sabato 6 giugno 2015

Quali scarpe per i bambini?

Quali scarpe per i bambini?
Nei primi mesi di vita il piede del lattante si comporta come un organo di senso infatti il bambino  esplora l'ambiente circostante e riceve informazioni di tipo termico, tattile e dolorifico. Dal 5-6 mese di vita esplora l’ambiente circostante con i piedi che si osserva e si porta alla bocca.
Pertanto, sotto i 9-10 mesi di vita, non bisogna sottrarre al piede la sua sensibilità e le scarpe servono  come mero ornamento o come protezione dal freddo in quanto il lattante non è  grado di produrre il passo e quindi l'andatura,
Dopo tale età la scarpa deve possedere determinati requisiti anche se dobbiamo ricordare  che la funzione principale della scarpa è quella di proteggere il piede dallo sporco, dalle asperità del terreno e dal freddo e di rispettare l’anatomia del piede come spieghiamo qui sotto.
Appare fondamentale scegliere la scarpa della misura giusta: con il bambino in piedi, premendo sulla punta della scarpa deve rimanere circa 1-1,5 cm oltre l’alluce (equivalente di circa 1 dito messo di traverso).
Ricordate che il piede del bambino cresce rapidamente soprattutto nei primi 3-4 anni di vita, quasi ½ cm al mese per cui le scarpe vanno cambiate ogni 2-3 mesi. Cercate quindi di comprare delle “buone scarpe” ma senza spendere troppo e non fatevi ingannare da chi vi sostiene che la scarpa più cara è quella che farà camminare meglio il bambino.
E’ assolutamente sconsigliato comprare scarpe troppo grandi in quanto il piede sarebbe poco sostenuto ed avrebbe meno stabilità. Inoltre, se il piede “sfrega” nella scarpa  troppo larga si possono formare delle “vesciche” dolorose.
Quando la scarpa è piccola il bambino, oltre a camminare male, a punte in dentro, può subire dei danni alle unghie, e intorno alle stesse.
Non vanno neanche bene le scarpe usate, e spesso “sformate” del fratellino più grande.
E’ assolutamente da evitare l’uso, senza indicazione da parte del pediatra o dell’ortopedico, di scarpe correttive o preventive in quanto il piede “normale” non ha bisogno di essere corretto nella sua evoluzione.
La scarpa correttiva deve essere utilizzata solo in presenza di una patologia in atto e dopo una accurata valutazione ortopedica in quanto non può essere standardizzata ed ogni anomalia ha bisogno della “sua” correzione.
Le scarpe debbono avere un certo sostegno posteriore al calcagno, non dovra' essere ne' troppo rigida ne' eccessivamente morbida, dovra' avere una certa copertura posteriore, una tomaia confortevole ma pesante e protettiva in inverno , logicamente leggera in estate e che permetta  la normale traspirazione.  
La rigidita'della scarpa deve permettere un modesto piegamento della punta (e' da escludere quella che  si piega completamente) così si potra'  aiutare il bambino nei suoi iniziali tentativi di portarsi in piedi da solo e a produrre i primi passi autonomamente.
Cio' potra' avvenire tra i 9 e i 12 mesi,oppure (e spesso c'e' anche una familiarita') tra i 13 e 15 mesi, attenzione pero' che un ritardo di questo limite puo' essere anche dovuto a una situazione patologica e i genitori debbono comunicarlo al pediatra che, durante il “bilancio di salute” , escludera' con tranquillita' eventali patologie sottostanti.
Il piede del bimbo da uno a tre anni e' un piede  piuttosto lasso (cioe' morbido),con una volta plantare che va a formarsi nel tempo, e' quindi spesso "fisiologicamente" piatto.
E'  noto che  nei mesi caldi  fa bene camminare scalzi in spiagge sia sabbiose che ghiaio-pietrose per favorire il rinforzo  della muscolatura intrinseca del piede, non e'molto salutare invece camminare senza scarpe su pavimenti lisci,come quelli delle  case di oggi soprattutto in presenza di  familiarita' per piattismo del piede.
In questo caso e' utile  segnarla al pediatra che esaminera' ,eventualmente con certi ausili ( per es. podoscopio) l'impronta plantare ,tempo ideale e'  sui 3 anni di  età.
Sotto i 3 anni di età ci si deve preoccupare solamente di gravi forme di piattismo, spesso associato ad altre anomalie.
Ricordiamo che, fino a 3 anni, circa l’80% dei bambini ha i piedi piatti, dai 3 ai 6 anni la percentuale scende al 50%. La maggior parte di bambini si normalizzerà spontaneamente mentre una minoranza manterrà il piattismo che è presente circa nel  15% degli adolescenti e nel 5% degli adulti.
Il trattamento del piede piatto dipende dalla gravità del piattismo che viene distinto in tre gradi. Nelle forme più lievi, di primo grado, si può aspettare l’evoluzione spontanea programmando periodici controlli, nelle forme più accentuate si può ricorrere ad una correzione ortopedica (plantare)  per tentare di offrire un sostegno al piede. Dobbiamo comunque ricordare che nessun rimedio con scarpe o plantari può correggere un piede piatto per una “iperlassità legamentosa” (cioè per legamenti troppo morbi ed elastici) che è la causa principale della persistenza del piattismo.
Dopo i 6 anni le correzioni ortopediche servono a poco e sono più utili interventi di “potenziamento attivo dei muscoli” che si possono ottenere con sport come karatè, calcio, danza, atletica leggera oppure con ginnastica “specifica” in palestra, se il bambino è pigro e non vuole fare sport.
Dopo gli 8 anni può essere indicato, dopo attenta valutazione ortopedica, in presenza di piattismo di una certa entità (2-3 grado), un intervento di correzione chirurgica che va effettuato entro 1 12 anni in quanto successivamente si perde la capacità di risposta elastica del piede.

Il consiglio cosi' riassuntivo e' che la scarpa del bimbo va sempre scelta con cura , se poi sara' bella gli dara' una soddifazione  in piu,ma prima scegliamola buona, ma senza “svenarsi” perché va cambiata frequentemente!!!





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