giovedì 24 ottobre 2013

ECG e sport qualche precisazione sulla inutilità di uno screening a tutti


Cari Genitori
Un caro saluto e.....fate attività fisica :-)
Alberto Ferrando

Verso la fine di luglio avevo segnalato con viva preoccupazione le norme contenute nel decreto Balduzzi in tema di certificazioni per lo svolgimento delle attività sportive. La prevista estensione dell’obbligo di certificato per le attività ludico-motorie e di elettrocardiogramma (ecg) per le attività sportive non agonistiche avrebbero provocato sia effetti negativi sulla promozione dell’attività fisica, sia costi molto elevati per la comunità. Un provvedimento lesivo della libertà personale, che trasmetteva un messaggio fuorviante (“fare attività fisica può essere pericoloso”) e per giunta a caro prezzo: solo per l’azienda sanitaria di Trento significava dover eseguire circa 18 mila ecg ogni anno (e per la LIguria almeno 50000, impedendo poi di fatto anche di fare attività sportiva visti i tempi di attesa)
Bisogno di chiarezza
 Grande è stato quindi il sollievo tra ALCUNI  operatori di sanità pubblica quando, solo pochi giorni dopo l’entrata in vigore del provvedimento, il decreto “Fare” ha abrogato l'obbligatorietà dell'ecg per le attività non agonistiche e il certificato per quelle ludico-motorie. ALCUNI SONO RIMASTI DELL'IDEA DI FARE ESAMI A SANI OGNI ANNO. Nonostante l'ECH possa presentare anomalie anche in cuori normali (17% dei casi) e la difficoltà di lettura in età pediatrica in alcune situazioni
La Regione Emilia-Romagna ha  approvato una delibera di precisazione. Punto di partenza concettuale sono le «inequivocabili evidenze scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’attività fisica e motoria nel promuovere la salute (…) per cui occorre evitare frapporre inutili ostacoli a chi intende adottare stili di vita più attivi», rammentando che la finalità per la quale il legislatore ha eliminato gli obblighi prima inseriti è «salvaguardare la salute dei cittadini promuovendo la pratica sportiva».
Non medicalizziamo le attività quotidiane 
Risulta però abbastanza difficile stabilire criteri, scientificamente solidi e sostenibili, per la richiesta corretta di esami di approfondimento, perché su questo manca un consenso scientifico a livello internazionale. I fautori di un uso più estensivo dell'ecg, al fine di prevenire i rarissimi casi di morti improvvise cardiache, di solito mettono l’accento sulla riduzione del rischio relativo (percentuali  alte), non sui numeri assoluti di casi evitati (numeri bassissimi). Tacciono invece sui possibili danni che l'uso più frequente dell'ecg può provocare: false diagnosi, necessità di altri esami di approfondimento (anche più invasivi) che espongono a inutili preoccupazioni e rischi persone che in realtà sono in perfetta forma. In assenza di informazioni complete, trasparenti e indipendenti da conflitti di interesse, una vera conoscenza rimane ancora fuori portata ed è quindi impossibile giungere a conclusioni razionali.
In ogni caso, considerando le morti cardiache improvvise, solo una piccola percentuale si verifica durante l’attività sportiva (secondo uno studio, nel 5%); la maggior parte avviene invece nel corso di altre attività come tagliare l’erba, coltivare l’orto, cucinare, vestirsi, discutere, dormire, festeggiare ecc. Per ora nessuno si sogna di chiedere certificati medici preventivi o esami “salvavita” per poter fare queste cose. Perché no? Perché sono attività normali e vitali per un essere umano. Esattamente come muoversi con la forza dei propri muscoli. 
 
Pirous Fateh-Moghadam lavora all’Osservatorio per la salute della Provincia autonoma di Trento; è membro del Gruppo tecnico nazionale Passi.

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