Cari Genitori
Qui sotto la recensione, fatta dall'insegnante, e pedagogista, Chiara Evelli, di un libro, scritto da una giornalista mamma, sull'alimentazione dei bambini: "Non aprite quella pappa"
Due parole di precisazione prima della lettura della recensione e del libro. Bisogna distinguere tra baby food (alimentazione del primo anno di vita) e alimentazione pe bambini che non è normata e regolata chiaramente come il baby food. Per l'alimentazione dei bambini abbiamo dei punti fermi:
1) allattamento al seno, se disponibile, almeno fino al 6 mese
2) Svezzamento dal 6 mese se allattamento al seno e prima se alimentato artificialmente (tra il 4 mese e mezzo e il 6 mese)
3) Attenzione a non offrire cibo a rischio di soffocamento (somministrare cibo a pezzi piccoli e non dare in mano al bambino di pochi mesi cibo che può rompere e se inalato causare soffocamento. vedi banana o carota) e imparare a fare la manovra antisoffocamento
4) Dare cibo genuino
5) Leggere attentamente le "etichette" del cibo e usare prodotti "genuini" e privi di contaminanti e altro
Su quest'ultimo punto abbiamo posizioni estreme tra chi consiglia il cosiddetto "baby food" e chi consiglia il naturale. La verità non si trova mai agli estremi. Parlate con il vostro pediatra e fatevi una vostra opinione tenendo conto che la cosa fondamentale è la sicurezza del prodotto di partenza e che, nel dubbio, gli omogeneizzati (demonizzati da alcuni) forniscono garanzie di genuinità migliori di alcuni prodotti naturali che sono, purtroppo, ricchi di sostanze dannose: una per tutti i pesticidi contenuti in frutta che appare tanto bella e nella verdura.
Nel libro recensito, di cui consiglio per altro la lettura in quanto utile per prendere coscienza di tante cose: pubblicità, sicurezza, lettura delle etichette ecc, si sconsiglia il baby food ma...come al solito le posizioni estreme o di chiusura sono da evitare: giusto dare cibi naturali man mano che il bambino cresce e non tirarlo su solo a cibi omogeneizzati ma non è neanche il caso di demonizzare tutto il baby food che, vista la difficoltà, in alcune realtà, di procurarsi cibo fresco e genuino e controllato, offre la possibilità di avere alimenti controllati.
Non entro nel discorso del conflitto di interesse, citato nel libro, tema ampio e che da parte mia ho superato dichiarando il mio Manifesto di trasparenza: http://www.ferrandoalberto.eu/joomla/manifesto-di-trasparenza.html
Nel libro interessanti spunti sula pubblicità e altro
-Prima di tutto
sono preparati per ottenere un guadagno e quindi i prodotti scelti
saranno quelli meno costosi e meno pregiati.
-Sono fatti per
piacere e non per fare del bene ai bambini, il loro scopo è quello di
farli comprare nuovamente e per fare questo contengono molti sali,
zuccheri e aromi per esaltarne il gusto.
- Gli
omogeneizzati ad esempio hanno tutti la stessa consistenza ed impediscono
al bambino di provare altre esperienze, come il morbido, il solubile, il
croccante ed il granuloso.
- Sono preparati
in un modo che il consumatore si affezioni a quel gusto e lo spingono a
scegliere sempre le stesse merendine, gli stessi cereali, creando una
"monotonia nella dieta", mentre un'alimentazione sana ed
equilibrata prevede che si varino i gusti, in modo da assaggiare un pò di
tutto.
- Comprendono
alimenti poco salutari, come bibite gassate, patatine fritte, nettari di
frutta, ricchi di zuccheri e sale.
- Sono ricchi di
conservanti e additivi perchè devono durare sugli scaffali dei mesi e forse anche degli
anni.
Ricordiamoci, infine,
di leggere sempre gli ingredienti perchè sono quelli che ci danno le maggiori
informazioni su ciò che compreremo per i nostri figli, potremo capire
infatti quanti additivi sono presenti, quali oli sono stati usati, se quello di
palma o quello di semi, in che quantità sono presenti gli ingredienti, ad
esempio se c'è più zucchero o farina.
Qui sotto la recensione, fatta dall'insegnante, e pedagogista, Chiara Evelli, di un libro, scritto da una giornalista mamma, sull'alimentazione dei bambini: "Non aprite quella pappa"
Due parole di precisazione prima della lettura della recensione e del libro. Bisogna distinguere tra baby food (alimentazione del primo anno di vita) e alimentazione pe bambini che non è normata e regolata chiaramente come il baby food. Per l'alimentazione dei bambini abbiamo dei punti fermi:
1) allattamento al seno, se disponibile, almeno fino al 6 mese
2) Svezzamento dal 6 mese se allattamento al seno e prima se alimentato artificialmente (tra il 4 mese e mezzo e il 6 mese)
3) Attenzione a non offrire cibo a rischio di soffocamento (somministrare cibo a pezzi piccoli e non dare in mano al bambino di pochi mesi cibo che può rompere e se inalato causare soffocamento. vedi banana o carota) e imparare a fare la manovra antisoffocamento
4) Dare cibo genuino
5) Leggere attentamente le "etichette" del cibo e usare prodotti "genuini" e privi di contaminanti e altro
Su quest'ultimo punto abbiamo posizioni estreme tra chi consiglia il cosiddetto "baby food" e chi consiglia il naturale. La verità non si trova mai agli estremi. Parlate con il vostro pediatra e fatevi una vostra opinione tenendo conto che la cosa fondamentale è la sicurezza del prodotto di partenza e che, nel dubbio, gli omogeneizzati (demonizzati da alcuni) forniscono garanzie di genuinità migliori di alcuni prodotti naturali che sono, purtroppo, ricchi di sostanze dannose: una per tutti i pesticidi contenuti in frutta che appare tanto bella e nella verdura.
Nel libro recensito, di cui consiglio per altro la lettura in quanto utile per prendere coscienza di tante cose: pubblicità, sicurezza, lettura delle etichette ecc, si sconsiglia il baby food ma...come al solito le posizioni estreme o di chiusura sono da evitare: giusto dare cibi naturali man mano che il bambino cresce e non tirarlo su solo a cibi omogeneizzati ma non è neanche il caso di demonizzare tutto il baby food che, vista la difficoltà, in alcune realtà, di procurarsi cibo fresco e genuino e controllato, offre la possibilità di avere alimenti controllati.
Non entro nel discorso del conflitto di interesse, citato nel libro, tema ampio e che da parte mia ho superato dichiarando il mio Manifesto di trasparenza: http://www.ferrandoalberto.eu/joomla/manifesto-di-trasparenza.html
Nel libro interessanti spunti sula pubblicità e altro
Questo libro è stato
scritto dalla giornalista Laura Bruzzanti dopo essere diventata mamma.
L'autrice si rende
conto che i genitori sarebbero disposti a spendere qualsiasi cifra per il bene
del loro Bambino e questo accade anche con il cibo.
La scelta di ciò che
diamo da mangiare ai nostri figli viene, spesso, condizionata dalla marca e
dalla pubblicità che ruota intorno ad essa.
Un tempo si diceva che
il bambino dovesse essere nutrito con il latte materno fino ai 6 mesi e poi si
poteva iniziare a schiacciare il cibo che i componenti della famiglia mangiavano.
Con
l'industrializzazione, sono nati i primi omogeneizzati, sicuramente molto utili
alle mamme lavoratrici, ma sono stati fatti passare più genuini rispetto ai
prodotti naturali, come una semplice mela raccolta magari nel proprio giardino
e poi grattugiata.
La produzione di baby
food "è regolata da norme speciali: devono contenere
livelli minimi e
massimi ben precisi di vitamine e sali minerali, non possono contenere sale
aggiunto , i residui massimi consentiti di antiparassitari sono molto più
bassi, così come i residui massimi di contaminanti". Tutto questo appare
agli occhi della mamma attenta alla salute dei propri figli, come una cosa
ottima, che deve essere comprata senza dubbi.
In un'intervista
Adriano Cattaneo, componente del Gruppo Nutrizionale dell'Associazione
Culturale Pediatri, ha affermato che il baby food non è migliore del cibo
preparato in casa con prodotti genuini e freschi e che i bambini possono
mangiare il cibo consumato dal resto della famiglia.
"E' vero
che la legislazione che riguarda il baby food è molto rigorosa, ma è
altrettanto vero che le ricerche hanno dimostrato che può essere contaminato
per esempio da micotossine, metalli pesanti, interferenti endocrini di vario
tipo,etc."
Un'altra contestazione
riguarda il fatto che il bambino quando è nell'utero è abituato a nutrirsi con
il cibo della mamma ed è cresciuto dentro di lei senza alcun problema.
Giustamente viene da pensare come mai per il feto non si prendano tante
precauzioni, mentre per i bambini dai 6 mesi ai tre anni , bisognerebbe
scegliere dei prodotti studiati per loro.
In questo modo
dovrebbero riabituarsi quando sono più grandi al cibo della famiglia, mentre
sarebbe più giusto saltare questo passaggio e nutrirli con prodotti genuini
fatti in casa fin dai 6 mesi.
Occorre fare
attenzione alle pubblicità spesso ingannevoli, che riescono a mostrare i cibi
più genuini attraverso l'uso di immagini o sottolineando gli ingredienti più
sani , magari introducendone una quantità minima, ma facendo pensare ad esempio
che in che quel prodotto è contenuta una grande quantità di olio di oliva,
mostrando un'ampolla d'olio e di olive, per poi scoprire che in realtà è
presente solo il 5% ed il resto sono tutti oli vegetali non specificati.
Lo stesso vale per
delle barrette al cioccolato che appaiono in pubblicità come merende
estremamente leggere, ma questo perchè sono vendute in confezioni molto
piccole, mentre in realtà sono piene di grassi.
Occorre stare attenti
anche alle parole, una merenda alla fragola non vuol dire che sia fatta con le
fragole, ma significa che sono stati usati degli aromi per darle quel gusto.
E' giusto riflettere
anche, sul forte impatto che la pubblicità ha sui bambini, i quali sono molto
attirati da quelle sul cibo perchè usano motivi musicali ed immagini di cartoni
molto accattivanti.
Frasi come :
" Se mangi questo biscotto diventerai bravissimo a giocare a
calcio", convincono i bambini che quel prodotto ha davvero quelle
proprietà.
Nell'epoca di internet
pubblicizzare un prodotto è ancora più semplice ed economico, attraverso app,
giochi online che attirano l'attenzione dei ragazzi in maniera divertente e
nello stesso tempo fanno sì che la marca del prodotto sia collegato ad
esperienze positive.
Le aziende, inoltre,
riescono ad ottenere facilmente gli indirizzi di posta elettronica ed i numeri
di telefono dei ragazzini, attraverso concorsi ai quali si può partecipare per
avere un premio o uno sconto, registrandosi e fornendo tutti i dati personali.
In questo modo il
ragazzino sarà "schedato" e gli verranno mandati messaggi
promozionali, conoscendo ormai i suoi gusti, grazie al prodotto acquistato e
per il quale ha partecipato al concorso.
Non dimentichiamoci
che sono quasi sempre i prodotti meno genuini e più saturi di grassi a venire
pubblicizzati.
Tutto questo
contribuisce ad aumentare il fenomeno dell'obesità infantile.
Diventa difficile per
i genitori controllare la pubblicità vista in televisione e quella trasmessa
tramite internet.
La psicologa Francesca
Romana Puggelli suggerisce ai genitori , per prevenire questo problema
paragonato alla pericolosità del fumo, di spiegare sempre ai bambini con parole
semplici e chiare, il motivo per il quale non possono mangiare o bere certi
cibi.
Anche se piccoli, i
bambini capiscono tutto e sarebbe bello portarli con noi al supermercato
per leggere insieme a loro gli ingredienti, spiegandogli ad esempio che i
coloranti contenute nelle bibite fanno male e solo alcune volte si possono
bere.
I "NO"
non motivati non vengono compresi dai bimbi, occorre, invece spiegare sempre il
motivo del nostro rifiuto.
Paragonare ad esempio
le vitamine a dei piccoli soldatini che combattono il raffreddore, potrebbe
essere un metodo efficace per avvicinare i bambini al consumo della frutta.
E' fondamentale,
inoltre, dare dalle regole per l'utilizzo della televisione, dei tablet e dei
computer.
Sarebbe bello che i
bambini non venissero lasciati troppo tempo da soli davanti al televisore,
mangiando cibo spazzatura, ma stimolandoli ad uscire all'aria aperta e
aiutandoli a decodificare i messaggi che arrivano dalla pubblicità con domande
come queste : "Secondo te perché c'è la pubblicità? Secondo te fa bene
questa bibita che fanno vedere?".
La cosa importante da
ricordare è quella di non essere troppo rigidi nell'educazione alimentare,
occorre, invece, far comprendere ai bambini che l'eccezioni esistono e che
certi cibi anche se fanno male, alcune volte possono essere mangiati, come alle
feste.
In questo modo, per
esempio le patatine non diventeranno un "oggetto del
desiderio" perchè
vietato in assoluto.
Ci sono vari
motivi per i quali è meglio non scegliere i cibi industriali.
Chiara Evelli,
pedagogista e insegnante
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