martedì 20 dicembre 2016

La scuola che non c'è.......c 'è

La scuola che non c'è.......c 'è a Genova

Consigli per la scelta della scuola elementare. Segnalo questa iniziativa alla Palli di genova ma sicuramente ci sono altre iniziative a misura di bambino

“La scuola che non c’è”
Insegnanti referenti:
Rendano Chiara – Costa Reghini Laura

IL PROGETTO
Nasce da un’idea di scuola volta alla formazione olistica del bambino. Dove la conoscenza non è puro apprendimento di nozioni e abilità, ma diventa occasione di crescita personale, cioè generativa di nuovi pensieri.

LA SPERIMENTAZIONE

Da ormai dieci anni si sono sperimentati, attraverso la progettazione delle attività proposte alla classe , varie metodologie di formazione e di insegnamento, che sono state periodicamente oggetto di documentazione, di valutazione e di eventuali revisioni.
La realizzazione di una vera e propria comunità educativa di apprendimento consente di perseguire un approccio costruttivista al sapere e favorisce l’alfabetizzazione emotiva nel bambino. 
 Attualmente possiamo identificare alcune pratiche rivelate utili ed efficaci al raggiungimento degli obiettivi formativi e di apprendimento che lo stesso Progetto propone:

APPROCCIO METODOLOLOGICO DIDATTICO

A. Organizzazione spazio-temporale e organizzazione delle discipline
Lo spazio è aperto, il tempo è lento.
Si realizzano due percorsi interdisciplinari:
  • il SAPERE
  • i LINGUAGGI
B. Situazioni di apprendimento cooperativo e la “lezione da bambino a bambino”

C. L’insegnante diventa un moderatore, un facilitatore, un motivatore (“flipped class”)

D. Adattamento o semplificazione per una didattica inclusiva


E. Buone prassi

  1. ORGANIZZAZIONE SPAZIO/TEMPO E DELLE DISCIPLINE
La vita scolastica pone al centro la relazione tra pari, risorsa e condizione senza la quale perderebbe la sua ragion d’essere.
Pertanto l’organizzazione spaziale è mutevole: cambia a seconda delle esigenze di interazione nel piccolo o nel grande gruppo.
In generale si dispongono i banchi affinché i bambini possano guardarsi reciprocamente ed interagire facilmente.

-Flessibilità degli spazi e degli arredi, che devono permettere momenti di incontro, condivisione, confronto e momenti di lavoro individuale.

-Condivisione di spazi e materiali comuni, che determina la sistemazione del materiale comune accessibile a tutti, perché ognuno si senta coinvolto e responsabile verso ciò che è di tutti , così fruirne liberamente e prendersene cura nei confronti del gruppo.
Le due sezioni che collaborano tengono aperte le porte usufruendo dello spazio comune antistante.
                          
- Tempo lento
Per acquistare tempo,  si rallenta!

La LENTEZZA diventa uno strumento didattico fondante della nostra metodologia e in quanto tale  utilizzato consapevolmente per “perdere tempo”:

-“Perdere tempo” per mettersi d’accordo con i compagni , per trovare insieme un percorso da seguire…significa “dare il giusto tempo alla relazione”.
-“Perdere tempo” per osservare, per pensare e riflettere significa offrire il tempo ai bambini per riappropriarsi del proprio vissuto.
-“Perdere tempo” per ricercare , formulare e verificare ipotesi, provare, sbagliare e ricominciare … significa offrire il tempo di far proprie le conoscenze.

A scuola raramente si perde tempo!
“Perdere tempo” per “prendere tempo” dunque, consentendo a ciascuno di ricevere una traccia cognitiva profonda dalle esperienze vissute a scuola.

 Invece di alternare ora per ora le diverse attività delle singole discipline, si propone una attività al giorno, ma interdisciplinare.

  -Approccio unico al sapere
Si va oltre la settorializzazione delle discipline, pertanto si accorpano Storia, Scienze e Geografia in un unico percorso di conoscenza, denominato “Il Sapere” a cui vengono dedicati DUE TEMPI.
A Italiano, Matematica, Musica, Immagine, Motoria, Tecnologia, il cui programma confluisce nell’unico percorso che si chiama “Linguaggi”, vengono dedicati TRE TEMPI:
ogni TEMPO coincide più o meno con un’intera giornata scolastica.
 In questo modo la percezione del tempo  cambia: il bambino riesce ad entrare “dentro” alla situazione , a sperimentarla nel confronto con gli altri a rielaborarla individualmente.
Finché arriva il tempo in cui nuovamente insieme, si costruiscono i compiti da svolgere a casa.

Si assegnano alle insegnanti le diverse fasi del lavoro, e non l’insegnamento delle singole discipline.

  • Il linguaggio diviene flessibile (*)
È l’uso di diversi linguaggi che rende flessibile il pensiero, che manifestandosi attraverso diverse modalità si arricchisce, rendendo a sua volta più efficace l’uso di ciascun linguaggio.
Purtroppo a  scuola si privilegia il linguaggio verbale specifico delle diverse discipline, la cui comprensione e dunque il loro utilizzo risultano spesso difficili.
 Si rende necessario infatti un processo di astrazione del sapere a cui non sempre tutti i bambini sono pronti.
La nostra azione didattica è rivolta intenzionalmente a trovare e affinare strategie cognitive efficaci per il modo di pensare di ciascun bambino, che in questo modo può imparare ad attingere da quelle che sono le sue risorse in modo sempre più autonomo. 
 Pertanto ciascuna proposta didattica viene progettata affinché i linguaggi convenzionali e codificati delle diverse discipline vengano affiancati da diverse modalità espressive utilizzando i linguaggi del corpo, del suono e della musica, del segno e del colore, poetico o teatrale.
Così il linguaggio diventa flessibile alle esigenze cognitive ed espressive di ciascuno.

 - La poesia, un linguaggio privilegiato
La poesia accede dove la lingua comunemente usata non arriva.
Si usano, metafore, flussi di coscienza, personificazioni, non-sense… per raccontare di quel mondo che dentro di noi ci anima, ci muove, ci fa pensare, agire, ridere, piangere, correre, gioire, ci fa vivere.
Grazie al linguaggio poetico si raggiunge quell’area del pensiero più intimo del bambino, che una volta sollecitato è capace di generare nuovi pensieri.

L’OBIETTIVO: favorire il coinvolgimento di ogni bambino nel lavoro di gruppo, accompagnandolo, rispettando i suoi tempi cognitivi e tutte le fasi di apprendimento.


B. SITUAZIONI DI APPRENDIMENTO COOPERATIVO E LA LEZIONE DA BAMBINO A BAMBINO

La didattica che viene progettata  rende possibile la realizzazione di percorsi cognitivi costruttivisti dove i bambini diventano ricercatori, sperimentatori, relatori e ascoltatori.  
Dall’incontro delle idee e pensieri di ognuno lavorando ad un progetto comune , si dà forma a un nuovo sapere condiviso.
Viene dedicato il minor tempo possibile alla lezione frontale, che viene sostituita dal lavoro stesso dei bambini: a turno nel piccolo gruppo (da 4 a 6 bambini)“costruiscono” la lezione del Sapere, di cui saranno relatori nel grande gruppo; avranno occasione di rielaborare in modo personale i contenuti attraverso disegni, mappe schemi ( ciascun bambino curerà la realizzazione di un sussididiario personalizzato) e con lo studio individuale.
Vengono organizzati dei gruppi di lavoro misti che ruotano settimanalmente secondo un calendario prestabilito.
Vengono messi insieme bambini che manifestano approcci cognitivi differenti, in questo modo la differenza diventa risorsa.
Il lavoro di gruppo esercita ed accresce il senso di responsabilità in quanto ognuno con il proprio operato deve contribuire a far sì che tutti possano sentirsi competenti nell’assunzione di un ruolo e compito preciso.
 Si utilizzano diverse fonti secondo una visione il più possibile ampia del concetto di cultura, per trovare e formulare: interrogativi, ipotesi ,tesi..etc.
L’adozione alternativa dei libri di testo permette maggiori possibilità di ricerca.
Anche il momento in cui i bambini diventano relatori avviene con forte valore formativo: il bambino si trova a render conto del suo operato, contemporaneamente interagendo con i compagni al grande gruppo. Il bambino è dunque chiamato ad essere attivo, perché in aula tutti si aspettano che lui applichi e produca conoscenza e non che assorba informazioni. 


L’OBIETTIVO: incoraggiare la concentrazione e la sperimentazione diretta, per favorire un apprendimento critico in cui il bambino possa collegare concetti astratti con l’esperienza concreta e quotidiana nonché ludica vissuta nel gruppo.


C. L’INSEGNANTE: MODERATORE; FACILITATORE; MOTIVATORE

L’insegnante non sta in cattedra , gira tra i banchi, tra i gruppi di lavoro, monitorando le attività e moderando e stimolando le interazioni tra i bambini.

  • la teatralità e il racconto : l’insegnante assume il ruolo di raccontastorie,perché è il racconto lo strumento privilegiato con cui vengono introdotti nuovi percorsi cognitivi.
L’insegnante offre il racconto come un dono per incuriosire, creando attese, per aprire il pensiero all’interpretazione,per appassionare nutrendola la mente del bambino.

  • Le esche educative : l’insegnante offre al gruppo di lavoro uno stimolo ludico iniziale. 
Attualmente le carte gioco sia in ambito linguistico che logico matematico sono state un valido strumento poiché consentono ai bambini una autonomia nel  confronto,la spontanea assegnazione dei ruoli , tengono alta la motivazione e conducono ciascun componente del gruppo ad intraprendere nuovi percorsi di apprendimento.

Il compito dell’insegnante è quello di creare una comunità educativa di apprendimento, in cui tutti e ognuno possano trovare il proprio posto,portatori di una storia personale unica e irripetibile e di un approccio proprio al sapere.
Perché nel gruppo si realizzi la cooperazione non basta che i bambini socializzino tra loro, serve invece che maturino assertività , ossia la disposizione libera, autonoma, critica nei confronti della realtà e modalità comunicative convincenti nel rispetto dell’altro.


L’OBIETTIVO: non imporre alcun approccio cognitivo, al contrario è quello di assecondare le modalità di apprendimento di ognuno sfruttando come risorsa il gruppo

D. ADATTAMENTO O SEMPLIFICAZIONE PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA

- FLESSIBILITA’ DELLA PROGRAMMAZIONE che quotidianamente si adatta alle reali esigenze formative che emergono qui e ora.
La programmazione dei percorsi didattici prevede l’adattamento dei metodi, la semplificazione dei contenuti, l’uso di strumenti compensativi, l’adozione di misure dispensative, l’attivazione di un percorso di metacognizione per venire incontro alle esigenze di ogni bambino e per far leva sull’autoconsapevolezza come crescita cognitiva orientata e gestita attivamente dal soggetto.
Ognuno , con le proprie competenze, troverà un ruolo in cui investire ed esprimere le proprie risorse, i propri talenti.
Si è rivelato efficace a tal proposito assegnare ad ogni bambino all’interno del gruppo un compito personalizzato ( vedi strumento CARTE GIOCO)e dove necessario somministrandolo in più brevi passaggi.
Anche la possibilità di includere, durante l’attività didattica, diversi tipi di linguaggio (*)diventa spesso supporto per bambini che presentano difficoltà o semplicemente diversi approcci cognitivi.
Inoltre l’insegnante opera le scelte didattiche basandosi sulla fiducia nella modificabilità degli impianti cognitivi di ogni singolo bambino, quindi aprendosi a continue modifiche e revisione di tali scelte.
L’insegnante va dunque ad intercettare “l’area di potenziale sviluppo” del bambino, per cui questo con un semplice iniziale aiuto (orientamento)
 Procede autonomamente verso l’acquisizione di una nuova conoscenza o competenza (Vijgotzky).

L’OBIETTIVO: abbassare le frustrazioni e ridurre il senso di inadeguatezza del bambino, perché non si trovi ad affrontare un compito “troppo difficile” o secondo modalità a lui non consone.


E: BUONE PRASSI

Progettare un contesto educativo di apprendimento fondato sul rapporto di fiducia e serenità tra bambino e insegnante ; quest’ultimo deve fargli sentire che ogni pensiero è buono, quindi degno di essere ascoltato e che non esiste un solo modo di esprimerlo, ma esiste un proprio modo di pensarlo.

  • ACCOGLIMENTO (= RACCOGLIERE INSIEME)delle storie di cui sono portatori i singoli bambini.
Raccontare la propria storia  appaga il bisogno di essere ascoltati e induce al confronto; le idee di ognuno come in un collage, danno forma ad un pensiero condiviso, questo a sua volta costituirà il punto di partenza per la ricerca e la strutturazione di nuove forme di pensiero individuale.

  • OSSERVAZIONI SISTEMATICHE sul grado  e le modalità di partecipazione del bambino e sulle sue modalità di apprendimento.
  • VALUTAZIONE RISPETTOSA che identifichi l’area di potenziale sviluppo del bambino, così da orientare la programmazione didattica, prevedendo eventuali percorsi personalizzati.
  • AUTOVALUTAZIONE il bambino viene accompagnato ad una presa di coscienza delle proprie potenzialità, perché da lì possa partire per compensare dove eventualmente ci sono delle difficoltà.





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