Dove ho
sbagliato? Questa è una domanda che spesso i genitori si pongono quando hanno a che fare con
un figlio problematico.
AIcuni
figli non appaiono mai contenti e riescono a far sentire in colpa i genitori anche
senza motivo, a volte sono crudeli nei loro giudizi e reclamano sempre
qualcosa.
Anche i
genitori sono stati figli e giovani adolescenti contestando spesso e, forse,
per questo a volte giustifichiamo alcuni comportamenti, oppure li critichiamo
aspramente, in maniera tranchant, senza diritto di replica.
Il
recente fatto di cronaca che ha coinvolto due giovani minorenni fa ancora
riflettere sui rapporti distorti tra genitori e figli (vedi link qui sotto). Rapporti che con il tempo peggiorano scadendo
in una pericolosa china che è l’indifferenza. Il muro che si crea è insormontabile, lasciando i genitori da una parte e i figli
dall’altra, ognuno sulle proprie posizioni da difendere.
Ed è proprio
nel silenzio, nelle frasi non dette ma pensate, nella rabbia che cresce sino a
prevaricare sui sentimenti che nascono gli orrori. In questo silenzio, tutto viene ingigantito,
elaborato come un’offesa al quale è necessario porre fine, anche in maniera
violenta.
Nel
riportare la notizia, oggi i giornali, riferiscono che il giovane, ultimamente
era stato oggetto di critiche da parte dei genitori per lo scarso
rendimento scolastico e che, probabilmente,
questo è stato uno dei motivi che lo ha spinto all’efferato delitto insieme
all’amico. Per carità una critica non fa
certo piacere ma da qui a premeditare un delitto ne passa.
Ai
nostri figli cerchiamo di dare molto, a volte troppo, spesso non sappiamo dire
di no, altre volte siamo troppo critici, talvolta siamo indifferenti alle loro
richieste che, attenzione non sono quelle di beni materiali, ma, spesso
riguardano l’affettività, la presenza costante, l’insegnamento, il
dialogo. Non dimentichiamoci che un
adolescente violento è stato un bambino pieno di risentimento, di rabbia che un
genitore, talvolta, sottovaluta.
Il
mestiere di genitore non è facile ma cerchiamo di non erigere fra noi e i
nostri figli dei muri fatti di silenzi, non alimentiamo la rabbia nei nostri
confronti e nei confronti degli altri, non entriamo in competizione ma parliamo
con loro, proviamo a capire i segnali che a volte ci mandano attraverso il loro
comportamento.
Il
nostro compito di genitore è questo e,
ai primi segnali di incomunicabilità fermiamoci un attimo e chiediamoci cosa si
può fare? Non lasciamo che tutto vada avanti con la speranza che le cose vadano
a posto da sole.
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