisogni di crescita
di bambini e ragazzi e contrastare forme di dipendenza precoce che non
preparano a sufficienza alla vita che verrà e indirizzano al consumo di
prodotti o sostanze che possono essere dannosi
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