Quali scarpe per i bambini?
Nei
primi mesi di vita il piede del lattante si comporta come un organo di senso
infatti il bambino esplora l'ambiente
circostante e riceve informazioni di tipo termico, tattile e dolorifico. Dal
5-6 mese di vita esplora l’ambiente circostante con i piedi che si osserva e si
porta alla bocca.
Pertanto, sotto i
9-10 mesi di vita, non bisogna sottrarre al piede la sua sensibilità e le
scarpe servono come mero ornamento o
come protezione dal freddo in quanto il lattante non è grado di produrre il passo e quindi
l'andatura,
Dopo tale età la scarpa deve
possedere determinati requisiti anche se dobbiamo ricordare che la funzione principale della scarpa è
quella di proteggere il piede dallo sporco, dalle asperità del terreno e dal
freddo e di rispettare l’anatomia del piede come spieghiamo qui sotto.
Appare fondamentale scegliere
la scarpa della misura giusta: con il bambino in piedi, premendo sulla punta
della scarpa deve rimanere circa 1-1,5 cm oltre l’alluce (equivalente di circa
1 dito messo di traverso).
Ricordate che il piede del
bambino cresce rapidamente soprattutto nei primi 3-4 anni di vita, quasi ½ cm
al mese per cui le scarpe vanno cambiate ogni 2-3 mesi. Cercate quindi di
comprare delle “buone scarpe” ma senza spendere troppo e non fatevi ingannare
da chi vi sostiene che la scarpa più cara è quella che farà camminare meglio il
bambino.
E’ assolutamente sconsigliato
comprare scarpe troppo grandi in quanto il piede sarebbe poco sostenuto ed
avrebbe meno stabilità. Inoltre, se il piede “sfrega” nella scarpa troppo larga si possono formare delle
“vesciche” dolorose.
Quando la scarpa è piccola il
bambino, oltre a camminare male, a punte in dentro, può subire dei danni alle
unghie, e intorno alle stesse.
Non vanno neanche bene le
scarpe usate, e spesso “sformate” del fratellino più grande.
E’ assolutamente da evitare
l’uso, senza indicazione da parte del pediatra o dell’ortopedico, di scarpe
correttive o preventive in quanto il piede “normale” non ha bisogno di essere
corretto nella sua evoluzione.
La scarpa correttiva deve
essere utilizzata solo in presenza di una patologia in atto e dopo una accurata
valutazione ortopedica in quanto non può essere standardizzata ed ogni anomalia
ha bisogno della “sua” correzione.
Le scarpe debbono avere un
certo sostegno posteriore al calcagno, non dovra' essere ne' troppo rigida ne'
eccessivamente morbida, dovra' avere una certa copertura posteriore, una
tomaia confortevole ma pesante e protettiva in inverno ,
logicamente leggera in estate e che permetta la
normale traspirazione.
La rigidita'della scarpa deve
permettere un modesto piegamento della punta (e' da escludere quella
che si piega completamente) così si potra' aiutare il bambino
nei suoi iniziali tentativi di portarsi in piedi da solo e a produrre i primi
passi autonomamente.
Cio' potra' avvenire tra i 9
e i 12 mesi,oppure (e spesso c'e' anche una familiarita') tra i 13 e 15 mesi,
attenzione pero' che un ritardo di questo limite puo' essere anche dovuto
a una situazione patologica e i genitori debbono comunicarlo al
pediatra che, durante il “bilancio di salute” , escludera' con
tranquillita' eventali patologie sottostanti.
Il piede del bimbo da uno a
tre anni e' un piede piuttosto lasso (cioe' morbido),con una volta
plantare che va a formarsi nel tempo, e' quindi
spesso "fisiologicamente" piatto.
E' noto che nei
mesi caldi fa bene camminare scalzi in spiagge sia sabbiose che
ghiaio-pietrose per favorire il rinforzo della muscolatura
intrinseca del piede, non e'molto salutare invece camminare senza scarpe
su pavimenti lisci,come quelli delle case di oggi soprattutto in presenza
di familiarita' per piattismo del piede.
In questo caso e' utile
segnarla al pediatra che esaminera' ,eventualmente con certi ausili
( per es. podoscopio) l'impronta plantare ,tempo ideale e' sui 3 anni di
età.
Sotto i 3 anni di età ci si
deve preoccupare solamente di gravi forme di piattismo, spesso associato ad
altre anomalie.
Ricordiamo che, fino a 3
anni, circa l’80% dei bambini ha i piedi piatti, dai 3 ai 6 anni la percentuale
scende al 50%. La maggior parte di bambini si normalizzerà spontaneamente
mentre una minoranza manterrà il piattismo che è presente circa nel 15% degli adolescenti e nel 5% degli adulti.
Il trattamento del piede
piatto dipende dalla gravità del piattismo che viene distinto in tre gradi.
Nelle forme più lievi, di primo grado, si può aspettare l’evoluzione spontanea
programmando periodici controlli, nelle forme più accentuate si può ricorrere
ad una correzione ortopedica (plantare)
per tentare di offrire un sostegno al piede. Dobbiamo comunque ricordare
che nessun rimedio con scarpe o plantari può correggere un piede piatto per una
“iperlassità legamentosa” (cioè per legamenti troppo morbi ed elastici) che è
la causa principale della persistenza del piattismo.
Dopo i 6 anni le correzioni
ortopediche servono a poco e sono più utili interventi di “potenziamento attivo
dei muscoli” che si possono ottenere con sport come karatè, calcio, danza,
atletica leggera oppure con ginnastica “specifica” in palestra, se il bambino è
pigro e non vuole fare sport.
Dopo gli 8 anni può essere
indicato, dopo attenta valutazione ortopedica, in presenza di piattismo di una
certa entità (2-3 grado), un intervento di correzione chirurgica che va
effettuato entro 1 12 anni in quanto successivamente si perde la capacità di
risposta elastica del piede.
Il consiglio cosi'
riassuntivo e' che la scarpa del bimbo va sempre scelta con cura , se
poi sara' bella gli dara' una soddifazione in piu,ma prima
scegliamola buona, ma senza “svenarsi” perché va cambiata frequentemente!!!
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