Nascerà il mio figlio. Dove? Ospedale o a casa?
Il parto a casa è un tema che solleva vivaci dibattiti e
discussioni. Il miglioramento della sopravvivenza di queste ultime decadi è
stato notevole grazie alla miglio assistenza alle mamme e ai bambini ma grazie
anche alle migliori condizioni di igiene e di salute della nostra, pur
inquinata, società. Molti solo a sentir
parlare di parto a domicilio, hanno reazioni molto negative anche perché in certe
situazioni solo un intervento rapido e qualificato può risolvere imprevvisti
che possono accadere.
D’altronde anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) e il famoso NICE (National Institute for Clinical Excellence) hanno una
posizione, con le dovute precauzioni, favorevole al parto a domicilio.
Personalmente ritengo che sia fondamentale informare le
mamme dei vantaggi e svantaggi e che, in situazioni di fisiologia, il parto può
avvenire in varie sedi vanno adottate
precauzioni e identificati eventuai rischi che possono orientare la scelta:
·
Ospedale o Clinica,
·
Casa del Parto gestito da ostetriche (Centro
Nascita Freestanding),
·
A domicilio,
·
Fuori dall’ospedale (Centro Nascita Alongside)
Non servono contrapposizioni tra operatori o ideologie tra
naturale e medicalizzazione. Anzi dobbiamo stare attenti alle generalizzazioni
ed evitare che dietro al ritorno, ideologico ed estremizzato, del naturale si
facciano correre dei rischi alle persone. Questo è il rischio: la
“ideologizzazione” in modo estremo e radicale del naturale con rifiuto di tutto
il bene che hanno fatto gli interventi medici (che in alcuni casi hanno portato
ad eccessi). Ma non si butta via il bambino con l’acqua sporca. Sull’onda delle
estremizzazioni del naturale alcuni sono contro a tutto in modo aprioristico,
ideologico e dannoso (anti farmaci, anti
vaccini, ortoressie e simili).
Sul parto linee guida hanno dimostrato, evidenze alla mano,
come la scelta del parto in sede diversa dall’ospedale, possa essere una buona
scelta se fatta con senno, ragionata e valutata nella situazione clinica di
mamma e bambino. E in presenza di una buona organizzazione.
Scrive l’amico Cartabellotta insieme ai suoi collaboratori
in questo articolo “http://www.evidence.it/articoli/pdf/e1000113.pdf “: “L’assistenza
durante il travaglio può infuenzare la donna a livello fisico e psicologico, oltre che la salute del
suo bambino a breve e lungo termine. Una comunicazione efficace, il supporto e
l’empatia da parte dell’equipe, così come il rispetto delle preferenze della
donna, può aiutarla ad avere il controllo di quanto accade, rendendo la
nascita una esperienza positiva per lei e per chi l’accompagna in questo
percorso.
La maggior parte delle donne che partoriscono sono sane,
hanno una gravidanza fisiologica, vanno
incontro a travaglio spontaneo e danno alla luce un neonato dopo la 37a
settimana di gestazione. Nella maggior parte di queste donne con gravidanza a
basso rischio non ci sono evidenze di benefici materni e neonatali per la
nascita in sala parto, oggi caratterizzata da troppi interventi
ostetrico-ginecologici in fase di travaglio, divenuti routinari, ma spesso
inappropriati”.
Comunque la storia si ripete: una volta tutti nascevano a
casa (compreso il sottoscritto). Avevamo indici di mortalità alti..vero, ma i
tempi e le situazioni sono cambiati in meglio. Poi siamo arrivati alla
ospedalizzazione addirittura di 5-6 giorni, poi, a fini di risparmio,
prevalentemente, si è arrivati alla dimissione precoce: dopo 48 ore, in alcuni
casi ogni 24 ore. Tra qualche anno si tornerà a nascere tutti a casa?
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