Canzone e disagio: Argento vivo (Festival di Sanremo) e deficit di attenzione
Domenica mattina. Un pò di tempo per leggere le varie Riviste pediatriche. Mi capita di leggere una lettera del Prof. Zuddas, neuropsichiatra dell'Università di Cagliari. sulla Rivista Medico Bambino ove descrive la canzone "Argento vivo" presentata al Festival di Sanremo come "una delle più accurate e poetiche descrizioni dell’ADHD, deficit di attenzione con iperattività, in adolescenza, specie quando non “gestito” in maniera adeguata in età scolare e prescolare.".
Testo:
Domenica mattina. Un pò di tempo per leggere le varie Riviste pediatriche. Mi capita di leggere una lettera del Prof. Zuddas, neuropsichiatra dell'Università di Cagliari. sulla Rivista Medico Bambino ove descrive la canzone "Argento vivo" presentata al Festival di Sanremo come "una delle più accurate e poetiche descrizioni dell’ADHD, deficit di attenzione con iperattività, in adolescenza, specie quando non “gestito” in maniera adeguata in età scolare e prescolare.".
Magistrale la descrizione della percezione del tempo (“E il tempo scorre di lato ma non lo guardo nem-meno, Nella testa girano pensieri che io non spengo, non interagiscono se li tocchi”) e di come ciò influisca sulla percezione delle figure adulte di riferimento (“E parlano parlano, parlano, parlano, Mentre mio padre mi spiega perché è importante studiare, Mentre mia madre annega nelle sue stesse parole): il video permette, a chi vuol farlo, di immedesimarsi in una percezione del tempo caratteristica e pressoché costante, che dovrebbe essere alla base di qualsiasi intervento educativo con i soggetti con ADHD.
Il brano descrive bene anche la percezione di perenne inadeguatezza già in età scolare che (“Ma è una bugia, non si può imparare ad attraversare quel che sarò”; “Aula come cella, Zaino come palla al piede”), specie quando i clinici non considerano con attenzione che l’ADHD si associa quasi costantemente a relativa insensibilità alle punizioni e aumentato bisogno di gratificazione2.
Tutto ciò conduce, a 8-9 anni, ai comportamenti oppositivi e provocatori che, a loro volta ben presto evolvono i disturbi dell’umore e della condotta. La percezione dei mancati risultati di sviluppo sociale e nella difficoltà a essere compresi fanno sì che la rabbia diventi il sentimento predominante (“Come se casa non fosse una gabbia anche lei e la famiglia non fossero i do- miciliari, Ho sedici anni ma è già da più di dieci che vivo in un carcere; Ma è già più di dieci anni che ho smesso di credere che ci sia ancora qualcosa là fuori; E voi lasciatemi perdere, mi resta solo il rancore”).
Il prof Zuddas inoltre scrive di aver trovato molto adeguata anche la descrizione del contesto, specie italiano: interventi educativi focalizzati sul parent training, molto meno sul vissuto del bambino, ignorare che madri anch’esse ADHD possono trovarsi in seria difficoltà a implementare le strategie educative in età scolare, talvolta colpevolizzandole, spesso ignorando che appunto per la loro natura di ADHD possono essere un importante punto di forza per i figli adolescenti, attribuire “all’adolescenza”, e non al disturbo, la demoralizzazione e violazione delle regole come quasi unica fonte di gratificazione (“Questa prigione corregge e prepara a una vita che non esiste più da almeno 20 anni”).
Conclude con alcune considerazioni sulla ”cura” in Italia (“Dottore, io così agitato, co- sì sbagliato, con così poca attenzione, Ma mi avete curato”), focalizzata soprattutto sugli interventi educativi, indipendentemente dalla loro relativa efficacia sui sintomi principali del disturbo
Da Medico e bambino: https://www.medicoebambino.com/?id=1902_75.pdf_c&x=9404
Alessandro Zuddas Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari Clinica di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza
Il brano descrive bene anche la percezione di perenne inadeguatezza già in età scolare che (“Ma è una bugia, non si può imparare ad attraversare quel che sarò”; “Aula come cella, Zaino come palla al piede”), specie quando i clinici non considerano con attenzione che l’ADHD si associa quasi costantemente a relativa insensibilità alle punizioni e aumentato bisogno di gratificazione2.
Tutto ciò conduce, a 8-9 anni, ai comportamenti oppositivi e provocatori che, a loro volta ben presto evolvono i disturbi dell’umore e della condotta. La percezione dei mancati risultati di sviluppo sociale e nella difficoltà a essere compresi fanno sì che la rabbia diventi il sentimento predominante (“Come se casa non fosse una gabbia anche lei e la famiglia non fossero i do- miciliari, Ho sedici anni ma è già da più di dieci che vivo in un carcere; Ma è già più di dieci anni che ho smesso di credere che ci sia ancora qualcosa là fuori; E voi lasciatemi perdere, mi resta solo il rancore”).
Il prof Zuddas inoltre scrive di aver trovato molto adeguata anche la descrizione del contesto, specie italiano: interventi educativi focalizzati sul parent training, molto meno sul vissuto del bambino, ignorare che madri anch’esse ADHD possono trovarsi in seria difficoltà a implementare le strategie educative in età scolare, talvolta colpevolizzandole, spesso ignorando che appunto per la loro natura di ADHD possono essere un importante punto di forza per i figli adolescenti, attribuire “all’adolescenza”, e non al disturbo, la demoralizzazione e violazione delle regole come quasi unica fonte di gratificazione (“Questa prigione corregge e prepara a una vita che non esiste più da almeno 20 anni”).
Conclude con alcune considerazioni sulla ”cura” in Italia (“Dottore, io così agitato, co- sì sbagliato, con così poca attenzione, Ma mi avete curato”), focalizzata soprattutto sugli interventi educativi, indipendentemente dalla loro relativa efficacia sui sintomi principali del disturbo
Da Medico e bambino: https://www.medicoebambino.com/?id=1902_75.pdf_c&x=9404
Alessandro Zuddas Dipartimento di Scienze Biomediche, Università di Cagliari Clinica di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza
Daniele Silvestri
Argento vivo
di D.Silvestri - T. Iurcich - D. Silvestri - F. Rondanini - M.Agnelli
Argento vivo
di D.Silvestri - T. Iurcich - D. Silvestri - F. Rondanini - M.Agnelli
Ho sedici anni
Ma è già da più di dieci
Che vivo in un carcere
Nessun reato commesso là
Fuori
Fui condannato ben prima di nascere
Costretto a rimanere seduto per ore
Immobile e muto per ore
Io, che ero argento vivo
Signore
Che ero argento vivo
E qui dentro si muore.
Questa prigione corregge e
Prepara una vita
Che non esiste più da
Almeno vent’anni
A volte penso di farla finita
E a volte penso che dovrei vendicarmi
Però la sera mi rimandano a casa
Lo sai
Perché io possa ricongiungermi a tutti i miei cari
Come se casa non fosse una gabbia anche lei
E la famiglia non fossero i domiciliari
Ho sedici anni ma è già da più di dieci
Che vivo in un carcere
Nessun reato commesso là
Fuori
Fui condannato ben prima di nascere
E il tempo scorre di lato ma
Non lo guardo nemmeno
E mi mantengo sedato per
Non sentire nessuno
Tengo la musica al massimo
E volo
Che con la musica al massimo
Rimango solo
E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Perché alla fine si esce e non saprei dove andare
Ma non capiscono un cazzo, no
Io non mi ci riconosco
E non li voglio imitare
Avete preso un bambino che
Non stava mai fermo
L’avete messo da solo
Davanti a uno schermo
E adesso vi domandate se sia normale
Se il solo mondo che apprezzo
È un mondo
Virtuale
Io che ero argento vivo
Dottore
Io così agitato, così sbagliato
Con così poca attenzione
Ma mi avete curato
E adesso
Mi resta solo il rancore
Ho sedici anni
Ma è già più di dieci
Che ho smesso di credere
Che ci sia ancora qualcosa là
Fuori
E voi lasciatemi perdere
Così facile da spiegare
Come si nuota in mare
Ma è una bugia, non si può imparare
A attraversare
Quel che sarò
Nella testa girano pensieri
Che io non spengo
Non è uno schermo
Non interagiscono se li tocchi
Nella tasca un apparecchio
Specchio di quest’inferno
Dove viaggio, dove vivo, dove mangio
Con gli occhi
Sono fiori e scarabocchi in un quaderno
Uno zaino come palla al piede
Un’aula come cella
Suonerà come un richiamo
Paterno il mio nome dentro l’appello
E come una voce materna la
Campanella suonerà
È un mondo nato dall’arte
Per questo artificiale
In fondo è un mondo
Virtuoso
Forse per questo virtuale
Non è una specie a renderlo
Speciale
E dicono
Che tanto è un movimento
Chimico
Un fatto mentale
Io che non mentivo
Che ringraziavo ad ogni mio
Respiro
Ad ogni bivio, ad ogni brivido
Della natura
Io che ero argento vivo in
Questo mondo vampiro
Mercurio liquido se leggi la
Nomenclatura.
Ho, sedici anni ma già da
Più di dieci vivo in un
Carcere
E c’è un equivoco nella
Struttura
E fingono ci sia una cura
Un farmaco ma su misura
E parlano parlano parlano
Parlano
Mentre mio padre mi spiega
Perché è importante studiare
Mentre mia madre annega
Nelle sue stesse parole
Tengo la musica al massimo
Ancora
Ma non capiscono un cazzo, no
E allora
Ti dico un trucco per
Comunicare
Trattare il mondo intero
Come un bambino distratto
Con un bambino distratto
Davvero
È normale
Che sia più facile spegnere
Che cercare un contatto
Io che ero argento vivo
Signore
Io così agitato
Così sbagliato
Da continuare a pagare in
Un modo esemplare
Qualcosa che non ricordo di
Avere mai fatto
Ho sedici anni
Ho sedici anni e vivo in un carcere
Se c’è un reato commesso là
Fuori
È stato quello di nascere
Nessun reato commesso là
Fuori
Fui condannato ben prima di nascere
Costretto a rimanere seduto per ore
Immobile e muto per ore
Io, che ero argento vivo
Signore
Che ero argento vivo
E qui dentro si muore.
Questa prigione corregge e
Prepara una vita
Che non esiste più da
Almeno vent’anni
A volte penso di farla finita
E a volte penso che dovrei vendicarmi
Però la sera mi rimandano a casa
Lo sai
Perché io possa ricongiungermi a tutti i miei cari
Come se casa non fosse una gabbia anche lei
E la famiglia non fossero i domiciliari
Ho sedici anni ma è già da più di dieci
Che vivo in un carcere
Nessun reato commesso là
Fuori
Fui condannato ben prima di nascere
E il tempo scorre di lato ma
Non lo guardo nemmeno
E mi mantengo sedato per
Non sentire nessuno
Tengo la musica al massimo
E volo
Che con la musica al massimo
Rimango solo
E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Perché alla fine si esce e non saprei dove andare
Ma non capiscono un cazzo, no
Io non mi ci riconosco
E non li voglio imitare
Avete preso un bambino che
Non stava mai fermo
L’avete messo da solo
Davanti a uno schermo
E adesso vi domandate se sia normale
Se il solo mondo che apprezzo
È un mondo
Virtuale
Io che ero argento vivo
Dottore
Io così agitato, così sbagliato
Con così poca attenzione
Ma mi avete curato
E adesso
Mi resta solo il rancore
Ho sedici anni
Ma è già più di dieci
Che ho smesso di credere
Che ci sia ancora qualcosa là
Fuori
E voi lasciatemi perdere
Così facile da spiegare
Come si nuota in mare
Ma è una bugia, non si può imparare
A attraversare
Quel che sarò
Nella testa girano pensieri
Che io non spengo
Non è uno schermo
Non interagiscono se li tocchi
Nella tasca un apparecchio
Specchio di quest’inferno
Dove viaggio, dove vivo, dove mangio
Con gli occhi
Sono fiori e scarabocchi in un quaderno
Uno zaino come palla al piede
Un’aula come cella
Suonerà come un richiamo
Paterno il mio nome dentro l’appello
E come una voce materna la
Campanella suonerà
È un mondo nato dall’arte
Per questo artificiale
In fondo è un mondo
Virtuoso
Forse per questo virtuale
Non è una specie a renderlo
Speciale
E dicono
Che tanto è un movimento
Chimico
Un fatto mentale
Io che non mentivo
Che ringraziavo ad ogni mio
Respiro
Ad ogni bivio, ad ogni brivido
Della natura
Io che ero argento vivo in
Questo mondo vampiro
Mercurio liquido se leggi la
Nomenclatura.
Ho, sedici anni ma già da
Più di dieci vivo in un
Carcere
E c’è un equivoco nella
Struttura
E fingono ci sia una cura
Un farmaco ma su misura
E parlano parlano parlano
Parlano
Mentre mio padre mi spiega
Perché è importante studiare
Mentre mia madre annega
Nelle sue stesse parole
Tengo la musica al massimo
Ancora
Ma non capiscono un cazzo, no
E allora
Ti dico un trucco per
Comunicare
Trattare il mondo intero
Come un bambino distratto
Con un bambino distratto
Davvero
È normale
Che sia più facile spegnere
Che cercare un contatto
Io che ero argento vivo
Signore
Io così agitato
Così sbagliato
Da continuare a pagare in
Un modo esemplare
Qualcosa che non ricordo di
Avere mai fatto
Ho sedici anni
Ho sedici anni e vivo in un carcere
Se c’è un reato commesso là
Fuori
È stato quello di nascere
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