lunedì 12 marzo 2012

FEBBRE: COSA FARE E COSA NON FARE


In questi giorni sempre febbri per cui vi ripropongo qualche consiglio che trovate anche sul Blog del quotidiano "La Repubblica"
Un Caro Saluto
Alberto Ferrando
Febbre: cosa fare (e non fare)
Caro dottore,
come mi devo comportare in caso di febbre? La febbre molto alta può essere pericolosa? I vecchi rimedi della nonna, come le spugnature, funzionano? Certa della sua risposta, porgo cordiali saluti
Adele
Cara mamma,
vorrei tranquillizzarla innanzi tutto dicendo che la febbre è un meccanismo di difesa del nostro corpo, consiste nell’innalzamento della temperatura corporea rispetto alla “normalità” rappresentata – in generale – dai 37° C.  Se si misura la temperatura corporea sotto l’ascella, si parla di febbre quando il termometro supera i 37° C, mentre se la si misura nel retto o nell’orecchio deve superare i 37,5° C (corretta, cioè sottraendo 0,5°C alla temperatura realmente segnata dal termometro).
Molti genitori sono convinti che il rialzo febbrile da solo, sia sinonimo di malattia o addirittura possa essere causa di danno cerebrale. In realtà la febbre è solo un sintomo, non una malattia, e rappresenta, come dicevamo, una reazione di difesa del nostro organismo a seguito di varie cause fra cui le infezioni (virali, batteriche o da altri microrganismi patogeni), che spesso colpiscono i bambini, soprattutto nelle prime epoche della vita; tuttavia la temperatura corporea dei bambini può aumentare anche per cause “fisiche” come il caldo umido, la prolungata esposizione al sole, al risveglio del mattino, dopo un pianto o uno sforzo prolungato, dopo i pasti o dopo aver bevuto bevande calde.  La temperatura può aumentare anche per reazione a farmaci (p.es. dopo le vaccinazioni) o sostanze tossiche; può precedere, accompagnare o seguire l’eruzione di un dentino  e il bambino non presenta alcun altro sintomo (stiamo attenti a non attribuire ai denti la responsabilità di febbri superiori a 38,5° – 39° gradi e che perdurano nei giorni).
La febbre è il motivo più frequente di preoccupazione per le famiglie e di chiamata del pediatra. E’ anche la causa più frequente, in età pediatrica, di accesso ai servizi di pronto soccorso, infatti circa il 50 %dei bambini giungono al pronto soccorso per il problema “febbre”. Avendo ben chiaro che la febbre è un sintomo e non una malattia, tuttavia dobbiamo considerare che spesso determin: astenia, malessere, ridotta efficienza mentale, cefalea, inappetenza, stipsi (da rallentato transito intestinale), nausea e/o vomito (da “acidosi”) , dolori diffusi muscolari e/o articolari, sopore e sonnolenza o stati di agitazione.
Nella valutazione di un bambino febbrile si deve dare importanza soprattutto a semplici dati oggettivi, che vanno riferiti – possibilmente con precisione – al pediatra (al telefono o di persona). Ricordate che la telefonata è una consulenza professionale ed è spesso più utile tenere informato il pediatra sulla evoluzione della malattia riferendo età del bambino, da quando è presente la febbre, di che umore è, se mangia o meno, se è “diverso” dal solito, che correre al pronto soccorso o chiedere una visita urgente a domicilio, in assenza di sintomi.
Il criterio è uno: “come sta il bambino?” Ricordatevi che vostro figlio lo conoscete più voi di chiunque altro, medico compreso, solo voi siete in grado di dare risposte che sono fondamentali, per il pediatra, nella valutazione dello stato febbrile e generale del bimbo. E’ utile disporre di alcuni elementi che ci facciano capire se dobbiamo preoccuparci o meno, in quanto i bambini si possono ammalare anche quando siete in viaggio o in vacanza, nei giorni festivi quando è più difficile reperire il proprio pediatra. In linea di massima state (o almeno cercate di stare) tranquilli se il bambino, anche se, ha febbre ma “sta bene” (gioca, salta, “mangiucchia”, è attivo e risponde agli stimoli ambientali); viceversa iniziate a preoccuparvi se il bambino è “mogio” sofferente o abbattuto anche quando la febbre scende dopo aver somministrato un antipiretico. Preoccupatevi se inizia a muoversi poco o a non rispondere agli stimoli, anche dopo che la temperatura è scesa. Altro criterio di preoccupazione, anche in assenza di febbre, è l’alterata respirazione come una frequenza superiore ai 40-50 al minuto o una difficoltà a respirare.  Quando il bambino ha la febbre, nel dubbio, chiamate subito il pediatra soprattutto se è una delle sue prime febbri, anche se il bambino sta abbastanza bene non così potrebbero stare i nonni e voi stessi.
Ricordatevi che, spesso, la causa della febbre non è evidenziabile ad una visita effettuata precocemente. L’intervallo di tempo tra la comparsa della febbre ed i segni della malattia che ha provocato la febbre (p. es.  localizzazione dell’infezione) può essere di 24 ore ed oltre (come è il caso di molte bronchiti o “piccole” broncopolmoniti” che compaiono in fase di risoluzione della febbre).  Quindi una visita precoce può non essere in grado di far porre la diagnosi che diverrà chiara dopo qualche giorno.  Esempio paradigmatico è una banale malattia virale chiamata “sesta malattia”. Questa è una malattia esantematica (esantema significa “fioritura” e qui vuol dire malattia con eruzione sulla pelle) caratterizzata da presenza di febbre elevata (anche 39-40°C), senza altri sintomi evidenti; dopo circa 3 giorni di febbre il bambino si sfebbra spontaneamente e sulla pelle compaiono delle “macchie”.
Tenendo presente tutti questi criteri si ricordi che:.
-       Si definisce febbre:
una temperatura ascellare superiore a 37,2°C; rettale superiore a 38°C; orale superiore a 37,6°C.
-       Non si misura la febbre se:
il bambino sta bene, gioca, mangia, dorme e salta per la casa. Se, nonostante il consiglio, la misurate ricontrollatela dopo una mezz’ora (dal risveglio, dal pianto, dal pranzo, dalla corsa ecc.).
-       La febbre si misura:
ascella (richiede collaborazione), inguine, ano (richiede accortenza).
-       Il termometro può essere:
a mercurio più affidabile ma ormai non più in commercio, elettronico leggermente meno affidabile. precise le strisce a “cristalli liquidi” le ritengo molto poco precise. Il  termometro auricolare è consigliato da alcuni pediatri (è rapido e consente di misurare la temperatura rapidamente) ma richiede una certa pratica.
-       Non si forza il bimbo a mangiare:
perché è normale non aver voglia di mangiare in corso di malattia (ma spesso anche per un adulto).  Preferisca piccoli pasti e facilmente digeribili. Riprenderà spontaneamente a chiedere cibo man mano che la malattia evolverà verso la guarigione.
-       Offrire da bere (“terapia fisica della febbre”):
è un ottimo rimedio per combattere la febbre, fa parte dell’armamentario terapeutico al pari dei farmaci.
-       Non coprire il bambino (“terapia fisica della febbre”):
sebbene nell’immaginario comune ci sia l’atto di coprirsi in corso di febbre, in realtà questo va contro le leggi più elementari di fisica e termodinamica.  E’ necessario rispettare il “ciclo della febbre”: quando la febbre sale, soprattutto se sale rapidamente, il bambino può avere freddo e manifestarlo con dei “brividi”. Bisogna coprire il piccolo solo quando questi mostra i famosi “brividi” che sono un segno di ascesa della febbre. Se vogliamo far disperdere calore dobbiamo scoprire (e non coprire) il corpo, quando la temperatura si è “stabilizzata” ed il piccolo non manifesta più i “brividi”.  Quindi il piccolo non va messo sotto le coperte, non ha bisogno di essere vestito come un esquimese, anzi va vestito con abiti di tessuto leggere e traspirante proprio per favorire lo scambio di calore.  L’esempio che io da sempre faccio è quello della torta.  Se io voglio assaggiare subito la succulenta torta della mamma appena sfornata, non la coprirò di certo per farla raffreddare!
-       Bagnetto e “spugnature” (“terapia fisica della febbre”):
NON usare il ghiaccio in testa per far scendere la febbre.  NON usare impacchi di alcol.  Solo in alcuni casi, vanno bene invece gli strofinacci bagnati con acqua, posti alla fronte, alle braccia ed alle gambe (“spugnature”).  Utile (quando la temperatura è elevata, maggiore di 39,5°C) calare, per pochi minuti, il bimbo in un bagnetto con acqua NON fredda.  L’eccesso di freddo (ghiaccio ed acqua gelata) inganna l’apparato regolatore della temperatura corporea (detto centro della febbre, situato nel cervello) producendo un effetto paradosso, la temperatura si abbassa per poi innalzarsi rapidamente e con più vigore.
-       Quando dare dei farmaci per abbassare la febbre:
la febbre di per se non necessita, se il bimbo la tollera bene, di essere abbassata per forza. Anzi la febbre aiuta l’organismo a combattere meglio contro virus e batteri. Unico scopo dei farmaci antifebbrili è quello di far stare meglio il bambino. La scelta di abbassare la febbre deve essere presa in base a come sta, complessivamente, il bambino oppure se la febbre supera i 38,5°C (ascellare) o 39°C (rettale).  A volte invece accade che il bambino presenti un certo stato di “sofferenza” anche con febbre inferiore a 38° e, in tal caso, il farmaco antifebbrile verrà somministrato pur in presenza di  temperature più basse di quelle appena dette.
-       Quali farmaci dare:
il vostro pediatra vi consiglierà su quali farmaci tenere in casa per la febbre. In età pediatrica si utilizza il paracetamolo. Farmaco alternativo, sufficientemente studiato in età pediatrica rispetto alla efficacia e alla sicurezza l’Ibuprofene. Ricordate che qualsiasi farmaco diate a vostro figlio potrebbe non far tornare la temperatura nella norma ma farla scendere di 1-2 °C.
-       Quali farmaci NON dare:
acido acetilsalicilico (aspirina) non deve essere usato fino ai 15 anni di età perché si è visto che il suo uso è associato ad una malattia gravissima, seppur rara, la sindrome di Reye. La Noramidopirina in gocce può provocare, seppur raramente, una riduzione dei globuli bianchi (agranulocitosi). Non utilizzate farmaci anti-infiammatori per adulti (se non su indicazione del vostro pediatra) per i possibili effetti collaterali a carico dell’apparato gastrointestinale o altri tipi di  reazioni avverse al farmaco.
-       Il bambino con la febbre può uscire:
è assolutamente infondato il timore che fare uscire un bambino con febbre comporti dei problemi di salute. Chiaramente non è il caso di portarlo ai giardinetti, al mare o a fare una gita.  Può uscire, invece, per andare presso l’ambulatorio del pediatra oppure per andare a casa dei nonni se i genitori devono andare a lavorare. D’altronde tutti i genitori accompagnano il bambino con febbre in ospedale, nei giorni festivi se non rintracciano il loro pediatra o quando si trovano in vacanza fuori città.
-       NON correte in ospedale:
cercate di contattare il vostro pediatra al più presto se:
– se siete alla prima esperienza di febbre – a prescindere dall’età;
– se il bambino ha meno di tre/sei mesi;
- se il bambino presenta sintomi quali difficoltà alla respirazione, dolore addominale con vomito, sopore, stato confusionale, convulsioni, collo rigido (a prescindere dall’età) o non vi “sembra normale” (vedi sopra);
- se la febbre supera i 40°C – a prescindere dall’età,
-       dopo le prime 24 ore di febbre – per bambini di età fra i 6 ed i 12 mesi che non presentino alcun sintomo di quelli riportati in precedenza
-       dopo le prime 24 – 48 ore di febbre – se il bambino vi sembra “normale” (vedi sopra).
Quando si contatta il pediatra:
1.             tenete a portata di mano carta e penna per appuntare eventuali consigli telefonici.
2.             riferite il peso e l’età del vostro bimbo.
3.             riferite la temperatura, il tipo di termometro usato e dove avete misurato la temperatura
4.             riferite la durata della febbre
5.             riferite con precisione gli eventuali sintomi presenti
6.             riferite eventuali farmaci somministrati (tutti: convenzionali, fitoterapici, omeopatici etc.)
riferite se il bambino ha avuto, nei giorni precedenti, contatti con altre persone malate.
Un cordiale saluto
Dr. Alberto Ferrando

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