sabato 23 marzo 2019

LA PERTOSSE: DIAGNOSI, TERAPIA E PREVENZIONE

LA PERTOSSE: DIAGNOSI, TERAPIA E PREVENZIONE
(e se avete dubbi guardate il filmato :-()
La pertosse è una malattia che fa preoccupare molto le mamme e noi pediatri. E’ una  malattia infettiva e contagiosa che si sta diffondendo sempre più nel nostro paese. Colpisce tutte le età ma è molto pericolosa per i bambini, soprattutto per i piccoli fino all’anno di età. È vero che esiste il vaccino, obbligatorio per tutti i nati dal 2001, ma è necessario fare sempre il richiamo, anche da adulti, ogni dieci anni ma spesso ciò non avviene. La malattia può colpire anche gli adulti che non sono stati vaccinati in precedenza e che possono trasmettere la malattia ai più piccoli».
Che cos’è la pertosse?
È una malattia infettiva di origine batterica altamente contagiosa. È provocata dal batterio Bordetella pertussis scoperto nel 1906 dai ricercatori immunologi belgi Jules Bordet, premio Nobel per la medicina nel 1919, e Octave Gengou. Questo batterio colpisce prevalentemente l’apparato respiratorio.
Come si trasmette la pertosse?
Per via aerea, attraverso le goccioline di saliva diffuse nell’aria per esempio quando una persona malata starnutisce o tossisce, proprio come capita per altre malattie contagiose a cominciare dall’influenza.
C’è una fascia di età maggiormente a rischio?
Particolarmente a rischio sono i bambini nei primi mesi di vita, troppo piccoli per essere protetti dalla  vaccinazione che richiede più richiami (Il vaccino richiede tre richiami nel primo anno di vita). Sono a rischio anche gli adolescenti e gli adulti che non hanno fatto la vaccinazione o il richiamo.
Quali i sintomi fanno pensare alle pertosse?
Non sempre è facile diagnosticare la malattia. Quando compare nei primi mesi di vita la pertosse si può presentare anche senza tosse, con disturbi neurologici (come perdita di coscienza). Con l’aumentare dell’età la pertosse si manifesta in tre fasi. 
1)     Nella prima fase è presente tosse secca che, in due o tre settimane, peggiora. 
2)     Nella seconda fase il bambino ha crisi di tosse irrefrenabile che lo fanno diventare cianotico e che gli fanno emettere un rantolo quando finalmente riesce a respirare ed entra l’aria nei polmoni simile al ragliare dell’asino (da qui il nome di tosse asinina). In questa fase, che può durare trenta o quaranta giorni, generalmente la tosse è associata anche al vomito. 
3)     La terza fase è quella della convalescenza e porta in un paio di settimane a un progressivo miglioramento dei sintomi».
Come è diagnosticata con certezza la malattia?
La diagnosi è clinica. Quando possibile si può fare il tampone nasofaringeo, inserendo un tampone sterile nella gola e nel naso, per individuare la presenza del batterio che provoca la pertosseo fare un prelievo di sangue per determinare la presenza di anticorpi specifici prodotti dal sistema immunitario per combattere il batterio.
Come si cura la pertosse?
Necessaria la terapia antibiotica molto utile soprattutto nella prima fase della malattia, appena il bambino comincia a tossire. Il pediatra deciderà se è il caso di abbinare farmaci broncodilatatori e/o sedativi per placare la tosse che può persistere anche per mesi».
Per quanto tempo la pertosse è contagiosa?
Per quattro settimane è altamente contagiosa, soprattutto nel periodo iniziale, prima dell’insorgenza degli attacchi di tosse incontrollabili. Nei pazienti trattati con antibiotico il periodo di contagio è ridotto a cinque giorni dall’inizio della terapia.
Quali conseguenze può provocare la pertosse?
Può causare complicanze anche gravi, sovrainfezioni batteriche che possono provocare otiti, polmoniti e problemi neurologici. Nel caso in cui la pertosse colpisca bambini che non hanno ancora compiuto l’anno di età essa può avere conseguenze ancora più gravi. Per questa ragione raccomando di vaccinarecontro la pertosse gli adulti a contatto con il bambino e la mamma nel terzo trimestre di gravidanza tra la 28 e 37 settimana». 
Quando consiglia di vaccinare i bambini?
È essenziale che il vaccino sia effettuato alla mamma ancora prima della loro nascita, già durante la gravidanza della donna fra la ventottesima e la trentaseiesima settimana di gestazione. La protezione conferita dalla vaccinazione materna dipende soprattutto dal fatto che la donna vaccinata è protetta dall’infezione e non rischia di contrarla e di trasmetterla al bambino. Inoltre essere vaccinata contro la pertosse aumenta la quantità di anticorpi che la donna passa al bambino. Utile anche fare un richiamo del vaccino ai familiari in modo che gli adulti di casa non si ammalino di pertosse e non la attacchino al bambino».
E invece nel caso di un neonato, consiglia di vaccinarlo subito?
L’attuale calendario vaccinale prevede tre dosi di vaccino antipertosse. La prima dose può essere somministrata a partire dal terzo mese (cioè dal 61 giorno) di vita e sono necessarie tre dosi*: la seconda a distanza di due mesi e la terza entro l’anno di vita per conferire l’immunità, cioè la protezione.  Pertanto servono strategie preventive per proteggere i bambini nei primi mesi di vita, quando la malattia può dare complicazioni  e anche essere fatale. Per esempio sono utili i richiami vaccinali negli adolescenti e negli adulti e anche vaccinare chi sta a contatto con i bambini ancora troppo piccoli per essere protetti dalla malattia. Una dose di richiamo ai bambini è eseguita al sesto anno di vita e un’altra a quattordici anni. Per un’adeguata protezione, negli adulti è raccomandato un richiamo ogni dieci anni perché il vaccino perde efficacia con il tempo. Il vaccino va praticato anche a chi ha avuto la malattia in quanto l’immunità “naturale” non dura tutta la vita».
* Il vaccino antipertossico è somministrato insieme ad altri vaccini nel cosidetto vaccini esavalente: contro tetano, difterite, polio, epatite B, Hemophilus influenzae e , appunto, pertosse.
La pertosse si può prevenire?
La migliore prevenzione rimane il vaccino. Alcuni accorgimenti, però, possono aiutare a prevenire la malattia, come evitare di fare toccare o prendere in braccio il neonato o il bambino molto piccolo dagli adulti e anche cercare di non frequentare luoghi particolarmente affollati dove il contagio è più facile. Inoltre sono molto importanti le misure igieniche, a cominciare dal lavarsi bene le mani poiché questa abitudine riduce in modo drastico l’insorgenza delle malattie che, come la pertosse, si trasmettono per via aerea. È opportuno anche insegnare ai bambini come starnutire e come tossire per non contagiare gli altri».
Qual è il modo più corretto?
Bisogna evitare che il bambino malato metta la mano davanti alla bocca e poi tocchi gli oggetti che poi toccano gli altri bambini disseminando così i microbi. Per questo non deve starnutire o tossire nella mano ma in un fazzoletto monouso da buttare subito dopo l’uso, oppure nell’incavo del braccio così da non contagiare nessuno. Inoltre, per evitare di diffondere la malattia, è essenziale l’igiene: se chi ha il catarro poggia la mano su una superficie il suo virus persiste per settimane su quella superficie e questo aumenta le probabilità di fare ammalare gli altri.

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