Attività fisica e sport (SICUREZZA, BLS E DEFIBRILLATORE :Ricordo il 17 Corso di disotruzione da corpo estraneo e la possibilità di fare dei Corsi con brevetto per BLS e defibrillatore: vedete locandine qui sotto)
Attività fisica e sport sono strettamente correlate ma non sono sinonimi. Si può fare attività
fisica (per esempio camminare) senza fare sport e viceversa si può fare uno
sport che richiede scarsa attività fisica (per esempio giocare in porta a
calcio). Spesso si avvia un bambino a fare dello sport per farlo “muovere” per
fare attività fisica ma per fare questo basterebbe avere tempo, voglia e, come
in tante cose nella educazione dei bambini , dare l’esempio facendo attività
fisica noi.
L’attività fisica possibile per tutti, da 1 anno in poi, economica,
possibile in ogni contesto, ad ogni età, in ogni luogo è “camminare”. Siamo
nati per camminare. Ci sono bambini che fanno più sport ma che di fatto
consumano poco. Camminare fa bene a tutti, magari associato a un po’ di
ginnastica (flessioni e piegamenti). La “ricetta” per fare movimento non è
quindi quella dello sport organizzato ma del movimento della famiglia. Ricetta
che richiede di usare poco la macchina, di andare a piedi nel week end e magari
anche a scuola. In tante realtà si è avviata l’iniziativa del “PEDIBUS” che
aiuterebbe a ridurre un altro grande
problema: l’inquinamento atmosferico oltre a ridurre gli esiti degli incidenti.
Per quanto riguarda lo sport nonostante nel nostro Paese si parli spesso di
sport e se ne veda tanto in televisione, siamo bravissimo nello “sport
passivo”, il numero di bambini praticanti attività motorie in modo regolare,
cioè tre volte alla settimana, minimo indispensabile per trarne i ben noti vantaggi
psicofisici, risulta il 50% della popolazione giovanile.
Il problema della sedentarietà, con le sue conseguenze, è ben presente fra
la popolazione infantile: sappiamo infatti che la sedentarietà è co-fattore di
rischio nell'insorgenza dell'obesità, di valori pressori elevati, di scarsa
capacità aerobica, di scarsa coordinazione motoria, etc...
E' singolare che mentre nelle malattie contagiose esista un ben preciso
calendario di vaccinazioni atto a prevenirle, invece nella prevenzione delle
malattie "da poco movimento" di cui sopra non esista un altrettanto
definito inidirizzo su quando avviare il bambino alla pratica sportiva, avendo
però dimostrato come questa possa altrettanto efficacemente prevenirle.
Esistono vari calendari di inizio delle attività sportive e dell’agonismo
ma esistono attività fisiche e di gioco che potete inventare anche a casa o per
strada per far fare ai bambini attività fisica (e anche per voi: un bambino è
un ottimo “personal trainer”) o recuperare “vecchi” giochi detti di “giochi di
strada”. E’ importante sottolineare che
l'attività motoria deve comunque avere per finalità il gioco e che quanto piu'
precocemente la si avvia e la si persegua con costanza, più facilmente il
bambino prima e poi l'adolescente e l'adulto, si troverà a mantenerla.
Giochi di strada: (o "Giochi di una volta"): ferro di cavallo,
trottola, salto cavallo, piastrelle, morra, tiro alla fune, salto corda,
campana, ciclo tappo, quattro cantoni, corsa 3 gambe, corsa dei sacchi, ruba
bandiera, 1 2 3 stella, tennis trainer, braccio di ferro.
“Giochi di strada. Manuale pratico per gli educatori” Cirulli Dora Editore Universitalia
“Come giocavamo. Una rassegna di giochi di strada di una volta” - Mario
Camillino - Centro Stampa Offset
Ad ogni età: gioco, massaggi, ginnastica
5
mesi : attività sul
tappeto, a gattoni,etc..
9-12
mesi: acquaticità,
nuoto con un genitore ed istruttore qualificato
1 -3 anni: nuoto, bicicletta, giocosport
3-4
anni: nuoto, giocosport (miniginnastica libera,
miniciclismo,miniatletica,etc..)
5-6
anni: minicalcio,
minivolley,minibasket, minitennis, minipattinaggio
8
anni: scuola calcio
(pulcini, esordienti) scuola basket, scuola
volley, scuola vela,
scuola sci, scuola
tennis, scuola equitazione, scuola judo, scuola baseball,etc...)
Oltre a queste indicazioni “di massima”, spesso disattese (quante volte
veniamo superati sulle piste da sci da bambini di età di 3-4 anni?) intendiamo porre l’attenzione su
due “problemi” strettamente correlati con lo sport: l’agonismo e il rapporto
genitori – bambini.
Per quanto riguarda l’agonismo vedete capitolo dedicato ma ribadiamo il
concetto dell’utilità e del bene che fa lo sport “ben fatto” come tipo, tempi,
allenamento e qualità degli insegnanti contro i possibili danni dell’agonismo
se effettuato troppo precocemente, cioè prima della maturazione dei bambini e
più per “interessi” degli adulti (società sportive, allenatori e, ahimè,
famiglie).
Nella scelta di uno sport dobbiamo anche tenere conto delle ambizioni,
speranze , se non frustrazioni di noi genitori. Chiediamoci se quanto facciamo
dare al bambino è per lui o per noi. Si sente spesso la frase “mio figlio è in
agonistica” con non celato, anzi spesso ostentato, orgoglio, oppure “lo ha
richesto quella squadra (famosa)”.
Lo sport deve essere gioco, movimento, relax, piacere e non , almeno in età
pediatrica, un altro impegno che si va a sommare a quello scolastico, ha
funzioni “sociali”, educative oltre a far fare movimento. Purtroppo accade che
lo sport diventi un fattore di stress per il bambino, se non per la famiglia.
Parlate di questo con il pediatra che Vi potrà indirizzare e consigliare.
Teniamo anche conto che il
ritmo della vita moderna ha cambiato le abitudini delle famiglie. Si corre
sempre di più, si ha poco tempo per gli altri e per noi stessi, si cerca di
supplire a carenze di rapporti umani con spese voluttuarie (eccessi di giochi e
di spese per vacanze) e con tante attività: bambini che fanno più sport
(insieme) , bilinguismo, corsi di musica ecc. La reazione di alcuni bambini a
questi ritmi può essere una iperattività, il bambino appare nervoso, non sta
fermo un attimo ma pensate che se appare
“agitato” non vuol dire che debba “scaricarsi” in un’altra attività sportiva,
forse tanta “agitazione” è espressione di stanchezza o è una richiesta di
qualcos’altro. Non correte portandoli da una palestra a un campo sportivo o,
almeno non fate solo questo. Fermatevi con loro, guardateli, comunicate con il
vostro corpo, gli occhi, le mani. Ascoltateli e dedicate tempo a loro.
Fate dello sport con loro;
ne trarrete vantaggio fisico anche voi.
Specchiatevi negli occhi
dei vostri figli. Parlate, leggete a loro le favole come i nonni facevano una
volta. Il bambino non ha bisogno di tante favole, di tanti libri, televisioni,
computer, play station. Ha bisogno di voi, di giocare, di comunicare di sentire
delle storie, ha bisogno che gli leggiate le favole o anche che guardiate con
lui televisione e le videocassette. (vedi l’iniziativa “Nati per leggere” sul sito
www.apel-pediatri.it)
.
ATTIVITA’ FISICA A SCUOLA:
In Italia purtroppo risultiamo ancora in coda alle statistiche europee sia
per le ore di educazione fisica che la scuola dedica a tale materia, intesa
classicamente come di serie B rispetto ad altre, sia come spazi a disposizione
dei bambini per la pratica sportiva.
I DATI… SONO IMPIETOSI: I dati per attività fisica-moderata-energica da 11
a 15 anni indicano che siamo il fanalino
di coda tra i seguenti paesi secondo l’ “Organisation
for Economic Cooperation and Development “(OECD): http://www.oecd-ilibrary.org
Organisation for Economic Cooperation and Development
(OECD): http://www.oecd-ilibrary.org
Ma la nostra attenzione non va valutata tanto sulla quantità di sport che i
minori praticano, quanto sulla loro "qualità" intendendo per
"qualità" quelle condizioni indispensabili che devono essere alla
base della pratica sportiva.
Queste condizioni indispensabili sono state pubblicate già nel 1992 dalla
Commissione Tempo Libero dell'O.N.U., sono definite come la "Carta dei
diritti dei ragazzi allo sport" e vogliamo proporle ai lettori per una
riflessione comune.
Decalogo dei diritti del bambino nello sport:
1.
Diritto di
praticare attività motoria. I genitori devono avviare il bambino all'attività
motoria per i ben noti vantaggi psicofisici, che non sono più recuperabili se
si inizia tardivamente; il bambino può scegliere, sperimentare, cambiare gli
sport che desidera. L'U.N.E.S.C.O. raccomanda che almeno un sesto dell'orario
scolastico settimanale sia dedicato all'attività motoria, cioè sei ore alla
settimana.
2.
Diritto di
giocare e divertirsi. L'allenatore deve proporre il divertimento, il
miglioramento psicofisico e l'educazione come obiettivo finale e non la
vittoria, che crea tensione
3.
Diritto di
praticare sport in un ambiente sicuro e sano. Cioè
igienicamente a norma, con assistenza vicina in caso di infortunio, con a
disposizione un telefono in caso di urgenza, senza pressioni agonistiche
esagerate o selettive, senza pressioni farmacologiche.
4.
Diritto di
essere allenato da personale adatto a quella fascia di età e qualificato. Per evitare il
rischio di esercizi sbagliati o che arrecano sovraccarico delle strutture in
crescita o creano problemi psicologici.
5.
Diritto di
essere trattato con rispetto. Non è raro sentire l'allenatore che
urla o ordina degli esercizi pesanti per punizione od osservare un genitore che
sgrida il bambino, invece di incoraggiare e fornire il suggerimento tecnico
giusto per migliorare e sdrammatizzare l'eventuale errore con una carezza o
altro.
6.
Diritto del
giusto riposo. Lo studio, la malattia, la crescita richiedono dei
carichi di attività motoria diversi a seconda dei periodi e le pause giuste,
gli allenamenti troppo frequenti vanno ridotti e i riposi non devono essere
ripresi come una colpa.
7.
Diritto del
controllo della salute. La competizione va riservata ai bambini in perfette
condizioni psicofisiche e che lo desiderino, senza pressioni esterne con il
rispetto del trattamento adeguato e il tempo giusto di guarigione e
riabilitazione dai traumi, della gradualità della qualità e della quantità del
carico di lavoro. Obbligatorio il certificato di stato di buona salute fisica
per le attività non agonistiche che lo richiedano ed il certificato di idoneità
agonistica per gli sport agonistici dietro indicazione delle rispettive
Federazioni sportive per quanto riguarda l'età di inizio.
8.
Diritto di
competere con giovani di pari capacità. Bisogna sforzarsi di praticare sportiva
fra gruppi non solo omogenei per età cronologica ma anche per età ossea o
maturità puberale, per avere le stesse probabilità di divertimento e di
successo. Per gli sport di contatto l'attività deve essere anche in considerazione
del peso.
9.
Diritto di pari
opportunità. Tutti i bambini devono poter giocare, senza far panchina,
senza tenere conto del risultato agonistico, che sarà ricercato più avanti nel
tempo.
10.
Diritto di non
essere sempre un campione. Non sempre il bambino può essere un campione o
continuare ad esserlo, chi lo è, può esserlo anche solo per un periodo, e deve
sapere che pratica sport per i vantaggi che arreca e per divertirsi, perchè
solo uno su quarantamila sarà un campione anche nella vita futura come professionista.
Qualche genitore o, perchè no?, qualche allenatore ha ritrovato, o si è
ritrovato, nelle situazioni segnalate poco sopra come inadatte per un minore ?
Compito loro come di tutti, noi Pediatri compresi, è intervenire laddove si
evidenziano rischi di lesioni dei "diritti" che il minore ha nel
settore della pratica sportiva perchè il maltrattamento non è solo quello
tradizionalmante inteso, fatto di lesioni fisiche o psicologiche, ma
maltrattamento è anche tutto ciò che più sottilmente e, magari inconsapevolmente,
facciamo ai bambini anteponendo al loro, il nostro interesse di adulti.
Qualche consiglio utile:
- non forzare a fare attività che
non vogliono fare
- assecondare i loro desideri e
fargli scegliere lo sport/attività fisica;
- non indurre atteggiamenti troppo
competitivi e non trasferire su di lui le vostre aspettative
- non insistere davanti al rifiuto
del proprio figlio di praticare una determinata attività e riprovare in un
secondo momento, o scegliere insieme a lui altra attività
Sport e integratori:
Ogni tanto appare sulla stampa la
notizia di scandali e ritiri di farmaci, illegali, anabolizzanti destinati al
mercato dello sport, anche in età pediatrica. La storia di farmaci e sostanze
destinate a migliorare le prestazioni sportive risale agli inizi dei giochi olimpici e in una società come la nostra che
privilegia l’aspetto estetico che si deve raggiungere facilmente, possibilmente
senza sacrifici e anche la forma si deve
raggiungere il più presto possibile. Si cerca di sviluppare e potenziare i
muscoli con elettrostimolatori, che ormai iniziano ad avere un diffusione
simile a quella dei rasoi, magari seduti davanti alla televisione mangiando uno
snack. Queste ed altre considerazioni fanno capire la grande diffusione di farmaci
che consentano di ottenere migliori risultati, di sviluppare più massa
muscolare, più potenza di quella che si ritiene raggiungibile con il puro
allenamento o addirittura si spera di
rendere di più allenandosi di meno.
Oltre ai farmaci alcune sostanze
denominate “integratori dietetici” come la creatina e gli aminoacidi hanno
raggiunto una popolarità notevole anche perché non sono proibite nell’attività
agonistica sportiva.
Purtroppo il desiderio di migliorare
(ma, a certi livelli, è poi un miglioramento?)
il proprio fisico e le prestazioni atletiche ha contagiato anche i
giovani coinvolti da un meccanismo per cui si tende, in alcuni ambienti, a
considerare ormai normale l’assunzione di integratori nella speranza di
migliorare le proprie prestazioni o di vincere ad ogni costo stimolati
dall’ambiente competitivo della squadra, dell’allenatore della palestra e,
ahimè, talora anche della famiglia.
Il mercato degli
integratori è enorme e, spesso, queste sostanze vengono consigliate da un
allenatore o da un compagno. A seconda delle indagini risulterebbe che dal 30
al 100% di atleti di tulle le età facciano uso di integratori. Vengono
utilizzate varie sostanze: creatina, aminoacidi, carnitina, cromo, ferro,
calcio e vari tipi di carboidrati. Nessuna di queste sostanze è stata studiata
nei giovani di età inferiore ai 18 anni, se non in caso di patologie come
l’anemia da carenza di ferro o situazioni di patologia che necessitino di
calcio, di conseguenza il pediatra deve cercare di scoraggiare l’uso di queste
sostanze fino al raggiungimento del completo sviluppo e maturazione fisica e
che le prestazioni atletiche e anche (soprattutto) lo stare bene in salute
dipende da vari fattori, oltre ai fattori genetici, che il singolo individuo deve essere in grado
di tenere sotto controllo rappresentate da stili di vita corretti: giusto
movimento, buona alimentazione, numero adeguato di ore di riposo. Nessun
supplemento di nessuna sostanza è in grado di supplire a cattivi stili di vita
e a una mancanza di predisposizione o di talento per un determinato sport.
Come detto in precedenza
NON è obbligatorio far fare uno sport ai bambini. Importante è il movimento,
l’attività fisica quotidiana che si può fare anche in città. A volte è
necessario iscrivere bambini a qualche società sportiva per lo “stile
cittadino” : mancanza di spazi e mancanza di tempo…ma è proprio così?
0-3 mesi
INFANT MASSAGE:
NUOTO: DAI 2-3 mesi di vita (idrochinesiologia). Negli ultimi anni abbiamo
assistito al boom del nuoto fatto fare nei bambini nei primi anni di vita e
soprattutto nei primi mesi.
Innanzitutto, da dati della
letteratura, non sembra dimostrato che nei primi 4 anni di vita far praticare
nuoto al bambino possa servire per prevenire annegamenti. Solo dopo i primi 4-5
anni il bambino impara veramente a
nuotare e a metterlo in atto in situazioni di emergenza.
Per quanto riguarda
l’utilità o meno di portare in piscina il bambino fin dai primi mesi di vita
dobbiamo consigliare ai genitori di valutare quanto tale attività e compatibile
con i ritmi di vita del bambino e della famiglia in quanto, a meno di non
possedere una piscina condominiale, per andare mezz’ora in acqua passano almeno
2 ore (e anche più) tra il trasferimento alla piscina e ritorno a casa, cambiare
asciugare il bambino ecc. magari con il pensiero di dover fare la spesa e cucinare. Quindi se
riuscite a farlo senza imporvi ritmi sovrumani e la cosa fa piacere anche a voi
tutto bene altrimenti è meglio godersi il bambino a casa e farlo sgambettare per
qualche minuto di più nella vasca in compagnia di una mamma più rilassata e
tranquilla.
6-12 mesi:
Infant massage
Nuoto
Ginnastica
1-3 anni:
NUOTO: Il nuoto dopo l'
anno di vita ha ricadute positive anche nella prevenzione di episodi di
annegamento.
Dopo l'anno ogni momento è
buono per iniziare a nuotare, ma molto dipende dalla predisposizione. In genere
verso i 2-3 anni i bambini imparano ma solointorno ai 5 anni riescono a utilizzare
gli insegnamenti in situazioni di difficoltà. Ricordarsi che è fondamentale fare molta attenzione ai
bambini e non non perderli mai di vista quando sono vicini all’acqua. Dopo i 5
anni si può essere relativamente più sicuri, soprattutto in piscina, ma l'
attenzione deve comunque rimanere elevata.
Camminare
Bicicletta
3-6 anni
Camminare
NUOTO: Dai 3 anni in poi è
l’età per iniziare corsi di nuoto anche se si può iniziare prima.
Saper nuotare è utile
anche ai fini della sicurezza: negli ultimi 20 anni gli incidenti mortali in
acque libere sono scesi del 70% proprio grazie alle attività della scuola
nuoto.
ATTIVITA' AGONISTICA: 8
anni. INFO: www.federnuoto.it
BICICLETTA DAI 4 ANNI
YOGA dai 4 anni
Pattinaggio DAI
5 ANNI
ATTIVITA’
AGONISTICA: 7 anni INFO: www.fihp.org
Danza: dai 5
anni
ATTIVITA'
AGONISTICA: 8 anni INFO: www.fids.it
GINNASTICA: DAI 5 ANNI
ATTIVITA' AGONISTICA: 6-7
anni INFO: www.federginnastica.it
ATLETICA LEGGERA : dai 6
anni
ATTIVITA’ AGONISTICA DAI
16 ANNI INFO. www.fidal.it
Basket dai 7 anni
Quando l’attività agonistica:
12-13 anni Info: http://www.fip.it
Pallavolo dai 7 anni
Attività agonistica 12-13
anni http://www.federvolley.it
Karate e Judo per bambini:
dai 7 anni
attività agonistica: per
il karate 11 anni, per il judo 14 anni. Info:
http://www.fijlkam.it
6-12 anni
Nessun commento:
Posta un commento