martedì 17 luglio 2012

GUIDA PER GENITORI: V CAPITOLO. Da 0 a 3 anni di vita


GUIDA GENITORI: capitolo V: dalla Gravidanza a 3 anni

In fondo a questo articolo si parla di incidenti. Manca in questo bell’opuscolo la parte della manovra antisoffocamento da corpo estraneo che trovate in prima pagina, come il volume intero “Guida ai Genitori” sui siti
-       www.ferrandoalberto.eu
-       www.apel-pediatri.org

Per riuscire a educare i nostri figli con successo dobbiamo:
- avere aspettative realistiche sulle capacità dei nostri figli alla loro età;
- comprendere che i nostri figli potrebbero non avere l’esperienza o le informazioni di
cui hanno bisogno per riuscire in quello che stanno facendo;
- riflettere su cosa potremmo cambiare del nostro atteggiamento per aiutarli ad apprendere; D accettare che il loro punto di vista può essere diverso dal nostro.
In questo capitolo imparerete come raggiungere i vostri obiettivi di genitori dando affetto e punti di riferimento in modo adeguato all’età di vostro figlio.
Gravidanza
Il rapporto con i nostri figli comincia ancora prima della loro nascita. Durante i primi tre mesi di gravidanza si formano le strutture fondamentali del cervello del feto. Alla 30a settimana il feto può sentire i suoni che provengono dal mondo esterno, si muove seguendo il ritmo delle parole pronunciate dalla madre, e ne riconoscere la voce. Comincia così il processo di attaccamento del bambino al genitore.
Se il bambino è desiderato e amato ancora prima della nascita, i genitori attenderanno la nascita con grande gioia e lo accoglieranno in un’atmosfera ricca di amore e felicità. Se la gravidanza non è desiderata la madre potrebbe non attaccarsi a suo figlio prima della nascita e, dopo il parto, potrebbe accoglierlo con una certa freddezza o persino rifiutarlo. Le condizioni in cui si svolge la gravidanza gettano le basi della relazione madre - figlio e definiscono il clima emotivo del mondo in cui entrerà il bambino alla sua nascita.
Queste condizioni sono: la salute fisica ed emotiva della madre, il suo livello di stress, il tipo di sostegno che riceve dalla società, la sua situazione abitativa, la possibilità di avere accesso a cure prenatali e altri aspetti dell’ambiente sociale e fisico in cui vive la madre.

Dalla nascita ai 2 anni
I bambini appena nati non hanno alcuna esperienza del mondo, ma durante i primi due anni della loro vita si svilupperanno in un modo straordinario. Impareranno moltissimo su di voi e sul rapporto che vi lega. I tre fattori di sviluppo principali in questa fase sono: attaccamento, linguaggio e indipendenza.
Attaccamento
Dato che non sanno nulla del mondo, nel primo anno di vita i bambini non riescono a capire bene il mondo che li circonda e quindi non sanno come ottenere ciò di cui hanno bisogno. Non sanno parlare, ma per fortuna hanno un riflesso innato che li aiuta a comunicare: il pianto. Piangere è un istinto di sopravvivenza per il bambino, è un segnale con il quale il bambino chiede ai genitori di essere aiutato. Il pianto è anche la base per costruire un legame emotivo unico ed estremamente forte tra genitori e figli.
Nel primo anno di vita i bambini piangono per diversi motivi:
- hanno fame;
- hanno sete;
- sentono troppo caldo o troppo freddo;
- provano dolore;
- possono avere allergie ad alimenti che la madre ha mangiato e sono stati assunti tramite l’allattamento;
- possono essere allergici alle prime pappine;
- sono nella fase della dentizione;
- hanno febbre, mal di testa, mal di stomaco, mal di gola, nausea.
A questa età i bambini piangono anche per un altro motivo: il loro cervello si sta “organizzando”. È normale che si mettano a piangere ogni notte alla stessa ora. È il segno che i loro corpi e i loro cervelli stanno sviluppando un proprio ritmo e piangere fa parte di questo processo.
Non capiscono ancora perché piangono e quindi possono anche spaventarsi del loro stesso pianto. Con il tempo però riusciranno a capire se al loro pianto i genitori rispondono e vengono in loro aiuto. Il pianto di un bambino al primo anno di vita è una grande opportunità per i genitori per costruire una solida base per il loro rapporto futuro.
In questa fase dello sviluppo il pianto è il linguaggio del bambino che non sta cercando di far impazzire i genitori, ma piuttosto di comunicare che si trova in difficoltà. Quando noi rispondiamo al loro pianto i bambini imparano che possono contare su di noi: capiscono che gli daremo aiuto e conforto. In questo modo svilupperanno fiducia e un forte attaccamento nei nostri confronti.
Può essere molto faticoso per i genitori accudire un bambino al suo primo anno di vita. A volte, se il bambino non smette di piangere, potrebbero sentire il desiderio di picchiarlo o scuoterlo, ma scuotere o picchiare non serve a farlo smettere di piangere.
Invece, potrebbe:
• fare in modo che il bambino abbia paura di voi;
• ferire il bambino;
• danneggiare il cervello
del bambino;
• uccidere il bambino.
Il corpo di un bambino al primo anno di vita e il suo cervello sono molto fragili. Non si deve mai scuotere o colpire un bambino di questa età. Un bambino che non riesce a smettere di piangere deve sentire la vostra presenza; ha bisogno di essere preso in braccio e consolato. Non abbiate paura di viziarlo: non è possibile a questa età.Tuttavia non sempre riuscirete a calmare vostro figlio/a. Se siete molto stanchi o tesi chiedete aiuto a un familiare, ad un amico, ad un medico o altri membri della vostra comunità.
Il compito principale dei genitori nel primo anno di vita del bambino è quello di dare al proprio figlio un ambiente sicuro e affettuoso.
Nel primo anno di vita (e per tutta la vita) i bambini hanno soprattutto bisogno di affetto. Non sono ancora in grado di comprendere le regole, non riescono a capire quello che state provando voi o
quello che gli state dicendo. Invece capiscono molto bene cosa significa sentirsi al sicuro
quando stanno insieme a voi. Hanno bisogno soprattutto di essere abbracciati, coccolati, cullati, tenuti in braccio. Questo affetto fisico è fondamentale per poter instaurare un rapporto solido con il bambino. Se il bambino si sente al sicuro e protetto allora svilupperà con voi un forte attaccamento.

Perché è importante che ci sia un forte attaccamento genitore-figlio?
  1. I bambini che si fidano delle persone che si prendono cura di loro si sentono emotivamente più sicure di sé. È più facile riuscire a confortarli se sono agitati e quando saranno più grandi riusciranno a separarsi dai genitori più facilmente. Hanno una minore probabilità di diventare ansiosi e timorosi.
  2. I bambini che si fidano delle persone che si prendono cura di loro tendono a fidarsi anche degli altri perché si aspettano che anche gli altri siano affidabili ed attenti. Quindi hanno una maggiore probabilità di sviluppare delle relazioni positive con i propri fratelli e sorelle, compagni e insegnanti.
  3. I bambini che in questa fase del loro sviluppo si sentono al sicuro hanno una maggiore probabilità di diventare bambini che amano esplorare il proprio ambiente perché sono convinti di non correre pericoli. E l’esplorazione è fondamentale per lo sviluppo cerebrale di un bambino. Grazie a questa, infatti, imparano nuovi concetti come numeri e colori, forme e suoni, dimensioni e peso. Più i bambini riescono a esplorare e comprendere il mondo che li circonda sentendosi al sicuro, più saranno pronti ad affrontare l’ingresso a scuola quando arriverà il momento.
Linguaggio
Man mano che i bambini crescono imparano gradualmente a comunicare più con il linguaggio verbale che con il pianto. A circa sei mesi cominciano a “balbettare” e a pronunciare suoni come “ba”, “da”, “ma”.
Quando i genitori rispondono ripetendo gli stessi suoni, i bambini cominciano a imparare la loro lingua madre. Capiscono quali sono i suoni importanti e imparano a usarli ripetendoli. Con il tempo quei suoni diventeranno vere e proprie parole.
Quando i genitori rispondono a queste prime forme di comunicazione sorridendo o incoraggiandoli, i bambini imparano che quando parlano vengono ascoltati. Questo è uno degli elementi fondanti del vostro rapporto: la comunicazione.
Perché questa prima forma di comunicazione è così importante?
  1. In questo modo i bambini pian piano imparano a esprimersi e capiscono che voi li ascolterete. In questa prima fase dello sviluppo i genitori possono insegnare al bambino come esprimere i suoi sentimenti e possono dimostrargli che sono pronti a rispettare il loro tentativo di comunicare.
  2. Se le persone che si prendono cura del bambino reagiscono
    ad una risata, un balbettio o alle sue prime parole
    incoraggiandolo, allora il bambino avrà una maggiore
    probabilità di sviluppare un vocabolario ampio. E se avranno
    un maggior numero di parole a loro disposizione per riuscire
    ad esprimersi impareranno anche a raggiungere più
    facilmente i loro obiettivi utilizzando la comunicazione verbale.
Indipendenza
A circa sei mesi il bambino comincia a gattonare. Si tratta di un enorme cambiamento!
I genitori ora non possono mai perderlo di vista perché ancora non capisce che può farsi del male, fare del male ad altri o può danneggiare degli oggetti. Eppure il movimento è essenziale per lo sviluppo del cervello e del corpo.
Quando i genitori rispondono a queste prime forme di comunicazione facendo dei sorrisi o incoraggiandoli, i bambini imparano che quando loro parlano vengono ascoltati
In questa fase i bambini imparano a utilizzare i muscoli, ad aggrapparsi, a masticare. Adorano afferrare gli oggetti e metterli in bocca. Non lo fanno per “comportarsi male”, ma per esercitare i loro muscoli. Imparano a utilizzare le mani e le dita, imparano a masticare per poter essere poi in grado di mangiare cibo solido e di parlare.
Verso la fine del primo anno di età il bambino impara a camminare. Per loro questa è un’esperienza entusiasmante, possono andare ovunque vogliano e arrivare a oggetti a cui prima non arrivavano. Adorano esplorare ogni angolo di una stanza e toccare e mettere in bocca tutto!
Questa esplorazione è un vero e proprio viaggio di scoperta per un bambino. È così che impara a conoscere il mondo affascinante che lo circonda; inoltre è assolutamente necessario per il suo sviluppo cerebrale.
A questa età prendono un oggetto e lo fanno cadere a terra più volte. Non lo fanno per infastidirci, ma perché così facendo imparano il concetto di “cadere”, “rimbalzare”, “rompere”. Toccano il cibo con le mani per comprenderne la consistenza, mettono in bocca i giocattoli per scoprirne il gusto e sputano il cibo per capire cosa si prova a sputare.
Questi non sono comportamenti da bambino “cattivo”, ma è quello che deve fare un bambino in questa fase della sua crescita per scoprire il mondo. I bambini diventano veri e propri esploratori e se impediamo loro di esplorare si agitano, piangono, sbattono i piedi in terra perché li stiamo ostacolando nel loro desiderio di imparare. Desiderano solo imparare a conoscere il mondo.

I vostri figli hanno bisogno di esplorare. È così che imparano, ed è assolutamente necessario per il loro sviluppo cerebrale.
I genitori devono dare ai propri figli un ambiente sicuro.
Ecco alcuni consigli per rendere la vostra casa “a prova di bambino”.
Eliminate tutti gli oggetti con cui il bambino potrebbe strozzarsi.
Riponete tutti gli oggetti taglienti e fragili e le sostanze velenose in un ripiano alto o in un armadietto chiuso a chiave.
Coprite tutte le prese elettriche.
Tenete coltelli, attrezzi e medicinali in un armadietto o cassetto chiusi a chiave. Tenete i manici delle padelle rivolti verso il centro del piano cottura.
Fissate gli oggetti pesanti in modo che non possano essere tirati verso il basso.
I genitori devono quindi fare in modo che il mondo che stanno esplorando sia sicuro. Grazie a questa esplorazione i bambini imparano molte cose velocemente. Vogliono conoscere il nome di ogni oggetto e se li incoraggiamo in questa attività impareranno uno straordinario numero di parole molto velocemente, svilupperanno un vocabolario ampio e si innamoreranno delle parole. È un’ottima occasione per arricchire il linguaggio del bambino parlandogli e descrivendogli tutto quello che vedono o leggendo per loro, ascoltando quello che dicono e rispondendo alle loro domande.
Una delle prime parole che imparano i bambini è “No!”. Quando i bambini di questa età dicono “No!” non vogliono essere disubbidienti o ribelli, ma stanno cercando di dirci quello che provano. Infatti anche se hanno già imparato il nome di molti oggetti, non sanno ancora come descrivere i loro sentimenti. Quindi un bambino che dice “No!” forse sta cercando di dirci:
-         -“non mi piace”;
- “non voglio andare via”;
- “voglio quello”;
- “voglio scegliere io i miei vestiti”;
- D “sono arrabbiato”.
Pronunciando questo “No!” i bambini manifestano e mettono in pratica la loro indipendenza. Non stanno cercando di farci fare tardi, o di farci impazzire. Non stanno cercando di sfidarci o di essere egoisti, ma ci stanno dicendo che vogliono prendere le loro decisioni. Inoltre non sanno quello che provate voi e quello di cui voi avete bisogno; infatti non sono ancora in grado di comprendere i sentimenti degli altri.
QUANDO UN BAMBINO NELLA PRIMA INFANZIA DICE “NO!” NON STA CERCANDO DI ESSERE DISUBBIDIENTE O RIBELLE. STA SOLO CERCANDO
DI DIRCI QUELLO CHE PROVA E DI AFFERMARE LA SUA INDIPENDENZA
In realtà un bambino da 1 a 3 anni, prova molto spesso sentimenti di grande frustrazione. Vuole essere indipendente, ma non possiamo permetterglielo sempre. Quando siamo noi a dire “No!” a loro, lo facciamo per proteggerli e insegnare delle regole importanti, ma loro non capiscono le nostre motivazioni, provano solo la frustrazione di sentirsi dire “No!”.
A volte il bambino reagisce facendo i capricci. Infatti la frustrazione cresce e lui non sa come esprimerla a parole. Il suo linguaggio non è abbastanza sviluppato per esprimere i suoi sentimenti e quindi crolla in uno stato di tristezza, frustrazione e rabbia. Esprime questi sentimenti piangendo, gridando e gettandosi a terra. Queste reazioni sono più frequenti quando il bambino è stanco o ha fame, ha sete o ha superato il suo limite di sopportazione.
A volte anche i genitori reagiscono così! Quando non capiamo cosa voglia dirci nostro figlio con il suo “No!” ci sentiamo frustrati e facciamo i capricci, soprattutto quando siamo stanchi e abbiamo fame. Se riusciamo a capire quello che prova il bambino allora possiamo dimostrargli come gestire questa rabbia ed esprimere i sentimenti in un modo costruttivo.
A seconda delle loro reazioni i genitori possono aumentare la frustrazione del bambino che poi sfocerà in una vera e propria situazione conflittuale; oppure possono dare al bambino gli strumenti che lo accompagneranno per il resto della sua vita, e rafforzare allo stesso tempo il nostro rapporto con loro.

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