GUIDA GENITORI: capitolo V: dalla Gravidanza a 3 anni
In fondo a questo articolo si parla di incidenti.
Manca in questo bell’opuscolo la parte della manovra antisoffocamento da corpo
estraneo che trovate in prima pagina, come il volume intero “Guida ai Genitori”
sui siti
Per riuscire a educare i nostri figli con successo
dobbiamo:
- avere aspettative
realistiche sulle capacità dei nostri figli alla loro età;
- comprendere che i nostri figli potrebbero non avere l’esperienza o le informazioni di
- comprendere che i nostri figli potrebbero non avere l’esperienza o le informazioni di
cui hanno bisogno per riuscire in quello
che stanno facendo;
- riflettere su cosa potremmo cambiare del nostro atteggiamento per aiutarli ad apprendere; D accettare che il loro punto di vista può essere diverso dal nostro.
- riflettere su cosa potremmo cambiare del nostro atteggiamento per aiutarli ad apprendere; D accettare che il loro punto di vista può essere diverso dal nostro.
In questo capitolo imparerete come raggiungere i vostri
obiettivi di genitori dando affetto e punti di riferimento in modo adeguato
all’età di vostro figlio.
Gravidanza
Il rapporto con i nostri figli comincia ancora prima
della loro nascita. Durante i primi tre mesi di gravidanza si formano le
strutture fondamentali del cervello del feto. Alla 30a settimana il feto può
sentire i suoni che provengono dal mondo esterno, si muove seguendo il ritmo
delle parole pronunciate dalla madre, e ne riconoscere la voce. Comincia così
il processo di attaccamento del bambino al genitore.
Se il bambino è desiderato e amato ancora prima della
nascita, i genitori attenderanno la nascita con grande gioia e lo accoglieranno
in un’atmosfera ricca di amore e felicità. Se la gravidanza non è desiderata
la madre potrebbe non attaccarsi a suo figlio prima della nascita e, dopo il
parto, potrebbe accoglierlo con una certa freddezza o persino rifiutarlo. Le
condizioni in cui si svolge la gravidanza gettano le basi della relazione madre
- figlio e definiscono il clima emotivo del mondo in cui entrerà il bambino
alla sua nascita.
Queste condizioni sono: la salute fisica ed emotiva
della madre, il suo livello di stress, il tipo di sostegno che riceve dalla
società, la sua situazione abitativa, la possibilità di avere accesso a cure
prenatali e altri aspetti dell’ambiente sociale e fisico in cui vive la madre.
Dalla nascita ai 2
anni
I bambini appena nati non hanno alcuna esperienza del
mondo, ma durante i primi due anni della loro vita si svilupperanno in un modo
straordinario. Impareranno moltissimo su di voi e sul rapporto che vi lega. I
tre fattori di sviluppo principali in questa fase sono: attaccamento,
linguaggio e indipendenza.
Attaccamento
Dato che non sanno nulla del mondo, nel primo anno di
vita i bambini non riescono a capire bene il mondo che li circonda e quindi non
sanno come ottenere ciò di cui hanno bisogno. Non sanno parlare, ma per
fortuna hanno un riflesso innato che li aiuta a comunicare: il pianto. Piangere
è un istinto di sopravvivenza per il bambino, è un segnale con il quale il
bambino chiede ai genitori di essere aiutato. Il pianto è anche la base per
costruire un legame emotivo unico ed estremamente forte tra genitori e figli.
Nel primo anno di vita i bambini piangono per diversi
motivi:
- hanno fame;
- hanno sete;
- sentono troppo caldo o troppo freddo;
- provano dolore;
- possono avere allergie ad alimenti che la madre ha mangiato e sono stati assunti tramite l’allattamento;
- possono essere allergici alle prime pappine;
- sono nella fase della dentizione;
- hanno febbre, mal di testa, mal di stomaco, mal di gola, nausea.
- provano dolore;
- possono avere allergie ad alimenti che la madre ha mangiato e sono stati assunti tramite l’allattamento;
- possono essere allergici alle prime pappine;
- sono nella fase della dentizione;
- hanno febbre, mal di testa, mal di stomaco, mal di gola, nausea.
A questa età i bambini piangono anche
per un altro motivo: il loro cervello si sta “organizzando”. È normale che si
mettano a piangere ogni notte alla stessa ora. È il segno che i loro corpi e i
loro cervelli stanno sviluppando un proprio ritmo e piangere fa parte di questo
processo.
Non capiscono ancora perché piangono e
quindi possono anche spaventarsi del loro stesso pianto. Con il tempo però
riusciranno a capire se al loro pianto i genitori rispondono e vengono in loro
aiuto. Il pianto di un bambino al primo anno di vita è una grande opportunità
per i genitori per costruire una solida base per il loro rapporto futuro.
In questa fase dello sviluppo il pianto è il
linguaggio del bambino che non sta cercando di far impazzire i genitori, ma
piuttosto di comunicare che si trova in difficoltà. Quando noi rispondiamo al
loro pianto i bambini imparano che possono contare su di noi: capiscono che gli
daremo aiuto e conforto. In questo modo svilupperanno fiducia e un forte
attaccamento nei nostri confronti.
Può essere molto faticoso per i genitori
accudire un bambino al suo primo anno di vita. A volte, se il bambino non
smette di piangere, potrebbero sentire il desiderio di picchiarlo o scuoterlo,
ma scuotere o picchiare non serve a farlo smettere di piangere.
Invece, potrebbe:
• fare in modo che il bambino abbia paura di
voi;
• ferire il bambino;
• danneggiare il cervello
• danneggiare il cervello
del bambino;
• uccidere il bambino.
• uccidere il bambino.
Il corpo di un bambino al primo anno di vita e il suo
cervello sono molto fragili. Non si deve
mai scuotere o colpire un bambino di questa età. Un bambino che non riesce a
smettere di piangere deve sentire la vostra presenza; ha bisogno di essere
preso in braccio e consolato. Non abbiate paura di viziarlo: non è
possibile a questa età.Tuttavia non sempre riuscirete a calmare vostro
figlio/a. Se siete molto stanchi o tesi chiedete aiuto a un familiare, ad un
amico, ad un medico o altri membri della vostra comunità.
Il compito principale dei genitori nel primo anno di
vita del bambino è quello di dare al proprio figlio un ambiente sicuro e affettuoso.
Nel primo anno di vita (e per tutta la vita) i bambini hanno soprattutto bisogno di affetto. Non sono ancora in grado di comprendere le regole, non riescono a capire quello che state provando voi o
quello che gli state dicendo. Invece capiscono molto bene cosa significa sentirsi al sicuro
Nel primo anno di vita (e per tutta la vita) i bambini hanno soprattutto bisogno di affetto. Non sono ancora in grado di comprendere le regole, non riescono a capire quello che state provando voi o
quello che gli state dicendo. Invece capiscono molto bene cosa significa sentirsi al sicuro
quando stanno insieme a voi. Hanno bisogno soprattutto
di essere abbracciati, coccolati, cullati, tenuti in braccio. Questo affetto
fisico è fondamentale per poter instaurare un rapporto solido con il bambino.
Se il bambino si sente al sicuro e protetto allora svilupperà con voi un forte
attaccamento.
Perché è importante che ci sia un forte attaccamento
genitore-figlio?
- I
bambini che si fidano delle persone che si prendono cura di loro si
sentono emotivamente più sicure di sé. È più facile riuscire a
confortarli se sono agitati e quando saranno più grandi riusciranno a
separarsi dai genitori più facilmente. Hanno una minore probabilità di
diventare ansiosi e timorosi.
- I
bambini che si fidano delle persone che si prendono cura di loro tendono a
fidarsi anche degli altri perché si aspettano che anche gli altri siano
affidabili ed attenti. Quindi hanno una maggiore probabilità di
sviluppare delle relazioni positive con i propri fratelli e sorelle,
compagni e insegnanti.
- I
bambini che in questa fase del loro sviluppo si sentono al sicuro hanno
una maggiore probabilità di diventare bambini che amano esplorare il
proprio ambiente perché sono convinti di non correre pericoli. E l’esplorazione
è fondamentale per lo sviluppo cerebrale di un bambino. Grazie a questa,
infatti, imparano nuovi concetti come numeri e colori, forme e suoni,
dimensioni e peso. Più i bambini riescono a esplorare e comprendere il
mondo che li circonda sentendosi al sicuro, più saranno pronti ad
affrontare l’ingresso a scuola quando arriverà il momento.
Linguaggio
Man mano che i bambini crescono imparano gradualmente
a comunicare più con il linguaggio verbale che con il pianto. A circa sei mesi
cominciano a “balbettare” e a pronunciare suoni come “ba”, “da”, “ma”.
Quando i genitori rispondono ripetendo gli stessi
suoni, i bambini cominciano a imparare la loro lingua madre. Capiscono quali
sono i suoni importanti e imparano a usarli ripetendoli. Con il tempo quei
suoni diventeranno vere e proprie parole.
Quando i genitori rispondono a queste prime forme di
comunicazione sorridendo o incoraggiandoli, i bambini imparano che quando
parlano vengono ascoltati. Questo è uno degli elementi fondanti del vostro
rapporto: la comunicazione.
Perché questa prima forma di comunicazione è così
importante?
- In
questo modo i bambini pian piano imparano a esprimersi e capiscono che voi
li ascolterete. In questa prima fase dello sviluppo i genitori possono
insegnare al bambino come esprimere i suoi sentimenti e possono
dimostrargli che sono pronti a rispettare il loro tentativo di comunicare.
- Se
le persone che si prendono cura del bambino reagiscono
ad una risata, un balbettio o alle sue prime parole
incoraggiandolo, allora il bambino avrà una maggiore
probabilità di sviluppare un vocabolario ampio. E se avranno
un maggior numero di parole a loro disposizione per riuscire
ad esprimersi impareranno anche a raggiungere più
facilmente i loro obiettivi utilizzando la comunicazione verbale.
Indipendenza
A circa sei mesi il bambino comincia a gattonare. Si
tratta di un enorme cambiamento!
I genitori ora non possono mai perderlo di vista perché ancora non capisce che può farsi del male, fare del male ad altri o può danneggiare degli oggetti. Eppure il movimento è essenziale per lo sviluppo del cervello e del corpo.
I genitori ora non possono mai perderlo di vista perché ancora non capisce che può farsi del male, fare del male ad altri o può danneggiare degli oggetti. Eppure il movimento è essenziale per lo sviluppo del cervello e del corpo.
Quando i genitori rispondono a
queste prime forme di comunicazione facendo dei sorrisi o incoraggiandoli, i
bambini imparano che quando loro parlano vengono ascoltati
In questa fase i bambini imparano a utilizzare i
muscoli, ad aggrapparsi, a masticare. Adorano afferrare gli oggetti e metterli
in bocca. Non lo fanno per “comportarsi male”, ma per esercitare i loro
muscoli. Imparano a utilizzare le mani e le dita, imparano a masticare per
poter essere poi in grado di mangiare cibo solido e di parlare.
Verso la fine del primo anno di età il bambino impara
a camminare. Per loro questa è un’esperienza entusiasmante, possono andare
ovunque vogliano e arrivare a oggetti a cui prima non arrivavano. Adorano
esplorare ogni angolo di una stanza e toccare e mettere in bocca tutto!
Questa esplorazione è un vero e proprio viaggio di
scoperta per un bambino. È così che impara a conoscere il mondo affascinante
che lo circonda; inoltre è assolutamente necessario per il suo sviluppo
cerebrale.
A questa età prendono un oggetto e lo fanno cadere a
terra più volte. Non lo fanno per infastidirci, ma perché così facendo
imparano il concetto di “cadere”, “rimbalzare”, “rompere”. Toccano il cibo con
le mani per comprenderne la consistenza, mettono in bocca i giocattoli per scoprirne
il gusto e sputano il cibo per capire cosa si prova a sputare.
Questi non sono comportamenti da bambino “cattivo”, ma
è quello che deve fare un bambino in questa fase della sua crescita per
scoprire il mondo. I bambini diventano veri e propri esploratori e se impediamo
loro di esplorare si agitano, piangono, sbattono i piedi in terra perché li
stiamo ostacolando nel loro desiderio di imparare. Desiderano solo imparare a
conoscere il mondo.
I vostri figli hanno bisogno di esplorare. È così che
imparano, ed è assolutamente necessario per il loro sviluppo cerebrale.
I genitori devono dare ai propri figli un ambiente sicuro.
Ecco alcuni consigli per rendere la vostra casa “a prova di bambino”.
I genitori devono dare ai propri figli un ambiente sicuro.
Ecco alcuni consigli per rendere la vostra casa “a prova di bambino”.
Eliminate tutti gli oggetti con cui il bambino potrebbe
strozzarsi.
Riponete tutti gli oggetti taglienti e fragili e le sostanze velenose in un ripiano alto o in un armadietto chiuso a chiave.
Riponete tutti gli oggetti taglienti e fragili e le sostanze velenose in un ripiano alto o in un armadietto chiuso a chiave.
Coprite tutte le prese elettriche.
Tenete coltelli, attrezzi e medicinali in un armadietto o cassetto chiusi a chiave. Tenete i manici delle padelle rivolti verso il centro del piano cottura.
Tenete coltelli, attrezzi e medicinali in un armadietto o cassetto chiusi a chiave. Tenete i manici delle padelle rivolti verso il centro del piano cottura.
Fissate gli oggetti pesanti in modo che non possano
essere tirati verso il basso.
I genitori devono quindi fare in modo che il mondo che
stanno esplorando sia sicuro. Grazie a questa esplorazione i bambini imparano
molte cose velocemente. Vogliono conoscere il nome di ogni oggetto e se li
incoraggiamo in questa attività impareranno uno straordinario numero di parole
molto velocemente, svilupperanno un vocabolario ampio e si innamoreranno delle
parole. È un’ottima occasione per arricchire il linguaggio del bambino
parlandogli e descrivendogli tutto quello che vedono o leggendo per loro,
ascoltando quello che dicono e rispondendo alle loro domande.
Una delle prime parole che imparano i bambini è
“No!”. Quando i bambini di questa età dicono “No!” non vogliono essere
disubbidienti o ribelli, ma stanno cercando di dirci quello che provano.
Infatti anche se hanno già imparato il nome di molti oggetti, non sanno ancora
come descrivere i loro sentimenti. Quindi un bambino che dice “No!” forse sta
cercando di dirci:
- -“non mi piace”;
- “non voglio andare via”;
- “voglio quello”;
- “voglio scegliere io i miei vestiti”;
- “non voglio andare via”;
- “voglio quello”;
- “voglio scegliere io i miei vestiti”;
- D “sono arrabbiato”.
Pronunciando questo “No!” i bambini manifestano e
mettono in pratica la loro indipendenza. Non stanno cercando di farci fare
tardi, o di farci impazzire. Non stanno cercando di sfidarci o di essere
egoisti, ma ci stanno dicendo che vogliono prendere le loro decisioni. Inoltre
non sanno quello che provate voi e quello di cui voi avete bisogno; infatti non
sono ancora in grado di comprendere i sentimenti degli altri.
QUANDO UN BAMBINO NELLA PRIMA INFANZIA DICE “NO!” NON
STA CERCANDO DI ESSERE DISUBBIDIENTE O RIBELLE. STA SOLO CERCANDO
DI DIRCI QUELLO CHE PROVA E DI AFFERMARE LA SUA INDIPENDENZA
DI DIRCI QUELLO CHE PROVA E DI AFFERMARE LA SUA INDIPENDENZA
In realtà un bambino da 1 a 3 anni, prova molto
spesso sentimenti di grande frustrazione. Vuole essere indipendente, ma non
possiamo permetterglielo sempre. Quando siamo noi a dire “No!” a loro, lo
facciamo per proteggerli e insegnare delle regole importanti, ma loro non
capiscono le nostre motivazioni, provano solo la frustrazione di sentirsi dire
“No!”.
A volte il bambino reagisce facendo i capricci.
Infatti la frustrazione cresce e lui non sa come esprimerla a parole. Il suo
linguaggio non è abbastanza sviluppato per esprimere i suoi sentimenti e
quindi crolla in uno stato di tristezza, frustrazione e rabbia. Esprime questi
sentimenti piangendo, gridando e gettandosi a terra. Queste reazioni sono più
frequenti quando il bambino è stanco o ha fame, ha sete o ha superato il suo
limite di sopportazione.
A volte anche i genitori reagiscono così! Quando non
capiamo cosa voglia dirci nostro figlio con il suo “No!” ci sentiamo frustrati
e facciamo i capricci, soprattutto quando siamo stanchi e abbiamo fame. Se
riusciamo a capire quello che prova il bambino allora possiamo dimostrargli
come gestire questa rabbia ed esprimere i sentimenti in un modo costruttivo.
A seconda delle loro reazioni i genitori possono
aumentare la frustrazione del bambino che poi sfocerà in una vera e propria
situazione conflittuale; oppure possono dare al bambino gli strumenti che lo
accompagneranno per il resto della sua vita, e rafforzare allo stesso tempo il
nostro rapporto con loro.
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